PESCANTINA. Ca' Filissine, chiusa da cinque anni, fra costi vivi e mancati introiti si è rivelata un «buco nero» finanziario per Comune e Provincia. La soluzione, per il sindaco, è creare un impianto per rifiuti inerti con il quale avviare la bonifica e convincere il magistrato a dissequestrare l'area
Pescantina. Un nuovo progetto per la discarica di Ca' Filissine che dovrebbe preludere al dissequestro dell'impianto da parte della magistratura: lo annuncia il sindaco Alessandro Reggiani. «Entro il 31 maggio», spiega il primo cittadino, «il Comune di Pescantina lo presenterà alla Regione. Esso prevede la riqualificazione della discarica. L'operazione comprenderà anche la bonifica del vicino vigneto Ferrari con la previsione, di fatto, di arrivare al piano di campagna portando rifiuti non più solidi urbani, bensì inerti, principalmente derivanti da terre di bonifica. Con questa operazione, sulla quale si sta lavorando da circa sette mesi, a seguito della relazione presentata dal Comitato tecnico presieduto dal professor Raffaello Cossu, dell'Università di Padova, riteniamo di poter dare le massime garanzie per la qualità ambientale della discarica alla magistratura che, a questo punto, davvero auspichiamo possa comprendere il progetto e procedere al dissequestro del'impianto, che dura dall'agosto 2006».
Il problema al centro dell'attenzione è lo smaltimento del percolato, il liquido che si forma dalla decomposizione dei rifiuti e che è necessario asportare quotidianamente per evitare pericoli di inquinamento. Un'operazione che in cinque anni ha divorato almeno 15 milioni di euro tra spese e mancati incassi. Una voragine paurosa, pagata dai cittadini due volte, perchè l'asportazione del percolato non risolve certo i problemi di questo autentico «buco nero».
«La discarica è chiusa dal 29 agosto 2006», spiega Reggiani, «e i conti sono presto fatti. Il Comune, all'epoca del sequestro, aveva la possibilità di usare 2 milioni di somme a disposizione per il percolato. Poi, esaurite quelle, ha vincolato 3 milioni di somme del post mortem che erano fino al 2000 nelle casse comunali. Poi, c'è stato il primo protocollo d'intesa con la Provincia nel 2010, per usare altri 3 milioni del post mortem. Ora un'ulteriore sottoscrizione di un altro protocollo da 2 milioni. Risultato: 10 milioni di euro».
E che fine fa il percolato? «Il percolato viene trattato per una parte dall'impianto in discarica; l'eccedenza viene trasportata in discariche speciali nel Veneto. La ditta che cura tutto il procedimento è Depuracque», spiega il sindaco. Ma questi costi non esauriscono «il peso» della discarica.
«Oltre a questi costi puri», conclude Reggiani, «bisogna inserire nel conto anche i costi di gestione: progettista, controlli Arpav, Comune e Sicea (il terzo controllore che fa i monitoraggi) e società di gestione. Non dimentichiamo inoltre le spese per i lavori eseguiti, come la copertura coi fogli di polietilene della superficie della discarica e tutti i nuovi pozzi per il percolato, una quindicina. Si devono aggiungere, minimo, altri 3-4 milioni. E poi quello che abbiamo sempre detto: e cioè che l'inattività della discarica costa circa 3 milioni l'anno».
Ecco perchè si pone l'urgenza di un progetto. «Di fatto», spiega Reggiani, «esso segue fedelmente le indicazioni tecnico-ambientali per risolvere definitivamente il problema del percolato e sanare l'area del vigneto Ferrari, che il Comitato tecnico ha individuato come una delle cause dell'inquinamento che ha portato al sequestro di Ca' Filissine. Quella del percolato è una emergenza, sia sotto l'aspetto ambientale che economico».
L'esborso è continuo: «Possiamo dire», precisa Reggiani, «che continua ad esserci una spesa media mensile intorno ai 250mila euro che vengono prelevati da due anni dalle somme accantonate per il post mortem della discarica. Queste somme verranno poi reintegrate all'interno del progetto che stiamo presentando e che va nelle direzione di predisporre una discarica per inerti non più soggetta all'autorizzazione provinciale, ma sotto l'egida della Regione».
Per quanto riguarda la gestione ordinaria di questo periodo, il Comune sta sottoscrivendo un protocollo d'intesa, «già approvato dalla Giunta provinciale e comunale e in fase di approvazione da parte delle Giunta regionale», sottolinea Reggiani, «che possa garantire le somme sufficienti per mantenere i livelli del percolato entro i limiti di legge e garantire uno smaltimento adeguato e nessuna criticità ambientale. In questo lavoro vanno ringraziati l'assessore provinciale all'ambiente, Fabio Venturi, e comunque gli uffici della Provincia per il grande lavoro svolto. A questo punto auspichiamo che il progetto venga approvato in Regione in tempi ragionevoli, per presentarci poi alla magistratura per la richiesta di dissequestro».
Lino Cattabianchi Il problema al centro dell'attenzione è lo smaltimento del percolato, il liquido che si forma dalla decomposizione dei rifiuti e che è necessario asportare quotidianamente per evitare pericoli di inquinamento. Un'operazione che in cinque anni ha divorato almeno 15 milioni di euro tra spese e mancati incassi. Una voragine paurosa, pagata dai cittadini due volte, perchè l'asportazione del percolato non risolve certo i problemi di questo autentico «buco nero».
«La discarica è chiusa dal 29 agosto 2006», spiega Reggiani, «e i conti sono presto fatti. Il Comune, all'epoca del sequestro, aveva la possibilità di usare 2 milioni di somme a disposizione per il percolato. Poi, esaurite quelle, ha vincolato 3 milioni di somme del post mortem che erano fino al 2000 nelle casse comunali. Poi, c'è stato il primo protocollo d'intesa con la Provincia nel 2010, per usare altri 3 milioni del post mortem. Ora un'ulteriore sottoscrizione di un altro protocollo da 2 milioni. Risultato: 10 milioni di euro».
E che fine fa il percolato? «Il percolato viene trattato per una parte dall'impianto in discarica; l'eccedenza viene trasportata in discariche speciali nel Veneto. La ditta che cura tutto il procedimento è Depuracque», spiega il sindaco. Ma questi costi non esauriscono «il peso» della discarica.
«Oltre a questi costi puri», conclude Reggiani, «bisogna inserire nel conto anche i costi di gestione: progettista, controlli Arpav, Comune e Sicea (il terzo controllore che fa i monitoraggi) e società di gestione. Non dimentichiamo inoltre le spese per i lavori eseguiti, come la copertura coi fogli di polietilene della superficie della discarica e tutti i nuovi pozzi per il percolato, una quindicina. Si devono aggiungere, minimo, altri 3-4 milioni. E poi quello che abbiamo sempre detto: e cioè che l'inattività della discarica costa circa 3 milioni l'anno».
Ecco perchè si pone l'urgenza di un progetto. «Di fatto», spiega Reggiani, «esso segue fedelmente le indicazioni tecnico-ambientali per risolvere definitivamente il problema del percolato e sanare l'area del vigneto Ferrari, che il Comitato tecnico ha individuato come una delle cause dell'inquinamento che ha portato al sequestro di Ca' Filissine. Quella del percolato è una emergenza, sia sotto l'aspetto ambientale che economico».
L'esborso è continuo: «Possiamo dire», precisa Reggiani, «che continua ad esserci una spesa media mensile intorno ai 250mila euro che vengono prelevati da due anni dalle somme accantonate per il post mortem della discarica. Queste somme verranno poi reintegrate all'interno del progetto che stiamo presentando e che va nelle direzione di predisporre una discarica per inerti non più soggetta all'autorizzazione provinciale, ma sotto l'egida della Regione».
Per quanto riguarda la gestione ordinaria di questo periodo, il Comune sta sottoscrivendo un protocollo d'intesa, «già approvato dalla Giunta provinciale e comunale e in fase di approvazione da parte delle Giunta regionale», sottolinea Reggiani, «che possa garantire le somme sufficienti per mantenere i livelli del percolato entro i limiti di legge e garantire uno smaltimento adeguato e nessuna criticità ambientale. In questo lavoro vanno ringraziati l'assessore provinciale all'ambiente, Fabio Venturi, e comunque gli uffici della Provincia per il grande lavoro svolto. A questo punto auspichiamo che il progetto venga approvato in Regione in tempi ragionevoli, per presentarci poi alla magistratura per la richiesta di dissequestro».