Translate

lunedì 1 aprile 2013

Vestiti stampati? Nel 2050 sarà normale


Avevamo già parlato dell’applicazione della stampa 3D nel mondo della moda, spiegando come alcuni stilisti abbiano utlizzato (o utilizzino tuttora) questa tecnologia per creare capi d’abbigliamento particolari e unici nel design.
Ma se in quel caso si trattava di vestiti che difficilmente avrebbero potuto trovare posto negli armadi dei comuni mortali, il designer Joshua Harris si spinge oltre, ipotizzando che nel 2050 la stampa tridimensionale dei vestiti potrebbe essere non solo normale, ma in un certo senso indispensabile alla vita quotidiana; nel 2050 infatti le stime prevedono un aumento significativo della percentuale di popolazione residente nelle città, con conseguente aumento di micro-appartamenti nei quali l’ottimizzazione dello spazio sarà un fattore fondamentale.
La “stampante dei vestiti”, nell’idea di Harris, dovrebbe essere una macchina poco ingombrante e appendibile al muro (vd. immagine).
Ma come funzionerebbe? Il tutto non sarebbe poi così complicato. Online l’utente non avrebbe grosse difficoltà a reperire modelli digitali dei vestiti che più lo aggradano, e dopodiché basterebbe comprare delle “cartucce” di filo e di colore per ottenere il nostro vestito su misura, personalizzabile a proprio piacimento.
Ma c’è (o meglio: potrebbe esserci) di più: il riciclo.
I vestiti rotti o non più di gradimento dell’utente verrebbero re-inseriti nella stampante, che provvederebbe a “romperli” per poter riutilizzare sia il tessuto sia il colore. Un sistema che produrrebbe vantaggi immensi su scala planetaria in termini di impatto ambientale, riducendo drasticamente il trasporto delle merci e il ciclo dei rifiuti.
http://www.kentstrapper.com/vestiti-stampati-nel-2050-saranno-normali/