L’acqua vale oro. Produce energia elettrica senza inquinare. E, miracolo ancora più incredibile, rimette in sesto le finanze disastrate delle Province: nelle casse delle amministrazioni – quando la riforma sarà a regime – potrebbero arrivare 1,4 miliardi. A costo zero per lo Stato. Attenzione, la pioggia di denaro non cadrà su tutte le province, ma soltanto su quelle che ospitano centrali idroelettriche. E allora se sovrapponi la mappa delle dighe a quella degli enti locali trovi la prima sorpresa: la maggioranza delle province beneficiarie sono al Nord. Di più, sono amministrate dalla Lega. Non basta: una buona fetta di quei miliardi finiranno proprio a province e mini-province (da Sondrio a Belluno, passando per Verbania) su cui minacciava di abbattersi la scure dei tagli. Ricordate? Il Carroccio insorse. Bossi avvertì: “Se toccano Bergamo è guerra civile”.
Il regalino nella Finanziaria
Anche così si capisce l’attaccamento della Lega alle sue province, perché l’idea di “indennizzare” le amministrazioni che ospitano gli impianti idroelettrici era già pronta nel cassetto, ma il taglio proposto dal centrodestra rischiava di mettere tutto in discussione. L’articolo, quasi invisibile, nascosto nel mare magno della Finanziaria, promette di avere effetti positivi. Insomma, è un aperitivo di federalismo fiscale approvato da Camera e Senato senza che nessuno se ne accorgesse.
Di che cosa si tratta con precisione? “Le concessioni delle centrali idroelettriche saranno rinnovate soltanto se i gestori faranno entrare nelle società anche le province (con quote tra il 30 e il 40 per cento)”, spiega Jonny Crosio, deputato della Lega, uno dei padri dell’articolo della Finanziaria (insieme con il senatore Massimo Garavaglia).
In soldoni: secondo le stime Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili), ogni anno i ricavi della produzione di energia idroelettrica valgono 3,5 miliardi. “Finora, però, restava quasi tutto nelle tasche delle società che gestiscono gli impianti”, spiega Massimo Sertori, presidente della Provincia di Sondrio. Aggiunge: “La nuova norma invece stabilisce che le concessioni in via di scadenza (quindi non tutte subito, la riforma produrrà tutti gli effetti in quindici anni) siano rinegoziate con i giganti del settore. Se i gestori accetteranno l’ingresso delle Province, la durata sarà prorogata di sette anni. Altrimenti – spiega Sertori – si farà una nuova gara aperta a tutti”. Insomma, le province avranno diritto fino al 40 per cento delle quote, quindi dei ricavi. Appunto 1,4 miliardi. Non solo: “I benefici andranno a tutti, dal Nord alla Calabria”, osserva Crosio.
Un tesoretto per il Nord
Di sicuro, però, i maggiori beneficiari si trovano a Nord dove ogni anno si producono 31.108,3 Gwh contro i 3.701,2 del Centro e 7.547,4 del Sud. La regione più produttiva è la Lombardia (9.420,8 Gwh). Un esempio per tutti: Sondrio, appunto. Da qui, ai piedi della Valtellina, arriva il 14 per cento dell’energia idroelettrica prodotta in Italia e il 50 per cento di quella lombarda. Quando la nuova legge andrà a regime porterà quasi 400 milioni. Da subito comunque saranno oltre 70, per una Provincia che oggi ha un bilancio di 30 milioni. Allora non c’è da stupirsi se in Valchiavenna e Valtellina l’approvazione dell’articolo 15 della Finanziaria è stata salutata con più entusiasmo di una vittoria dell’Italia ai mondiali. Qui davvero la vita sta per cambiare.
Sertori la spiega così: “Dalla Valtellina al bellunese, le nostre montagne si vedono “scippati” miliardi di metri cubi d’acqua. Queste zone hanno pagato un prezzo ambientale altissimo alle centrali, ci sono fiumi devastati, decine di dighe. Una volta davano lavoro, oggi nemmeno quello. Finora a Sondrio restano solo 19 milioni di canoni. Almeno così una parte della ricchezza rimarrà nel territorio e contribuirà a recuperarlo”. Ma non è solo una questione di denaro: “Se le Province entreranno nella gestione delle centrali, potranno anche vigilare sulla tutela dell’ambiente che in una zona turistica è la principale risorsa. Alla nostra terra ci teniamo. A Sondrio siamo stati i primi in Italia a preparare un “bilancio idrico” dei torrenti delle valli. Abbiamo messo un freno alle domande per installare nuove centrali elettriche: eravamo arrivati a 120 progetti”. Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente, commenta: “Alla base della legge c’è chiaramente una visione leghista che favorisce il Nord. Lo spirito, però, non è negativo: dopo tanti regali alle grandi concessionarie, le amministrazioni si riappropriano del controllo delle acque che sono pubbliche”.
Andrea Agapito, responsabile acque del Wwf, ha qualche perplessità: “Le Province devono vigilare su chi gestisce le centrali idroelettriche. Se entreranno nelle società ci sarà un conflitto di interessi: saranno controllori e controllati. Per non dire dei rischi economici: e se poi le imprese fallissero?”. Un altro dubbio che qualcuno avanza: le entrate per gli enti locali aumentano, ma anche le poltrone da spartire. La Lega ha puntato tutto sulla legge. Crosio ci tiene a precisare: “Bossi in persona ha sostenuto la novità”. Non c’è dubbio: una legge che porta centinaia di milioni ai collegi elettorali del Carroccio. Ma liquidarla come un’abile mossa politica sarebbe un errore. L’articolo della Finanziaria in poche righe spiega anche tanto del radicamento della Lega nel suo territorio.
Da il Fatto Quotidiano del 28 settembre 2010
Da Sondrio a Belluno: il regalo del governo per risanare i conti delle province del Carroccio. Gli enti locali potranno diventare azionisti delle società che gestiscono gli impianti