Evergrande si avvicina al capolinea. Il secondo sviluppatore immobiliare cinese, schiacciato da 305 miliardi di debiti, ha avvertito nella serata di ieri che «non vi è alcuna garanzia che il gruppo sarà in grado di far fronte ai propri obblighi finanziari» a fronte di una liquidità drammatica.
Come riporta Il Messaggero, il gruppo di Shenzhen, in più
comunicazioni alla Borsa di Hong Kong, ha annunciato il ritorno dei
titoli alle contrattazioni, dopo la lunga sospensione iniziata il 4
ottobre, ufficializzando il fallimento delle trattative con il gruppo
Hopson Development sulla vendita del 50,1% della controllata Evergrande Property Services, attiva nella gestione immobiliare, a 5,1 miliardi di dollari.
Dopo l’accordo di fine settembre sulla vendita del 19,93% di Shengjing Bank per 1,5 miliardi di dollari al servizio dei debiti vantati con l’istituto stesso, «non ci sono stati progressi materiali nella vendita di attività del gruppo» che «continuerà ad attuare le misure per alleviare i problemi di liquidità» in linea con quanto già annunciato con le comunicazioni di fine agosto.
Evergrande, dunque, non ha fatto passi in avanti sostanziali sulla
cessione di asset: al recente nulla di fatto sulla dismissione per 1,7 miliardi
della sua sede di Hong Kong alla società immobiliare Yuexiu, si è
aggiunto quello con il gruppo Hopson del magnate invisibile Chu Mang
Yee. Evergrande «farà del suo meglio per negoziare il rinnovo o la
proroga dei suoi prestiti o eventuali altri accordi alternativi con i
suoi creditori».