Quasi in tutto il mondo i governi hanno cominciato a sensibilizzare i propri cittadini in merito all’importanza di adottare comportamenti in grado di ridurre il loro impatto sull’ambiente.
Ma quali sono i risultati finora ottenuti? E quali oggi le politiche
che dovrebbero essere adottate dalle varie amministrazioni? È a partire
da queste domande che l’Ocse ha lanciato un’inchiesta finalizzata ad analizzare le abitudini di 12 mila famiglie, in undici Paesi.
Un lavoro che ha portato alla pubblicazione di un rapporto (Greening
Household Behaviour: Overview from the 2011 Survey) che si concentra su
quelli che sono considerati i cinque assi fondamentali per la
salvaguardia dell’ecosistema: l’energia, l’acqua, i trasporti,
l’alimentazione e i rifiuti.
Secondo l’Ocse il miglior modo per indurre comportamenti ecocompatibili è quello di far leva sugli inventivi economici: l’inchiesta rivela infatti che le tariffe speciali sui rifiuti, ad esempio, sono in grado di convincere le famiglie a ridurre la produzione del 20-30%. Allo stesso modo è utile far pagare l’acqua in modo progressivo rispetto ai volumi di consumo.
In
generale - basandosi su esempi concreti osservati in Australia, Canada,
Cile, Corea, Spagna, Francia, Israele, Giappone, Paesi Bassi, Svezia e
Svizzera - l’analisi sottolinea che i cittadini si sono dimostrati
pronti a dei “compromessi” sui propri stili di vita se questo è
necessario per preservare l’ambiente. Il 60% degli intervistati, ad
esempio, sarebbe favorevole ad utilizzare energia elettrica proveniente
da fonti pulite: il problema è che ad oggi non esiste ancora
un’offerta capace di soddisfare tale domanda... Allo stesso modo, il 75%
si dichiara pronto a pagare circa un 20% in più, in media, per avere
una vettura elettrica.
Ai poteri pubblici, insomma, secondo l’Ocse «spetta il compito di preparare il terreno e facilitare la transizione verso un consumo sostenibile, offrendo servizi di qualità: dai trasporti pubblici ai mezzi di raccolta e differenziazione dei rifiuti».
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