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venerdì 11 marzo 2011

Motore ad aria compressa


Il motore ad aria compressa è un particolare tipo di motore che sfrutta l'espansione dell'aria fortemente compressa.
L'aria compressa esce da serbatoi a pressione elevata, circa 300 bar. L'espansione dell'aria viene quindi utilizzata per muovere un pistone o una turbina collegati ad un albero.
Un motore del genere è privo di qualsiasi emissione inquinante (non avendo alcun tipo di combustione) e deve essere rifornito con aria compressa. L'aria compressa è utilizzata come vettore di energia; l'eventuale inquinamento, in caso di produzione con tecniche tradizionali, viene spostato nella fase di produzione dell'energia che serve a generare il vettore, ovvero l'aria compressa.

Tecnologia

Un esempio di motore alternativo ad aria compressa per applicazioni automobilistiche è stato messo a punto dall'ingegnere francese Cyril Guy Nègre e presentato al Motorshow di Bologna nel 2001. Il progetto, pur avendo superato alcune sperimentazioni, non ha avuto alcun seguito, secondo alcuni per difficoltà tecniche.
Guy Nègre ha ricevuto proposte di contratti ed è in trattativa con Venezuela, Brasile e altri Stati. Secondo il costruttore le prime auto avrebbero dovuto essere in commercio nel primo semestre 2006, tuttavia il distributore italiano, Eolo Auto, ha dal 2005 chiuso la fabbrica (che non è mai entrata in funzione) e il sito internet. [1]
L'utilità dell'aria compressa nei veicoli è limitata con le attuali pressioni usate (200/300 bar). Si hanno densità di energia accumulate molto basse, paragonabili a quelle delle batterie al piombo nei veicoli elettrici.
In fase di espansione, l'aria restituisce un lavoro inferiore a quello speso per la sua compressione. Inoltre il calore che deve essere somministrato al gas per permettere una ottimale espansione ne riduce ancora l'efficienza. Il fatto che la produzione del vettore abbia costi energetici maggiori rispetto a quelli riottenibili è ovviamente una caratteristica comune a tutti i processi naturali e quindi tutti i motori. Il vantaggio del classico motore a scoppio infatti non risiede nella sua efficienza, che anzi è molto bassa, ma nel fatto che il carburante viene prodotto sfruttando millenni di accumulo di energia solare gratuita.
La testata di un motore ad aria compressa è concepita per essere inserita in un telaio più leggero delle normali automobili e, quindi, è minore l'energia che bisogna sviluppare per alimentare il moto; inoltre, il motore ha pochi organi in movimento (e in attrito) che riducono le dissipazioni di calore.
I motori a scoppio hanno un rendimento teorico massimo del solo 30%. Non esistono stime affidabili sul rendimento dei motori ad aria compressa. Nègre sostiene che raggiungono un'efficienza del 70% ma, ad oggi (2008), non esiste una conferma indipendente del suo lavoro ed il dato fornito sembra improbabile.
Un problema dei motori ad aria compressa è la formazione di ghiaccio nel motore stesso. L'espansione di un gas sottrae calore all'ambiente (i frigoriferi domestici utilizzano l'espansione di un gas per raffreddare la cella frigorifera), l'aria nei motori si raffredda fino a -40 °C e quindi anche una minima presenza di condensa nell'aria produrrebbe del ghiaccio nel motore.
Si può fare a meno di fare espandere l'aria fino alla pressione atmosferica e poi riscaldarla da -40 °C, infatti si fa espandere l'aria solo fino ad una certa pressione (P1 inferiore alla pressione delle bombole), in questo modo il raffreddamento è molto minore e non provoca ghiaccio e poi si fa riscaldare l'aria fino alla temperatura ambiente con un radiatore. Successivamente si usa un secondo stadio identico che dalla pressione P1 porta l'aria alla pressione P2, aria poi portata alla temperatura atmosferica. Con un certo numero di stadi si arriva alla pressione atmosferica senza formazione di ghiaccio. Questo tipo di trasformazione si chiama politropica.
Anche utilizzando aria secca non si è in grado di eliminare totalmente la presenza di condensa, riscaldare l'aria fino a farle superare i 0 °C è possibile sottraendo energia dall'ambiente esterno mediante radiatori di opportune dimensioni e bassa resistenza termica. Nègre affermò di aver risolto il problema probabilmente mediante un motore che segue una trasformazione politropica.