di Nouriel Roubini 17.05.2011
L'arresto del managing director del Fondo monetario internazionale, con l'accusa di stupro, ha conseguenze importanti per l'Fmi, per le elezioni presidenziali in Francia e per i disastrati paesi Piigs. Fondo monetario e Unione Europea si trovano infatti davanti alla scelta se proseguire con un piano di salvataggio della Grecia che richiede sempre maggiori risorse oppure optare per una ristrutturazione ordinata del debito. Scelta resa più complessa dal rifiuto pregiudiziale della Bce di prendere in considerazione la seconda opzione. La posizione della Germania.
Dominique Strauss-Kahn
L'arresto del direttore generale del Fondo monetario internazionale,Dominique Strauss-Kahn (meglio conosciuto come Dsk), con l'accusa di tentato stupro ha conseguenze importanti per l'Fmi, per la successione al vertice dell'organizzazione, per i salvataggi targati Ue-Fmi dei disastrati paesi Piigs e per le elezioni presidenziali in Francia.
I PROBLEMI DI STRAUSS-KAHN
Prima del suo arresto nel weekend, Dsk stava pensando di lasciare il ruolo di direttore generale dell'Fmi per candidarsi alla presidenza francese nel 2012. In molti sondaggi, Strauss-Kahn risultava in vantaggio rispetto all'attuale presidente francese Nicolas Sarkozy ed era il candidato principale alla vittoria.
Le accuse di stupro sono per il momento soltanto accuse, ma i fatti del weekend hanno sicuramente distrutto ogni possibilità di Dsk di candidarsi alla presidenza francese: di fronte alla corte dell'opinione pubblica è ormai un “merce avariata”, anche se sotto il profilo legale si deve considerarlo innocente finché la sua colpevolezza non sia provata. Può esserci ancora una remota possibilità di resuscitare le sue ambizioni politiche solo se le accuse si dimostreranno false in breve tempo, e per la verità alcuni hanno avanzato l'ipotesi che Dsk sia caduto in una trappola volta a distruggere la sua candidatura. La stampa francese vicina a Sarkozy ha iniziato di recente una campagna di fango contro Dsk e alcune fonti di intelligence sussurrano che potrebbero esserci in Francia “forze oscure” determinate a distruggere il capo dell'Fmi. Ma se i sospetti di “cospirazioni” e “trappole” non si dimostrano veri in tempi molto brevi (i prossimi giorni o le prossime settimane), la carriera di Strauss-Kahn all'Fmi è finita (anche se pensava di dimettersi per correre contro Sarkozy) così come la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali francesi, indipendentemente dal fatto che in seguito un tribunale lo giudichi colpevole o innocente.
Le accuse di stupro sono per il momento soltanto accuse, ma i fatti del weekend hanno sicuramente distrutto ogni possibilità di Dsk di candidarsi alla presidenza francese: di fronte alla corte dell'opinione pubblica è ormai un “merce avariata”, anche se sotto il profilo legale si deve considerarlo innocente finché la sua colpevolezza non sia provata. Può esserci ancora una remota possibilità di resuscitare le sue ambizioni politiche solo se le accuse si dimostreranno false in breve tempo, e per la verità alcuni hanno avanzato l'ipotesi che Dsk sia caduto in una trappola volta a distruggere la sua candidatura. La stampa francese vicina a Sarkozy ha iniziato di recente una campagna di fango contro Dsk e alcune fonti di intelligence sussurrano che potrebbero esserci in Francia “forze oscure” determinate a distruggere il capo dell'Fmi. Ma se i sospetti di “cospirazioni” e “trappole” non si dimostrano veri in tempi molto brevi (i prossimi giorni o le prossime settimane), la carriera di Strauss-Kahn all'Fmi è finita (anche se pensava di dimettersi per correre contro Sarkozy) così come la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali francesi, indipendentemente dal fatto che in seguito un tribunale lo giudichi colpevole o innocente.
EFFETTI SULLA GRECIA E ALTRI PIIGS
Dominique Strauss-Kahn avrebbe dovuto incontrare domenica il cancelliere tedesco Angela Merkel e lunedì il ministro delle Finanze dell'Unione Europea per discutere le strategie per la Grecia: restare ancorati al piano “A+” incrementando (con somme ingenti) il pacchetto ufficiale di aiuti predisposto da Fmi, Unione Europea e Efsf, per consentire alla Grecia di finanziare il buco da 25-30 miliardi di euro (perché ovviamente il paese non tornerà a finanziarsi sui mercati nel 2012); oppure passare a un “piano B” per arrivare a una ristrutturazione ordinata del debito e nello stesso tempo procedere con un programma rivisto di austerità e riforme (le opzioni 3 e 6 della matrice RGE per la Grecia; vedi “A How-to Manual for Plan B: Options for Greece’s Debt Restructuring.Naturalmente, altri all'interno del Fondo monetario internazionale sono in grado di assumere la guida del negoziato per l'ulteriore salvataggio della Grecia o per coinvolgere i suoi creditori privati, ma Dsk aveva l'esperienza e il peso politico necessari per condurre l'Fmi in questi difficili passaggi. A indebolire la leadership del Fondo contribuisce poi il fatto che anche il suo numero due, John Lipsky, aveva programmato di lasciare l'organizzazione in agosto (pur mantenendo un ruolo di consulente fino a novembre) e ora proprio Lipsky si trova a esercitare i poteri di supplenza. Sì, l'organizzazione è grande e perfettamente operativa anche senza Dsk, ma solo lui aveva le giuste caratteristiche per imporre la visione dell'Fmi al resto dell'Europa.
Per la verità, il piano dell'Fmi sulla Grecia è totalmente sbagliato. Non soltanto il paese ha un enorme buco finanziario per il 2012, ma è a rischio anche la tranche dei prestiti già garantiti e che avrebbero dovuto essere erogati dopo la verifica di giugno perché la Grecia non ha rispettato gli obiettivi fiscali per l'aggravarsi della recessione. Ed è troppo facile per Fmi e Unione Europea sostenere che la tranche di giugno dovrebbe essere erogata comunque perché il piano va nella giusta direzione: la Grecia non ha bisogno di andare solo nella giusta direzione, ha bisogno di un nuovo prestito di 25-30 miliardi di euro (proprio perché non tornerà a finanziarsi sui mercati nel 2012). Così il paese dovrebbe fare ben di più di quanto previsto dal piano originale – i cui obiettivi pure non è riuscito a raggiungere – per poter azzardarsi a chiedere e ricevere ulteriori aiuti per il 2012 e oltre, perché sono alte le probabilità che non riesca ad aver accesso ai mercati finanziari per molti anni ancora.
Le posizioni personali di Strauss-Kahn avrebbero contato, eccome, nella scelta che Fondo monetario e Unione Europea sono chiamati a fare sulla Grecia: aumentare gli aiuti oppure orientarsi verso una ristrutturazione ordinata del debito. Le valutazioni dei funzionari dell'Fmi hanno senz'altro un certo peso, ma fin dall'inizio il piano di aiuti alla Grecia non rispettava i rigidi criteri di sostenibilità del Fondo, si è trattato di un caso di “concedi il prestito e prega” dato che l'Unione Europea aveva intrapreso la strada del salvataggio. Strauss-Kahn sapeva perfettamente che il piano A era fallito e che era necessario orientarsi verso il piano B, la ristrutturazione ordinata del debito. Ma Dsk è anche un politico che doveva prendere in considerazione i fattori politici: l) il rifiuto della Bce di una ristrutturazione; 2) il rischio che la pressione dell'Fmi per la ristrutturazione avrebbe potuto produrre effetti contagio, con conseguenze negative per il suo futuro politico in Francia; 3) il tradizionale obiettivo della Francia: tenere sotto controllo il potere della Germania imbrigliandola ancora di più nell'integrazione europea attraverso un ben più costoso salvataggio della Grecia. Così Dsk avrebbe potuto dare la preferenza al piano A+ (concedi più prestiti e prega ancor di più) rispetto al Piano B, pur sapendo - lui stesso e l'Fmi - che il piano A era un fallimento. Ma il fatto che il piano per la Grecia sia drasticamente sbagliato mina gli argomenti a favore del piano A+.
Per la verità, il piano dell'Fmi sulla Grecia è totalmente sbagliato. Non soltanto il paese ha un enorme buco finanziario per il 2012, ma è a rischio anche la tranche dei prestiti già garantiti e che avrebbero dovuto essere erogati dopo la verifica di giugno perché la Grecia non ha rispettato gli obiettivi fiscali per l'aggravarsi della recessione. Ed è troppo facile per Fmi e Unione Europea sostenere che la tranche di giugno dovrebbe essere erogata comunque perché il piano va nella giusta direzione: la Grecia non ha bisogno di andare solo nella giusta direzione, ha bisogno di un nuovo prestito di 25-30 miliardi di euro (proprio perché non tornerà a finanziarsi sui mercati nel 2012). Così il paese dovrebbe fare ben di più di quanto previsto dal piano originale – i cui obiettivi pure non è riuscito a raggiungere – per poter azzardarsi a chiedere e ricevere ulteriori aiuti per il 2012 e oltre, perché sono alte le probabilità che non riesca ad aver accesso ai mercati finanziari per molti anni ancora.
Le posizioni personali di Strauss-Kahn avrebbero contato, eccome, nella scelta che Fondo monetario e Unione Europea sono chiamati a fare sulla Grecia: aumentare gli aiuti oppure orientarsi verso una ristrutturazione ordinata del debito. Le valutazioni dei funzionari dell'Fmi hanno senz'altro un certo peso, ma fin dall'inizio il piano di aiuti alla Grecia non rispettava i rigidi criteri di sostenibilità del Fondo, si è trattato di un caso di “concedi il prestito e prega” dato che l'Unione Europea aveva intrapreso la strada del salvataggio. Strauss-Kahn sapeva perfettamente che il piano A era fallito e che era necessario orientarsi verso il piano B, la ristrutturazione ordinata del debito. Ma Dsk è anche un politico che doveva prendere in considerazione i fattori politici: l) il rifiuto della Bce di una ristrutturazione; 2) il rischio che la pressione dell'Fmi per la ristrutturazione avrebbe potuto produrre effetti contagio, con conseguenze negative per il suo futuro politico in Francia; 3) il tradizionale obiettivo della Francia: tenere sotto controllo il potere della Germania imbrigliandola ancora di più nell'integrazione europea attraverso un ben più costoso salvataggio della Grecia. Così Dsk avrebbe potuto dare la preferenza al piano A+ (concedi più prestiti e prega ancor di più) rispetto al Piano B, pur sapendo - lui stesso e l'Fmi - che il piano A era un fallimento. Ma il fatto che il piano per la Grecia sia drasticamente sbagliato mina gli argomenti a favore del piano A+.
LA BCE E IL PIANO B
Quanto al piano B, perché lo si adotti è ovviamente necessario che tutta la “troika” – Fondo monetario, Unione Europea e Banca centrale europea – sia convinta che si tratta della scelta migliore. Finora, la Bce, e in particolare il governatore Jean-Claude Trichet e un membro del comitato esecutivo come Lorenzo Bini Smaghi, è stata la più loquace nel dichiarare la sua opposizione a una ristrutturazione del debito in Grecia, esprimendo preoccupazioni per il rischio contagio e i possibili danni collaterali. Altri membri del comitato esecutivo Bce (o futuri membri), come Jurgen Stark e Mario Draghi, possono avere opinioni più flessibili in materia, ma per il governatore della Banca d'Italia, in attesa del via libera alla presidenza della Bce, non è certo il momento di esprimere opinioni in controtendenza.
La Bce può legittimamente fare le sue scelte, ma in questo caso i pregiudizi ideologici le hanno impedito di prendere in considerazione la possibilità di una ristrutturazione ordinata e i modi per evitare il contagio, lasciandola in una posizione scomoda. A garanzia dei prestiti alle banche dei paesi Piigs ha accumulato centinaia di miliardi di euro di collaterali di ben scarso valore – si tratta di titoli del debito pubblico o di titoli bancari garantiti dai governi. Senza dimenticare l'altra massiccia quantità di debito pubblico dei paesi Piigs che deriva dagli acquisti diretti di titoli di debito dei paesi Piigs. Così ora, l'opposizione della Bce a una ristrutturazione del debito greco può dipendere, in parte, più da preoccupazioni per gli effetti che questa avrebbe sul suo bilancio che da una valutazione razionale dei pro e contro della ristrutturazione. Inoltre la Bce, auto-relegandosi nell'angolo di una opposizione pregiudiziale a qualsiasi ipotesi di ristrutturazione, non ha studiato a sufficienza gli scenari di attuazione di una ristrutturazione ordinata. È un fallimento istituzionale che sconfina nell'imprudenza: qualsiasi istituzione seria avrebbe preso in considerazione e analizzato un piano B, assolutamente confidenziale e segreto, da utilizzare in caso di fallimento del piano A. Questa volta il pregiudizio ideologico ha portato la Bce a mancare il suo compito sul piano B, che l’avrebbe condotta a riconoscere che ci sono strade per compiere ordinate ristrutturazioni del debito e per limitare l’effetto contagio di tali ristrutturazioni.
La Bce può legittimamente fare le sue scelte, ma in questo caso i pregiudizi ideologici le hanno impedito di prendere in considerazione la possibilità di una ristrutturazione ordinata e i modi per evitare il contagio, lasciandola in una posizione scomoda. A garanzia dei prestiti alle banche dei paesi Piigs ha accumulato centinaia di miliardi di euro di collaterali di ben scarso valore – si tratta di titoli del debito pubblico o di titoli bancari garantiti dai governi. Senza dimenticare l'altra massiccia quantità di debito pubblico dei paesi Piigs che deriva dagli acquisti diretti di titoli di debito dei paesi Piigs. Così ora, l'opposizione della Bce a una ristrutturazione del debito greco può dipendere, in parte, più da preoccupazioni per gli effetti che questa avrebbe sul suo bilancio che da una valutazione razionale dei pro e contro della ristrutturazione. Inoltre la Bce, auto-relegandosi nell'angolo di una opposizione pregiudiziale a qualsiasi ipotesi di ristrutturazione, non ha studiato a sufficienza gli scenari di attuazione di una ristrutturazione ordinata. È un fallimento istituzionale che sconfina nell'imprudenza: qualsiasi istituzione seria avrebbe preso in considerazione e analizzato un piano B, assolutamente confidenziale e segreto, da utilizzare in caso di fallimento del piano A. Questa volta il pregiudizio ideologico ha portato la Bce a mancare il suo compito sul piano B, che l’avrebbe condotta a riconoscere che ci sono strade per compiere ordinate ristrutturazioni del debito e per limitare l’effetto contagio di tali ristrutturazioni.
LE SCELTE DI ANGELA
Perché si possa arrivare a una ristrutturazione ordinata del debito, è anche necessario convincere la Germaniache questa è la strada da seguire. Un mese fa, tutti i più importanti politici tedeschi lanciavano segnali per una ristrutturazione del debito (piano B), considerata preferibile sia al proseguimento del piano A ormai fallito sia allo spostamento verso un piano A+ che prevede ancora maggiori risorse da destinare ai salvataggi. Nelle ultime settimane, i tedeschi hanno iniziato a vacillare: il ministro dell Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha mandato timidi segnali di sostegno per il piano A+, ma tra i politici tedeschi Schaeuble è il più convinto sostenitore di una più completa integrazione europea, anche se questa integrazione significa (come nella opzione 6 della matrice Rge) che i creditori ufficiali si accollano tutto il debito greco, ovvero il salvataggio completo dei creditori privati della Grecia e un finanziamento ufficiale e continuo dei deficit della Grecia per tutti gli anni a venire.
Invece finora Angela Merkel è rimasta alla finestra, oscillando fra piano A+ e piano B. Se finisce per scegliere il piano A+, deve affrontare tre rischi politici: va contro la volontà della sua base politica e del suo elettorato, già scettici sul piano A e che ora dovrebbero ingoiare il rospo di nuovi risorse destinate al salvataggio della Grecia; va contro la volontà di chi nel suo stesso partito e nella coalizione (in particolare il partito liberal-democratico) voterebbe contro ulteriori fondi per la Grecia, costringendola a far affidamento sui voti dei socialdemocraticiper l'approvazione del piano; va incontro ai possibili rilievi della Corte costituzionale tedesca in quanto, dopo il fallimento del piano A, il piano A+ si configura come un chiaro caso di salvataggio. Non è del tutto ovvio dunque che la Germania finirà per scegliere il piano A+: rispetto a un mese fa, le probabilità sono oggi maggiori, ma questa molteplicità di fattori può indurre Angela Merkel ad assumere una posizione diversa.
Certamente, l'appuntamento di domenica scorsa tra la cancelliera tedesca e Strauss-Kahn sarebbe stato cruciale: Dsk avrebbe potuto sostenere con forza il piano A+ e altrettanto avrebbe potuto fare nella riunione di oggi dei ministri delle Finanze dell'Unione Europea. Oppure avrebbe potuto indirizzare la Troika verso l'adozione del piano B. Ecco perché il suo arresto a New York ha così tante conseguenze: è l'unico europeo ai vertici del Fondo monetario e l'unico con un peso politico e un'influenza tali da poter sostenere con argomenti forti ciascuna delle due opzioni. Con Strauss-Kahn fuori causa, ogni altro esponente del Fondo monetario dovrà assumere un atteggiamento più blando e cauto verso problemi che sono in primo luogo interni all'Europa. La tragedia dell'arresto di Dsk sta proprio in questo: in un momento così cruciale per la crisi della zona euro, quando è necessario prendere decisioni serie e gravide di conseguenze, non c'è più un europeo a rappresentare la posizione dell'Fmi all'interno della troika.
Invece finora Angela Merkel è rimasta alla finestra, oscillando fra piano A+ e piano B. Se finisce per scegliere il piano A+, deve affrontare tre rischi politici: va contro la volontà della sua base politica e del suo elettorato, già scettici sul piano A e che ora dovrebbero ingoiare il rospo di nuovi risorse destinate al salvataggio della Grecia; va contro la volontà di chi nel suo stesso partito e nella coalizione (in particolare il partito liberal-democratico) voterebbe contro ulteriori fondi per la Grecia, costringendola a far affidamento sui voti dei socialdemocraticiper l'approvazione del piano; va incontro ai possibili rilievi della Corte costituzionale tedesca in quanto, dopo il fallimento del piano A, il piano A+ si configura come un chiaro caso di salvataggio. Non è del tutto ovvio dunque che la Germania finirà per scegliere il piano A+: rispetto a un mese fa, le probabilità sono oggi maggiori, ma questa molteplicità di fattori può indurre Angela Merkel ad assumere una posizione diversa.
Certamente, l'appuntamento di domenica scorsa tra la cancelliera tedesca e Strauss-Kahn sarebbe stato cruciale: Dsk avrebbe potuto sostenere con forza il piano A+ e altrettanto avrebbe potuto fare nella riunione di oggi dei ministri delle Finanze dell'Unione Europea. Oppure avrebbe potuto indirizzare la Troika verso l'adozione del piano B. Ecco perché il suo arresto a New York ha così tante conseguenze: è l'unico europeo ai vertici del Fondo monetario e l'unico con un peso politico e un'influenza tali da poter sostenere con argomenti forti ciascuna delle due opzioni. Con Strauss-Kahn fuori causa, ogni altro esponente del Fondo monetario dovrà assumere un atteggiamento più blando e cauto verso problemi che sono in primo luogo interni all'Europa. La tragedia dell'arresto di Dsk sta proprio in questo: in un momento così cruciale per la crisi della zona euro, quando è necessario prendere decisioni serie e gravide di conseguenze, non c'è più un europeo a rappresentare la posizione dell'Fmi all'interno della troika.