È Paolo Ruffatti, un ingegnere che ha fatto parte negli anni 70 del programma nucleare dell'Ansaldo, a lanciare l'allarme in un'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. È bene precisare subito, per onestà intellettuale, che il suddetto articolo soffre di una serie di imprecisioni ed esagerazioni che tipicamente affliggono la stampa generalista quando si occupa di temi scientifici o tecnici, anche per via della fretta nell'andare in stampa che impedisce le opportune verifiche. Ruffatti, al contrario di ciò che scrive il Fatto, non era a capo dell'Ansaldo (lui stesso preciserà altrove che "allora avevo 29 anni e molti capi sopra di me"), ma solamente il capo officina che ha costruito gli internals e 21 scambiatori di BP, e ci sono altri errori di tipo scientifico (per esempio relativi alla grafite, usata come moderatore a Chernobyl, ma non a Fukushima, nel vessel). Nonostante ciò, il contenuto resta sostanzialmente attendibile. Ruffatti è contrario al nucleare non in base ad allarmismi della domenica, perché sa bene come funziona, avendo costruito, tra gli altri, il reattore dell'impianto di Caorso (fermato nell'86), molto simile a quello di Fukushima, che anzi è addirittura meno avanzato di quello italiano relativamente al programma di raffreddamento.
La fusione del nocciolo dei tre reattori attivi nella centrale giapponese è data per scontata dall'ingegnere italiano visto che se non si riesce nell'operazione di raffreddamento entro le prime dodici ore, beh, c'è poco da fare. Con la fusione, il nocciolo non è più controllabile perché l'area specifica per volume diminuisce drasticamente, quindi poi non è più possibile forzare il raffreddamento. Il combustibile quindi continuerà a bruciare fino ad esaurimento: per decine di anni si avrà un braciere di corium altamente radioattivo alla temperatura di 2000°C. Questo corium ha anche la poco simpatica tendenza a sbriciolarsi trasformandosi poi in pulviscolo, ma non annullando la sua radioattività per tutto il periodo di dimezzamento degli elementi che lo compongono. Ricordiamo che per l'uranio -235 il tempo di dimezzamento è di oltre 700 milioni di anni. Bisognerebbe spiegare ai giornalisti dei TG, specie quelli filogovernativi, che, al contrario di ciò che dicono, non è possibile "diluire" qualcosa che ha un periodo di dimezzamento simile. L'uranio che sta nelle barre, dopo aver fuso il contenitore primario, e poi il cosiddetto vessel di acciatio (sul cui fondo dovrebbe esserci la piscina di soppressione, ma sul fatto che non sia danneggiata e sia ancora piena d'acqua sono in molti a dubitarne), forerebbe anche la base di cemento, finendo nel terreno, nelle falde e nell’ambiente. Con conseguenti quindi facilmente immaginabili, peggiori perfino di quelle di Chernobyl, dove le radiazioni furono rilasciate soltanto nell'aria. Non è possibile andare a controllare se la piscina dentro la quale le barre farebbero il "tuffo", nel caso di rottura del recipiente di protezione, sia piena d'acqua o no perché poi non si potrebbe tornare indietro a raccontarlo: tutt'intorno la radioattività è a livelli letali a causa di varie fratture provocate dalle varie esplosioni o dal terremoto. Gli strumenti non è detto che siano affidabili, non si è sicuri nemmeno che la centrale rispetti le misure di sicurezza introdotte dopo la sua costruzione (probabilmente no... aggiungiamoci che ognuno dei sei reattori ha suoi problemucci e problemoni specifici, e avremo un bel quadretto della situazione). Se il contenitore è danneggiato e manca l'acqua non esistono tecnologie in grado di ovviare al problema. Se la piscina fosse vuota, la miscela uranio-metalli fusi, bucata la centrale, potrebbe fermarsi alla prima falda (se va bene). Nel caso peggiore, potrebbe raggiungere il deposito di pillole nucleari e uranio esausto (come in tutte le centrali, ci sono dei depositi col materiale esausto e il carburante nuovo: nel caso di Fukushima sventuratamente sono un po' troppo vicini al nocciolo) che potrebbe iniziare a fondere a sua volta, e allora... meglio non pensarci nemmeno. Milioni di giapponesi rischiano di dover essere sfollati.
Ref. Quark
La fusione del nocciolo dei tre reattori attivi nella centrale giapponese è data per scontata dall'ingegnere italiano visto che se non si riesce nell'operazione di raffreddamento entro le prime dodici ore, beh, c'è poco da fare. Con la fusione, il nocciolo non è più controllabile perché l'area specifica per volume diminuisce drasticamente, quindi poi non è più possibile forzare il raffreddamento. Il combustibile quindi continuerà a bruciare fino ad esaurimento: per decine di anni si avrà un braciere di corium altamente radioattivo alla temperatura di 2000°C. Questo corium ha anche la poco simpatica tendenza a sbriciolarsi trasformandosi poi in pulviscolo, ma non annullando la sua radioattività per tutto il periodo di dimezzamento degli elementi che lo compongono. Ricordiamo che per l'uranio -235 il tempo di dimezzamento è di oltre 700 milioni di anni. Bisognerebbe spiegare ai giornalisti dei TG, specie quelli filogovernativi, che, al contrario di ciò che dicono, non è possibile "diluire" qualcosa che ha un periodo di dimezzamento simile. L'uranio che sta nelle barre, dopo aver fuso il contenitore primario, e poi il cosiddetto vessel di acciatio (sul cui fondo dovrebbe esserci la piscina di soppressione, ma sul fatto che non sia danneggiata e sia ancora piena d'acqua sono in molti a dubitarne), forerebbe anche la base di cemento, finendo nel terreno, nelle falde e nell’ambiente. Con conseguenti quindi facilmente immaginabili, peggiori perfino di quelle di Chernobyl, dove le radiazioni furono rilasciate soltanto nell'aria. Non è possibile andare a controllare se la piscina dentro la quale le barre farebbero il "tuffo", nel caso di rottura del recipiente di protezione, sia piena d'acqua o no perché poi non si potrebbe tornare indietro a raccontarlo: tutt'intorno la radioattività è a livelli letali a causa di varie fratture provocate dalle varie esplosioni o dal terremoto. Gli strumenti non è detto che siano affidabili, non si è sicuri nemmeno che la centrale rispetti le misure di sicurezza introdotte dopo la sua costruzione (probabilmente no... aggiungiamoci che ognuno dei sei reattori ha suoi problemucci e problemoni specifici, e avremo un bel quadretto della situazione). Se il contenitore è danneggiato e manca l'acqua non esistono tecnologie in grado di ovviare al problema. Se la piscina fosse vuota, la miscela uranio-metalli fusi, bucata la centrale, potrebbe fermarsi alla prima falda (se va bene). Nel caso peggiore, potrebbe raggiungere il deposito di pillole nucleari e uranio esausto (come in tutte le centrali, ci sono dei depositi col materiale esausto e il carburante nuovo: nel caso di Fukushima sventuratamente sono un po' troppo vicini al nocciolo) che potrebbe iniziare a fondere a sua volta, e allora... meglio non pensarci nemmeno. Milioni di giapponesi rischiano di dover essere sfollati.
Ref. Quark