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sabato 30 ottobre 2010

IDV RESTITUISCE 400 MILIONI A DISABILI GRAVI E GRAVISSIMI

La legge di bilancio attualmente all’esame della Camera ha operato tagli drastici nel settore delle politiche sociali, tali da rendere il 2011 un anno di lacrime e sangue proprio per le categorie più deboli e per le persone loro malgrado non autosufficienti.
Mercoledì in Commissione Affari Sociali si sono verificati due eventi: uno positivo, l’altro sbalorditivo.


La notizia positiva è che l’Italia dei Valori è riuscita a far approvare dalla Commissione Affari Sociali un emendamento che ha ricostituito il fondo di 400 milioni per i disabili gravi e gravissimi, fondo che il governo aveva completamente azzerato.
Con il nostro emendamento abbiamo dimostrato che, pur lasciando invariati i saldi di bilancio era possibile finanziare il fondo per le non autosufficienze.
Si tratta di un primo passo molto importante ma purtroppo non definitivo. Infatti l’ultima parola spetta alla Commissione Bilancio, ma sarebbe davvero grave se venisse cancellato un emendamento talmente doveroso da essere stato approvato con voto bipartisan di maggioranza e opposizione.
La notizia sbalorditiva consiste invece nell’intervento svolto sempre in commissione affari sociali dal Sottosegretario Carlo Giovanardi che ha ammesso e criticato i drastici tagli operati dal governo di cui fa parte alle politiche per la famiglia.
Come tutti possono leggere dai resoconti pubblicati sul sito della Camera dei Deputati, il succo del discorso del sottosegretario è stato il seguente: per il 2011 per le famiglie ho un budget di 52 milioni. Gli impegni di spesa già previsti da norme di legge già approvate ammontano a 94 milioni. Ergo sono fuori di 44 milioni solo per pagare i debiti. Chiaramente per ulteriori interventi a sostegno non c’è il becco di un quattrino.
Ancora più sbalorditiva è la motivazione dei tagli che ha addotto il sottosegretario, ovvero l’errata interpretazione dell’articolo 14 del decreto n.78 del 2010.
Di fronte a queste parole le riflessioni da fare sono due. La prima è che Giovanardi, che ha la delega alle politiche della famiglia, avrebbe dovuto dimettersi di fronte a tagli così drastici. La seconda è che è gravissimo sottrarre 133 milioni di euro alle famiglie italiane per un’errata interpretazione di una norma di legge.

venerdì 29 ottobre 2010

Rischio idrogeologico, incubo Italia: sei milioni di edifici pubblici a rischio crollo

Sei milioni di italiani convivono con il rischio idrogeologico, tre milioni abitano in comuni ad alto rischio sismico, ventidue in zone a rischio medio. E’ un’Italia fragile e pericolosa quella che descrive il rapporto “Terra e sviluppo”, la prima relazione del Consiglio Nazionale dei Geologi sullo stato del territorio italiano.
Questa la fotografia di un Paese che vive male il rapporto con un ambiente ostile, minacciato per il 10% della sua superficie da frane e alluvioni, per il 50% da terremoti, e dove per decenni centinaia di migliaia di case, strutture pubbliche e fabbricati industriali sono stati costruiti in luoghi a rischio o senza tenere conto dell’impatto di eventi naturali disastrosi.


Secondo i dati dello studio, realizzato con la collaborazione scientifica del Cresme, nei 29mila chilometri quadrati della penisola ancora oggi classificati ad alto rischio frane e alluvioni, sono presenti un milione e 260mila edifici, fra cui 6mila scuole e 531 ospedali, mentre nelle aree ad elevata sismicità sono oltre 6 milioni gli edifici pubblici e 12,5 milioni le abitazioni a rischio terremoto. Un dato, quest’ultimo, reso ancora più inquietante dal fatto che il 60% degli edifici residenziali italiani è stato costruito prima dell’entrata in vigore della legge antisismica del 1974.
“E’ uno studio che fornisce un quadro oggettivo, completo e incontestabile sullo stato del nostro territorio – afferma il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Antonio De Paola – che vuole essere anche una richiesta di maggiore attenzione da parte dei decisori politici sugli investimenti da compiere, per cercare di invertire un processo che costringe lo Stato a investire maggiormente sulle emergenze piuttosto che sulla prevenzione”.
Un appello alla politica, perché, di fronte a un territorio difficile ma ormai profondamente antropizzato, la battaglia contro i disastri naturali oggi è soprattutto economica e si gioca con investimenti per l’assetto del territorio, per la delocalizzazione o la messa in sicurezza degli edifici a rischio, per lo sviluppo di piani di emergenza. Una sfida che non tutte le regioni colpite dal rischio idrogeologico e sismico stanno vincendo, secondo i dati relativi alla spesa per l’ambiente investiti dalle singole amministrazioni negli ultimi dieci anni.
A fronte di un’incidenza media nazionale del 2,2%, in Lombardia, regione fra le più colpite dalle frane e dove 629 scuole e 70 ospedali sorgono su territori ad elevata criticità idrogeologica, appena l’1.5% delle risorse è dedicato alla tutela del territorio mentre nel Lazio gli investimenti sono fermi allo 0,6%. In Campania, dove oltre un milione di persone è esposta al rischio frane e alluvioni e la quasi totalità della popolazione (oltre 5 milioni) vive in territori ad elevata sismicità, il dato non supera il 2,5%. Migliore la percentuale del Veneto, dove, nonostante la regione impegni il 4.6% delle risorse complessive, sono ancora oltre centomila gli edifici esposti a rischio idrogeologico.
Con appena 27 miliardi di euro investiti negli ultimi dieci anni sull’assetto del territorio contro una spesa, dal dopoguerra ad oggi, di 213 miliardi per le conseguenze di terremoti, frane e alluvioni, l’obiettivo di sostituire i costi delle emergenze con la prevenzione sembra oggi ancora un miraggio. “Lo Stato pagherà per decenni il prezzo dei terremoti e dei disastri ambientali, incrementando ad ogni emergenza il proprio debito a scapito della prevenzione – continua De Paola – . I danni del sisma del Belice del 1968 hanno avuto ripercussioni economiche fino al 2010, mentre per l’Abruzzo si prevedono costi fino al 2032”. Il ministero dell’Ambiente indica a 40 miliardi il fabbisogno finanziario per mettere in sicurezza l’intero territorio nazionale. Agli attuali livelli di spesa e in assenza di calamità naturali ci vorrebbero 33 anni. E chissà quante altre vittime.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/27/rischio-idrogeologico-incubo-italia-sei-milioni-di-edifici-pubblici-a-rischio-crollo/73868/

giovedì 28 ottobre 2010

Prototipo AUDI A2: motore elettrico MONACO BERLINO, NO STOP

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SI TRATTA DI UN INTERESSANTE PROTOTIPO di auto elettrica, prodotta da audi sulla base, della “ vecchia A2 “. con un piena di batteria, questa auto ha percorso circa 650 km, coprendo la distanza monaco berlino . La velocità è stata di tutto rispetto, circa 85 Km / h.
green transportation, sustainable design, audi, audi EV, electric vehicles, EV range, dbm energy
A. B.

Come collegarsi a TWITTER

Grazie a Twitter è possibile condividere gli aggiornamenti in breve della tua vita e seguire
gli aggiornamenti di persone, gli argomenti e le organizzazioni che sono importanti per TE.
Ma come si configura, TWITTER, come si crea un account, e come si condividono le notizie ?

Hair reveals stress levels and heart attack risks

Are you under stress? Testing your hair can help you discover just how much.

Long or short, styled or shaggy, you can tell a lot about people by the way they wear their hair. It provides clues to how they see themselves, and how they hope to be perceived. And according to several important studies by Israeli-Canadian researcher Dr. Gideon Koren, your hair can also reveal lifestyle information, such as whether you have been under stress and are at greater risk of a heart attack.

If you know what to look for, says the professor of pediatric medicine and toxicology at the University of Western Ontario, hair can tell you what a person has been up to.

Indeed, Koren's research has helped to divulge secrets hidden in hair; specifically, the level of stress a person has had to contend with. Following a study by a colleague of his about a decade ago that showed that cortisol (also known as hydrocortisone, a steroid hormone or glucocorticoid), produced by the adrenal gland, is present in human hair, Koren decided to study the relationship between cortisol levels and levels of stress.

"As cortisol is a known biomarker for stress, and because hair grows about a centimeter [0.4 inch] a month, I thought this was a great opportunity to measure chronic stress over time," he tells ISRAEL21c, adding that his research has led to a new biological marker that "can be used to help prevent heart attacks."

Building your "stress record" through your hair

While hair itself consists of dead cells, a hair's follicle - which contains its roots - is alive, and substances in the bloodstream, like cortisol, can leech into the follicles from blood vessels in the scalp. As hair grows, the cortisol moves up the strand. Taking into consideration the rate of hair growth per month Koren says, you can determine how much stress an individual has been under in recent months.

In fact, it turns out that the cortisol count in hair is the most reliable measure of the hormone to be found by scientists to date. Previously they had to rely on measures of cortisol in blood or urine, which record only a few hours' or days' worth of the hormone. Thus, depending on hair length, a doctor could determine how much stress a person has been under for the preceding six months or even more, and whether or not those stress levels have increased recently.

In a study in 2008 and 2009, Koren tested the theory at Meir Hospital in Kfar Saba, where he took hair samples from 120 men with a history of either heart attacks or chest pain and infections. Men were the only candidates in the first of what Koren hopes will be several studies, since they are more likely to have experienced heart-related stress.

Members of the research team analyzed the 1.2 inches of hair closest to the scalp, and using the cortisone level measurements they built a "stress record" covering the previous three months for the subjects in the study.

Cocaine used by mothers found in infants' hair

The study confirmed Koren's theories. Subjects who had experienced a heart attack showed significantly higher levels of cortisol in their hair. All the men in the study showed higher than average cortisol levels; about one third of the men with the lowest levels had experienced heart attacks, while heart attacks were experienced by more than two thirds of those with the highest levels of cortisol in their hair.

Koren, who was born in Tel Aviv, says he has conducted numerous studies at Meir Hospital with collaborator Prof. Michael Lishner. In a new study at the hospital that also involves cortisone measurement levels, Koren is examining the effects of stress on in-vitro fertilization candidates.

The current studies are not Koren's first that involve hair. "My laboratory has long been interested in the way drugs and alcohol are incorporated into hair. In 1988 I published the first paper showing that when a mother used cocaine in late-stage pregnancy, elements of the drug are incorporated into the baby's hair. We later determined that almost every drug taken by the mother can be found in the baby. This study led to significant breakthroughs in enabling physicians to determine what a baby has been exposed to," Koren recounts, adding that the technique is now used in hospitals on a regular basis

http://israel21c.org/

Democrazia Dell’informazione, lo Scenario Che Verrà. L’informazione cambierà e ci farà cambiare ?

La concezione di informazione tenderà a cambiare. Sarà la rete che cresce con la collaborazione di tutti, a creare informazione.

La divisione tra televisione, radio, Internet e giornali scomparirà- L’informazione saremo noi , connessi consapevolmente. Saremo Noi che realizzeremo una miriade di ” canali ” tematici, dai racconti ai filmati, ai reportage ai viaggi . Qualsiasi cosa ci verrà in mente di postare contribuirà a fare la biblioteca mondiale del sapere  E DELL’INTRATTENIMENTO . Gli strumenti tecnologici del futuro, le trasmissioni in Tbyte di dati e la possibilità di acccess point MOBILI renderanno il ” travaso” delle  informazioni omnipresente e sempre possibile. Nel futuro , nemmeno troppo lontano, la popolazione si concentrerà prevalentemente nelle grandi areee urbane. E’ qui, che saranno concentrati i massimi sforzi per la realizzazione di sistemi mobili di informazione , Acccess Point portabili e quant’altro. Già oggi vediamo esempi davvero incredibili, di portabilità e comunicazione. La rete sarà il solo unico vero grande BIG PC, formato da tutti NOI . Un concentrato di potenza di calcolo e dati immagazzinati davvero importante.

Non avremmo piu’ la necessità di comperare un pc, ci basterà  un semplice apparecchio per la connessione alla rete, contribuiremo a far crescere BIG PC , semplicemente mettendo a disposizione un po’ di memoria e processore per il calcolo; esattamente come oggi avviene su ” World comunity Grid “. Contribuiremo a far crescere l’informazione, sempre piu’ consapevolmente. Sempre piu’ grazie a Noi.

Andrea Belvedere

mercoledì 27 ottobre 2010

L’illusione di guadagnare con un blog

Riporto un bellissimo quanto utile post, circa le finte illusioni di guadagni facili, scrivendo con il proprio blog.”Postato da Tagliaerbe” -

Con i blog si guadagna, e in alcuni casi pure parecchio: questa è la tesi del WSJ (ripresa nei giorni scorsi anche da Repubblica.it e Corriere.it).

Ebbene, io non ci ho mai creduto. L’ho detto e ridetto, con un blog non si guadagna. Perlomeno vivendo in Italia e scrivendo in italiano, soprattutto se il blog è di nicchia (ovvero se non parla delle solite inutilità), specialmente se si vuole ottenere un reddito costante e (più o meno) certo.

E invece Mark Penn parla di America’s Newest Profession, di una categoria che supera, a livello numerico, quella dei programmatori, pompieri e baristi. Parliamo di 20 milioni di blogger, 1,7 milioni dei quali riesce a ricavarne un profitto. E per 452.000 di questi il blogging è la primaria fonte di reddito.
Quanti utenti servono per vivere bloggando?
“It takes about 100,000 unique visitors a month to generate an income of $75,000 a year.”

OK, poniamo pure che sia vero: con 100.000 utenti unici al mese si possono fare 75.000 dollari all’anno. Facciamo 4 conti:

- 100.000 unici, su un blog, generano (mediamente) 200.000 pagine/mese, ovvero 2.400.000 pagine/anno.
- 75.000 dollari equivalgono a circa 57.000 euro.
- Calcoliamo il CPM: 1000:x=impression:euro ovvero 1000:x=2.400.000:57.000.

Risultato? il CPM medio di un blog USA è di quasi 24 euro. Tradotto, un blogger statunitense guadagna 24 euro per ogni 1.000 pagine che mostra ai suoi utenti. Ebbene, non ci credo nemmeno se lo vedo: tanto più che recenti dati parlano di un CPM fino a 10 volte inferiore,

CPM medio 2008-2013

e altri addirittura 100 volte.

CPM medio trimestrale nel 2007-2008

Post a pagamento
“Bloggers can get $75 to $200 for a good post, and some even serve as “spokesbloggers” — paid by advertisers to blog about products.”

OK, magari quei 57.000 euro all’anno non si fanno solo con i banner. Ma voglio proprio vedere quanti sono disposti a pagare fino a 200 dollari per farsi scrivere un “buon post” (quando le tariffe medie che girano da noi sono al massimo sui 5 euro).

Se poi andiamo sugli spokesbloggers (che traducendo dovrebbero essere coloro che scrivono post pagati dagli inserzionisti), ti metto in guardia: Google non ama affatto tale pratica, a meno di non offrire a chi legge un ottimo contenuto e contestualmente rendere “inefficaci” (rel=”nofollow”) i link inseriti nel post.

Quanto guadagna un professionista del blogging?
“Pros who work for companies are typically paid $45,000 to $90,000 a year for their blogging. One percent make over $200,000. And they report long hours — 50 to 60 hours a week.”

Conosco parecchia gente che lavora 50-60 ore alla settimana… uno di questi è l’autore di questo post :-) Ma di persone che arrivano a guadagnare cifre vicine a 200.000 dollari all’anno bloggando per qualche testata, mi spiace, non ne conosco.

Forse ci riesce qualche vecchio e “pluridecorato” giornalista cartaceo, ma di sicuro chi di mestiere scrive per il web percepisce cifre MOLTO inferiori, più vicine ai 45.000 dollari (ovviamente, lordi).

Blog, o quotidiano online?
“At some point the value of the Huffington Post will no doubt pass the value of the Washington Post.”

Certo, vista l’imperante “crisi della carta” può anche essere che ad un certo punto l’Huffington Post arrivi a valere più del Washington Post. Peccato però che l’Huffington Post NON sia un blog. Forse lo era (e solo nella sezione /theblog/) nel 2005, ma oggi si presenta graficamente come altri quotidiani online, ed impiega ben 43 persone.

E se prendiamo anche altri “blog” presenti nella top 10 di Technorati, troviamo siti che dei comuni blog hanno solo l’impostazione grafica (vedi TechCrunch o Mashable), ma che sono dotati di una struttura di stampo giornalistico (TechCrunch è un network di siti fatto da 22 persone, in Mashable sono in 11).

Concludendo

Mi spiace se con questo articoletto ti ho rovinato la visione romantica del piccolo blogger, che col suo piccolo blog diventa pian piano ricco e famoso scrivendo post dalla sua cameretta.

La dura realtà è che di Darren Rowse, John Chow e Shoemoney, in Italia, non ce ne sono (e non farmi anche tu l’esempio di Robin Good o di ISayBlog, per carità! :-) ), mentre esiste un esercito di blogger nostrani che riesce a malapena a pagarsi benzina, cinema e pizza… ovviamente scrivendo post su come scaricare video da YouTube o sugli ultimi server di Emule, ed evitando con cura di dichiarare al fisco l’assegno AdSense ricevuto mensilmente.

http://blog.tagliaerbe.com/2009/04/l-illusione-di-guadagnare-con-un-blog.html

martedì 26 ottobre 2010

La teleferica piu’ moderna del mondo ? In ARMENIA !

Quasi sei chilometri da percorrere sospesi sulla valle del fiume Vorotan. È il tragitto della teleferica da poco inaugurata in Armenia. Un vero fiore all’occhiello, per la sua tecnologia all’avanguardia. Che ha consentito qualcosa di quasi incredibile: poco meno della metà del tragitto, 2,7 chilometri sui 5,7 complessivi, si compie su un percorso privo di qualsiasi pilone di sostegno. Unisce l’autostrada di Yerevan a uno dei più importanti monumenti nazionali: il monastero di Tatev.

La teleferica viaggia a una velocità di 37 chilometri l'ora e impiega 11 minuti per il suo percorso. Nel suo punto più alto sopra la gola,con cabine che possono trasportare 25 passeggeri, raggiunge una altitudine di 320 metri. Il viaggio è gratuito per le persone del posto e a pagamento per gli altri (6 euro). La funivia sarà messa in funzione a partire dal 23 ottobre.

Il nuovo collegamento permetterà di raggiungere per tutto l'anno la zona in cui si trova il monastero Tatev, un complesso risalente al IX secolo, uno dei centri religiosi più importanti dei paesi del Caucaso e una grande attrazione turistica.

Il santuario, che è una tra le creazioni più importanti dell'architettura armena, è stato meta di pellegrinaggio fin dai tempi apostolici ed è stato per secoli un vivace centro di vita spirituale, della scienza e della cultura armena.

E.NEWS

Belgio : sistema ferroviario ad alta velocità su tratte solari .

 

Con Efinity, lungo la tratta Parigi-Amsterdam, verrà realizzato un tunnel fotovoltaico di lunghezza pari 2 km circa. Attraverso tale tunnel, sarà possibile realizzare un sistema
di produzione energetico, per ridurre drasticamente i costi e consumi di corrente e per far aumentare il fattore Green del sistema ferroviario belga.

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I sistemi ferroviari ad alta velocità stanno diventando sempre più popolari in tutto il mondo, tuttavia Enfinity azienda che si occupa di energia pulita, ha trovato un modo per renderli ancora più attraenti e “ gREEN “, usando l'energia solare. La società, sta’ lavorando fianco a fianco all ferroviaria belga " Infrabel infrastrutture "; insieme hanno messo a punto la prima e conclusiva fase per l'installazione di 16.000 pannelli solari ( 2 miglia ) , creando un tunnel ferroviario, lungo il tratto Parigi a Amsterdam.

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L'installazione vedrà 50.000 metri quadrati di pannelli solari installati nel tentativo di ridurre l'impronta ecologica della rete ferroviaria europea. I pannelli produrranno 3.5Mw/hours di energia ogni anno, e l'impianto avrà un costo di 20 milioni di euro circa. L'energia prodotta sarà utilizzata per alimentare i treni ad alta velocità in circolazione, sulla linea, così come parti della stazione di Anversa. Il progetto vedrà la luce entro dicembre.

Il treno , che è di per se un sistema di mobilità ecologiacamente migliore, rispetto al tradizionale uso delle auto, integrato con un sistema di “ pareti solari “ lungo un tratto ben preciso della linea Parigi – Amsterdam , fara’ si che QUESTO , divenga uno sistema di mobilità ancora piu’ GREEN.

Le piante per bonificare i terreni dall'inquinamento da metalli pesanti

Una nuova tecnica di riqualificazione ambientale per bonificare le aree inquinate da metalli pesanti. È un nuovo risultato ottenuto dai ricercatori del CNR. Studi recenti hanno dimostrato l'efficacia della fitodecontaminazione, mediante cui, girasoli, mais e brassica (una pianta della famiglia dei cavoli), possono essere impiegati come sistemi di disinquinamento.
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"Elevate concentrazioni di metalli in forma diffusa e parcellizzata quali polveri, microparticelle presenti nell'aria, nel suolo e nelle acque", spiega Franco Gambale, direttore dell'Istituto di biofisica (Ibf) del Cnr di Genova, "possono avere gravi conseguenze sulla salute umana e tra i metalli pesanti il piombo è l'elemento più diffuso. Le tecniche utilizzate fino a oggi, con elementi chimici, hanno limiti oggettivi sia per i costi di bonifica delle aree interessate, sia per gli effetti successivi al trattamento: perdita della fertilità e altre gravi alterazioni di natura chimica, fisica e biologica, tali che le aree inquinate rimangono inutilizzate per decine di anni".
La fitodecontaminazione, al contrario, è un processo di purificazione naturale, in quanto, continua il direttore dell'Ibf-Cnr "sfrutta la capacità delle piante di assorbire elementi e composti dal suolo per poi concentrarli nelle parti mietibili (fusto e foglie). Le piante in questione, se opportunamente trattate con sostanze dette chelanti, che servono a rendere estraibili i metalli inquinanti, funzionano come pompe che operano a energia solare, in grado di assorbire dall'acqua e dal terreno non solo i sali minerali necessari per la propria sussistenza, ma anche elementi tossici minerali e/o organici".
Espletata la loro funzione, le piante vengono raccolte e incenerite a bassa temperatura, in modo da evitare la reimmissione degli agenti inquinanti nell'atmosfera e da restituire all'uomo, e alle sue attività, suoli prima perduti.
Ma i benefici non si limitano a questo. "La biomassa ottenuta", prosegue Gambale, "può essere utilizzata per generare gas da impiegare per la produzione di energia e i residui minerali possono essere riciclati o inglobati, per esempio, in matrici cementizie. Le ceneri possono infine essere smaltite in discariche attrezzate a costi di gran lunga inferiori rispetto a quelli necessari per lo smaltimento del suolo, in considerazione del minor volume del materiale contaminato".
Alcuni anni fa, nel comune di Arcola, in provincia di La Spezia, su un terreno contaminato da piombo adiacente a uno stabilimento industriale, è stata effettuata una prima sperimentazione di bonifica con la tecnica della fitodecontaminazione. L'esperimento faceva parte del progetto ‘PhyLeS', coordinato dal Cnr. I risultati ottenuti sono stati incoraggianti, mostrando l'efficacia del sistema. "Con alcuni accorgimenti derivati dai risultati della sperimentazione - conclude Gambale - riteniamo sia possibile un miglioramento della metodica che potrebbe consentire di ridurre il tempo di decontaminazione a circa 20 anni. Un risultato apprezzabile se si considera che gli approcci chimico-fisici tradizionali sono certamente più veloci, ma costosi e per nulla ecosostenibili".
Fonte: CNR

L’uruguay va a scuola ( WI-FI) con NEGROPONTE

A montevideo con 5 dollari al mese , si mette un pc su ogni banco e si connettono le scuole in wi-fi. Il sogno” One laptop per child “, lnciato da Nicholas Negroponte nel 2005, è una realtà fatta di 400K laptop che ha cambiato la vita di studenti e genitori.. e di molti imprenditori.

Steve Pinker: la genomica guarirà tutto.

“ ho poca fiducia nella generica capacità di prevedere che cosa cambierà tutto. Unosguardo alle futurologie passate fa saltare fuori numerosi esempi di previsone fiduciose in rivoluzioni tecnologiche mai avvenute, come città protette da enormi cupole, macchine a energia nucleare e carne capace di crescere nel piatto.

“ Nel futuro vedremo la medicina personalizzata e la fine di molte malattie genetiche “.
Fonte Wired.

lunedì 25 ottobre 2010

CHE CI FA BNP/BNL CON IL TUO DENARO?

Ciao –,
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siamo sicuri che ti interesserà sapere come investe i soldi dei suoi clienti il gruppo bancario BNP Paribas (che in Italia controlla BNL). Facile... BNP è il principale finanziatore mondiale di progetti nel settore nucleare!
Durante il weekend i nostri volontari hanno manifestato in 29 città italiane per chiedere a BNP/BNL di fermare i suoi "investimenti radioattivi". Ad esempio, BNP sta decidendo di finanziare, assieme ad altre banche francesi, la costruzione del controverso reattore Angra3, a soli 150 chilometri da Rio de Janeiro, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro. Angra3 è un reattore che usa tecnologie così vecchie che non potrebbe essere costruito in Europa: il 70% dei componenti giace impacchettato da quando i lavori furono sospesi dopo il disastro di Cernobyl, nel 1986!
In altre parole, BNP/BNL dimostra di essere una banca europea con doppio standard: motiva il suo investimento nel nucleare europeo (il modello EPR, quello che vorrebbero fare in Italia...) proprio con la presunta sicurezza del progetto e poi investe in una catapecchia nucleare vecchia di quasi 25 anni. I clienti del Gruppo BNP, e in Italia di BNL, lo sanno che i loro soldi servono a finanziare il nucleare? E che succederebbe se, a un certo punto, in tanti cominciassero a chiedere a BNL di fermare gli investimenti radioattivi? Visto che il 45% dei depositi di BNP/BNL deriva dai versamenti dei clienti, i dirigenti della banca potrebbero restare indifferenti? Non credo...
Greenpeace.it

Classifica delle cità piu’ ecosostenibili d’italia

Le città più sostenibili d'Italia, stando agli studi effettuati da Legambiente ed Ecosistema Urbano, sono Belluno Verbania e Parma. Tutte città del Nord fino alla diciottesima. Poi, al diciannovesimo posto fa capolino il Sud con la città di Salerno. La classifica, i cui dati sono stati elaborati dall'Istituto Ricerche Ambiente Italia, è stata redatta tenendo conto di parametri come il trasporto pubblico, la presenza di zone a traffico limitato, la percentuale di raccolta differenziata, la gestione delle acque...

TOP 10
1. Belluno
2. Verbania
3. Parma
4. Trento
5. Bolzano
6. Siena
7. La Spezia
8. Pordenone
9. Bologna
10. Livorno
TOP  10 WORST
103. Catania
102. Crotone
101. Palermo
100. Latina
99. Vibo Valentia
98. Trapani
97. Agrigento
96. Napoli
95. Messina
94. Frosinone

Mentre in Europa ?

In generale, sono le città del nord Europa a collocarsi in cima alle varie classifiche, perché sono più ricche ed investono di più.

Si riportano di seguito la posizione nelle varie classifiche delle prime tre città e di Roma (con lo stesso numero se a pari merito).

CO2: 1.Oslo 2.Stoccolma 3. Zurigo - 7.Roma

Energia: 1. Oslo 2. Copenhagen 3. Vienna - 7.Roma

Qualità costruzioni: 1. Berlino 1. Stoccolma 3. Oslo - 15.Roma

Trasporti: 1. Stoccolma 2. Amsterdam - 18.Roma

Acqua: 1.Amsterdam 2. Vienna 3. Berlino - 19. Roma

Rifiuti e uso del territorio: 1. Amsterdam 2.Zurigo 3.Helsinki - 17.Roma

Qualità aria: 1.Vilnius 2.Stoccolma 3.Helsinki - 17.Roma

Gestione ambiente: 1.Bruxelles 1.Copenhagen 1.Helsinki 1.Stoccolma - 23.Roma

TOTALE: 1.Copenhagen 2.Stoccolma 3.Oslo - 14.Roma

domenica 24 ottobre 2010

La missione di un ex consulente di marketing americano che con la crisi economica ha perso tutto

Ogni qual volta Horvath ha incontrato un senzatetto, gli ha posto le stesse tre domande: «Come fai a sopravvivere»; «Come immagini il tuo avvenire»; (da France24)

«Se potessi realizzare tre desideri, quali sceglieresti?». Naturalmente ha raccolto le risposte più disparate. Ciòche però ha potuto dimostrare è che tanti clochard hanno un passato interessante e hanno alle loro spalle esperienze uniche: «La gente considera i senzatetto tutti uguali e ciò rende invisibile questa categoria di persone», dichiara Horvath al sitoweb di France24. «Ho filmato e ho parlato con più di 200 persone. Ciò che mi ha veramente impressionato però è il silenzio assordante di quelle persone che avevano vissuto le storie più forti, le cose più difficili. Non me ne volevano parlare. Non ne parlavano più a nessuno».

Molte altre bellissime storie su: http://invisiblepeople.tv/blog/

Se vuoi essere visibile: http://wearevisible.com

Che fine ha fatto la mia tavola da SNOWBOARD ? IL RIUSO DELLE TAVOLE INUTILIZZATE

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L’idea è formidabile, riuso è la parola d’ordine. L’idea parte da vecchie tavole snowboard , dal loro riutilizzo un interessante ed originale seduta .

SMASH CAN: un bidone che compatta i rifiuti

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Can Smash - un cestino in grado di ridurre il volume dei rifiuti inviati in discarica dalla rottura e la compattazione dei rifiuti. Può ridurre i tuoi rifiuti domestici fino alla metà del suo volume originale, e può facilmente aiutare a ridurre tutti quei "viaggi", da casa al marciapiede. Il Can Smash è un'idea vincente, per risolvere l'annoso problema dello stoccaggio " casalingo " dei rifiuti domestici.

Qui il sito ufficiale dell’azienda produttrice.

http://www.basebrands.com/

Treehotel: incredibile Hotel costruito sui rami degli alberi.

Qualche tempo fa' vi ho parlato dello stupefacente Treehotel
( http://www.treehotel.se ) , in  Svezia, che dispone di una cabina " Mirrorcube " oltre a numerose altre case prefabbricate situate in alto sui rami degli alberi.
Ecco alcune delle incredibili foto, anche di interni, di questo alternativo ed incredibile Hotel.

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e l’albero della sauna

Why not create a comfortable, well designed hotel which allows visitors to live in harmony with nature amongst the trees?

Vecchie barche da pesca, trasformate in meravigliose costruzioni

sustainable design, green design, recycled materials, green architecture, fishing boat buildings, holy island, repurposed boat houses

In un incredibile esempio di riuso, i pescatori di Santo
isola nel Regno Unito, hanno trasformato queste navi da pesca, in pensione,
in capannoni. Ogni splendida barca  è stato ruotata e
capovolta, adattata con una porta , per consentirne l'utilizzo,
come un magazzino sicuro per gli attrezzi e altri beni.

Igiene personale sostenibile: Un sorriso naturale?

cosmetici_sostenibili_cura_del_corpo_sostenibilita_prodotti_ecocompatibili_parabeni_ftalati_igiene_sostenibile_coppa_mestruale_mestrual_cup

Sfortunatamente, quando noi lottiamo con forza per avere sorriso scintillante, non sappiamo che alcune delle più grandi marche di dentifrici contengono prodotti chimici sbiancanti come parabeni, biossido di titanio e alte concentrazioni di fluoro. Questi entrano in gioco ogni volta che ci laviamo i denti, soprattutto se li ingeriamo bevendo acqua o inghiottendo un po’ di dentifricio. Mentre ci hanno detto che il fluoro aiuta a combattere la carie dei denti, ci hanno tenuto all’oscuro sul fatto che dosi elevate di questo possono essere addirittura velenose. Dalla metà del 1997, negli Stati Uniti, la FDA (Food and Drug Administration) ha stabilito che tutti i dentifrici a base di fluoro dovessero mostrare l’avviso che contenevano sostanze tossiche. Fortunatamente, come per i deodoranti, esistono sul mercato dentifrici naturali. Alcuni hanno inoltre scoperto il “trucco” della baking soda: ne basta solo un po’ per avere dei bei denti bianchi!

http://www.genitronsviluppo.com/

FIRST TABELLA ALLENAMENTO PER I 5K

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Grazie a questo rivoluzionario metodo puoi migliorarti anche dai 5 ai 21 Kcorrendo solo 3 giorni la settimana.

Fonte : runnersworld

sabato 23 ottobre 2010

lucia stove: azzerare Kyoto

Tortona - La WorldStove, azienda tortonese di progettazione e consulenza ingegneristica fondata dall'ingegner Nathaniel Mulcahy, conquista la ribalta nazionale e internazionale. Nei giorni scorsi Nova, il settimanale sull'innovazione tecnologica de Il Sole 24 Ore, gli ha dedicato un'intera pagina di approfondimento, e una video intervista che vi riproponiamo. E ora per ascoltare la sua storia fanno la fila i media di mezzo mondo.
Nathaniel Mulcahy ha inventato e brevettato la Lucia Stove, una stufa a bassissimo costo originariamente pensata per i mercati poveri del terzo mondo, ma che con adeguati accorgimenti e modifiche potrebbe diventare anche uno strumento rivoluzionario per i mercati occidentali, in grado di produrre energia assolutamente pulita e non inquinante, partendo da materie prime quali il pellet, o gli scarti di lavorazione dell'agricoltura.

Flames Thermal studies of LuciaStove TrainingEvents

"La Lucia Stove - spiega l'ingegner Mulcahy - ha superato una serie di test e verifiche tecniche internazionali, e soprattutto ha incontrato l'interesse di importanti paesi africani. Ora siamo nella fase della definizione dei criteri di produzione dei pezzi (si parla di diversi milioni di esemplari), che verranno realizzati sul nostro territorio e poi consegnati, tramite l'Agenzia per lo sviluppo, ai diversi paesi di riferimento".
Ma ora l'invenzione dello scienziato tortonese-americano sta suscitando un crescente interesse anche nei paesi occidentali (dagli Stati Uniti all'Europa), poichè, con adeguate trasformazioni dimensionali, potrebbe rivelarsi uno strumento potentissimo di trasformazione della nostra economia. Non solo infatti la Lucia Stove consente di utilizzare, come carburante, materiali poveri fino a ieri considerati un'eccedenza ingombrante, per smaltire la quale le aziende (si pensi, ad esempio, alla filiera dell'agricoltura) dovevano sostenere costi significativi. Ma addirittura produce, come unico "residuo", il biochar, "che è un carbone vegetale - sottolinea Mulcahy - prodotto attraverso la pirolisi, ossia la combustione in assenza di ossigeno. Utilissimo per concimare i campi, e renderli più fertili, riducendo al contempo l'inquinamento".
Insomma, la quadratura del cerchio. E la Lucia Stove, nata in un piccolo laboratorio tortonese, sta spiccando il volo verso scenari e mercati internazionali.
Bene .. ho deciso di acquistarla, vi terro' aggiornati .

FOUR QUICK ANSWERS TO THE QUESTION:

Better stoves can…

  1. reduce indoor- and outdoor air pollution.
  2. reduce the amount of biomass burned for fuel.
  3. reduce emission of Greenhouse gases and particles.
  4. produce biochar by which carbon can be removed, for centuries, from the air.

NOT SO QUICK ANSWERS TO THE QUESTION:

  1. Indoor air pollution results in 1.6 million premature deaths per year, mainly in women and children. Many of these deaths occur in the half world which cooks with open fires or inefficient biomass stoves. Efficient, clean burning stoves can reduce this mortality. As one example, women cooking over solid fuel fires in unventilated areas have twice the risk of developing cataracts than do those using gas stoves. (International Journal of Epidemiology 2005;34:702–708).Burning of non-fossil fuel (wood, dung, and trash) is the source of a vast brown cloud that hovers over much of South Asia and the Indian Ocean every winter. (Örjan Gustafsson, et al, 2009. Brown Clouds over South Asia: Biomass or Fossil Fuel Combustion? Science 323: 495–498). More efficient stoves would improve the health for billions of people.
  2. An open fire applies about 7-12% of the combustion energy to cooking; other small stoves achieve 43%. LuciaStoves reach 93% (calculated on the basis of fuel available in pyrolyzation mode). This means that the LuciaStove releases more energy than do other small stoves, and it does it with just over half (55%) of the fuel, sequestering the rest in char. With open fires, much of the fuel escapes as smoke and flammable gas, and that’s why they are inefficient and smoky. In fact, when open fire cooking is regularly employed, it consumes about one cubic meter of wood (or equivalent) per person per year. Worse yet , collecting this fuel takes a lot of time and effort, often in dangerous circumstances. Efficient, clean burning stoves can reduce fuel needed, smoke released, and time lost.
  3. The high efficiency of the LuciaStove allows cooking and heating with less fuel than would other stoves. Less fuel consumed means reduced emissions of Greenhouse gases. Also, the emissions are filtered through the developing char, where particles can be trapped.
  4. The LuciaStove converts about 30% of the fuel weight to biochar. Biochar is up to 80% carbon and very resistant to decay. If collected and buried (for good ecological and economic reasons discussed in FAQ #3 and FAQ #4), this actually reduces the carbon dioxide in the atmosphere.

http://worldstove.com


Posted By andrea Belvedere

A NEW PANDEMIC INFLUENZA A(H1N1) GENETIC VARIANT PREDOMINATED IN THE WINTER 2010 INFLUENZA SEASON IN AUSTRALIA, NEW ZEALAND AND SINGAPORE

Since its emergence in early 2009 [1] the pandemic influenza A(H1N1) virus has remained closely related to one of the earliest viruses detected, A/California/7/2009, with little change in the viruses' genetic makeup in even the most variable genes, haemagglutinin (HA) and neuraminidase (NA). This lack of drift was reflected in the World Health Organization's (WHO) Vaccine formulation decisions which recommended an A/California/7/2009-like pandemic influenza A(H1N1) virus for both the southern hemisphere 2010 and the northern hemisphere 2010-11 influenza vaccines [2]. While some genetic variants have been reported such as the D222G (D239G numbering if starting at the first methionine) HA mutation which was linked with more severe outcomes following pandemic influenza virus infection [3] and a more commonly seen E391K change in the HA gene [4] during late 2009, no clear variant has predominated in a country or region and no vaccine update has been forthcoming. This report, however, describes the recent emergence in Singapore and subsequent spread of a genetic variant of the pandemic influenza A(H1N1) virus to Australia and New Zealand during their 2010 winter influenza season, where it now predominates and has been detected in some vaccine breakthroughs and fatal cases.

Genetic characterisation of the pandemic influenza A(H1N1) variant

We sequenced the HA, NA and other genes of 2010 pandemic influenza A(H1N1) viruses from Singapore, Australia, New Zealand and elsewhere using conventional Sanger sequencing. Viruses early in 2010 (January to April) from Singapore and Australia showed the E391K (numbering beginning at the first methionine in HA; equivalent to E374K if starting after the signal peptide sequence in HA at DTLC) change in the HA but were scattered throughout the phylogenetic trees for HA (Figure 1) and the whole genome (Figure 2).

Figure 1. Phylogenetic analysis of haemagglutinin sequences from recent pandemic influenza A(H1N1) viruses


Figure 2.
Full genome maximum likelihood phylogenetic analysis of pandemic influenza A(H1N1) variants from Singapore, Australia and New Zealand and other non-redundant (<80% identity) strains

More …http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=19692

venerdì 22 ottobre 2010

Wwf: tra vent' anni serviranno due pianeti Terra

Nel rapporto si registra una diminuzione del 30% dello stato di salute delle specie globali, con picchi fino al 60%, e con "una domanda di risorse naturali che richiede gia' oggi la capacita' bioproduttiva di un pianeta e mezzo:una crescita economica insostenibile nei paesi ricchi con ricadute sulle popolazioni piu' povere e vulnerabili".

Se continuiamo a consumare le risorse del nostro pianeta con i ritmi attuali, nel 2030 ci vorranno le risorse di due "Terre". E la fotografia dello stato di salute del pianeta Terra, scattata dal Wwf e presentata oggi con il rapporto biennale Living Planet Report.

Nel rapporto si registra una diminuzione del 30% dello stato di salute delle specie globali, con picchi fino al 60%, e con "una domanda di risorse naturali che richiede gia' oggi la capacita' bioproduttiva di un pianeta e mezzo:una crescita economica insostenibile nei paesi ricchi con ricadute sulle popolazioni piu' povere e vulnerabili".

Sulla base del rapporto, il WWf ha stilato la classifica dei Paesi con "l'impronta ecologica pro-capite piu' pesante": in testa sono gli Emirati Arabi Uniti, seguiti dal Qatar, Danimarca, Belgio e Stati Uniti.

L'Italia appare al 29/o posto della classifica, subito dopo Germania,Svizzera e Francia.

Il Living Planet report, realizzato dal Wwf in collaborazione con la Zoological Society di Londra e il Global Footprint Network e presentato oggi in diretta mondiale webcast, mette "in relazione l'impronta ecologica e l'impronta idrica, misure della pressione antropica sulle risorse naturali della Terra, con l' indice del Pianeta Vivente, che misura lo stato di salute del pianeta attraverso i trend di quasi 8.000 popolazioni di oltre 2.500 specia di vertebrati".

La Geoingegneria. Idee Radicali per un Rapido Cambiamento Climatico. Ecco la Nuova Scienza ai Confini della Realtà per Salvarci dal Riscaldamento Globale in Atto

[ Come Raffreddare e Attenuare i Cambiamenti Climatici. Nuove Colture Agricole Grazie alla Biogeoingegneria Potrebbero Meglio Riflettere la Luce del Sole nello Spazio e Diminuire la Temperatura Terrestre ]

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Se ridurre il carbonio non basta, può l’intervento del clima abbassare il livello di calore? La geoingegneria potrebbe contribuire a evitare il surriscaldamento del pianeta ma potrebbe anche creare alcuni grandi problemi. Gli sforzi della geoingegneria, come ad esempio il blocco dei raggi solari con satelliti che utilizzano specchi o particelle di luce riflettenti. Potrebbe essere una soluzione rapida per frenare il riscaldamento globale.

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Se ridurre le emissioni di anidride carbonica non riesce a fermare il cambiamento climatico, potremmo, un giorno, avere la possibilità di inviare satelliti che utilizzano specchi nello spazio o di riempire la stratosfera con particelle riflettenti per bloccare i raggi del sole. Secondo un nuovo studio, tali misure potrebbero contribuire al raffreddamento della Terra. I ricercatori però si muovono con cautela, perché se tali impianti non funzionassero (o si bloccano improvvisamente), si potrebbero creare danni anche peggiori.

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“Per quanto ne so, questa è la prima simulazione del secolo di un progetto di geoingegneria, afferma Ken Caldeira, uno scienziato esperto di clima presso il Carnegie Institution del Dipartimento di Washington di Ecologia Globale a Stanford, in California, Caldeira è l’autorevole autore dello studio pubblicato questa settimana sulle “Linee di condotta” da tenere in questo ambito, dell’Accademia Nazionale delle Scienze negli USA.

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La geoingegneria si riferisce alle attività volte a modificare il clima della terra che possono includere anche il blocco del sole, il rimboschimento su larga scala e l’isolamento del biossido di carbonio nel mare. In primo luogo, Caldeira e il suo collega, l’ecologista Damon Matthews, hanno elaborato un modello per determinare che cosa accadrebbe al clima globale, se le emissioni di anidride carbonica continuassero ad aumentare seguendo l’attuale tasso. I risultati sono questi: entro il 2100 la temperatura della superficie terrestre sarebbe aumentata in media di 3,5 °C rispetto alla situazione del 1900, con un aumento delle temperature, in alcune parti dell’Artico, di 6 °C.

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Successivamente, gli studiosi hanno simulato l’effetto aggiungendo “un regime di geoingegneria” tra gli anni 2000 e 2075, che indicherebbe che, nel complesso, la quantità di radiazioni che colpisce la Terra è diminuita in modo uniforme. Questo modello prevede che le temperature nelle regioni tropicali si abbasserebbero leggermente (di 0,35 °C) e potrebbero salire di 1 °C nell’Artico. In altre parole, la temperatura media del pianeta non cambia di molto rispetto a quella del 1900. “Il risultato positivo è che si può incrementare lo schema geoingegneristico in relazione al biossido di carbonio”, spiega Caldeira. Il modello di mediazione climatica ha indicato anche Caldeira che si potrebbe intervenire per regolare anche la quantità di pioggia.

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L’intervento Sans, che riscalda in modo costante gli oceani, porterebbe a maggiori precipitazioni sopra l’oceano, anche se l’aumento costante di anidride carbonica nell’atmosfera farà diminuire il livello di acqua che evapora dalle piante, che, a sua volta, comporta una diminuzione di precipitazioni nelle zone tropicali. Se i raggi del sole vengono parzialmente deviati, l’oceano non si scalda e solo le piogge tropicali ne sono influenzate: la riduzione globale delle precipitazioni è di circa dieci volte maggiore, come nel caso del riscaldamento.

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Caldeira e Matthews hanno anche fatto delle previsioni nel caso in cui un progetto di geoingegneria fosse fallito o si fosse bloccato dopo un primo raffreddamento. Essi hanno scoperto che gli effetti sarebbero simili a quelli che si verificherebbero se una cappa artificiale fosse temporaneamente messa con forza sul termostato della Terra. In questo caso, egli avverte, che potrebbe risultare un rapido riscaldamento del pianeta, fino a raggiungere un picco 20 volte più elevato dell’attuale tasso di riscaldamento (0,2 ° C ogni 10 anni).

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“Il punto che manca è quello di ritenere che le nostre politiche dipendendo esclusivamente da modelli climatici”, spiega Gregory Benford, un fisico presso l’Università della California, che studia geoingegneria. Egli si augura di poter sperimentare più questi tipi di regime e di determinare i rischi e i benefici, rilevando che egli non crede che le conseguenze debbano essere necessariamente gravi se un progetto di geoingegneria fallisce o se venga bruscamente interrotto per ragioni politiche o di altra natura. “Si potrebbe ritardare un differenziale, in modo che il tasso di riscaldamento acceleri” dice Benford. “Tuttavia Caldeira steso afferma che, in ogni caso, la geoingegneria non è probabilmente la prima e unica opzione nel controllo del cambiamento climatico.” La vera sfida” dice, “è quella di ridurre le emissioni.”

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http://www.genitronsviluppo.com/2008/12/17/la-geoingegneria-idee-radicali-rapido-cambiamento-climatico-ecco-la-nuova-scienza-ai-confini-della-realt-salvarci-dal-riscaldamento-globale-atto/

Immagazzinare Energia Solare nel Calcestruzzo. Ecco le Nuove Ricerche che Puntano ad Abbassare il Costo del Solare Attraverso Nuovi Materiali Super Resistenti alle Alte Temperature

Ricercatori presso l’Università di Arkansas stanno lavorando per sviluppare un nuovo metodo di immagazzinare l’energia termica nel calcestruzzo. Tutto è partito dal finanziamento di $ 770,000 da parte dell’ U.S. Department of Energy in quanto parte del programma federale per creare nuovi metodi di deposito di energia solare poco costosi. Attualmente, l’energia immagazzinata dal calcestruzzo può raggiungere i 325°C, ma i ricercatori credono di poter ottenere dalla stessa quantità di calcestruzzo un deposito di energia termica che tocca i 600°C.

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Panneer Selvam professore di ingegneria civile, le cui ricerche si sono concentrate sul trasferimento di energia termica basato su modelli computazionali oltre ai sistemi di raffreddamento per i piccoli dispositivi elettronici, collabora con Michea Hale, professore associato di ingegneria civile. Hale lavora con materiali strutturali, in particolare calcestruzzo ad alte prestazioni. L’obiettivo si questo progetto era sviluppare e testare un calcestruzzo con ultra-elevate prestazioni semplicemente miscelando diversi tipi di calcestruzzo in grado di sopportare alte temperature.

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Il loro progetto punta a creare un calcestruzzo ad alte prestazioni. I ricercatori hanno studiato diverse miscele di calcestruzzo per scoprire quale sia in grado di immagazzinare più energia termica rispetto ad un’altra nel tentativo di utilizzare tali miscele per creare un super deposito di energia termica dal solare in calcestruzzo. Per valutare le miscele di calcestruzzo gli scienziati espongono la loro creazione a temperature elevate, con grande attenzione vengono analizzati i tassi di carico termico e gli effetti della temperatura.

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Dei pannelli solari possono essere usati per raccogliere il calore che il calcestruzzo assorbe e già i ricercatori sono alla ricerca di nuovi metodi di realizzare questo trasferimento di energia in modo più efficiente. Lo stoccaggio dell’energia solare nel calcestruzzo infatti inizia con la raccolta di calore nei pannelli solari. Il calore viene poi trasferito attraverso tubi in acciaio nel calcestruzzo, che assorbe il calore e lo immagazzina fino a che non può essere trasferito ad un generatore.

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“L’energia solare detiene una grande promessa come fonte alternativa di energia”, afferma Selvam. “Il governo riconosce questo e sa che dobbiamo muoverci in questa direzione. Il problema è che gli scienziati e gli ingegneri non hanno ancora sviluppato una tecnologia che consentirà ai produttori di sfruttare l’energia solare in modo efficiente. Quindi, uno spazio di rilievo per ridurre i costi può essere rappresentato dai depositi di energia termica, che non è altro che lo sviluppo di efficaci ed efficienti metodi di trasferimento di calore immagazzinato e poi trasferito ai generatori. Questo è ciò che stiamo cercando di fare “. L’obiettivo per il Il Dipartimento di Energia USA è quello di raggiungere i 5 centesimi di $ a kWh entro il 2020.

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http://www.genitronsviluppo.com/2008/12/16/immagazzinare-energia-solare-nel-calcestruzzo-ecco-le-nuove-ricerche-che-puntano-ad-abbassare-il-costo-del-solare-attraverso-nuovi-materiali-super-resistenti-alle-alte-temperature/#more-1301

Ottenere il riscaldamento dalle acque reflue In Gran Bretagna è già una realtà: “biogas umano” fabbisogno domestico

Da martedì scorso gli inglesi hanno una nuova fonte di calore: gli scarichi fognari. Il biogas proveniente dai depuratori di Didcot, nell’Oxfordshire, ha iniziato a essere pompato nelle tubature per scaldare più di 200 abitazioni. E’ il primo progetto di questo tipo che riesce ad agganciarsi alla rete di distribuzione del metano. Per National Grid, gestore della rete, entro il 2020 si potrebbe soddisfare con il “biogas umano” il 15% del fabbisogno domestico inglese.
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“Per la prima volta in Gran Bretagna le famiglie potranno cucinare e riscaldare le loro case con gas generato dalle acque reflue”, ha dichiarato a Reuters Chris Huhne, ministro dell’Energia britannico. “E’ un giorno storico per le imprese coinvolte, per le nuove tecnologie e per la percentuale crescente di energia da fonti rinnovabili nel nostro paese”.
Nel progetto, realizzato da una joint venture tra Thames Water, British Gas e Scotia Gas Networks, gli scarichi arrivano a Didcot da una parte dei 14 milioni di clienti di Thames Water. Quindi la componente solida viene riscaldata in una serie di cisterne con un processo di “digestione anaerobica” nel corso del quale i batteri decompongono i materiali biodegradabili producendo gas. “L’intero ciclo, dalla visita alla toilette al gas che ritorna nelle case delle persone dura una ventina di giorni”, precisa l’agenzia Reuters. “A Didcot sono stati usati i digestori già in uso negli impianti di depurazione in loco, senza la necessità di investimenti addizionali in tecnologie. Il capitale iniziale di 2,5 milioni di sterline è servito semplicemente per costruire nuove cisterne”.

Le imprese che aderiscono al progetto hanno già fatto i loro calcoli: in media una persona produrrebbe l’equivalente di trenta chili di residui solidi all’anno. “Se le acque nere prodotte da tutti i 63 milioni di cittadini britannici potessero essere trattate per produrre gas, riusciremmo a soddisfare la domanda di 200.000 famiglie, riducendo la dipendenza dal gas di importazione”, sostiene British Gas.

“Il gas di Didcot non arriva dal mare del nord o dalla Russia, ma dalle stesse case a cui poi portiamo il metano. E’ un’operazione di riutilizzo di risorse e materiali senza pari”, ha dichiarato John Morea, direttore generale di Scotia Gas Networks, parlando dal barbecue party organizzato per l’inaugurazione del progetto. Una grigliata al 100% autarchica, nella quale il bacon è stato arrostito usando come combustibile il nuovo gas.
L’unica nota stonata di tutta la vicenda riguarda le tariffe applicate. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, le famiglie che cederanno (involontariamente) le proprie acque reflue alla rete non otterranno nessun tipo di sconto. Almeno per ora gli sforzi dei cittadini non saranno premiati.

MIT Unveils Portable Solar-Powered Water Desalination System


by Timon Singh, 10/18/10

filed under: Recycled Materials, Renewable Energy

MIT, Field and Space Robotic Laboratory (FSRL), MIT solar power water desalination system, solar power water desalination, Massachusetts Institute of Technology solar power water desalination, MIT's Department of Mechanical Engineering

A team from the Massachusetts Institute of Technology’s (MIT) Field and Space Robotic Laboratory (FSRL) has designed a new solar-powered water desalination system to provide drinking water to disaster zones and disadvantaged parts of the planet. The water desalination system can be easily packed up for delivery to emergency areas and is completely powered by solar energy, so it is able to function in arid and remote off-grid regions.

MIT, Field and Space Robotic Laboratory (FSRL), MIT solar power water desalination system, solar power water desalination, Massachusetts Institute of Technology solar power water desalination, MIT's Department of Mechanical Engineering

Desalination systems often require a lot of energy, as well as a large infrastructure, to support them but MIT’s compact system is able to cope due to its ingenious design. The system’sphotovoltaic panel is able to generate power for the pump, which in turn pushes undrinkable seawater through a permeable membrane. Once the salt and other minerals are removed, the water can then be drunk. The system even has sensors that enable water purification even without high levels of sunlight.

MIT’s prototype can reportedly produce 80 gallons of drinking water per day, depending on weather conditions. A larger version is also being designed, which will cost $8,000 and will be able to provide 1,000 gallons of water daily. The design team also claim that two dozen desalination units could be transported in a single C-130 cargo airplane, providing water for more than 10,000 people.

+ MIT

Read more: MIT Unveils Portable Solar-Powered Water Desalination System | Inhabitat - Green Design Will Save the World

http://inhabitat.com/2010/10/18/mit-unveils-compact-solar-powered-water-desalination-system/