Se gli alberi delle foreste pluvialisono minacciati dalle motoseghe delle multinazionali, quelli delle città non se la passano certo meglio: inquinamento atmosferico, vandalismo, incidenti stradali… le problematiche legate al verde urbano sono infinite, sia per i cittadini, sia per le stesse piante. Non c’è quindi da stupirsi se i progetti per la creazione di alberi artificiali si stanno moltiplicando in tutto il mondo. Al risparmio idrico e a quello economico (niente potature) si aggiungerebbe la possibilità di produrre energia elettrica pulita, immagazzinare l’acqua piovana e filtrare l’aria che respiriamo. E c’è già chi pensa a interi parchi finti.
Treepods, ad esempio, è l’albero progettato dai designer Mario Caceres e Christian Canonico: si tratta di una “pianta” rivestita di una membrana che filtra l’aria, purificandola dalle particelle inquinanti. L’energia necessaria ad alimentare questo processo è fornita da piccoli pannelli solari dislocati a guisa di “fogliame”, nonché da un sistema cinetico di giochi disposti alla base, giochi con i quali i cittadini possono interagire. In più, la stessa energia prodotta durante il giorno sarebbe poi utilizzata per illuminare dall’interno il Treepods durante le ore di buio. Il tutto utilizzando come materiale base la plastica riciclata delle bottiglie!
Ma perché accontentarsi di un albero solo quando si potrebbe creare un intero parco? È il caso del progetto Urban Field, finalista al concorso SHIFTBoston, che sfrutta il principio della piezoelettrica per creare energia elettrica, e non solo. Grazie alla forza del vento, infatti, gli “alberi” del designer Anthony Di Mari sono in grado di creare una differenza di potenziale in seguito alla compressione della base alla quale sono ancorati uno a uno, differenza di potenziale che viene sfruttata per creare corrente elettrica. A questo non trascurabile vantaggio va aggiunta la possibilità di accumulare l’acqua piovana e utilizzarla, in caso di bisogno, per l’irrigazione del verde circostante.
Le applicazioni, insomma, sono infinite. Ma una domanda sorge spontanea: non sarebbe più semplice (e salutare e intelligente e utile e…) prendersi cura delle piante e cercare di inquinare meno?
Roberto Zambon