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domenica 28 febbraio 2010

ECCO LA MIA LINEA SUL NUCLEARE: LUCA ZAIA

Ministro Luca Zaia

“Nello sconfinato elenco degli accoliti della politica del Nimby, Not In My Backyard (Non nel mio cortile, ndr), nessuno troverà il mio nome. Io sono da sempre un servitore della politica del fare con buon senso”.

Luca Zaia, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e candidato governatore del Veneto per il centrodestra, spiega alla Padania il suo punto di vista sul tema del nucleare, al centro delle cronache in questi giorni.

Ministro, ma lei è favorevole o contrario al nucleare?

“La mia posizione è sempre stata chiara: c’è il mio sì sui provvedimenti approvati dal Governo. Sul nucleare come sul federalismo. Detto questo, a quanti mi chiedono se il Veneto ospiterà una delle future centrali, rispondo che la mia Regione vanta già un cospicuo pacchetto energia mentre altre aree del Paese, soprattutto al Centro Sud, devono approvvigionarsi fuori dai loro confini regionali”.

Tag: luca, NUCLEARE, regionali, zaia

Dichiarazione di Giuseppe BORTOLUSSI

 

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L’autosufficienza energetica non passa dal nucleare ma dalle fonti rinnovabili»

  • (12 febbraio 2010) - fonte: partitodemocraticoveneto.org - inserita il 13 febbraio 2010 da Valter CARRARO

    “L’autosufficienza energetica? Non passa dal nucleare, ma dal rilancio delle fonti rinnovabili e dall’investimento su forme più avanzate di risparmio energetico”.

    Giuseppe Bortolussi, candidato alla presidenza della Regione Veneto, questa mattina ha visitato, a Carmignano di Brenta, un’azienda produttrice di pannelli solari. Ad accompagnarlo c’era il Sindaco di Padova, Flavio Zanonato.

    “I dati – ha dichiarato Bortolussi – parlano chiaro. È vero che oggi il Veneto non ha l’autosufficienza sul piano del fabbisogno di energia elettrica. Ma è anche vero che con il completamento della conversione al carbone della centrale di Porto Tolle la capacità del Veneto salirà al 90% del fabbisogno di energia elettrica. Quello che manca per l’autosufficienza può arrivare dalle fonti alternative, come il solare e l’idroelettrico, e da politiche efficaci di risparmio energetico”.

    “Il distretto padovano del fotovoltaico – nota Bortolussi – è un’eccellenza regionale con rilevanza nazionale. Oggi la produzione veneta di celle fotovoltaiche incide sul 77.5% della produzione italiana. Sono queste le eccellenze da cui deve ripartire il Veneto. Per vincere la sfida del risparmio energetico, che significa avere minore inquinamento e minori costi per aziende e famiglie”

sabato 27 febbraio 2010

NUCLEARE A LEGNAGO E BASSO VERONESE

SABATO 20 FEBBRAIO ORE 15:30

http://comitatoantinuclearebassoveronese.blogspot.com/

L'INVERNO TORNERA' A MARZO...E POTREBBE ESSERE DURO...

Ecco come può cambiare l'intera evoluzione barica di una zona climatologicamente complessa come l'Italia grazie allo spostamento di non più di 200-300 Km del minimo barico verso nord. In questa immagine vengono messe a confronto le due linee di tendenza esposte dai modelli serali di Reading e GFS. La B blu indica la posizione del minimo barico mediterraneo previsto da GFS, mentre la B rossa quello previsto a ECMWF. Le linee rosse e blu invece indicano le relative linee di confluenza fra masse d'aria diversa conseguenza del posizionamento dei suddetti minimi. Come potete notare abbiamo indicato anche le principali figure bariche in gioco, che appaiono nei due modelli essere poste più o meno nelle stesse posizioni indicate in questa figura. Dunque l'unica variabile appare essere proprio la posizione del minimo. Evidente che la visione di GFS vede la linea di confluenza formarsi a sud delle Alpi, sulla Pianura Padana, dove naturalmente si creerebbero le condizioni per nevicate anche in pianura, mentre per ECMWF tutto è spostato più a nord oltre le Alpi, con l'aggravante che il nucelo gelido andrebbe a retrogredire fin sulla Francia dando origine alla solita risposta libecciale sull' Italia che chiuderebbe di fatto i giochi nevosi per l'intera pensiola.

Analisi meteoscienze.

martedì 23 febbraio 2010

L'Ora della Terra, l'ora di farsi sentire

 

Quando si parla di clima, i governi di tutto il mondo latitano. Ma il pianeta non può attendere e noi del WWF non molliamo. Dopo l’esito deludente del vertice di Copenaghen, continuiamo a chiedere obiettivi concreti e davvero consistenti di riduzione delle emissioni di gas serra. Per il terzo anno consecutivo, il 27 marzo dalle 20.30, tutto il pianeta si spegnerà per un’ora nel grande evento mondiale organizzato dal WWF:
L’Ora della Terra.
Per essere ascoltati dobbiamo essere in centinaia, migliaia a spegnere le luci. Dalla risposta dei leader mondiali dipende il destino di tutta l’Umanità.

Se parteciperai ti invieremo lo sfondo Earth Hour per il tuo pc. Clicca qui >>
Passaparola ! Perchè se vivi su questo Pianeta non puoi mancare >>

Tutela della privacy

Ai sensi del D.Lgs. 196/03, "Codice in materia di protezione dei dati personali", ti informiamo che il trattamento dei tuoi dati personali sara' improntato ai principi di correttezza, liceita' e trasparenza, tutelando la tua riservatezza e i tuoi diritti. I tuoi dati personali verranno trattati elettronicamente, esclusivamente per finalita' associative e non saranno comunicati ad altri soggetti. Potrai inoltre ottenere, senza ritardo e gratuitamente, scrivendo al "Responsabile trattamento dati", presso Associazione Italiana per il WWF, Via Po 25c - 00198 ROMA, la conferma dei dati che ti riguardano, nonche' la loro origine e la logica con cui sono trattati, la cancellazione, la trasformazione o il blocco dei dati, l'aggiornamento, la correzione o l'integrazione degli stessi.

A fianco del WWF per l’iniziativa Earth Hour 2010 anche   RTL 102,5, che inviterà gli ascoltatori a partecipare tramite spot radiofonici e promozione sul proprio sito e Animal Planet, il canale parte del gruppo Discovery Networks distribuito sulla piattaforma SKY, che parteciperà attivamente all'Earth Hour 2010 trasmettendo lo spot dell’iniziativa su tutti e sei i canali del portfolio, e spegnendo le luci dei suoi uffici dalle ore 20.30 alle 21.30. 

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© 2009 WWF Italia

BENVENUTO NELLA NUCLEAR HOTLINE!



Ciao -,
il nostro Governo intende riportare il nucleare in Italia, senza consultare i cittadini e scavalcando le competenze delle Regioni in materia di energia.Venerdì notte i nostri volontari sono entrati con i gommoni a Piazza San Marco, tanto era alta l'acqua a Venezia.
Il nucleare non salverà Venezia e impedirà all’Italia di investire nelle vere soluzioni per i cambiamenti climatici: rinnovabili ed efficienza.
La nostra azione non si è fermata qui. Sabato mattina abbiamo attivato la “Nuclear Hotline”, portando in sei grandi città italiane (Venezia, Roma, Napoli, Bari, Milano e Firenze) 14 cabine telefoniche in stile inglese: tanti cittadini hanno già chiamato e lasciato il proprio messaggio contro il nucleare.
Se anche tu vuoi lasciare un messaggio contro il nucleare, chiama il numero verde gratuito 800.864.884. Consegneremo tutti i messaggi raccolti ai candidati alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 marzo.
Ti ricordiamo che il nostro appello contro il nucleare sul sito Nuclear lifestyle ha superato le 50.000 firme e il numero sta continuando a crescere! Se non lo hai ancora fatto, partecipa anche tu alla nostra campagna contro il nucleare.

Saluti e a presto!

Andrea Lepore
Responsabile Campagna Nucleare


PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta cliccando qui.

www.greenpeace.it

domenica 21 febbraio 2010

Suggerimenti di Tozzi per ridurre il traffico

La macchina non è un mezzo di trasporto efficiente: la bicicletta lo è molto di più, se si pensa che, oggi, a Roma, la velocità media nel traffico cittadino è "la stessa di 100 anni fa, quando c'erano le carrozze a vapore". …

WWW.AVOICOMUNICARE.IT

12 UTILI CONSIGLI PER UNA MOBILITA’ SOSTENIBILE

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Un trasporto veramente sostenibile? A piedi! Sì, a piedi. Non solamente è un modo per spostarsi molto facile da realizzare e poco costoso ma è anche un bellissimo modo per spostarsi senza consumare combustibile di qualche tipo mantenendo il pianeta più pulito e godendo meglio della nostra salute.

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Ma qui vogliamo suggerire un nuovo modo di camminare a piedi, un piccolo vademecum di consigli per meglio apprezzare il banale, vecchio e noioso spostarsi a piedi:

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  • 1. Prima di tutto, per passeggiare a piedi questo deve avvenire interamente un modo "sensuale". Il tuo camminare dovrebbe stimolare in qualche modo tutti i sensi apprezzando gli stimoli che ti provengono dall'ambiente (non pensiamo magari al centro di una metropoli con il suo traffico cittadino):
  • Vista: Osserva le nuvole nel cielo, il sorgere o il tramontare del sole, i fiori e gli alberi, gli uccelli e gli insetti. Più attentamente di come lo faresti tutti i giorni apprezzando la iridescenza della corazza di un coleottero posato su di un fiore.
  • Udito: Ascolta i suoni della natura, la brezza fra gli alberi o la pioggia che cade sul tuo ombrello. Lascia i tuoi alienanti walkman o iPod a casa in modo da ascoltare la musica della natura.
  • Olfatto: Difficilmente odorerai il profumo di rose durante una bella passeggiata ma molti fiori campestri che non immagini profumano di fragranze che non immagini! O anche se l'odore che ti colpisce non è del tutto piacevole, legalo e cercalo di riconoscere da cosa potesse provenire.
  • Tatto: Se apprezzi gli animali da compagnia e durante la tua passeggiata ne incontri in compagnia dei propri proprietari con cautela, rispetto e attenzione avvicinati a loro (prima chiedi al proprietario se è possibile) e accarezzali e sarai ricambiato con un loro personale gesto amichevole o di timore. Se non incontri cani, gatti, mucche, cavalli o pecore, etc. Sfiora qualche corteccia degli alberi che incontri, quella che magari ti stimola e ti incuriosisce maggiormente, così come puoi accarezzare i petali dei fiori apprezzandone la propria morbidezza. O per chi non lo ha mai provato in un prato dove l'erba è piuttosto bassa provate a togliervi le scarpe e camminare a piedi scalzi, è curioso ma la maggior parte delle persone non hanno mai fatto una cosa così semplice o magari fatta solamente da bambini, provateci!
  • Gusto: Se questa bella passeggiata la fate nei mesi estivi potrete incontrare campi di grano o cespugli di more, quindi potrete togliervi qualche sfizio o assaggiare la materia prima della nostra cucina mediterranea: il grano, duro o tenero oppure il frumento. Se la passeggiata la fate in autunno, specialmente in centro Italia, sarà molto facile incontrare per voi un albero di noci.

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  • 2. Il vostro camminare dovrebbe coinvolgere il meno possibile elementi supplementari durante il viaggio. Mentre è davvero piacevole passeggiare in aree naturali, parchi pubblici, spiagge e così via, per spostarvi a piedi per raggiungere una metà e arrivare prima potreste essere tentati di utilizzare un qualche mezzo supplementare … resistete se potete. Anche se non si vive in un paese, cercate comunque di trovare la natura intorno a voi, ovunque sia.
  • 3. Camminare o passeggiare in modo sostenibile significa soprattutto che questo avvenga il più semplicemente possibile. Lasciate a casa quello che non è necessario, uno zaino da escursionismo, attrezzi da campeggio, una macchina fotografica, un notebook (per chi volesse tenere un blog durante la sua passeggiata) un telefono cellulare per gli imprevisti, tutti questi potrebbero essere strumenti che potrebbero facilitare o rendere più creativa la vostra passeggiata. Non uscite di casa per andare a comprare l'ultimo modello di scarpe da trekking perché ti possono sembrare "necessarie" per passeggiare con comodità, valutate con attenzione infatti il vostro abbigliamento per la vostra passeggiata, evitate il non necessario.

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  • 4. Il Jogging può essere una forma di passeggiata e metodo di spostamento. Ma la tua corsetta deve avere un abbondante numero di fermate "per il riposo" lungo il percorso, soprattutto per godere magari della natura che vi circonda. Il Jogging offre meno tempo per fermarsi e apprezzare tutte le cose che ti abbiamo elencato precedentemente per una passeggiata nella natura meravigliosa.
  • 5. La tua passeggiata deve essere compiuta con piena e totale intenzione di compiere un'esperienza nella natura. Se riesci a farlo costantemente, ogni mattina o nel tardo pomeriggio potrebbe diventare un toccasana a lungo tempo irrinunciabile e che potrebbe coinvolgere qualche tuo amico o collega di lavoro anche se l'esperienza realizzata in prima persona è sicuramente di qualità superiore.

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Ma fare una bella passeggiata in modo sostenibile vivendo la natura deve diventare anche un viaggio ideale da compiere in città, aiutando in questo modo a ridurre molti tipi di inquinamento, pensate allo smog che oscura la vista naturale ovunque, le spese di viaggio, il consumo di risorse e la rabbia di guidare nel traffico, solo per citarne alcune. Quindi al fine di facilitare lo spostamento a piedi in città suggeriamo anche qualche consiglio per spostarvi in modo sostenibile anche negli ambienti metropolitani.

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  • 6. Come per una passeggiata immersi nella natura anche il vostro camminare sostenibile in città deve essere il più "sensuale" possibile. Anche se alcune zone della città sono realizzate appositamente in modo che esistano parchi pubblici o eco-architetture, molte (anzi moltissime città) sono delle vere e proprie giungle di cemento armato. Ma anche qui se si fa attenzione potrete ottenere qualche interessante stimolo sensoriale, dai piccioni che lottano nelle crepe o negli anfratti dei palazzi.
  • 7. Per sfruttare al massimo il tuo tempo di percorrenza e di energia impiegata può essere un'ottima soluzione pianificare una strategia con il fine di rendere al meglio il vostro tempo camminando. Questo lo si può realizzare con l'esperienza e la conoscenza del territorio e della città che ci circonda.

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  • 8. Cerca di fare passeggiate piacevoli. Come uscire con gi amici in luoghi interessanti o mai visti. Quindi cercate di non farlo in modo noioso o per dovere, in modo da  evitare di perdere l'amore per ciò che sta dietro una passeggiata e dover potenzialmente rinunciarvi.
  • 9. Utilizzate altri metodi di trasporto sostenibile. Per esempio, combinare uno spostamento a piedi o in bicicletta e autobus per il vostro pendolarismo.
  • 10. Portate con voi attrezzature necessarie e soprattutto utili.Pensate di dover andare a fare la spesa a piedi, potrete portarvi con voi uno zaino o un piccolo carrello per trasportare pesi o qualsiasi altra cosa che si potrebbe voler o aver bisogno trasportare.
  • 11. Utilizza tutto il tuo tempo a disposizione per camminare. Prima e dopo il lavoro, durante le pause, ogni momento è un buon momento per fare una passeggiata all'aperto o in un parco pubblico.
  • 12. Ultimo punto ma di gran lunga non ultimo, camminare in modosostenibile in città dovrebbe farvi sentire bene. E' soprattutto un esercizio olistico ridurre in questo modo l'impatto umano sul pianeta; così come salvare risorse, ridurre l'inquinamento e a vantaggio della vostra salute. Molti dopo aver preso un abitudine come questa di sentono di essere orgogliosi di essere dei camminatori sostenibili instancabili.

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Spero che con questi pochi suggerimenti e promemoria potrete godervi di una buona passeggiata quotidiana o semplicemente decidere di andare al lavoro a piedi. Usare una mascherina in città potrebbe essere un'ottima idea proprio se dovete spostarvi a piedi nelle ore di punta nelle città e metropoli, esteticamente e il comfort non sono il massimo ma vi conserverete almeno giorno dopo giorno i vostri polmoni.

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http://www.genitronsviluppo.com/

LA CASA PASSIVA E IL RISPARMIO ENERGETICO

Cosa significa Casa Passiva, gli impianti che caratterizzano una Casa Passiva e ancora la storia e la diffusione della Casa Passiva in Italia e nel mondo.

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È un particolare standard abitativo basato sull’integrazione di materiali e tecnologie appropriati che assicurano all’edificio un’elevata qualità abitativa ed una sensibile riduzione dei consumi energetici. Tecniche costruttive innovative, sistemi di coibentazione più avanzata e recupero del calore sono le parole chiave che definiscono le sue peculiarità.

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Scopri in cosa consiste realmente una Casa Passiva

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http://www.genitronsviluppo.com/2007/12/04/la-casa-passiva-e-il-risparmio-energetico/

IL CALCESTRUZZO CHE CATTURA LA CO2

Il calcestruzzo sembra un materiale piuttosto inoffensivo. Si comporta praticamente come il fango e non sembra far nulla se non stare lì e indurire. Il fatto è, però, che il calcestruzzo è la più grande fonte artificiale al mondo (la terza per l’esattezza) nella produzione di anidride carbonica. I suoi processi di produzione partendo dal cemento contano almeno dal 5 all’8% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera ogni anno. Superiore perfino al trasporto aereo. Questa percentuale deriva principalmente da due fonti: dall’energia richiesta per “cuocere” il cemento negli appositi forni e dalla conseguente CO2 generata in questo processo. Senza dimenticare la CO2 equivalente che andrebbe considerata in una valutazione di impatto ambientale e intero ciclo di vita del prodotto. A quanto pare, però, non deve essere così. Diverse aziende stanno utilizzando al momento diverse tecnologie che non solo rendono il calcestruzzo neutro al carbonio ma addirittura negativo. La notizia proviene dall’Inghilterra da dove si calcola che entro il 2020 la produzione di cemento e così i suoi derivati come il calcestruzzo raddoppierà.

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Una delle alternative sostenibili, proviene dal lavoro condotto dall’Università di Cardiff e dalla società gallese Cenin. La tecnologia sviluppata utilizza per la produzione del calcestruzzo scarti industriali riducendo la necessità dell’estrazione di materie prime e dunque un minor impatto ambientale. Il passo avanti tecnologico consiste ora in una trasformazione chimica dei materiali utilizzati per la produzione che, a quanto riporta la Ceninpermetterebbe di abbattere del 75% le emissioni di CO2. In realtà l’obiettivo del progetto nato dalla partnership è molto più ambizioso e punta a ridurre ulteriormente questo valore adottando impianti che utilizzano fonti di energia rinnovabile per le proprie lavorazioni. A rendere possibile l’intero progetto è nato il cosiddetto “Sistema-Galles”, una rete di infrastrutture dedicate alla ricerca e all’innovazione che incorpora un network collaudato fra industria e università. Questo ecosistema da la possibilità di accedere a finanziamenti nazionali ed europei oltre a programmi di sostegno pubblico per le imprese più innovative.

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L’altra nuova formula rispettosa dell’ambiente e’ stata elaborata dallaNovacem, sfruttando nuove materie prime, principalmente silicati di magnesio in opposizione al tradizionale cemento Portland, che non solo richiede una temperatura maggiore durante la lavorazione, ma emette CO2 ad alte temperature, i silicati di magnesio invece sono addirittura in grado di assorbirne grandi quantità durante la fase di raffreddamento e di posa in opera. Il nuovo cemento messo a punto durante una collaborazione con la Royal Imperial College di Londra ha già attirato l’attenzione dei colossi dell’edilizia (Rio Tinto Minerals, WSP Group e Laing O’Rourke) e naturalmente di investitori come il Carbon Trust. Novacem vanta cifre di tutto rispetto nella cattura di CO2.Novacem afferma che per ogni tonnellata di cemento utilizzato, vengono catturati sette quintali circa di CO2 e i costi di produzione sarebbero paragonabili a quelli del cemento Portland. Considerato l’importante settore altre società in Europa stanno sviluppando prodotti simili, come l’olandese C-Fix o le australiane TecEco e Calix. Novacem ha già inaugurato il nuovo progetto di impianto pilota grazie anche al co-finanziamento del prezioso ente governativo Technology Strategy Board, promettendo di arrivare ad una prima commercializzazione entro cinque anni.

Calera è un’interessante società californiana che trasforma il carbonioproveniente dalle emissioni industriali in componenti per calcestruzzo e asfalto. Questo processo viene chiamato CMAP (Carbonate Mineralization by Aqueous Precipitation) e coinvolge i gas di combustione attraverso acqua di mare a pH regolato da soluzioni alcaline. Si dice che il processo elimini il 70-90% delle emissioni di CO2 provenienti dai gas, la proporzione è che ogni tonnellata di materiale da costruzione può contenere fino a mezza tonnellata di carbonio catturato.

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Il processo CMAP ha un altro paio di assi nella manica. E ’stato dimostrato che cattura 95-98% di anidride solforosa proveniente dai gas di combustione e neutralizza altri inquinanti come il mercurio, azoto e ammoniaca. Addirittura combinato con un impianto di desalinizzazione, potrebbe anche produrre acqua potabile a basso costo, considerando il fatto che il processo utilizza acqua di mare che verrebbe già pompata e da cui verrebbero rimossi calcio e magnesio in essa contenuti, rendendo il processo di dissalazione più economico e facile. Il nuovo processo mette in luce come una trasversalità di tecnologie sostenibili possano diventare fonte di business, Calera infatti spera che i ricavi generati dai processi di desalinizzazione dell’acqua, insieme alle vendite del cemento, possano contribuire al ritorno economico dei costi dell’intero processo CMAP.

http://www.genitronsviluppo.com/2010/02/15/calcestruzzo-cemento-co2/

SKYLAND

mercoledì 10 febbraio 2010

NOTIZIE NUCLEARI: DAL GOVERNO OK SUI SITI

NOTIZIE NUCLEARI: DAL GOVERNO OK SUI SITI. NOI NON CI FERMIAMO!
 
Poche ore fa il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che disciplina la localizzazione e la realizzazione di nuove centrali nucleari. Ma non ci diranno - prima delle elezioni - in quali Regioni intendono costruire gli impianti!! È un diritto di noi cittadini saperlo!
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La nostra campagna contro questa scelta rischiosa e troppo costosa va avanti. Partecipa anche tu e firma l’appello sul sito www.nuclearlifestyle.it per chiedere ai candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo di dire No al Nucleare. Contro un governo che continua a imporre le sue scelte, l’opposizione delle Regioni è l’unica possibilità che abbiamo per fermare il ritorno del nucleare nel nostro Paese.

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In pochi giorni quasi 12.000 persone hanno firmato il nostro appello!
Se anche tu hai già partecipato, ti chiediamo di aiutarci a diffondere questa importante campagna tra i tuoi amici.

Saluti e a presto!

 

Andrea Lepore
Responsabile Campagna Nucleare

mercoledì 3 febbraio 2010

NANOTUBI IN CARBONIO E BIOPLASTICA CHE ASSORBE co2

La plastica “usa e getta”, o meglio i sacchetti di plastica, possono essere facilmente convertiti in nanotubi di carbonio. Questo afferma l’azienda che ha sviluppato la nuova tecnica che utilizza i nanotubi di carbonio per fabbricare batterie al litio. Efficienza è il nuovo capitolo che attende l’umanità ed oltre a conservare risorse è fondamentale cercare di chiudere al meglio i cicli naturali degli elementi. Dal “recycling” all’”upcycling”, o meglio la conversione di un prodotto di scarto in qualcosa di più prezioso. Creare metodi per sviluppare “upcycling” di rifiuti potrebbe incoraggiare sensibilmente l’intero comparto del riciclaggio: per esempio, utilizzare batteri in grado di convertire le bottiglie di plastica delle bevande in una plastica più preziosa e quindi più costosa.

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La tecnica per convertire la plastica partendo dai sacchetti in nanotubi al carbonio è stata sviluppata da Vilas Ganpat Pol all’Argonne National Laboratory in Illinois ed in particolare converte il polietilene ad alta o bassa densità (HDPE e LDPE) in preziosi nanotubi di carbonio. Il processo finora richiede una considerevole quantità di un catalizzatore per ottenere buoni risultati per i nanotubi in carbonio e i risultati finora hanno portato ancora a rendimenti bassi, circa un quinto del peso della plastica viene convertita e la restante non può essere facilmente recuperata in seguito. Pol, afferma che ancora c’è molto da lavorare ma questo metodo risulta essere ancora uno dei più economici ed ecocompatibili trovati finora per produrre nanotubi in carbonio. “Altri metodi richiedono generalmente una quantità considerevole di energia, nonostante nel mio metodo utilizzo le alte temperature.”

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Geoffrey Mitchell dell’Università di Reading in Gran Bretagna, esperto nel riciclaggio della plastica, pensa che la nuova tecnica è una parte “interessante del puzzle” del riciclaggio dei rifiuti di plastica, soprattutto per produrre materiali adatti all’elettronica. Ma pensa l’uso di sostanze e catalizzatori come il cobalto, relativamente costoso in quanto non recuperabile, potrebbe essere problematico se il sistema viene scalato. Pol d’accordo sulla critica, aggiunge però che il cobalto che utilizzerà proverrà da materiale di recupero e potrà essere in ultima analisi, ancora recuperato.

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Materiali che assorbono CO2 o altri gas che provocano effetto serra saranno sempre più al centro dell’attenzione per l’intero settore della scienza dei materiali e delle chimica. Immaginate ad esempio una paperella di gomma in grado di assorbire CO2 … da questa considerazione è partita la Myriant Technologies LLC che ha appena vinto un finanziamento dall’US Department of Energy per realizzare un nuovo impianto che produrrà acido succinico dal sorgo, utilizzando un processo naturale più efficiente rispetto ai metodi convenzionali. Lo stesso processo è in grado di assorbire anidride carbonica anche più di quello che produce.

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Fino ad ora, il petrolio è stato scelto come la materia prima per la fabbricazione di acido succinico. Se il successo commerciale, di un processo più sostenibile e a base naturale come quello sviluppato dalla Myriant potrebbe avere un impatto significativo sulle emissioni globali di CO2. Considerate solo che l’acido succinico può essere utilizzato in una gigantesca gamma e varietà di materiali non tossici e senza additivi. Dal diesel, ai prodotti farmaceutici a prodotti alimentari senza considerare la plastica con cui si produce dagli involucri alle suole delle scarpe. L’acido succinico può essere estratto dalla biomassa più che dal petrolio o dall’ambra (conosciuto anche come acido d’ambra). La Myriant ci ha impiegato quattro anni a sviluppare il suo processo di produzione di acido succinico da sorgo, prima di andare in produzione su scala commerciale. Il nuovo impianto per estrarre la preziosa materia prima dal sorgo sarà costruito presso il Porto di Lake Providence, Louisiana.

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La Myriant diventa così una delle prime imprese su scala commerciale a chiudere la porta al petrolio per produrre materie prime per bioplastica. Contemporaneamente anche la Pomacle in Francia si prepara alla propria start-up per produrre sempre il prezioso acido succinico. La Pomacle punta ad estrarlo da grano, mais, canna da zucchero, riso, e glicerina (sottoprodotto importante della produzione di biocarburanti). Oltre ad altre materie prime per la bioplastica come le alghe e le acque di scarico, o le fibre naturali come gusci di noce di cocco, è necessario che il mercato punti in alto a scardinare il monopolio del petrolio e addirittura le forze armate Usa si stanno “svegliando”  per utilizzare processi a base biologica come quelli sopra descritti per produrre, materie plastiche compostabili per l’imballaggio di alimenti da campo.

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REF.http://www.genitronsviluppo.com/2010/01/04/nanotubi-in-carbonio-e-bioplastica/

Sun Catalytix,

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Sun Catalytix, una società che sta cercando di sviluppare un rivoluzionario sistema ad energia pulita, ha terminato un consistente turno di finanziamenti ed ha appena ottenuto la licenza per l’utilizzo della nuova tecnologia del Massachusetts Institute of Technology. Ma vediamo in particolare di cosa si tratta. Sun Catalytix è stata costituita circa un anno fa con lo scopo di commercializzare la rivoluzionaria ricerca del professore del MIT Daniel Nocera, in cui egli tenta di imitare il processo di fotosintesi. Sun Catalytix utilizza pannelli fotovoltaici per produrre idrogeno, immagazzinarlo e conservarlo per poi utilizzarlo per produrre elettricità grazie ad una caldaia a celle a combustibile.

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Guarda il video su MIT TechTV

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ENERGIA SOLARE + IDROGENO

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Il nucleo della tecnologia della Sun Catalytix, che ha sviluppato Nocera è un elettrolizzatore a basso per scindere l’acqua in ossigeno e idrogeno. L’idrogeno così può poi essere utilizzato con una caldaia a celle a combustibile per produrre elettricità. Nocera immagina che le case del futuro potrebbero essere dotate di pannelli fotovoltaici per la produzione di idrogeno dall’acqua durante il giorno. E di notte, l’idrogeno immagazzinato potrebbe alimentare la casa senza rilasciare emissioni di anidride carbonica. Il concetto fondamentale dell’elettrolizzatore della Sun Catalytix è che è stato progettato per essere realizzato con materiali economici e lavorare con tutti i tipi di acqua.

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“Dividere l’acqua per creare idrogeno è un concetto vecchio come le colline. La svolta è che può avvenire in modo economico. Operare con acqua sporca, come l’acqua di un fiume cittadino o addirittura utilizzando acqua salata dal mare”, affermano dalla Sun Catalytix. Il catalizzatore che scinde le molecole d’acqua utilizza fosfato di cobalto, che è un materiale abbondante e a buon mercato rispetto ai costosi metalli come il platino. Questa tecnologia di cui abbiamo già discusso potrà diventare realtà, affermano speranzosi i venture capitalist nel giro di cinque o sette anni.

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E adesso le persone che vivono off-grid con pannelli fotovoltaici sul tetto e possono contare su batterie di stoccaggio durante la notte in futuro potrebbero utilizzare direttamente l’energia solare per produrre idrogeno e trasformarlo in energia elettrica. Alle conferenze pubbliche a Nocera piace portare una bottiglia d’acqua. “Tutte le esigenze di una famiglia in fatto di energia elettrica di notte, potrebbero essere immagazzinate in cinque bottiglie d’acqua”, afferma Nocera. Nessuno conosce in dettaglio il futuro dell’energia solare. Ma ora la ricerca si sta spingendo su come è possibile immagazzinarla al meglio ed un metodo, una tecnologa sostenibile, si è scoperta.

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rEF. http://www.genitronsviluppo.com/2009/12/14/sun-catalytix-daniel-nocera/#more-4846

OSMOSI: PRIMA CENTRALE AD OSMOSI IN NORVEGIA

Sulle rive di un fiordo di Oslo in Norvegia meridionale, si produce energia elettrica utilizzando il processo naturale dell’osmosi, che mantiene vive le piante e le cellule del nostro corpo rigide e idratate. L’osmosi si verifica ogniqualvolta due soluzioni di concentrazioni diverse si incontrano in una membrana semipermeabile. Le due concentrazioni diverse attraverso una membrana semipermeabile genera una differenza di pressione che può essere sfruttata per generare energia. “Il potenziale è enorme”, afferma Terje Riis-Johansen, il ministro norvegese per l’energia, intervenendo alla cerimonia di apertura del nuovo impianto di Tofte, Oslo.

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OSMOSI ED ENERGIA RINNOVABILE

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Mescolare acqua salata e acqua dolce e il gioco è fatto. Il concetto di osmosi introdotto quasi 40 anni fa, continua ad evolversi come una fonte potenzialmente significativa di energia. Con la pressione di aziende come PX Exchanger ed Energy Recovery, Inc. (ERI) si è contribuito a far avanzare il settore dell’osmosi come una valida fonte di energia rinnovabile. L’osmosi si verifica in tutti gli organismi viventi e nel mondo intorno a noi. Ad esempio, le piante usano l’osmosi per attingere acqua dalle loro radici.

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Statkraft, il gigante delle rinnovabili svedese ha creato e messo in opera il progetto, le stime del potenziale totale globale del potere osmotico è di circa 1700 terawatt-ora all’anno – circa il 10% del consumo e fabbisogno mondiale di energia elettrica ora. Nella centrale elettrica ad osmosi viene utilizzata una soluzione di acqua salata ed una di acqua dolce che si riuniscono presso la foce del fiordo. I due liquidi sono pompati da entrambi i lati attraverso una membrana, dove si crea osmosi ed una pressione pari ad una colonna d’acqua alta 120m. Questa pressione viene utilizzata per produrre energia grazie ad una turbina.

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OSMOSI: TENCOLOGIA E POTENZIALE

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Molte delle principali città del mondo si trovano nei pressi di estuari di fiumi e questi rappresenterebbero una situazione ideale per produrre energia elettrica dall’osmosi. Come possiamo immaginare, a differenza dell’energia eolica e solare, l’osmosi è in grado di fornire una continua fonte di energia, sebbene un fiume stagionalmente subirebbe modifiche della portata d’acqua. Il potenziamento della tecnologia potrebbe rivelarsi difficile, affermano i critici, perché delle questioni fondamentali come l’effetto del limo e i batteri contenuti nell’acqua del fiume inciderebbero negativamente sulle prestazioni delle membrane nel corso del tempo e finora rimangono questioni irrisolte.

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Stein Erik Skilhagen,della Statkraft, ammette le incertezze, ma afferma anche che è importante avere un inizio. “Ci sono senza dubbio molte sfide da vincere. Ma non posso dirti quello che sarà.” Tra i vari progetti che si stanno costituendo in tutto il mondo per produrre energia rinnovabile quello della Statkraft, leader in Europa per le società energetiche rinnovabili. Secondo l’azienda, il progetto ha una capacità limitata ed è in fase di test al momento, ma sperano di commercializzare presto la tecnologia. L’impianto prototipo produce 2-4 KW di potenza una capacità limitata di produzione ma la Statkraft si concentrerà principalmente sui test e lo sviluppo della tecnologia per l’applicazione commerciale.

rEF. http://www.genitronsviluppo.com/2009/12/14/osmosi-prima-centrale-elettrica-in-norvegia/#more-4852

PIÙ MOBILITÀ, MENO CO2


Mobilità sostenibile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 2009 negli Stati Uniti sono state demolite 14 milioni di auto mentre ne sono state vendute 10 milioni. Il parco auto degli Usa si è quindi ridotto del 2% ed è la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale. Anche se la crisi economica sembra la spiegazione più ovvia del fenomeno non è la sola: dal 2005 al 2008 l’utenza del trasporto pubblico nelle città americane è aumentata del 9%, città come Phoenix, Seattle, Houston, Nashville e Washington DC hanno potenziato gli autobus e le metropolitane, hanno creato
piste ciclabili e pedonali, e nuove corsie preferenziali per i bus veloci. Se la tendenza rimane costante si stima che entro il 2020 ci saranno in circolazione 25 milioni di automobili in meno. Incentivi per emettere meno CO2 È terminato, dopo due anni, il
programma “Personal allowance carbon tracking scheme” (Pact), organizzato in Gran Bretagna dalla WSP Environment & Energy per stimolare i propri dipendenti a essere più
ecologici. Chi, nel corso dell'anno, riesce a usare i mezzi pubblici, consuma meno carta e plastica, fa più attenzione al risparmio energetico, riceve un bonus economico in busta paga (100 sterline). I 650 dipendenti che hanno aderito all’iniziativa sono riusciti a diminuire le proprie emissioni del 10%.

(di Jacopo Fo, Simone Canova, Maria Cristina Dalbosco, Gabriella Canova)
Ref  il fatto

martedì 2 febbraio 2010

Quanto è sostenibile il tonno che mangi?

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sai cosa c'è davvero nelle scatolette di tonno che compri?
Per scoprirlo, abbiamo inviato un questionario alle aziende responsabili dei più importanti marchi di tonno in scatola presenti sul nostro mercato e sulla base delle risposte pervenute abbiamo pubblicato la classifica "Rompiscatole".
Coop, ASdoMar e Mare Blu sono ai primi posti in classifica: sebbene non siano effettivamente sostenibili, hanno almeno una regolamentazione scritta.
Zero in classifica per due dei marchi più venduti in Italia - Tonno MareAperto STAR e Consorcio - per la loro assoluta mancanza di trasparenza. Su 14 marchi valutati, 11 finiscono nella sezione "in rosso", perché non hanno ancora adottato criteri chiari per garantire che la pesca del tonno non danneggi l'ambiente.
Per pescare il tonno si utilizzano spesso metodi distruttivi che sono responsabili della cattura accidentale di un'ampia varietà di altre specie, tra cui tartarughe e squali ed esemplari immaturi di tonno. Il pinna gialla, il più consumato in Italia, è sotto pressione e la salvaguardia di alcuni stock desta ormai serie preoccupazioni.
In Italia si consumano più di 140mila tonnellate di tonno in scatola all'anno: prima che anche gli stock di tonno tropicale vengano totalmente compromessi, bisogna ridurre gli sforzi di pesca, eliminare gli attrezzi pericolosi e tutelare con riserve marine le aree più importanti per queste specie.

Saluti e a presto!

Giorgia Monti
Responsabile Campagna Mare

Ref http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/

IL TONNO IN TRAPPOLA

Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale, con un
volume d’affari che si aggira intorno ai 19,3 miliardi di euro l’anno2, ma ben pochi
consumatori sanno cosa davvero si nasconde nelle scatolette.
Le campagne pubblicitarie cercano di far apparire la pesca al tonno come una
pittoresca industria artigianale, ma in realtà le flotte che pescano il tonno sono tra le
più industrializzate al mondo, e sono responsabili di gravi impatti sugli oceani. Questo
tipo di pesca minaccia da un alto le risorse da cui dipende, sovrasfruttando gli stock
di tonno e catturandone esemplari giovanili, e dall’altro l’intero ecosistema marino. Il
tonno è solitamente pescato con metodi che causano ogni anno la morte di migliaia
di squali e tartarughe marine, tra cui specie minacciate d’estinzione. A soffrirne
purtroppo non è solo l’ambiente ma anche le popolazioni costiere i cui mari in cambio
solo di una piccola parte dei guadagni, vengono depredati da flotte straniere e dal
fenomeno sempre più diffuso della pesca illegale.
L’Italia è uno dei più importanti mercati europei per il tonno in scatola, con un
consumo annuo che supera le 140.000 tonnellate, e il secondo più grande produttore
in Europa, con una produzione che nel 2006 arrivava a 85.000 tonnellate di scatolette
per un fatturato di circa 500 milioni di euro3. Distributori e produttori di tonno in
scatola nel nostro paese hanno la responsabilità di confrontarsi con gli impatti causati
dalla pesca al tonno da cui il loro business dipende.
Per questo Greenpeace ha lanciato un’indagine sulla sostenibilità delle scatolette di
tonno vendute in Italia, contattando ben 14 aziende3, che insieme coprono più
dell’80% del nostro mercato. Tra i marchi più conosciuti:
h Riomare, di proprietà del gruppo Bolton, multinazionale olandese proprietaria
anche di Palmera e Alco, e leader indiscusso con il 38% del mercato italiano,
h Nostromo, di proprietà del gruppo spagnolo Calvo, seconda azienda in Italia, con
quasi il 10% del mercato4
È necessario cambiare il modo in cui la pesca al tonno viene gestita e introdurre
modifiche sostanziali nei metodi di pesca utilizzati se vogliamo davvero proteggere
l’ecosistema marino e garantire che risorse come il tonno non si esauriscano. Le
decisioni dei produttori di tonno in scatola e della grande distribuzione organizzata nel
nostro Paese possono davvero trasformare questo mercato, facendo crescere la
domanda per un tonno pescato in maniera equa e sostenibile.

STOCK DI TONNO IN DECLINO

Con il nome generico di “tonno” si indica in realtà un gran numero di specie diverse di
pesci predatori, di varia taglia, ampiamente distribuite nei diversi oceani e mari del
mondo. La maggior parte del tonno in scatola venduto in Italia è una specie
conosciuta come tonno pinna gialla (Thunnus albacares). Più raramente sugli scaffali
dei nostri supermercati si trova il più piccolo e meno conosciuto tonnetto striato
(Katsuwonus pelamis) talvolta indicato come “skypjack”.
Anni di cattiva gestione e pesca eccessiva hanno causato la crisi della maggior parte
degli stock di tonno. Dei 23 stock sfruttati commercialmente:
h almeno 9 sono classificati come completamente pescati (fully fished)
h 4 sono considerati sovrasfruttati o completamente esauriti
h 3 sono classificati come gravemente minacciati
h 3 sono minacciati
h 3 sono vulnerabili all’estinzione6

lunedì 1 febbraio 2010

Geotermia FAQ


Cosa è la GEOTERMIA?

Cosa è un impianto geotermico? Esistono due "geotermie".
Quella classica, relativa allo sfruttamento di anomalie geologiche o vulcanologiche.
Quella a "bassa entalpia", relativa allo sfruttamento del sottosuolo come serbatoio termico dal quale estrarre calore durante la stagione invernale ed al quale cederne durante la stagione estiva.
Il primo tipo di geotermia, riguarda la produzione di energia elettrica (vd Lardarello) e le acque termali (Aqui Terme in Piemonte, Abano Terme in provincia di Padova, Lazise e Caldiero in provincia di Veorna, Ferrara in Emilia etc.) utilizzate a fini di riscaldamento.
La geotermia a bassa entalpia, è quella "geotermia" con la quale qualsiasi edificio, in qualsiasi luogo della terra, può riscaldarsi e raffrescarsi, invece di usare la classica caldaia d’inverno ed il gruppo frigo d’estate.

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Si può usare proprio dappertutto?
Non proprio. Il sistema è applicabile in qualsiasi tipo di sottosuolo, in qualsiasi regione d’Italia, in qualsiasi situazione geografica: al mare, in montagna, in pianura, in collina, in riva al lago, in città, in campagna, etc.
Le uniche eccezioni sono costituite da sottosuoli carsici, e dai sottosuoli con attività geotermica ad alta entalpia.
Nei sottosuoli carsici, in cui vi sono cavità ipogee vi sono grosse problematiche di perforazione; in secondo luogo la grotta sotterranea costituisce una zona nella quale la sonda geotermica non scambia termicamente.
I sottosuoli che presentano attività geotermica classica possono essere sfruttati con sonde geotermiche coassiali in acciaio inox, solo per la produzione di fluidi caldi per il riscaldamento.
Questo sfruttamento può avvenire mediante utilizzo diretto, oppure accoppiando il sistema ad una pompa di calore.
Come faccio a sapere se il mio sottosuolo è idoneo?
Questa valutazione compete al geologo, che dispone di cartografie e banche dati a cui attingere. Qualora si sospetti la presenza di cavità ipogee, è necessario effettuare opportune indagini geofisiche per ricerca di cavità carsiche, mediante tomografie elettriche.
GEOTERMIA A BASSA ENTALPIA
La falda come influenza l’impianto geotermico?

In presenza di una falda, il sistema rende di pi&ugrave. Inoltre la risorsa idrica non viene in alcun modo alterata, perchè si tratta solo di uno scambio termico.
Ma allora si può usare per riscaldare qualsiasi abitazione?
No. In realtà il limite della tecnologia risiede nel fatto che è economicamente appetibile solo in presenza di terminali a bassa temperatura.
Che cosa sono i terminali a bassa temperatura?
Gli impianti di riscaldamento sono costituiti da due parti:
- un generatore di calore,
- dei terminali di distribuzione.
Alcuni esempi di generatori di calore sono: caldaie tradizionali a gas, a gasolio, a GPL, geotermia, caldaie a biomasse, tele- riscaldamento, etc.
I terminali, invece sono ovvero i classici radiatori, oppure i ventil convettori, gli impianti a pavimento, parete, soffitto etc.
Di solito i radiatori lavoro con temperature "elevate" 65-70�C e sono definiti terminali ad alta temperatura. Gli impianti a pannelli radianti a pavimento, parete, soffitto, lavorano a 30-35�C e pertanto sono definiti a bassa temperatura.
I ventil convettori, in funzione di come sono dimensionati, possono lavorare a temperature variabili.
Ho un impianto a radiatori, posso installare la geotermia?
Di solito i radiatori lavorano con temperature che superano i 60�C. Questa temperatura di lavoro vanifica i risparmi in bolletta. La soluzione in questi casi consiste nel sostituire i radiatori tradizionali con terminali a bassa temperatura.
Quando conviene installare la geotermia?
Senza dubbio in occasione di nuove costruzioni e ristrutturazioni complete, oppure per la sostituzione di una caldaia a gasolio o a GPL.
Quando conviene non installare la geotermia?
Nel caso siano presenti radiatori, o in un impianto nel quale sia stata già montata la caldaia a metano.
Ho una caldaia a metano, posso installare la geotermia?
Non conviene.
Mi riscaldo con il GPL, spendo cifre importanti e sto al freddo.
In questo caso, qualora si sia disponga di terminali a bassa temperatura, è opportuno prendere in considerazione l’ipotesi di installazione di un impianto geotermico.
Devo costruire una nuova casa e vorrei installare un impianto geotermico. Devo prevedere l’installazione di una caldaietta di supporto?
No. L’impianto geotermico è più che sufficiente a garantire tutta l’energia necessaria.
L’integrazione dei picchi di richiesta di energia termica e/o frigorifera, se sono sconsigliati per piccoli interventi (abitazioni mono/bi familiari, piccoli condomini, etc), vanno valutati in applicazioni più importanti, in quanto ottimizzano il rapporto costi di investimento / costi di gestione.
Sono un tipo freddoloso e a casa ho bisogno di 22�C; la geotermia è in grado di mantenere questa temperatura?
In realtà non serve solo la geotermia. Il caldo in casa lo garantiamo se l’impianto geotermico, lavora con un impianto interno dimensionato correttamente.
Chi si occupa del dimensionamento dell’impianto interno?
Questo è il lavoro degli studi di termotecnica, che progettano e dimensionano tutti gli impianti. Non solo. Il progettista termotecnico è colui che poi garantisce che l’impianto nel suo complesso funzioni come da aspettative.
Quanto costa un impianto geotermico?
Il costo è funzione del carico termico dell’edificio, ovvero di quanto calore l’edificio ha bisogno, e del tipo di sottosuolo dal quale si preleva calore. Ipotizzando dei dati medi, per una abitazione di 150 mq sono necessari circa 20.000 euro.
Bolletta energetica annuale - Stima edificio mediamente isolato
Riscaldamento geotermico / raffrescamento passivo: 800 euro/anno
Metano / condizionamento tradizionale: 2.100 euro/anno
GPL / condizionamento tradizionale: 4.500 euro/anno
Gasolio / condizionamento tradizionale: 3.800 euro/anno
Dati aggiornati dicembre 2008
In quanto tempo si ammortizza?
Questa domanda richiede una risposta articolata. In primo luogo quello che si ammortizza è l’extra costo dell’impianto.
Seconda ovvia considerazione è che i tempi di ammortamento dipendono da:
- quale sia la tecnologia tradizionale di confronto (metano, gasolio, GPL)
- se l’impianto geotermico si usa per solo riscaldamento o anche per raffrescamento.
Riferendosi al caso della villetta da 150 mq, ipotizzando che l’alternativa sia il metano e supponendo di voler sia riscaldare che raffrescare, si ha che un impianto tradizionale ha i seguenti costi:
- caldaia a condensazione 4.000 euro
- canna fumaria 2.000 euro
- gruppo/i frigo esterni 4.000 euro
- regolazioni 2.000 euro
Ammortamento
Costo impianto geotermico = 20.000 euro
Costo impianto tradizionale = 12.000 euro
Extra costo = 8.000 euro
Risparmio annuo = 1.300 euro
Ammortamento = 8.000/ 1.300 = 6,1 anni.
Nota bene
Tale dato è assolutamente medio ed indicativo.
Nella realtà, per la tipologia di impianto considerata, si osserva un ammortamento che va dai 4 ai 6 anni.
A questo va aggiunto il fatto che:
1. le manutenzioni sono praticamente inesistenti;
2. la vita media di una pompa di calore geotermica si stima essere pari ad almeno il doppio della vita media di una caldaia.
Con la caldaia esiste il pericolo di produzione di monossido di carbonio. C’è qualche pericolo simile con la pompa di calore geotermica?
No

Ref. http://www.geotermicasaval.it/geotermia_FAQ.php

Nucleare: facciamo un po' di conti

 

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Sono in pochi in Italia a conoscere l'imponente futuro Piano Energetico francese annunciato qualche mese fa dal Ministro per l'Ecologia, Jean Louis Borloo.Un piano che parla chiaro: investimenti massicci sulle Fonti Energetiche Rinnovabili.E sono in pochi a sapere che gli U.S.A. hanno detto STOP allo stoccaggio di scorie radioattive provenienti dall'Europa.Sono in molti a credere invece che il nucleare in Italia sia necessario.Tra discorsi da bar e dibattiti parlamentari, facciamo un po' di conti.

Secondo il nostro Governo il ritorno al nucleare è necessario per 4 ragioni:

  1. riduzione del costo dell'energia elettrica
  2. indipendenza energetica
  3. diversificazione delle fonti
  4. Il nucleare è una risorsa abbondante

Vediamo se ciò corrisponde alla realtà:
  1. secondo gli studi del MTI il costo di produzione dell'energia elettrica nucleare è di circa 0,07€ al kWh, in Italia l'energia elettrica sul libero mercato è trattata mediamente a 0,076 € al kWh, (se è il prezzo di cessione il costo di produzione è per ciò inferiore)
    123573215390_mercato elettrico.jpg

    Fonte: www.mercatoelettrico.org
    Quindi la convenienza non c'è, anzi, considerando che i costi di decommissioning delle centrali nucleari è 10 volte superiore ai costi di decommissioning delle altre centrali, invece di una convenienza avremmo una perdita netta.
    Il Governo sostiene poi che paghiamo l'energia elettrica il doppio di quanto la pagano i francesi, ma non è vero.
    123573212214_confronto costi ee.jpg

    Fonte: www.altroconsumo.it

    Come si vede dal grafico, paghiamo un 10% in più dei Francesi e siamo nella media europea. Dobbiamo in più tener presente che imposte ed accise in Italia sono altissime: più di 0,10 € kWh. Inoltre le nostre compagnie energetiche, al contrario dell'EDF, distribuiscono lauti dividendi.

  2. E' assurdo parlare di indipendenza energetica in riferimento al nucleare in quanto abbiamo irrisorie risorse di uranio: saremmo comunque costretti ad importare la materia prima dall'estero, proprio come facciamo per il metano, il petrolio e il carbone.
  3. I nostri consumi di energia elettrica sono già per il 15% derivati da energia nucleare che importiamo dalla Francia, Svizzera e Slovenia; il nucleare fa già parte del nostro mix energetico. Peraltro è energia che i paesi confinanti producono in surplus di notte e che viene accumulata grazie ai bacini idroelettrici che ci permettono di utilizzarla di giorno nelle ore di punta: il sistema energetico è oggi ben bilanciato e sinergico: aggiungere potenza nucleare significa sbilanciare il mix energetico con ripercussioni sui sistemi di accumulo che diverrebbero insufficienti.
  4. Abbiamo già visto che in Italia non ci sono riserve di Uranio: il 90% è prodotto in soli 10 paesi nel mondo.Attualmente le riserve di Uranio sono tali da permettere l'alimentazione dell'attuale parco centrali globale per circa 60 anni, però le circa 450 centrali nucleari globali soddisfano solo il 6% del fabbisogno energetico. Se vogliamo soddisfare il 20% del fabbisogno l'uranio sarebbe consumato in soli 20 anni ... neanche il tempo utile di vita delle nuove centrali, che si contenderebbero la risorsa con ulteriore aggravio di costi.

Per concludere la tecnologia che il governo propone non ci da nessun beneficio e tutte le problematiche tecniche e sociali collegate alla gestione delle scorie rendono la proposta ancor più negativa.
Molti paesi avanzati hanno già individuato nelle Fonti Energetiche Rinnovabili la strada maestra su cui procedere. Come abbiamo sbagliato negli anni '80 a scegliere una strada diversa rinunciando al nucleare, ora rischiamo un'altra volta la strada sbagliata non investendo nelle FER che permettono, loro sì, indipendenza energetica, diversificazione e sviluppo economico già da ora senza ritrovarci un'altra volta tecnologicamente in ritardo rispetto agli altri paesi moderni.

Donatello Negrisolo, candidato provinciale (PD) MoVimento Veneto a 5 Stelle

http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/veneto/energia/