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mercoledì 27 marzo 2013

Lavorare con la buona finanza




Lavorare con la buona finanza
Crediamo nell’esistenza di una finanza delle cose e non dei numeri. Dei servizi e non delle speculazioni. Ed è per questo che una parte delle risorse che UMAN Foundation si ripromette di raccogliere sarà destinata a favorire lo sviluppo di nuovi strumenti finanziari che hanno come caratteristica principale l’obiettivo di un impatto sociale e ambientale positivo.

INTENDIAMO:

  • PROMUOVERE la costituzione di un Fondo di Investimento a Impatto sociale, UMAN Positive Impact Fund, basato sull’investimento in imprese remunerative ad alto impatto sociale, nei paesi in via di sviluppo e in Italia. Imprese che offrono servizi per l’educazione, la sanità, il risparmio energetico, l’approvvigionamento idrico ed alimentare.

  • PROMUOVERE l’utilizzo e la diffusione dei Social Bonds anche in Italia.

    http://umanfoundation.org/ita/3-lavorare-con-la-buona-finanza/

La canapa - Geo&Geo




DANILO GASPARINI: L’Italia è stata tra le prime nazioni al mondo per coltivazione di Canapa. Dopo gli anni di proibizionismo assistiamo oggi ad una grande riscoperta della coltivazione della canapa. La canapa veniva coltivata in tutta Italia, il grande uso che ne è stato fatto è stato quello del cordame, del medicinale, delle tele per pittori. La canapa oltre che un importante passato ha un futuro [...]
GIAMPAOLO GRASSI: Oggi la canapa si usa prevalentemente in cucina, è un prodotto estremamente energetico, ricco di omega 3 ed omega 6. Il futuro della canapa indica è nei medicinali. Per alcune malattie la canapa è indicato per la sclerosi multipla, per molti tumori; nella pianta ci sono delle proprietà terapeutiche eccezionali. Al momento quattro regioni hanno approvato le cure a base di cannabis, quest’anno dovremo essere all’avvio di queste sperimentazioni [...]
SILVIO FRONZONI: Un tempo, negli anni di massima coltivazione si arrivava a 100 mila ettari di canapa. In tutta Italia era coltivata, prevalentemente per ricavare filati e tessiti per la biancheria domestica e personale. Le bambine a partire da 9 anni filavano e poi tessevano quello che sarebbe stato poi il proprio corredo. Nel museo del lavoro e della vita contadina di Bologna è ampliamente documentata la storia della canapa. In giugno, sempre nel museo, sarà inaugurato un labirinto di canapa [...]

http://www.toscanapa.com/video-la-canapa-il-servizio-di-geogeo-su-rai-tre-con-danilo-gasparini-giampaolo-grassi-e-silvio-fronzoni/

lunedì 25 marzo 2013

RepRap free desktop 3D printer



http://reprap.org/wiki/RepRap/it

WE ARE CREATING THE NEXT PARADIGM FOR TRANSPORTATION USING A NETWORK OF UNMANNED AERIAL VEHICLES




Massimo Banzi: How Arduino is open-sourcing imagination



Massimo Banzi helped invent the Arduino, a tiny, easy-to-use open-source microcontroller that's inspired thousands of people around the world to make the coolest things they can imagine -- from toys to satellite gear. Because, as he says, "You don't need anyone's permission to make something great." About Massimo Banzi

http://www.ted.com/playlists/13/open_source_open_world.html

Global Village Construction



E' arrivata la rivoluzione agricola


     
Quando nel mondo agricolo il trattore sostituì il cavallo o il bue nel trainare l’aratro tutto cambiò.L’era dell’agricoltura industriale, con amplio utilizzo di macchine, divenne lo standard. Tuttavia l’agricoltura industriale ha tre grandi dipendenze (allo stato attuale): fertilizzanti/diserbanti di natura chimica, elevata dipendenza da macchine agricole, carburanti fossili.
Oggi mi concentrerò solo sull’ultimo punto. I costi per un agricoltore medio, dipendenti da utilizzo, manutenzione, sostituzione di macchinari agricoli sono notevoli. Tuttavia, se vogliamo pensare ad una nuova rivoluzione agricola che permetta maggior indipendenza dal sistema industriale per la fornitura di macchine agricole, oggi esiste una alternativa. È in atto una silenziosa rivoluzione che, per molti giovani che decidono di tornare ai campi, potrebbe essere la chiave di volta per risparmiare negli investimenti e, nel contempo, acquisire maggior familiarità con gli strumenti che usano nei campi. Chiunque abbia tra i 30 e i 40 anni da piccolo ha giocato con i Lego. Sembra che qualcuno, con indole geniale e passione per i pezzi modulari, abbia deciso di tornare a giocare.
Marcin Jakubowski, dopo un PHD in fisica, ha deciso che al mondo non serviva un altro fisico. Ha fondato l’Open Source Ecology ( OSE) nel 2003, un idea mutuata dal concetto di open source già esistente nel mondo informatico. Il suo metodo operativo è basato sulla definizione, creazione e condivisione di progetti per creare macchine utili ad una comunità agricola moderna. Ogni programmatore nel mondo conosce Linux, tuttavia lo sviluppo di prototipi reali, non soggetti a patenti o brevetti industriali, partendo da semplici pezzi modulari, acquistabili a poco prezzo in ogni negozio “Fai da te” del mondo, è un concetto semplice e geniale. Marcin ha ridefinito il modo di percepirel’agricoltura moderna.
I video per realizzare i suoi prototipi e relativi progetti sono disponibili e scaricabili in rete. Il suo progetto si integra facilmente in quel movimento, se così possiamo definirlo, che vede uomini di diverse nazioni, origine culturale prendere coscienza della sfida ‘verde’ e delle difficoltà ma anche delle opportunità che essa crea.
L’approccio di Marcin, sintetizzato nel suo Set per Costruzione del Villaggio Globale (GVCS) un dvd completo per ‘creare una civiltà’ è diretto pratico e senza analisi teoriche. Per chiunque abbia un discreto livello di manualità questo progetto è perfetto.
Negli ultimi anni, causa forse anche la crisi economica che spinge ad una ridefinizione dei valori, molti giovani, anche in Italia, stanno cominciando a intraprendere la carriera degli agricoltori. La terra non viene più vista come una cosa sporca, ma come un percorso di vita, un’attività che permette di creare qualcosa di tangibile (cibo per esempio), partecipare ad un intero ciclo di crescita. Questa ‘necessità’ o se si preferisce questo desiderio di cambiamento si trova in perfetta armonia con il progetto di Marcin. Recentemente è stato ospite di TED  dove ha spiegato con parole semplici il suo progetto. Il “Global Village Construction Set” ha le potenzialità per divenire una realtà diffusa.
L’unico neo dell’iniziativa è la sua scalabilità in ogni società e la possibilità di volare ‘sotto i radar’ delle multinazionali. Quando un trattore modulare progettato da Marcin può costare intorno ai 12.000 dollari mentre un trattore “di marca” di seconda mano puo’ costare ta i 25.000 e i 120.000 dollari è manifesto il pericolo per il mondo capitalista e le corporation che ne sono la vibrante spina dorsale. Fino a quando il progetto di Marcin rimarrà un’idea interessante che attrae curiosi e appasionati del “Fai da te” il mondo non cambierà molto. Se l’idea dovesse decollare lo scontro tra il mondo degli uomini e quello delle corporazioni sarà inevitabile.

Una civiltà modello open source - Bottega 21


Cosa te ne fai di un PhD in Energia da fusione se non sai fare nulla di concreto? Così è partita la piccola rivoluzione di Marcien Jakubowski. Come ha raccontato a Ted Talks, il ragazzo americano di origine polacca ha acquistato un trattore in Missouri e si è messo a coltivare la terra. Ma presto si è accorto che i mezzi appropriati per fare una fattoria sostenibile, come aveva in mente lui, non esistevano. Il suo trattore, per esempio, lo lasciava spesso a piedi e lui non riusciva a ripararlo da solo. Così si è messo a costruire macchine molto robuste, modulari, efficienti, low-cost, fatte di materiali provenienti dalla zona. Le ha testate e ha pubblicato online i modelli 3D, gli schemi, i video con le istruzioni tecniche e i preventivi. In poco tempo migliaia di persone, da ogni parte del mondo, hanno voluto conoscere la sua Open Source Ecology, dove si intrecciano il fenomeno del Do-it-yourself, la sostenibilità ambientale e la redistribuzione dei mezzi di produzione.
Nel 2010 lui – che si definisce agricoltore e tecnologo – ha lanciato Global Village Construction Set, finito tra le migliori invenzioni del 2012, secondo «Time». Si tratta di un kit di costruzione, fatto di 50 macchine industriali che consentano la creazione di una civilizzazione su piccola scala. Dal trattore alla mietitrice, dal forno all'auto, tutti i progetti nascono in open source, con la partecipazione di persone da ogni parte del mondo. Le macchine vengono testate in Missouri e poi chiunque può scaricare le istruzioni per rifarsi la macchina da sé. Il costo è otto-dieci volte inferiore a quelle in commercio.

Il presupposto teorico, sostiene Jakubowski, è che «l'hardware possa cambiare la vita delle persone in modo tangibile» e «se si abbassano le barriere alla coltivazione, costruzione e produzione si può liberare un grande potenziale umano». Non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma al Gvcs guardano con interesse anche agricoltori, costruttori e imprenditori americani.
Delle 50 macchine previste 25 sono già state realizzate. Un trattore può essere costruito in sei giorni, mentre in un solo giorno si possono piantare un centinaio di alberi o si possono pressare cinquemila mattoni. Ci hanno creduto in tanti al punto che a ottobre 2011 una campagna fondi su Kickstarter ha raccolto 63mila dollari e anche Shuttleworth Foundation ha finanziato il progetto.
E anche in Italia c'è un folto gruppo di appassionati, stimolati dall'associazione Isees (Iniziativa per lo sviluppo ecologico, economico e sociale) che promuove il progetto Gvcs. E da un garage a Padova sta per nascere la prima impresa, Bottega 21, che vuole mettere sul mercato la Ceb Press, la Compressed Earth Block Press, una pressa che consente di fare in due giorni diecimila mattoni, sufficienti per costruire una casa di cento metri quadrati ecosostenibile. Non solo per l'origine dei materiali ma perché consente di produrre in loco senza costi per l'ambiente. Ma non tutto va liscio. «Se vogliamo rendere commerciabili queste macchine dobbiamo, in Europa, confrontarci con la marcatura Ce – spiega Jacopo Amistani, laureando in sociologia, che si autodefinisce "smanettone" – e questo rende le cose molto complicate dal punto di vista burocratico».
Insieme ad Alvise Antonio Giacon, laureato in Diplomazia, e a Damiano Dalla Lana, designer, lui vuole ideare altre macchine, per esempio per la lavorazione della canapa, attività che finora si dimostra essere improduttiva. L'obiettivo è creare macchine efficienti e poco costose per mietere e decorticare la canapa sui campi, in modo da ricavarne olii alimentari, cellulosa, legno per la bioedilizia. «Con queste macchine potremmo ridare nelle mani del contadino la possibilità di lavorare questa risorsa così preziosa», spiega Amistani. Non solo. «Vogliamo dimostrare che l'imprenditoria veneta – conclude Amistani, che parlerà a Tedx a Ginevra il 17 aprile – sta rialzando la testa, con orgoglio». Come nel Nord-Est di cinquant'anni fa si riparte dal garage. E, come nel Missouri di oggi, si costruisce un'economia con un senso nuovo.

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-03-22/civilta-modello-open-source-200855.shtml?uuid=AbXS7lgH&fromSearch

Unexplained ground cracks, tear ground in Arizona


LUEPP, ARIZONA - It’s not something you see every day on the Navajo Nation, but a crack in the earth has been forming for a long time now and no one seems to have a clear answer. It just sits east of Flagstaff on Luepp Rd and about one mile west of Leupp gas station. It’s gotten so big, that they had to fence it in. According to the U.S. geological survey, they say earthquakes come and go in the northern parts of Arizona, which also covers the reservation, it’s not big enough to rattle down buildings but with the recent collapse of highway 89 near Page, some local residences wonder what mother nature has in mind for the vast reservation. On March 18, we reached out to the Navajo Nation land and geology department, they did not have a particular person to give us an answer, so no one was readily available to explain what that huge gash was in the earth. –Navajo Post

venerdì 22 marzo 2013

Acqua pubblica, firma la petizione europea contro le privatizzazioni

E' attiva la petizione europea per chiedere che l'acqua sia pubblica e non sottoposta a privatizzazioni. Quale occasione migliore per firmare proprio oggi Giornata internazionale dell'acqua?

 

 


E’ online la petizione per chiedere all’Europa di rendere pubblica tutta l’acqua: già 1 milione le firme raccolte ma si deve andare oltre e arrivare a 2 milioni di firme entro il prossimo settembre.
L’iniziativa è dei Rete europea dei movimenti per l’acqua pubblica e Forum italiano dei movimenti per l’acqua che hanno adottato l’ICE ovvero Iniziativa dei cittadini europei, strumento entrato in vigore nell’aprile del 2012 e che consente agli europei di proporre alla Commissione Europea un’iniziativa legislativa attraverso la raccolta di un milione di firme in almeno sette paesi dell’UE nell’arco di 12 mesi.
Scrivono i movimenti europei per l’acqua pubblica nella scheda di presentazione dell’ICE:
Esortiamo la Commissione europea a proporre una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti.

 

La petizione nasce affinché:
La legislazione dell’Unione europea deve imporre ai governi di garantire e fornire a tutti i cittadini, in misura sufficiente, acqua potabile e servizi igienico-sanitari. Chiediamo che:
1.le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri siano tenuti ad assicurare a tutti i cittadini il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari;
2.l’approvvigionamento in acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle “logiche del mercato unico” e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione;
3.l’UE intensifichi il proprio impegno per garantire un accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.
Fonte:
http://www.ecoblog.it/post/59949/acqua-pubblica-firma-la-petizione-europea-contro-le-privatizzazioni


 

Basta a elettrodomestici e elettronica che si rompono dopo due anni, la legge in Francia

Il 18 marzo in Francia il gruppo degli ecologisti al Senato ha presentato un disegno di legge contro l'obsolescenza programmata di elettrodomestici e eletronica

 












Al Senato francese il gruppo degli ecologisti ha presentato lo scorso 18 marzo un disegno per vietare l’obsolescenza programmata degli elettrodomestici e di tutti i device elettronici. In breve: le aziende produttrici per tenere in piedi i consumi del mercato programmano entro due anni dal loro uso la fine degli elettrodomestici e degli apparecchi elettronici. In pratica è un sistema per sostenere i consumi usa e getta il che ci sta portando sia a impoverire le risorse naturali che non sono infinite.
D’altronde l’obsolescenza programmata l’abbiamo sperimentata tutti: dopo due o tre anni la lavatrice si rompe (ma com’è che fino a 10 anni fa duravano una vita?) e se provate a richiedere dopo la scadenza dell’assistenza che dura due anni (apposta si rompe sempre dopo) la riparazione vi costa talmente tanto che vi convincono a acquistare un nuovo elettrodomestico o computer. Dunque se passa la legge in Francia il sistema di invecchiamento programmato potrebbe diventare illegale e punito da una multa di 37,500 euro e da due anni di arresto.

Il testo di legge presentato propone di estendere la durata legale di conformità (ossia anche la garanzia) a 3 anni dal 2014; a 5 anni dal 2016 contro i 2 attuali. Le associazioni consultate il mese scorso per la redazione della proposta di legge vorrebbero portare la durata finale a 10 anni ma come ha spiegato Jean-Vincent Placé uno degli autori del testo di legge:
Vogliamo trovare un compromesso. la maggior parte dei prodotti sarebbero destinati a durare 5 anni e dunque i fabbricanti non dovrebbero essere particolarmente penalizzati e anzi potrebbe essere una forma di concorrenza. Ad esempio la Kia ha fatto della sua garanzia di 7 anni un sostanzioso argomento di marketig.
La legge propone anche la possibilità che i pezzi di ricambio indispensabili alla riparazione di un prodotto siano detassati per 10 anni così da sostenere le riparazioni.
Spiega ancora Placé:
L’incentivo consiste nel prendere pezzi di ricambio che non siano tassati sopratutto per quegli oggetti usati collettivamente e se la riparazione non è possibile si può pensare a prodotti riparati dello stesso tipo.
La sfida nella discussione al Senato che si terrà il prossimo 23 aprile sarà certamente sostenere il minor sfruttamento delle risorse e la minor produzione di rifiuti ma anche convincere i produttori a guardare al mercato dei ricambi e delle riparazioni.
Via | Actu-Environment
Foto | Getty Images

Fonte:

mercoledì 20 marzo 2013

RICOSTRUIRE LA GRECIA, DENTRO E OLTRE LA CRISI* UN LIBRO A PRODUZIONE PARTECIPATA –


Della crisi che ha travolto la Grecia - epicentro di un sisma che sta facendo tremare le fondamenta dell’Europa -, in cui quello che vediamo crollare non è solo l’economia, ma un intero modello sociale, ci parlano da molti mesi i media italiani. E per chi ha relazioni con amiche ed amici che vivono lì, alle notizie “mainstreaming” si aggiungono molte testimonianze dirette. Quello che sta succedendo, osservava mesi fa Russel Shorto (The New York Times Magazine/Internazionale) èqualcosa che non ha precedenti nella storia moderna del mondo occidentale”. Una crisi che ricorda piuttosto quella dell’Argentina del 2001, e che non riguarda solo la Grecia, ma coinvolge anche altri paesi europei, tra cui il nostro. In un’intervista a Bloomberg Tv della primavera scorsa, l’economista Nouriel Roubini diceva di aspettarsi per il 2013 “la tempesta perfetta e la rivolta sociale”, a livello globale.



Eppure, nonostante uno scenario così catastrofico e una situazione politica critica, in Grecia sta capitando anche altro: se da una parte, infatti, vediamo crescere fenomeni preoccupanti come quello rappresentato da Alba Dorata, dall’altra, a fronte dei nuovi tagli imposti dalla Troika, proseguono grandi manifestazioni che vi si oppongono. E sappiamo della nascita e del rapido sviluppo di reti di cittadine/i che, in tutto il Paese, si attivano in prima persona, con altre/i, per ricostruire il tessuto sociale e economico, a partire dal contesto in cui vivono. Donne e uomini che inventano nuove forme di auto-organizzazione, dando vita a esperienze fondate sulla solidarietà, il mutualismo e la cooperazione, spinti dal bisogno primario di sopravvivere, di garantirsi i beni e servizi essenziali che con la crisi sono venuti a mancare. Ma dalle loro storie emerge anche altro.
«C’è molta rabbia, depressione, disperazione», ci raccontano amiche ed amici «ma anche un gran movimento, che coinvolge sempre più persone in tutto il paese. La crisi ha mobilitato anche grandi risorse di creatività sociale, economica e perfino artistica. Le persone hanno cominciato a organizzarsi tra loro, e le reti di solidarietà, di “mutuo soccorso”, sono diventate un punto di riferimento per molti: in primo luogo per chi è più in difficoltà, ma non solo».
Ci fanno molti esempi, di cui, dai nostri media “meanstreaming”, sappiamo ben poco: dalle diffusissime assemblee di quartiere alle reti di vendita diretta produttori/consumatori, al proliferare dei circuiti di monete locali e di scambi senza denaro. Dai molti utilizzi creativi della tecnologia a scopo sociale alla creazione di cucine collettive e di mense gratuite. Dagli ambulatori medici e centri di sostegno psicologico aperti da volontari alle esperienze di coltivazioni collettive e di “ritorno alla terra”. Dai progetti di riqualificazione del contesto urbano all’espressione artistica come strumento di denuncia, ma anche di riflessione, elaborazione e ricerca di nuove “strade”, ecc.
«Nonostante tutta la difficoltà, la fatica e la sofferenza che si prova e si vede» ci raccontano «in questa crisi ci sono anche opportunità che non vogliamo e non possiamo perdere: ci sta insegnando a riconsiderare il mondo ed il modo in cui abbiamo vissuto, a guardare in faccia anche i nostri errori e le nostre responsabilità, e a farci forza vedendo quel che di nuovo e di meglio, invece, può essere, e che stiamo già costruendo. Una frase rende bene il senso di tutte queste esperienze: non lasciare nessuno da solo davanti alla crisi ».

La posta in gioco è quella di ricostruire vite e contesti attraverso pratiche di “politica prima”, mettendosi in gioco in prima persona in relazione con altre/i. A crederci sono in tanti, uomini e donne; e spesso sono il protagonismo e l’energia femminili a fare da traino. Di questa “scommessa” vogliamo capire di più: non solo per rispondere alla richiesta di darle voce e di “esserci” (“abbiamo molto bisogno di contatti, di scambi, di solidarietà e di sostegno”, dicono molte/i), ma perché quel che succede in Grecia riguarda già direttamente anche noi. E perché pensiamo che anche per noi, lì, ci siano relazioni feconde da coltivare e indicazioni importanti.


* titolo provvisorio del testo

A questo scopo, sollecitiamo la vostra attenzione attorno ad un testo “a produzione partecipata” basato su testimonianze e racconti in prima persona raccolti da Silvia Marastoni.

Quanti/e sono interessati/e a questo progetto possono, in base alle proprie disponibilità
- pre-acquistare copie del libro (al prezzo unitario di Є 12,00), anche attivandosi nella raccolta di ordini presso persone e realtà con cui sono in relazione;

- effettuare una libera donazione;

- partecipare alla realizzazione del testo in qualità di partner, con modalità de definire congiuntamente;

- contribuire economicamente e organizzativamente (concordando preventivamente con noi le modalità) alla realizzazione di iniziative di presentazione in cui, nei prossimi mesi, vorremmo coinvolgere alcune/i protagoniste/i di queste esperienze: un’occasione preziosa, crediamo, per ascoltare dalla loro viva voce le “storie” raccolte nel testo, interloquendo direttamente con loro.

Vi chiediamo di darci rimando al più presto sul vostro interesse e le vostre disponibilità, e di effettuare i versamenti corrispondenti, con causale "Pre-finanziamento progetto “Ricostruire la Grecia, dentro e oltre la crisi" (*titolo provvisorio del libro),
- sul c\c IT 19 R 08315 60 0310 0000 0008658 (c/o Banca della Valpolicella, Credito Cooperativo di Marano, Filiale di Valgatara, intestato a Mag Società Mutua per l’Autogestione).
- o sul c/c postale IT08J0760111700000019533371 intestato a Mag Società Mutua per l’Autogestione.

IMPORTANTE: vi preghiamo di segnalarci la vostra adesione con una mail ad entrambi gli indirizzi riportati più sotto, indicando tutti i vostri riferimenti (nome, indirizzo, telefono e mail).

Contiamo inoltre sul vostro aiuto per la diffusione e promozione dell’iniziativa presso i vostri contatti.

Per maggiori informazioni:
Silvia Marastoni: silvia.marastoni@gmail.com – cell. 3487160563
Loredana Aldegheri - MAG Verona: info@magverona.it – tel. 0458100279


Persone e realtà che hanno già aderito:
Luisa Muraro (Libreria delle Donne di Milano, Diotima Comunità Filosofica – Università di Verona); Lia Cigarini (Libreria delle donne di Milano); Maria Teresa Giacomazzi (Mag Verona); Luana Zanella (Ass. in Comune, Venezia); Fulvia Bandoli; Maria Luisa Boccia; Alessandra De Perini (Vicine di Casa di Mestre); Chiara Zamboni, Wanda Tommasi, Diana Sartori (Diotima Comunità Filosofica – Università di Verona); Anna Di Salvo, Nunzia Scandurra (Ass. Città Felice di Catania, Rete delle Città Vicine); Paolo Dagazzini (collaboratore Mag Verona); Alessandra Casarini (Libreria delle Donne di Bologna); Clelia Pallotta, Sandra Bonfiglioli (Politecnico di Milano, Libreria della Donne di Milano); Bianca Bottero (Politecnico di Milano, Rete delle Città Vicine); Anna Maria Piussi (Università di Verona); Luciana Tavernini (Libreria delle Donne di Milano); Donatella Massara (Donne e conoscenza storica, Libreria delle Donne di Milano); Laura Milani (Fondazione Badaracco, Libreria delle Donne di Milano); Pasqua Teora (Centro Psicologia e Cambiamento, Libreria delle Donne di Milano); Sandra Cangemi, Coordinamento Nord Sud del Mondo; Ivana Trevisani, psicoterapeuta e scrittrice; Bruna Peyrot, storica e scrittrice; Monica Cerrutti Giorgi; Ada Maria Rossano; Mariella De Battisti; Chiara Remundos, Marco Braga; Simonetta Chierici/Giuseppe Cinà, Giuseppina Coppo, Ileana Faidutti/Makis Tsitsos, Roberto Faure, Manuela Mazzi/Rocco Federico Cocchia, Donatella Proserpio (Gas Città Studi – Milano); Elena Vicentini; Paolo Zaniero; Nicola Morando (socio Mag Verona).


Rete delle Città Vicine; Libreria delle Donne di Milano; Ass.ne Re:Common, Roma; Ass. Centrodonna Evelina De Magistris, Livorno; ARCI.

lunedì 18 marzo 2013

TRANSMONGOLIAN

ADESSO ABBIATE PAURA


 ..::.. postato il 18/03/2013


La exit strategy pianificata dalla Troika per il salvataggio di Cipro spiana la strada a quelle che potrebbero essere le metodologie di risanamento attuabili anche per l'Italia: sostanzialmente visto che ci sono persone che ancora non lo sanno i 10 miliardi di euro necessari per dare ossigeno all'economia cipriota arriveranno grazie a prelievi una tantum sui depositi a vista dei correntisti bancari: 6,5% sino a 100.000 euro e 9,9% oltre questa soglia, inutile pensare di portare via il proprio denaro in quanto le banche hanno l'ordine di bloccare i fondi per evitare la fuga dei capitali all'estero. Sono costretti a pagare l'imposta anche i non residenti che hanno depositi presso banche cipriote. Un'altro punto di vista per giustificare la ratio di questa manovra considera che il gettito fiscale prodotto da questo intervento scaturirà in misura maggiore proprio dai prelievi effettuati sui conti dei soggetti non residenti i quali hanno sfruttato per anni le caratteristiche distintive del sistema bancario cipriota (considerato un rinomato centro di riciclaggio finanziario, soprattutto dalla criminalità russa). Mentre chi amministra denaro per conto terzi sta vivendo un clima del tipo DEFCON 3 (vi invito al riguardo a rivedere lo strepitoso film War Games uscito nel 1983) in Italia e nel nuovo parlamento si continua a filosofeggiare e tergiversare.

Le varie forze politiche uscite vincenti dall'ultima tornata elettorale, incuranti della scenario socioeconomico che contraddistingue la nazione, continuano a dare dimostrazione di puerili azioni dimostrative o di atti di sabotaggio politico contro questa o quella parte politica o istituzionale. Non vi è nessuno che sia in grado di proporre sul piano della credibilità operativa un programma di cambio della politica economica che ha contraddistinto l'Italia in questi ultimi dieci anni. A sentire il PD, il PDL ed anche il M5S sembra che la priorità della nazione siano i tagli ai costi della politica, il dimezzamento dei parlamentari, la legge sul conflitto di interessi, la riforma elettorale ed il finanziamento pubblico dei partiti. Personalmente parlando, ma chi se ne frega in questo momento critico del finanziamento ai partiti, si tratta di far risparmiare alla fiscalità diffusa appena 90 milioni di euro all'anno (avete letto bene novanta milioni) su un bilancio di oltre 800 miliardi ! Capite che in Italia manca unaclasse dirigente capace proprio da questo tipo di considerazioni, e questo vale trasversalmente prendendo in causa tanto i nuovi eletti quanto le vecchie mummie riconfermate. Governare ed amministrare è un mestiere piuttosto difficile, che non si esercita in base a presunzioni di onestà e trasparenza, ma solo per constatazioni di capacità e per risultati raggiunti.

Come si può pensare che persone appena laureate o in procinto di laurearsi (presenti in ogni forza politica) che non hanno mai avuto responsabilità di rilievo all'interno del mondo imprenditoriale o nella vita di qualche ente pubblico, per quanto siano giovani e genuine, siano in grado di governare o di proporre soluzioni per la politica economica della nazione. Lo avevano capito persino i Romani istituendo il cursus honorum, un insieme di incarichi militari e funzioni politiche che si doveva aver espletato prima di potersi candidare al Senato della Repubblica. Lo ha menzionato di recente anche Papa Francesco, la vecchiaia è la sede della sapienza, pertanto non è detto che l'ingresso impunito di tanti giovani, privi di cursus honorum, qualunque sia la loro fede politica, possa essere considerata una soluzione sensata da percorrere. Pertanto possiamo dire che oggi ci rendiamo conto di come per rinnovare la classe politica italiana non basti sostituire un vecchio cialtrone incompetente con uno scalpitante giovane incompetente. In ogni caso ricordate che governare sul piano politico (soprattutto in Italia) significa cercare alleanze, condividere obiettivi di breve e convergere su un dispositivo di legge oggi necessario.

Per questo motivo continuo ad essere un fiero credente del commissariamento finanziario sovranazionale del paese, persino se io stesso lo aborro, ma mi rendo conto essere l'unico modo per poter avviare un processo di risanamento nazionale, prima che si arrivi al default del paese o peggio ad una escalation di tensione sociale in grado di destabilizzare quel poco di credibile che hanno le istituzioni italiane. A fronte di quanto emerso in questi ultimi giorni, adesso abbiate paura, soprattutto dopo le esternazioni della BundesBank riguardo al rischio paese. Senza riforme, niente aiuti. Sapete quali saranno le riforme che chiederanno prima di prestare il denaro, riforme che questo parlamento e forse anche quello futuro non saranno mai in grado di implementare senza il ricatto sovranazionale ? Mecato del lavoro dinamico e flessibile, assunzione e licenziamento stile modello scandinavo, remunerazione della manodopera attraverso gabbie salariali desindacalizzate, accentramento e snellimento dei costi di spesa per la pubblica amministrazione, indicatori di performance per i dipendenti pubblici, limitazioni all'assistenza sanitaria di base, accorpamento amministrativo degli enti locali. Insomma tutto quello che servirà per diminuire il bilancio di spesa della macchina statale italiana. Sperando comunque che intanto questo possa bastare, prima di arrivare ai tanto antipatici e dannosi prelievi coatti sui depositi bancari degli italiani.



http://www.eugeniobenetazzo.com/crisi-cipro-prelievo-depositi.htm

sabato 16 marzo 2013

In response to North Korea and Iran, U.S. will beef up missile defenses

  
March 16, 2013 – WASHINGTON - The United States will deploy 14 additional ground-based missile interceptors (GBIs) to combat the nuclear attack threats from North Korea and Iran, Secretary of Defense Chuck Hagel said today during a press briefing. “The United States stands firm against aggression,” Hagel said. Hagel cited North Korea's recent test of a “rogue, mobile intercontinental ballistic missile” as a reason to beef up the United States' missile defense system. In addition to the GBIs, the United States will also add one more radar in Japan and is conducting environmental studies to determine the feasibility of another interceptor missile site. “The American people expect us to protect them,” Hagel said, adding that they also expect them to do it in a cost-effective manner. Hagel was asked if he was confident that the interceptor missiles could stop a nuclear weapon from striking the U.S. He said that before the 14 additional interceptors are deployed, the U.S. will do additional testing. However, he said, “the American people should be assured our interceptors are effective.” Hagel said they expect the interceptors to be deployed by 2017. Thirty of them are already deployed in California and Alaska. Secretary of Defense Chuck Hagel is set to announce that the United States will beef up its missile defense system in response to nuclear attack threats from North Korea, Reuters, Fox and CNN are reporting quoting an unnamed “defense official.” As we've reported, this has been a week of “inflamed rhetoric from North Korea,” which has unilaterally scrapped the 1953 armistice that ended open warfare on the peninsula and threatened a preemptive nuclear strike on the U.S. “The bottom line is that we just don't know where Pyongyang's capabilities lie. These tests might represent lighter and smaller weapons. The North could be lying about that, but then again, maybe they aren't. As we think about our homeland missile-defense posture, we do not have a ‘just-in-time’ policy,” Miller said, according to the AP. "Our policy is to stay ahead of the threat — and to continue to ensure that we are ahead of any potential future Iranian or North Korean ICBM (intercontinental ballistic missile) capability.”  -NPR

http://www.npr.org/blogs/thetwo-way/2013/03/15/174421575/reports-in-response-to-north-korea-u-s-will-beef-up-missile-defenses

martedì 12 marzo 2013

Ecco a voi la lampadina più intelligente mai realizzata e che consuma pochissimo!: LIFX


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La LIFX-mania impazza su Kickstarter.com. Si stratta di una lampadina led dotata di WiFi che gestisci in remoto dal tuo cellulare. Personalizzabile al massimo, ha già attirato le attenzioni di oltre 9.000 donatori, raccogliendo oltre un milione di dollari in una settimana a fronte dei 100.000 richiesti. Guarda il video!

"Ecco a voi la lampadina più intelligente mai realizzata e che consuma pochissimo!"
Lampadina ipertecnologica - La piattaforma di finanziamento sociale Kickstarter.com è da sempre fucina di progetti e idee rivoluzionarie. Una delle tante, per esempio, è la console open-source Ouya, che si promette di cambiare per sempre il mondo del gaming e che nel giro di un mese ha raccolto poco meno di 10 milioni di dollari. In questi giorni èLIFX (pronunciato laifecs) a imperversare su questa sorta di social-network del finanziamento, ossia una lampadina led dotata di ricevitore wi-fi e totalmente controllabile e regolabile tramite smartphone. Il progetto è stato lanciato lo scorso 15 settembre e contava di raccogliere 100.000 dollari per coprire le spese iniziali. Dopo una settimana il conta-donazioni è schizzato oltre il milione di dollari e restano ancora 58 giorni per continuare a donare. Insomma, la rete sembra aver risposto bene all’appello lanciato da Phil Bosua, team leader del progetto.

Reinventare la lampadina - Quello che Phil Bosua si propone di fare è tutt’altro che banale. Niente di meno che reinventare la lampadina. Nel 1880 Thomas Alva Edison e Joseph Wilson Swan brevettarono la prima lampadina a incandescenza, rivoluzionando di fatto l’illuminazione domestica e non solo. Quello che Bosua e il suo team vorrebbero fare è qualcosa di altrettanto innovativo e rivoluzionario. «Può essere» - si chiede retoricamente Bosua nel video di presentazione - «che con tutta la tecnologia che abbiamo sviluppato non siamo in grado di fare qualcosa meglio di questo? Mica ci alziamo ogni volta che dobbiamo cambiare canale alla TV. Abbiamo lavorato per sei mesi e alla fine abbiamo realizzato la lampadina più intelligente e con il più basso consumo energetico di sempre. L’abbiamo chiamata LIFX».

Mondo a 16 milioni di colori - LIFX è una lampadina molto particolare, a partire dalla sua concezione, sino ad arrivare al suo funzionamento. Innanzitutto, il “normale” filamento di tungsteno delle lampadine a incandescenza o il tubo luminescente di quelle attuali saranno sostituiti da un LED. Ciò garantirà a LIFX una vita lunghissima (25 anni, dichiara Bosua) e un consumo energetico ridotto al minimo (circa 1 decimo delle normali lampadine ad incandescenza), oltre alla possibilità di poter personalizzare a proprio piacimento il colore della luce. E non solo una volta: ogni volta che ne avrai voglia, potrai cambiare il colore della lampadina, adattandola al tuo umore, al meteo, al tempo. A qualsiasi cosa ti salti in mente. E tutto tramite il tuo smartphone.

WiFi luminoso - LIFX, infatti, è dotata di un ricevitore wi-fi che si attiva non appena viene inserita nel normale attacco domestico. Da qui in avanti potrai dare libero sfogo alla tua fantasia. LIFX è totalmente personalizzabile e regolabile, sia nel colore che nell’intensità della luce. Il menu è ricchissimo di funzioni e ti permette di trasformarla in una lucetta notturna per bambini o in una luce da discoteca che si adatta al ritmo del tuo lettore MP3. L’accensione e lo spegnimento sono programmabili, la luce si accende non appena entri in casa e se ricevi una notifica su uno dei tuoi profili sociali - Facebook, twitter, Instangram, ecc - LIFX te lo segnalerà con un flash improvviso e così via. Da non sottovalutare, poi, le possibili applicazioni in campo fotografico: potendo regolare LIFX su qualsiasi tonalità e qualsiasi intensità, realizzare un set fotografico personale nel salotto di casa sarà un gioco da ragazzi. Insomma, una lampadina intelligente. Sicuramente la più intelligente vista sinora.

La voglio? Quanto costa? - E, si sa, solitamente tutte queste novità hanno un prezzo altino. Chi dona 69 dollari, riceverà a casa una lampadina. Se i dollari versato saranno 99, allora ti spediranno a casa due bulbi. Le LIFX saranno quattro se donerai 169 dollari. E via via a salire sino alla soglia-limite di 5.000 dollari: se donerai una cifra superiore a questa, ti arriverà a casa uno scatolone con ben 100 lampadine. Così tante da poter metter su una discoteca tra le quattro mura domestiche. (sp)

La presentazione dell'innovativa lampadina LIFX

http://www.focus.it/hi-tech/la-lampadina-wifi-che-controlli-dallo-smartphone_C12.aspx?referer=jacktech

lunedì 11 marzo 2013

IL Progetto RepRap: la stampante 3D LowCost


Il Progetto RepRap (in ingleseRepRap Project, abbreviazione di Replicating Rapid Prototyper, "creatore di prototipi a replicazione rapida"), è un'iniziativa finalizzata a sviluppare una stampante 3D che produca da sé la maggior parte dei suoi stessi componenti. Tutti i lavori creati nell'ambito di questo progetto sono pubblicati con licenze open source. RepRap si distingue dal simile progetto Fab@Home, anch'esso open source, proprio per l'autoreplicazione.
RepRap fu fondato nel 2005 dal dottor Adrian Bowyer, un Senior Lecturer in ingegneria meccanica alla Università di Bath, nel Regno Unito.[1].
Al 2009, sono state rilasciate due stampanti 3D: Darwin, nel marzo 2007, e Mendel nell'ottobre 2009. Gli sviluppatori le hanno chiamate così in onore dei biologi che hanno contribuito a teorizzare l'evoluzione delle specie[2]. Il 31 agosto 2010 viene ufficializzato il nome della terza generazione di stampante 3D in sviluppo: Huxley.
Grazie alla capacità di autoreplicazione, gli autori immaginano la possibilità di distribuire economicamente unità RepRap ai privati e alle comunità, dando loro la possibilità di creare (o scaricare da Internet) prodotti complessi, senza bisogno di costose infrastrutture industriali[3].

http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_RepRap



Alla base di questi modelli low cost c’è un progetto «open source» chiamato RepRap (acronimo di Self REPlicating RAPid prototyping): è senza brevetti ed è a disposizione della comunità per essere migliorato e diffuso. Grazie a RepRap, il prezzo dei prodotti nostrani è abbastanza allineato con quelli d’Oltreoceano, mentre la ricerca e lo sviluppo sono portati avanti gratuitamente e con continuità dall’intera comunità mondiale. 

Il cervello di queste stampanti è una versione del microcontrollore Arduino, ideato da Massimo Banzi e altro tassello fondamentale della «prototipazione rapida» su piccola scala. La creazione di un oggetto sul piatto di stampa sembra quasi una magia, ma l’idea alla base è tutto sommato semplice: si scioglie un filo di materiale plastico e lo si spinge fuori da un piccolo ugello su un piano di appoggio, creando uno strato sottile circa 3 decimi di millimetro. Quindi l’ugello si solleva e disegna così lo strato successivo fino ad ottenere un oggettotridimensionale. 

Il materiale plastico costa circa 30 euro al chilo, la stampa non ha praticamente scarto e un oggetto finito pesa relativamente poco: da qualche decina di grammi fino ai 200 per gli oggetti più grandi e complessi. Dotarsi di una stampante 3D personale è quindi il primo passo per entrare nel mondo della «personal fabrication» ed essere parte attiva di questa innovazione che vede nei processi di produzione su piccolissima scala un futuro possibile per le micro imprese. 

Se poi la plastica utilizzata non ha le caratteristiche necessarie per produrre un determinato oggetto, oppure se le stampanti di fascia «entry level» non dispongono del dettaglio necessario alle realizzazioni più raffinate, non bisogna perdersi d’animo: si può utilizzare la propria strumentazione perrealizzare la bozza dell’oggetto in questione, caricando poi il modello su un servizio online di stampa 3D professionale, come per esempio Shapeways.com, e in qualche giorno arriva a casa l’oggetto finito in metallo, ceramica o un qualsiasi altro materiale scelto fra quelli disponibili. Pronto all’uso e con i dettagli scelti da noi.