Negli ultimi tempi gli studi sul Sole, sempre più numerosi a dimostrazione di un interesse fortemente accresciuto, vanno tutti più o meno nella medesima direzione: diminuzione progressiva delle macchie fino a prevederne la scomparsa. Ciò è già accaduto in passato ed ha significato un sensibile calo dell'attività della nostra stella con serie ripercussioni sul clima terrestre.
Aldo Meschiari: 02-10-2010 ore 08:33
Sembrano molto lontani i tempi in cui il Sole veniva relegato al semplice ruolo di costante, indicato con quella lettera k che praticamente lo espelleva dal dibattito scientifico intorno ai Cambiamenti Climatici. Valutandone infatti solo l'irradianza (circa 1353 W/m2), cioè la quantità di radiazione elettromagnetica che arriva sulla Terra, o meglio sulla superficie superiore della atmosfera, si affermava che essa variava di poco tra un ciclo solare e un altro. Troppo poco perché potesse essere considerata una forzante climatica degna di attenzione.
Al contrario, negli ultimi anni, sempre più studiosi, provenienti da un vasto e multidisciplinare retroterra scientifico, si sono avvicinati allo studio del Sole. Per lo più questa rinata attenzione per la nostra stella nasceva dalla consapevolezza che il suo ruolo era tutt'altro che definito e chiaro, ma soprattutto non estraneo alle modificazioni climatiche terrestri di breve e medio termine. Per fare ciò si sono valutati molti altri aspetti dell'attività solare, prima tralasciati, come ad esempio il vento solare, il rapporto con i raggi cosmici, e soprattutto l'incidenza del campo magnetico solare su quello terrestre (ad esempio indice AP).
Altri studiosi hanno invece esaminato le possibili correlazioni statistiche tra l'attività solare e le variazioni climatiche terrestri, evidenziando spesso notevoli connessioni: un esempio fra tutti è quello di Scafetta, da noi recentemente intervistato.
Ma è sul campo magnetico solare, che sarebbe generato dal movimento del plasma nella zona convettiva del sole, che vogliamo soffermarci, in quanto appare sempre più evidente che è tutt'altro che stabile. Queste sue modificazioni, le cui cause sono ancora oggetto di discussione scientifica, produrrebbero variazioni molto più facili da vedere e misurare, come ad esempio il numero delle macchie solari. In poche parole, tale numero dipende direttamente dalla forza del campo magnetico solare: più questo è debole e minori saranno le macchie sulla sua superficie. Si parla spesso delle macchie solari perché offrono la possibilità di fare confronti diretti col passato, andando indietro di qualche secolo: possibilità in questo campo più unica che rara. Ovviamente esistono molti altri indici più precisi, scientificamente parlando, dell'attività solare, che grazie ai moderni strumenti ci offrono un'immagine più approfondita della nostra stella. Il loro unico difetto è che non possono essere utilizzati per confronti diretti con i secoli o i millenni passati.
Studiosi come Archibald, Spencer e ultimamente Livingston e Penn hanno lavorato molto sul campo magnetico solare, arrivando a conclusioni simili: esso, dopo una fase di fortissima attività intorno alla seconda metà del XX secolo, sarebbe oramai all'inizio di una lenta e inesorabile diminuzione. Addirittura, un recente studio di Livingston e Penn preannuncerebbe la scomparsa delle macchie solari o comunque una loro diminuzione molto importante, nel corso dei prossimi cicli. Già l'attuale ciclo è previsto debole, se non molto debole. Lo stesso insigne fisico solare David Hathaway, al servizio della Nasa, ha dovuto rivedere al ribasso diverse volte la sua previsione del ciclo 24.
Quindi i prossimi cicli, in particolare il 25, potrebbero rivelarsi davvero molto deboli.
Qualcuno si spinge addirittura a prevedere una fase simile a quella del Minimo di Maunder, quando per alcuni decenni alla fine del secolo XVII, le macchie solari scomparirono. Le conseguenze climatiche di tale debole attività solare furono quella che gli storici hanno chiamato Piccola Era Glaciale.
Per concludere questo mio articolo è necessario fare alcune precisazioni.
Intanto mi scuso con gli esperti per il linguaggio molto semplice, a volte forse semplicistico, ma lo scopo primario del Meteogiornale è quello di riuscire a parlare ad una fascia di utenti sempre più vasta: spesso infatti i lettori ci chiedono di essere più chiari e semplici nei nostri interventi.
Infine è necessario ribadire che tale campo di studi, pur se molto affascinante e a mio parere molto promettente, è ancora lontano dall'emettere delle sentenze definitive.
Insomma, valga sempre il consiglio maneggiare con cura.
Aldo Meschiari
http://www.meteogiornale.it/notizia/18836-1-il-sole-andra-in-bianco-nei-prossimi-anni