[ Come Raffreddare e Attenuare i Cambiamenti Climatici. Nuove Colture Agricole Grazie alla Biogeoingegneria Potrebbero Meglio Riflettere la Luce del Sole nello Spazio e Diminuire la Temperatura Terrestre ]
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Se ridurre il carbonio non basta, può l’intervento del clima abbassare il livello di calore? La geoingegneria potrebbe contribuire a evitare il surriscaldamento del pianeta ma potrebbe anche creare alcuni grandi problemi. Gli sforzi della geoingegneria, come ad esempio il blocco dei raggi solari con satelliti che utilizzano specchi o particelle di luce riflettenti. Potrebbe essere una soluzione rapida per frenare il riscaldamento globale.
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Se ridurre le emissioni di anidride carbonica non riesce a fermare il cambiamento climatico, potremmo, un giorno, avere la possibilità di inviare satelliti che utilizzano specchi nello spazio o di riempire la stratosfera con particelle riflettenti per bloccare i raggi del sole. Secondo un nuovo studio, tali misure potrebbero contribuire al raffreddamento della Terra. I ricercatori però si muovono con cautela, perché se tali impianti non funzionassero (o si bloccano improvvisamente), si potrebbero creare danni anche peggiori.
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“Per quanto ne so, questa è la prima simulazione del secolo di un progetto di geoingegneria“, afferma Ken Caldeira, uno scienziato esperto di clima presso il Carnegie Institution del Dipartimento di Washington di Ecologia Globale a Stanford, in California, Caldeira è l’autorevole autore dello studio pubblicato questa settimana sulle “Linee di condotta” da tenere in questo ambito, dell’Accademia Nazionale delle Scienze negli USA.
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La geoingegneria si riferisce alle attività volte a modificare il clima della terra che possono includere anche il blocco del sole, il rimboschimento su larga scala e l’isolamento del biossido di carbonio nel mare. In primo luogo, Caldeira e il suo collega, l’ecologista Damon Matthews, hanno elaborato un modello per determinare che cosa accadrebbe al clima globale, se le emissioni di anidride carbonica continuassero ad aumentare seguendo l’attuale tasso. I risultati sono questi: entro il 2100 la temperatura della superficie terrestre sarebbe aumentata in media di 3,5 °C rispetto alla situazione del 1900, con un aumento delle temperature, in alcune parti dell’Artico, di 6 °C.
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Successivamente, gli studiosi hanno simulato l’effetto aggiungendo “un regime di geoingegneria” tra gli anni 2000 e 2075, che indicherebbe che, nel complesso, la quantità di radiazioni che colpisce la Terra è diminuita in modo uniforme. Questo modello prevede che le temperature nelle regioni tropicali si abbasserebbero leggermente (di 0,35 °C) e potrebbero salire di 1 °C nell’Artico. In altre parole, la temperatura media del pianeta non cambia di molto rispetto a quella del 1900. “Il risultato positivo è che si può incrementare lo schema geoingegneristico in relazione al biossido di carbonio”, spiega Caldeira. Il modello di mediazione climatica ha indicato anche Caldeira che si potrebbe intervenire per regolare anche la quantità di pioggia.
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L’intervento Sans, che riscalda in modo costante gli oceani, porterebbe a maggiori precipitazioni sopra l’oceano, anche se l’aumento costante di anidride carbonica nell’atmosfera farà diminuire il livello di acqua che evapora dalle piante, che, a sua volta, comporta una diminuzione di precipitazioni nelle zone tropicali. Se i raggi del sole vengono parzialmente deviati, l’oceano non si scalda e solo le piogge tropicali ne sono influenzate: la riduzione globale delle precipitazioni è di circa dieci volte maggiore, come nel caso del riscaldamento.
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Caldeira e Matthews hanno anche fatto delle previsioni nel caso in cui un progetto di geoingegneria fosse fallito o si fosse bloccato dopo un primo raffreddamento. Essi hanno scoperto che gli effetti sarebbero simili a quelli che si verificherebbero se una cappa artificiale fosse temporaneamente messa con forza sul termostato della Terra. In questo caso, egli avverte, che potrebbe risultare un rapido riscaldamento del pianeta, fino a raggiungere un picco 20 volte più elevato dell’attuale tasso di riscaldamento (0,2 ° C ogni 10 anni).
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“Il punto che manca è quello di ritenere che le nostre politiche dipendendo esclusivamente da modelli climatici”, spiega Gregory Benford, un fisico presso l’Università della California, che studia geoingegneria. Egli si augura di poter sperimentare più questi tipi di regime e di determinare i rischi e i benefici, rilevando che egli non crede che le conseguenze debbano essere necessariamente gravi se un progetto di geoingegneria fallisce o se venga bruscamente interrotto per ragioni politiche o di altra natura. “Si potrebbe ritardare un differenziale, in modo che il tasso di riscaldamento acceleri” dice Benford. “Tuttavia Caldeira steso afferma che, in ogni caso, la geoingegneria non è probabilmente la prima e unica opzione nel controllo del cambiamento climatico.” La vera sfida” dice, “è quella di ridurre le emissioni.”
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