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giovedì 30 settembre 2010

Il potenziale eolico della Cina

Negli ultimi cinque anni la Cina ha raddoppiato costantemente le installazioni di impianti eolici e quest’anno è sul punto di soppiantare gli Stati Uniti quale mercato globale più ricco di nuove installazioni. Ma i ricercatori della università di Harvard e della università di Tsinghua a Pechino suggeriscono che l’industria energetica eolica della Cina stia appena cominciando a sfruttare il suo potenziale. Stando alle loro modellazioni meteorologiche e finanziarie, pubblicate di recente sul giornale Science, in Cina vi sono venti forti capaci di soddisfare in maniera proficua tutto il fabbisogno energetico nazionale fino ad almeno il 2030.


Il capo del progetto Harvard-Tsinghua McElroy ed i suoi colleghi hanno quantificato il potenziale eolico della Cina partendo da una modellazione del vento a disposizione. Per fare ciò, hanno suddiviso la mappa della Cina in appezzamenti da 3,335 chilometri quadrati l’uno e utilizzato i dati relativi agli ultimi 5 anni di rilevazioni meteorologiche ricavando così un profilo del vento per ciascun appezzamento. In seguito hanno aggiunto nel modello delle turbine eoliche industriali standard da 1.5 megawatt disseminate in ciascun appezzamento (escludendo i terreni ostili quali colli, foreste ed aree urbane) ed hanno effettuato una stima dell’energia prodotta in ciascun appezzamento. Per finire, hanno calcolato il valore dell’energia che potrebbe essere prodotta rispetto al costo di installazione delle turbine.
Il modello rivela regioni estese, concentrate nel nord e nell’ovest della Cina, dove molta energia può essere generata ad un costo simile alle quote stabilite dal governo per le centrali eoliche già in opera, pari a 0.38-0.55 Yuan Cinesi (dai 6 agli 8 centesimi) per kilowatt-ora (kwh). Il modello mostra ad esempio che gli operatori delle centrali eoliche potrebbero generare ben 6.96 kwh di energia eolica—più del doppio del consumo energetico annuo della Cina, pari a 3.4 trilioni di kwh e paragonabile alle proiezioni di domanda del 2030—ad un prezzo contrattuale di 0.516 Yuan Cinesi (7.5 centesimi) per kwh.
In altre parole, il vento offre una fonte di energia priva di emissioni capace di rispondere alle necessità della Cina per i prossimi due decenni. Rispondere alla crescente domanda con centrali a carbone, al contrario, genererebbe 3.5 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all’anno (più gas serra di quanto l’Unione Europea prevede di rilasciare entro il 2030).
McElroy, un professore di studi ambientali, insiste sul fatto che un simile scenario, per quanto possa sembrare ambizioso, sia valido e plausibile. Anzitutto, 0.516 Yuan Cinesi è una cifra che rientra nei limiti tariffari approvati il mese scorso dal Congresso Popolare Nazionale Cinese per le future centrali eoliche in Cina. Oltretutto, l’industria eolica Cinese sta già superando le aspettative e i target imposti di anno in anno. La Cina raggiungerà l’anno prossimo gli obiettivi imposti per il 2020, un decennio prima, in quanto, stando al Consiglio Globale per l’Energia Eolica con sede a Bruxelles, l’energia eolica sfiora già i 30,000 MW. Secondo le analisi ricavate da una consulenza con la Emerging Energy Research, con sede a Cambridge, MA, è probabile che entro il 2020 la Cina disporrà di una capacità eolica pari a 130,000 MW.
Ciononostante, McElroy riconosce che, al fine di sfruttare l’energia eolica diversificata in tutto il paese, la rete distributiva Cinese dovrebbe essere più potente ed intelligente. Infatti, lo stesso Global Wind Energy Council afferma che il sistema distributivo in Cina costituisce un impedimento, ritardando l’avviamento della produzione di energia da parte di nuove centrali eoliche. E secondo il gruppo, il problema diventa maggiore con lo svilupparsi delle centrali nelle regioni cinesi a nord e a ovest, dove la rete è più debole e l’energia deve percorrere distanze maggiori prima di raggiungere i consumatori. Secondo Sebastian Meyer, direttore delle ricerche per conto della società di consulenza Azure International, con sede a Pechino, le limitazioni imposte dalla rete costituiscono un grave impedimento per i progetti eolici nei paesi cinesi autonomi che si trovano a nord.
Per Meyer, la sfida sarà tanto amministrativa e finanziaria quanto tecnica. Mayer sostiene che l’ordine di sviluppo rurale impartito dal governo garantisce una popolarità costante dell’energia eolica tra gli ufficiali locali e regionali, ma “è comunque necessario risolvere il problema di bilanciamento e crescita della rete”. La sovrattassa di 0.001 – 0.002 Yuan Cinesi che attualmente i consumatori pagano per supportare l’integrazione dell’energia rinnovabile copre appena il costo diretto della connessione delle centrali eoliche alla rete. “Persino per questo sistema, dove il prodotto raggiunge rapidamente il consumatore, i fondi sono tornati alle centrali eoliche con un considerevole ritardo,” dice Meyer.
D’altro canto, dice McElroy, la Cina sta già fortemente potenziando le proprie reti energetiche per connettere impianti idroelettrici remoti ai centri popolati – un processo che potrebbe espandersi fino a distribuire le massicce quantità di energia originate da centrali elettriche notoriamente imprevedibili. “La Cina ha indubbiamente la conoscenza tecnica per costruire sistemi di trasmissione ad alto voltaggio e lunghe distanze,” dice McElroy.
I potenziamenti maggiori attualmente in corso sulla rete in Cina fanno un uso esteso di linee per corrente diretta ad alto voltaggio (HVDC) di dimensioni imponenti, che in Europa e negli Stati Uniti sono ancora in fase di progettazione. “Stanno guidando il mondo all’uso di schemi di trasmissione su lunghe distanze,” dice Bjarne Andersen, direttore dell’agenzia di consulenze Andersen Power Electronic Solutions con sede nel Regno Unito, nonché esperto nella tecnologia ultra-efficiente HVDC. Andersen descrive come la Cina stia già facendo uso di linee HVDC, trasportando 19,860 MW di energia, e stia costruendo linee per altri 18,900 MW con altri 17,900 MW in programma per il futuro prossimo.
Sempre secondo Andersen i progettisti cinesi stanno contribuendo sensibilmente alle innovazioni. Una linea HVDC da 800 kilovolt che connette il centro della provincia interna di Yunnan a quella costiera Guangdong, che sarà la prima al mondo una volta inaugurata verso la fine di quest’anno, prevede una perdita di energia inferiore del 30% rispetto alle attuali linee da 500 kV. E molte altre linee da 800 kV sono in fase di costruzione.
Gli attuali sviluppi della rete rispecchiano quello che sarebbe necessario per trasmettere l’energia eolica. La maggior parte delle nuove linee di trasmissione sono concepite per trasportare l’energia derivata dalle dighe idroelettriche a occidente fino alle megalopoli orientali quali Pechino, Shanghai e Guangzhou, dice Andersen. Ma vi sono segni che mostrano un crescente interesse da parte dei progettisti nei confronti dell’energia eolica. L’anno scorso sono iniziati i lavori per una linea AC da 750 kV che trasporta l’elettricità da una centrale eolica a ovest della provincia di Gansu, uno dei sei megaprogetti nazionali approvati dal Governo. La centrale eolica di Gansu, etichettata come la versione terrestre della Three Gorges Dam, è destinata a crescere a 20,000 MW, ad un costo stimato di 120 miliardi di Yuan Cinesi (17.5 miliardi di dollari).
Per McElroy la situazione politica cinese potrebbe persino decidere di aggiungere le linee di trasmissione necessarie. Regioni ricche di venti come l’Uyghur del nord ovest sono tra le più povere in tutta la Cina e il governo si sta interessando a promuoverne lo sviluppo economico. McElroy aggiunge che le opposizioni locali, che in Europa e nel Nord America hanno ostacolato i progetti di reti distributive, difficilmente fermeranno la spinta cinese verso l’energia eolica. “Il governo avrà più potere decisionale una volta approvato il piano.”

http://www.technologyreview.it/index.php?p=article&a=1393

Energia solare del deserto per illuminare il mondo, la soluzione ai disastri ambientali

 

Energia Il progetto si chiama Desertec. Un'idea tutta tedesca che promette di dare luce al pianeta sfruttando una porzione desertica grande come la Lombardia

verde e integrazione dei mercati elettrici col Maghreb. Per la Commissione europea è questa la strategia vincente per il futuro dei Paesi membri dell’Unione. È anche, manco a dirlo, il modo più efficace per evitare tragedie ambientali come quella che, da ormai più di due mesi, sta affliggendo il Golfo del Messico e mettendo a serio rischio la credibilità del presidente statunitense Barack Obama.

 
Per il commissario Europeo all’Energia, Gunther Oettinger, la soluzione auspicabile si chiama Desertec: l’innovativa idea, tutta tedesca, che potrebbe garantire la fornitura di elettricità per i cittadini europei mediante lo sfruttamento dell’energia solare dei deserti del Nord Africa e del Medio Oriente. Qualche giorno fa il piano è stato discusso ad Algeri dallo stesso Oettinger e da Youcef Yousfi, Amina Benkhadra e Afif Chelbi, ministri responsabili dell’energia di Algeria, Marocco e Tunisia. “Sono certo – ha sostenuto al termine del vertice Oettinger – che nei prossimi cinque anni arriverà al mercato europeo la produzione elettrica dei primi impianti localizzati nell’area nord africana”. Per il commissario la strada è ancora lunga – si parla di 20-40 anni per portare a termine l’intero progetto – ma fattibile anche se serviranno ingenti capitali per poterla percorrere.
Il principio cardine di Desertec si fonda sullo sfruttamento dei raggi solari nelle zone desertiche che verranno trasformati, grazie all’uso di grandi impianti, in vapore che, a sua volta, attiverà una turbina che genererà elettricità come una comune centrale. I numeri prospettati dal consorzio Desertec, responsabile del progetto e formato da 12 aziende, sono davvero impressionanti: basterebbe coprire con campi collettori tre millesimi di area desertica, 40 milioni di km quadrati, per soddisfare la domanda energetica mondiale equivalente a 18 mila TW/h all’anno.
L’obiettivo fissato ad Algeri con un piano d’azione concreto sottoscritto dai responsabili dell’Energia è, per ora, molto meno ambizioso e punta a rifornire nei prossimi cinque anni l’area EUMENA (Europa, Medio Oriente e Nord Africa) grazie all’attivazione di un progetto pilota. La porzione elettrica destinata al fabbisogno degli abitanti del Vecchio Continente sarà, per il momento, solo del 15 percento. Ma l’impegno di Bruxelles sembra essere molto serio in virtù dell’approssimarsi della scadenza, fissata entro il 2020, dell’obbligo per l’Ue di produrre da fonti verdi il 20 percento della sua energia totale. Desertec, secondo quanto sostenuto da Oettinger, potrebbe permettere di raggiungere questo e altri risultati visto che, come sostiene Gerhard Knies, il presidente del Consiglio di vigilanza del consorzio, “In meno di sei ore i deserti ricevono più energia dal sole di quanto l’umanità ne consuma in un anno”. Per i promotori della piattaforma, fra cui l’italiana Enel Green che è entrata nel consorzio a marzo, i vantaggi sarebbero più d’uno. Con un lavoro costante volto alla costruzione della rete di collegamento sottomarina destinata al trasporto di tutte le forme di energia non inquinante, la rete Desertec potrebbe, con un’area di impianti estesa quanto la Lombardia, dare accesso sufficiente all’energia al 90 percento della popolazione mondiale. Nessun problema neanche per quanto riguarda le distanze dal momento che le linee moderne di alta tensione che si useranno manterranno il livello delle perdite di energia sotto il 3 percento per ogni 1000 km. E ancora, potranno attivarsi nuovi posti di lavoro nei paesi del Maghreb: per la costruzione di un pannello da 250 MW saranno impiegate mille unità fra operai e ingegneri per circa 2-3 anni. In più, l’enorme quantità d’energia, basterà anche per desalinizzare grosse quantità di acqua marina che sarà destinata a quei Paesi che già da ora arrancano a trovare risorse disponibili di acqua potabile. Gli studi già effettuati sostengono che con un campo di collettori da 250 MW e una turbina da 200 MW si potranno depurare 100 mila metri cubi d’acqua al giorno: più di 4 milioni di litri all’ora.
Nonostante i vantaggi sulla carta c’è già chi solleva numerose obiezioni. In primo luogo sulla voce “costi d’opera” che, secondo un primo preventivo, ammonterebbero a 450 miliardi di euro: necessari a costruire 20 linee di trasmissione da 5 GW l’una. Un’enormità che, rassicurano dal consorzio, potrebbe essere raggiunta da subito “con le misure adeguate come le tariffe fisse, già sperimentate in Spagna e Germania. La necessità di questi provvedimenti – aggiungono da Monaco – si ridurrebbe o sparirebbe se si sopprimessero le sovvenzioni statali alle energie fossili o nucleari e si fabbricassero componenti su larga scala”. Attualmente le tariffe sarebbero proibitive se si pensa che sull’elettricità generata dal sole graverebbe una spesa che oscilla fra i 125 e i 130 euro per MW/ora contro i 48 euro dell’energia prodotta da centrali a carbone. Uno sforzo economico che, tuttavia, potrebbe diminuire con la standardizzazione del prodotto che, quando definitivamente operativo, potrà garantire un perfetto equilibrio domanda/offerta e, quindi, evitare gli sprechi. Così come sarà assicurata la disponibilità di elettricità anche durante la notte e i periodi di eccessiva nuvolosità visto che la super-griglia di collegamento potrà essere usata anche per il trasporto di gas e biocombustibili. Il procedimento è già operativo dal 1985 in California dove più di un’azienda vi ha fatto ricorso per uso commerciale. Il taglio economico coinvolgerebbe anche, leggi caso BP, i costi addizionali diretti o indiretti per possibili danni ambientali e per l’eliminazione di scorie nell’ambiente.
Cosa manca dunque? Dal consorzio ripetono che l’unico elemento che impedisce l’avvio del progetto è la mancanza di un quadro politico solido in alcuni stati che saranno i potenziali produttori di elettricità solare. Non sembrano bastare le previsioni degli ideatori che sostengono “In caso di una interruzione volontaria di fornitura, i Paesi produttori perderanno immediatamente le entrate provenienti dalla vendita di energia, al contrario di quanto accade per le energie sviluppate dai combustibili fossili che possono conservarsi e vendersi in un secondo momento a prezzo più alto. A questo si sommerebbe la perdita di fiducia nelle nazioni del Medio Oriente e del Nord Africa da parte dei loro clienti e dei futuri finanziatori”. Questi ultimi, sia pubblici che privati, per quanto estremamente interessati all’affaire, non metteranno un centesimo senza aver precedentemente ricevuto garanzie sulla sicurezza dei propri investimenti.


di Antonio Marafioti

martedì 28 settembre 2010

Cosa intendo per autostrade cinetiche ?

 

Autostrade cinetiche , ossia la possibilità di produrre energia dal traffico autostradale, il quale opportunamente “ drogato “ produce energia.

In realtà si tratta del sistema inventato da un’azienda Israeliana, che si chiama INNOWATECH. Per certi aspetti la tecnologia è semplice; sfrutta il materiale piezoelettrico dispiegato sotto il manto stradale, alla profondità di 5 cm. Per passaggio del traffico e per “ pesantezza “ di questo, il materiale subisce delle deformazioni, producendo corrente elettrica.

L’aspetto interessante e che la quantita’ di energia che puo’ essere prodotta è importante e puo’ essere immagazzinata oppure utilizzata per far lavorare, segnaletica , semafori , illuminazione ecc. In “ real time “. Impregilo ed innowatech hanno stretto un’alleanza per dispiegare alcuni Km di autostrada lungo il tratto Ve- Ts di materiale PIEZOELETTRICO E DARE COSI VITA al primo esperimento in italia di autostrade cinetiche.

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Ma quanto vale la possibilità di impiegare questa tecnologia ed avere davvero un reale ritorno economico ? A riguardo ho provato a verificare il traffico lungo il tratto Mi-Bg:

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Sistema stradale basato su 300 generatori  piezoelettrici su 500 m e considerando un traffico giornaliero di 45000 veicoli: il calcolo è presto fatto---> (3,3 w * v * 10 m)

L’aspetto interessante è che la produzione annua sarebbe pari a 2.710.125 KW/anno ed il ROI calcolato, sarebbe pari a 0,7. Beh, se vero ( credo di si ) sarebbe incredibile no?!

Ref. “rinnovabile”  - r. Andrea Belvedere

lunedì 27 settembre 2010

Niña "strong": gli oceani si raffreddano, stop al Global Warming

Le SST (temperature delle acque superficiali) degli oceani sono in continuo e regolare calo, dopo i massimi estivi, guidati in ciò da una Niña che si fa sempre più forte. Nei prossimi mesi tale calo diverrà sempre più diffuso e importante e si diffonderà anche alla troposfera: ciò dovrebbe scongiurare il pericolo che il 2010 divenga l'anno più caldo.

immagine articolo 18801

Carta tematica rielaborata delle SSTA tratta dahttp://weather.unisys.com/surface/sst_anom.html

Ogni giorno che passa vede stimare il ruolo degli oceani come sempre più importante nel complesso puzzle che denominiamo sistema climatico terrestre. Giungono infatti dalle più importanti riviste scientifiche, come ad esempio Science, articoli che ribadiscono come in passato il ruolo delle SST oceaniche fosse stato profondamente sottovalutato. Interessante che tali studi vengano poi ripresi da giornali e riviste molto popolari, come ad esempio la tedesca Der Spiegel. Uno studio scritto da David WJ Thompson, John M. Wallace, John J. Kennedy, e Phil D. Jones giunge a mettere in dubbio che la famosa fase fredda che interessò il pianeta durante gli anni '60 e '70 fosse stata causata dai solfati dispersi in gran quantità nella atmosfera, con conseguente effetto schermo nei confronti dei raggi solari.

Oggi si tende invece a rivalutare maggiormente il ruolo degli oceani, che si sarebbero velocemente raffreddati proprio in quei decenni. Tale raffreddamento superficiale è attualmente ben misurato attraverso l'ausilio dei satelliti, oltre che delle boe, e parametrizzato con gli indici oceanici. Ad esempio durante la fase implicata, i principali indici oceani globali tendevano ad essere negativi. Parlo dell'AMO (Oscillazione multidecennale dell'Atlantico), della PDO (Oscillazione decennale del Pacifico) e anche del ciclo ENSO (El Niño southern oscillation).

Questa premessa ci spinge ancora di più a continuare questa rubrica che si occupa di analizzare e interpretare le SSTA (Anomalie delle temperature superficiali) oceaniche. Almeno quelle principali.
Infatti se andiamo ad osservare la nostra carta tematica che rappresenta appunto le SSTA globali di questo periodo, noteremo subito l'intenso raffreddamento subito dall'area della Niña. Interessante è anche il Pacifico settentrionale, dove la PDO è già da tempo vista in trend negativo. Devo ricordare che generalmente questi due indici, che fanno riferimento a coordinante temporali molto diverse, vanno di pari passo, tanto che si nota che durante le fasi di PDO negativa corrispondono fasi del ciclo ENSO dominate da maggiori episodi di Niña piuttosto che di Niño. Ciò ovviamente potrebbe provocare un calo del Global Warming.

Se passiamo all'Oceano Atlantico troveremo uno scenario ben diverso.
Qui le SSTA sono ancora sensibilmente positive, soprattutto nell'Atlantico settentrionale: l'AMO ha raggiunto ultimamente valori davvero elevati, anzi proprio da record. Si nota comunque l'inizio di una fase discendente che dovrebbe seguire la fase caldissima estiva. Ancora calde, ma sempre in diminuzione, le fasce tropicali dell'Atlantico, come la TNA.

Infine tocca gettare un'occhiata all'area oceanica più importante di tutte (insieme all'area ENSO), l'IPWP (Indo Pacific Warm Pool). Tale vastissima area oceanica collocata tra il Pacifico tropicale e l'Oceano indiano funziona, insieme appunto all'ENSO, da vero e proprio volano climatico terrestre. Sebbene qui le temperature siano ancora elevate, il trend è verso una diminuzione.

Concludendo le acque superficiali oceaniche si stanno raffreddando ovunque.
A metà settembre le anomalie oceaniche viaggiavano sui +0,20°C, mentre le SSTA tropicali erano praticamente azzerate. Ovvio aspettarsi, dunque, nei prossimi mesi un ulteriore calo generale delle SSTA che si riserberà ormai a breve alla colonna troposferica: tale raffreddamento dovrebbe rendere molto difficile per il 2010 divenire l'anno più caldo di sempre.

Aldo Meschiari

http://www.meteogiornale.it/notizia/18801-1-nina-strong-temperatura-oceani-in-calo-stop-global-warming

domenica 26 settembre 2010

MINI-HYDRO in italia

LE PRINCIPALI AUTORIZZAZIONI RICHIESTE PER UN IMPIANTO MINIHYDRO

Lo sviluppo del minihydro in Italia si colloca in un quadro normativo piuttosto complesso. Le procedure, che possono differire nei dettagli a seconda dei diversi regolamenti adottati a livello regionale e provinciale, riguardano la richiesta di concessione dell’acqua, la compatibilità ambientale delle opere e l’ottenimento di tutte le varie autorizzazioni dovute in caso di realizzazione di un’attività produttiva, oltre che all’allacciamento alla rete.

Il settore mini-idroelettrico gode oggi di una tecnologia molto avanzata e in continuo miglioramento, grazie alla quale è possibile la realizzazione di impianti di grande efficienza energetica ed elevata compatibilità ambientale.
Il potenziamento di questo settore potrà contribuire realmente al raggiungimento degli obiettivi energetici per le fonti rinnovabili?
E' veramente possibile sfruttare il potenziale residuo stimato per il territorio italiano?
Quali sono i problemi che ostacolano la realizzazione di nuovi impianti e come risolverli?
Per rispondere a questi quesiti abbiamo realizzato un'indagine conoscitiva, estesa a tutto il territorio nazionale, per definire il quadro delle barriere non-tecnologiche che sembrano limitare la possibilità di sviluppo del mini-idroelettrico. In sintesi l'indagine tocca i seguenti aspetti:
- normativa nazionale implicata nel processo di autorizzazione alla realizzazione degli impianti mini-idro e decentramento amministrativo
- grado di implementazione regionale della normativa di tutela delle acque, in particolare per quanto riguarda la determinazione dei valori di deflusso minimo vitale e dei regolamenti per l'uso dell'acqua
- il punto di vista degli uffici deputati all'esercizio delle funzioni amministrative in materia di derivazioni di acqua pubblica
- il punto di vista degli operatori del settore mini-idroelettrico (proponenti).
A questo scopo abbiamo chiesto sia agli enti pubblici che agli operatori del settore mini-idroelettrico di rispondere brevemente ad alcune domande inerenti in particolare agli aspetti procedurali (concessione alla derivazione, autorizzazioni, valutazioni ambientali) e alle motivazioni che ne mettono a rischio l'esito.
Le domande sono raccolte nei due questionari scaricabili, dedicati uno alle Pubbliche Amministrazioni e l'altro ai Produttori.
I risultati dell'indagine sono analizzati al fine di evidenziare i punti di forza e di debolezza delle normative locali, di dare risalto alle esigenze di miglioramento sollecitate e di individuare strategie e soluzioni condivise finalizzate al miglioramento della fase autorizzativa, anche ricorrendo a strumenti tecnici messi a punto nel progetto.
I risultati saranno pubblicati nel rapporto di fine attività, che sarà scaricabile da archivio documenti RdS.


Se volete collaborare all'iniziativa, comunicandoci le vostre opinioni, rispondete alle domande del questionario operatori o del questionario enti e inviatene copia ai contatti sottoriportati.


Grazie per la collaborazione!

Daniela.Postiglione@erse-web.it
Elisabetta.Garofalo@erse-web.it

Ref. http://minihydro.erse-web.it/

When is hydropower micro?


The definition of micro hydropower varies in different countries and can even include systems with a capacity of a few megawatts. One of the many definitions for micro hydropower is: hydro systems up till a rated capacity of approximately 300 kW capacity. The limit is set to 300 kW because this is about the maximum size for most stand alone hydro systems not connected to the grid, and suitable for "run-of-the-river" installations.

Ref. http://www.microhydropower.net/

giovedì 23 settembre 2010

La fine annunciata delle lampade ad incandescenza

 

logo Entro la fine del 2012 dovranno essere progressivamente eliminate le normali lampade a incandescenza. I privati avranno la possibilità di scegliere tra lampade fluorescenti compatte e lampade ad incandescenza efficienti (alogene), che hanno qualità di illuminazione equivalente a quelle tradizionali ma permettono risparmi tra il 25% e il 50%.
Si valuta un beneficio medio per famiglia di circa 50 euro (considerando anche il costo delle nuove lampade)

Il ghiacciaio perduto - Il ghiacciaio di Lares

Il ghiacciaio perduto - Il  ghiacciaio di Lares, che si colloca attorno ai 2900 di quota, aveva accumulato durante l'inverno dai 3 ai 5 metri di neve. La calura estiva ha non solo sciolto tutto l'accumulo, ma ha provocato anche dai 10 ai 15 metri di arretramento frontale, e un abbassamento dello spessore del ghiaccio alle quote più basse di quasi due metri.  Il Ghiacciaio di Lares è situato alla testata dell’omonima valle e occupa un ampio versante limitato a monte dalla dorsale Carè Alto – Corno di Cavento – Crozzon di Lares. Rappresenta per dimensioni il terzo ghiacciaio del gruppo dell’Adamello. La sua superficie ammonta attualmente a 549 ettari (dati del 1997) e si è praticamente dimezzata rispetto alle stime di Payer della metà dell’800 che gli attribuiva un’area di circa 1150 ettari. Nel 1925 la superficie si era ridotta a 635 ettari, mentre nel 1960 ammontava ancora a 600 ettari circa.  Fino a pochi anni fa il settore meridionale si collegava con il Ghiacciaio di Niscli attraverso un ripido scivolo ghiacciato, ma il collegamento si è ora interrotto. È alimentato dalle precipitazioni nevose dirette, mentre gli accumuli da valanga hanno un ruolo trascurabile, data l’assenza di grandi pareti rocciose al bordo del ghiacciaio. La fronte è suddivisa in due lobi da una dorsale rocciosa. Il lobo di sinistra terminava fino a qualche anno fa nel Lago di Lares (quota 2655 m), che è stato liberato completamente dal ghiacciaio nel 1992. Precedentemente il ghiacciaio aveva liberato i laghi dei Pozzoni e della Busa del Morto, situati a valle. La fronte di destra raggiunge una bellissima piana proglaciale situata a quota 2600 m.  Secondo gli studi effettuati dal Comitato Glaciologico Trentino, il ghiacciaio ha perso fra il 1991 e il 1997 un volume di quasi 27 milioni di m3, pari a una perdita di spessore medio superiore ai 5 m.  (Christian Casarotto)

Il ghiacciaio perduto - Il ghiacciaio di Lares, che si colloca attorno ai 2900 di quota, aveva accumulato durante l'inverno dai 3 ai 5 metri di neve. La calura estiva ha non solo sciolto tutto l'accumulo, ma ha provocato anche dai 10 ai 15 metri di arretramento frontale, e un abbassamento dello spessore del ghiaccio alle quote più basse di quasi due metri. Il Ghiacciaio di Lares è situato alla testata dell’omonima valle e occupa un ampio versante limitato a monte dalla dorsale Carè Alto – Corno di Cavento – Crozzon di Lares. Rappresenta per dimensioni il terzo ghiacciaio del gruppo dell’Adamello. La sua superficie ammonta attualmente a 549 ettari (dati del 1997) e si è praticamente dimezzata rispetto alle stime di Payer della metà dell’800 che gli attribuiva un’area di circa 1150 ettari. Nel 1925 la superficie si era ridotta a 635 ettari, mentre nel 1960 ammontava ancora a 600 ettari circa. Fino a pochi anni fa il settore meridionale si collegava con il Ghiacciaio di Niscli attraverso un ripido scivolo ghiacciato, ma il collegamento si è ora interrotto. È alimentato dalle precipitazioni nevose dirette, mentre gli accumuli da valanga hanno un ruolo trascurabile, data l’assenza di grandi pareti rocciose al bordo del ghiacciaio. La fronte è suddivisa in due lobi da una dorsale rocciosa. Il lobo di sinistra terminava fino a qualche anno fa nel Lago di Lares (quota 2655 m), che è stato liberato completamente dal ghiacciaio nel 1992. Precedentemente il ghiacciaio aveva liberato i laghi dei Pozzoni e della Busa del Morto, situati a valle. La fronte di destra raggiunge una bellissima piana proglaciale situata a quota 2600 m. Secondo gli studi effettuati dal Comitato Glaciologico Trentino, il ghiacciaio ha perso fra il 1991 e il 1997 un volume di quasi 27 milioni di m3, pari a una perdita di spessore medio superiore ai 5 m. (Christian Casarotto)

http://www.corriere.it/foto_del_giorno/home/10_settembre_22/ghiaccio_c55e7c5c-c642-11df-89af-00144f02aabe.shtml

martedì 21 settembre 2010

torre di energia solare .. e non solo . Deserto australiano.

ref. http://www.enviromission.com.au/EVM/content/home.html

Tour Vivante, una torre di energia produttiva

La vegetazione è parte integrante del processo di gestione interna del palazzo oltre che dare un comfort visivo dei cittadini e dei suoi residenti. Associare produzione agricola idroponica, residenza e attività commerciali in un unico sistema verticale porterebbe sicuramente ad avere una maggiore autonomia e soprattutto un forte risparmio energetico anche se questo contribuirebbe all’aumento di densità della città.

tour-vivante2.jpg

Dal punto di vista architettonico la torre si presenta diversa a seconda della facciata che si osserva, ciò che la rende affascinante sono i 30 piani che si staccano dal suolo agricolo con le serre che li corrono attorno. La progettazione strutturale è fortemente associata al concetto di architettura della torre. L’idea è quella di contrapporre gli spazi pieni, uffici e residenze, a quelli vuoti, le serre.

tour-vivante.jpgLe superfici vetrate della zona di produzione agricola rappresentano una componente essenziale per il concetto di energia: in inverno, il calore è immagazzinato nelle parti in calcestruzzo, in estate, gli spazi interni sono rinfrescati dall’evavorazione dell’acqua contenuta nelle piante. La continuità di questo spazio per i 30 piani della torre porta ad un “effetto camino” generando, in modo naturale, il sistema di ventilazione degli uffici e delle residenze.

Una torre che produce energia:

  • Windmill. La presenza di due turbine eoliche situate sulla sommità della torre consentono l’alimentazione elettrica dell’edificio garantendo la circolazione e il riciclaggio delle acque piovane, reflue e dell’acqua potabile nelle cisterne.
  • Pannelli fotovoltaici. L’energia prodotta dalle turbine è integrata da quella prodotta dai pannelli fotovoltaici incorporati nella facciata sud.
  • Canadian wells. L’effetto camino generato dalle serre lineari funge da completamento a questo sistema di ventilazione.

Torre passiva:

  • Acqua piovana. Dopo la filtrazione, l’acqua piovana viene riutilizzata per i servizi degli uffici e delle residenze e per innaffiare le piante.
  • Acque nere. L’acqua nera prodotta dalla torre è riciclata e purificata per essere riutilizzata nelle serre.
  • Materiali riciclati. Uno degli obiettivi del progetto è quello di utilizzare materiali facilmente riciclabili.
  • Regolamento termico e igrotermico. Le serre agricole agiscono come un polmone nel cuore della torre. Esse favoriscono il controllo termico tra nord e sud. In inverno, il calore è immagazzinato nelle pareti piene; in estate, entra in scena l’evaporazione dell’acqua contenuta nelle piante.

Per un approfondimento vi consiglio di dare un’ occhiata al manuale e consultare il sito livingtower, ci sono foto e video che fanno vedere il progetto nel dettaglio.
Via: livingtower, ateliersoa

rif. http://architettura24.com/archives/267

Torre di energia che sfrutta i vortici per produrre corrente.

Air hitting Energytower is led into it and accelerates as the tower's inner radius decreases. Inside the tower, a vertical-axed three-blade rotor starts to rotate. The accelerated air increases pressure and temperature along the inner walls of the tower, generating a relative pressure drop in the middle of the tower – the eye of the tornado. The pressure gap creates a chimney effect in the tower which also adds to the rotation of the rotor. The low pressure in the middle of the whirl enables a fast release of air from the tower whereby new air can be taken in.

la Torre Energy!

Ci sono molti vantaggi di turbine eoliche verticali su turbine eoliche tradizionali. La nostra idea sfrutta un processo naturale e semplice.

   * Il vento soffia nelle aperture torre.
   * All'interno della torre del vento è compressa in un vero e proprio tornado.
   * L'energia viene convertita in energia elettrica o di calore in prossimità del suolo.

A regime, sono poche le parti in movimento

Il vento puo' entrare nella torre attraverso il lato aperto, e dal basso verso il centro e si muove attraverso un movimento a "tornado". La sfida consiste nel catturare il vento il più possibile.

Il generatore si trova in fondo alla sua base. Ciò consente al personale di servizio distare ben saldi a terra svolgendo il propio lavoro.

Attraverso il suo design unico e robusto la Torre energia, genera energia con velocità del vento a partire da 1,5 metri /sec.  L'energia può essere raccolte mediante elettricità o calore

Ref. http://www.energytower.se/

KasaUovo: consumo meno !

image

ref.http://www.casauovo.it/

Energia dal fiume ADIGE: Pescantina comune Virtuoso


A pochi km da Vienna esiste un ingegnoso sistema per ricavare energia. Il sistema inventato, è quello di indurre all'interno di una vasca di calcestruzzo posta lungo il corso di un fiume / torrente, un gigantesco vortice d’acqua, che per effetto rotatorio, aziona una turbina idraulica, in grado di produrre ai suoi morsetti energia elettrica.
L’ingegnoso sistema, è stato realizzato dall’ ing. Franz Zotlöterer, il quale ha prototipato una ” piccola centrale ” idroelettrica, visitabile presso St. Pölten (sud-ovest a 10 km da Vienna in Austria nel centro Europa).


Non mi dilungo sui dati tecnici, che potete facilmente verificare, andando a leggere qui:
( http://www.zotloeterer.com ) ; ma l’aspetto che è interessante valutare, è il fatto che la centrale ha permesso di ricavare nell’ultimo anno di attività, alcuni centinaia di Mw di energia elettrica. Si tratta di un valore di tutto rispetto, tenendo conto della portata e delle dimensioni dell’impianto. Ovviamente la domanda sorge spontanea e si traduce in una considerazione di questo tipo: molti paesi della Valpolicella ( tra i quali Pescantina ) e della provincia di verona, nonchè Verona ovviamente, si affacciano lungo il fiume Adige, che per dimensione e portata, si presterebbe piu’ che bene ad essere sfruttato in maniera eco-sostenibile, attraverso il sistema del "Mulino di Franz Zotlöterer".
Se si sfruttasse questo ingegnoso e naturale sistema e magari si integrassero lampade a LED, per l'illuminazione pubblico-stradale, quali vantaggi potremmo realizzare da subito, in termini di risparmio energetico e di costi per la comunità ?
" L' idroelettrico comunale ", fornirebbe l'energia necessaria per far funzionare l'illuminazione a LED, che nell'immediato “ produrrebbe luce “ consumando poca energia. Se si tiene conto che le lampade a LED necessitano di manutenzione quasi assente, ecco che avremmo realizzato un impianto che si autosostiene da solo, che consuma l'energia che produce.

Sarebbe doveroso, pensare al nostro paese come un' azienda e sperare per questa ad un
sistema di autosostentamento energetico ? Quali vantaggi da subito per le nostre tasche e quale immagine “ virtuosa “ premierebbe PESCANTINA, i suoi abitanti e gli amministratori ?

Andrea Belvedere

lunedì 20 settembre 2010

Produrre energia dalle strade, anziché consumarla

 

Trasformare le strade in luoghi in cui l’energia viene prodotta: l’obiettivo comune di progetti diversi in giro per il mondo

Produrre energia dalle strade, anziché consumarla

Quando pensiamo all’idea stessa di inquinamento, urbanizzazione, cementificazione selvaggia, una delle immagini che si presentano più spontaneamente è quella della strada: corsie affollate, traffico, smog, rumore, asfalto.

Ma se le strade delle nostre città, le autostrade, le tangenziali diventassero un luogo per la produzione di energia pulita e non solo un luogo in cui questa energia viene consumata per andare a da un punto A a uno punto B?

Proprio quest’idea è il punto di partenza che accomuna alcuni progetti, diversi per metodi e meccanismi, ma tutti dediti a sfruttare le aree stradali come uno dei luoghi di produzione dell’energia che useremo in futuro.

Si va dalle tecnologie più canoniche, come il solare utilizzato in Oregon di cui racconta Ecologiae:

L’anno scorso, l’Oregon ha iniziato un progetto per una “strada solare” con un pannello solare montato a terra che produceva 104 chilowatt situato presso l’interscambio delle interstatali 5 e 205. Questo pannello ha fornito circa un terzo dell’energia per le luci dell’interscambio. Il Massachusetts ha recentemente annunciato un piano per installare un programma di costruzione di turbine eoliche tanto vaste da dare abbastanza energia a 400 famiglie su un terreno adiacente al Massachusetts Turnpike’s Blandford Rest Area.

Ricercatori e progettisti sembrano giocare con i modi per produrre energia lungo le strade, visto che la loro fantasia si può sbizzarrire, utilizzando anche materiali piezoelettrici e produttori di energia eolica integrati lungo le barriere stradali.

Sino a idee più curiose, come le mattonelle che funzionano da dinamo, di cui spiega il funzionamento Idee per il presente:

A mettere in pratica l’idea è stata la Pavegen Systems, società che conta di portare sul mercato entro il 2010 un nuovo prodotto: la mattonella-dinamo. La definizione corretta è “piastrella energetica”, in quanto capace di trasformare l’energia cinetica dei passanti che la calpestano in energia elettrica. L’accessibilità di questa tecnologia è dovuta anche ai materiali utilizzati: oltre alla gomma ed alla plastica riciclata, viene usato il litio per l’accumulatore centrale e una serie di dispositivi antifurto ed anti-danneggiamento. Per il passante o per l’automobilista sarà come camminare su un normale marciapiede o una strada cittadina: per produrre energia, la piastrella ha bisogno di un abbassamento di appena 5 millimetri.

In alcuni casi non si tratta di affiancare nuove strutture alle strade, ma di sostituire in toto l’asfalto, come l’esempio di cui leggiamo su Green.me:

Vediamo nello specifico come si articola l’idea, tutt’altro che fantascientifica: ciascun pannello (2m x 2) è suddiviso in tre livelli, disposti uno sopra l’altro.

  • il livello superiore, una lega di vetro speciale, è traslucido e resistente, sopporta grandi pesi, pessime condizioni ambientali e permette all’irraggiamento solare di attraversarlo e “colpire” le celle sottostanti.
  • il livello centrale è invece costituito da una fitta rete di celle solari dotate di led, pensate per illuminare la superficie stradale con qualsiasi tipo di segnale: pericolo, traffico, rallentamenti, lavori in corso e, nel caso si rivesta un cortile, anche giochi per bambini.
  • il livello inferiore è infine quello che ospita i cavi per la distribuzione dell’energia prodotta ma anche dei segnali telefonici, televisivi, eccetera. Sarà inoltre impermeabile, come il livello superiore, in modo da assicurare il passaggio della corrente.

[...] Il sistema potrà infatti immagazzinare energia tramite piccole batterie poste al livello centrale, così da rimetterla in circolo nei momenti di bisogno. Sarà poi in grado di autoriscaldarsi per sciogliere eventuali strati di ghiaccio in qualsiasi momento, evitando emergenze e spese per i mezzi spargisale.

Sfruttare il movimento nei modi più diversi è una delle proposte più concrete. In effetti la funzione delle strade è proprio quella di fornire percorsi agevoli di spostamento per persone e veicoli: perché non sfruttare, dunque, le centinaia o migliaia di persone che ogni giorno le percorrono?

La New Energy Technologies Inc., ad esempio, ha proposto un metodo per sfruttare il movimento di camion e semplici automobili. Spiega E-cology:

L’azienda New Energy Technologies Inc. ha realizzato un prototipo su scala commerciale in grado di generare elettricità dal movimento di veicoli come camion, auto e pullman. Il sistema prevede una sorta di rampa, simile a quelle che troviamo sulle nostre strade per farci diminuire la velocità e rispettare i limiti, nelle quali sono incorporati dei sensori che sono in grado di assorbire gli urti determinati dalla velocità del veicolo che transita sopra tale rampa.

Il concetto è di assorbire energia in eccesso generata dal movimento degli pneumatici sulla superficie convertendola in energia elettrica. Le rampe sono inoltre progettate per non ridurre eccessivamente la velocità del veicolo che vi transita sopra grazie ad un particolare struttura che permette ai veicoli di scorrere agevolmente su di esse.

La New Energy ha sviluppato in realtà addirittura due tipi di sistema diversi: l’Heavy MotionPower, che è stato progettato per veicoli industriali pesanti, e l’Auto MotionPower, per i piccoli veicoli come automobili e camion leggeri.

Un’altra variante del sistema, MotionPower Express, è adatto per quei tratti stradali con maggiore passaggio di veicoli come uscite dai caselli autostradali, aereoporti e così via.

Sempre di energia generata dal movimento, ma in questo caso energia eolica, racconta Blogeko:

Energia eolica dal passaggio degli autocarri sulle autostrade. Il progetto pilota lanciato sulla Parigi-Lione sembra dar corpo per la prima volta a tante intuizioni rimaste allo stadio di semplici idee: turbine eoliche verticali collegate ai lampioni, oppure montate su strutture orizzontali, o ancora installate lungo i tratti protetti da barriere fonoassorbenti.

La società Aprr (Autoroutes Paris-Rhin-Rhône) ci sta provando sul serio, e ha installato un nuovo tipo di turbina nel tratto di Venoy-Grosse-Pierre, a Sud-Est di Parigi. Guardate.
[…] Per circa un anno, fino alla metà del 2011, la società autostradale misurerà la quantità di energia elettrica prodotta dalle turbine.

Se l’esperimento si rivelerà positivo, potrebbero essere installate altre turbine destinate ad alimentare le apparecchiature che fanno da contorno all’autostrada e che consumano meno di 2 kW ora: telecamere, stazioni meteo, pannelli con messaggi luminosi.

Ma la peculiarità dell’ambiente stradale è proprio la possibilità di sfruttare fonti di energia differenti allo stesso tempo, come nel caso del progetto KmZeroRoad. Spiega Stradafacendo:

Nella pratica – scrive il sito urbanocreativo.it – KmZeroRoad può prendere forma lungo un percorso stradale, da realizzare o già realizzato e attivo, isolando nello spazio di un chilometro (replicabile in più punti della stessa strada) 3000 metri quadri di impianti microelici, 5000 metri quadri di impianti fotovoltaici e 1200 sonde geotermiche. In termini di emissioni nell’atmosfera si risparmierebbero più di due milioni di chilogrammi di Co2 ogni anno. Per di più il concept, già condiviso da una compagine di aziende leader nella costruzione di infrastrutture stradali a livello lombardo e nazionale, prevede l’aumento della sicurezza stradale con integrazioni nell’asfalto di moduli elettroriscaldanti con funzione antigelo.

In altri casi il principio invece è di sfruttare la forza d’attrito, come nel progetto dei ricercatori israeliani dell’Università di Haifa di cui scrive Alla Guida:

A questo risultato sarebbero giunti ricercatori israeliani dell’Università di Haifa, appunto in Israele, che avrebbero messo a punto un laborioso ed ingegnoso sistema che potrebbe iniziare la prima fase sperimentale a partire dal prossimo anno e che prevedrà un asfalto ecologico che, a mo di sandwich, terrà insieme una miscela di quarzo, sali minerali vari che, alla semplice pressione delle ruote di un’auto, visto che, sotto il suo peso entrerebbero in conflitto generando energia per sfregamento che verrebbe poi appositamente veicolata ed immessa ad apposita centrale che la raccoglierebbe per poi re-immetterla negli usi domestici e industriali, mobilità compresa.
Un’idea tutt’altro che bizzarra, si pensi che il transito di 600 auto di un tratto di strada di appena 10 chilometri significherebbe una produzione di energia pari a 5 megawatt in grado di illuminare 1.500 appartamenti per un’ora;

Ma non solo produzione di energia. Si pensa anche a come ridurre l’emissione di smog e agenti inquinanti. In Olanda hanno pensato a quello che è già stato ribattezzato l’asfalto “mangiasmog”. Spiega Ecoo:

Per risolvere il problema dell’inquinamento, in Olanda arriva l’asfalto mangia smog. Si tratta di un’invenzione molto interessante, che ha l’obiettivo di porre rimedio ad una questione molto dibattuta, ma che non ha consentito di trovare fino ad ora molte soluzioni completamente valide. Chissà se questa sarà la volta buona. Tutto sta nello scegliere la pavimentazione stradale adatta, che è composta da un particolare tipo di asfalto capace di “mangiare lo smog”. Nell’opera di creazione di questo tipo di materiale si sono cimentati i ricercatori dell’Università della Tecnologia di Eindhoven.

Essi stanno facendo degli studi specifici in proposito. L’elemento di partenza è il biossido di titanio, che si presta alla messa a punto di un materiale in grado di combinarsi perfettamente con l’asfalto e con il cemento. L’inquinamento atmosferico ne trae un grande giovamento, in quanto il materiale in questione è capace di eliminare gli ossidi di azoto che sono prodotti dalle emissioni delle automobili. Tale riduzione può arrivare anche al 45%.

Uno di questi progetti riguarda anche l’Italia, e ce ne parla Tecnologia e Ricerca:

Le proprietà del Biossido di Titanio sono oramai ben note agli operatori per la protezione ambientale in tutto il mondo. Grazie infatti alle sue caratteristiche ed al solo apporto di luce solare si innesca l’attivazione di un processo fotocatalitico che causa la trasformazione degli inquinanti (Biossido d’Azoto, Benzene, Ossidi di zolfo, Monossido di Carbonio, Ozono ed alcuni particolati di particelle sottili) in piccolissime quantità di  semplici sali minerali già presenti in natura (Nitrato di Sodio, Nitrati di Calcio e Calcare). Tutto ciò consente di migliorare la salute dell’ambiente in cui viviamo.

Dal biossido di titanio si sono ricavate tutta una serie di innovazioni molto importanti per l’ambiente. Di seguito ne riportiamo tre tre le più interessanti.

La prima riguarda un pavé contro l’inquinamento. Sarebbe questa la nuova strategia per ripulire l’aria nelle città. I prossimi manti stradali potrebbero infatti essere costruiti con lastre speciali che, sotto l’azione della luce solare, riducono la presenza in atmosfera di alcune sostanze inquinanti come gli ossidi di azoto. L’invenzione è dell’azienda tedesca Franz Carl Nüdling Betonelemente che ha sviluppato le lastre “Air Clean” in collaborazione con i ricercatori del Fraunhofer Institute for Molecular Biology and Applied Ecology di Schmallenberg, guidati da Monika Herrchen .

Gli ossidi dell’azoto, rilasciati soprattutto dai veicoli, sono tra gli inquinanti più nocivi perché reagiscono con altre molecole presenti in atmosfera, come ossigeno e idrocarburi incomposti, e producono composti chimici dannosi (per esempio l’ozono); essendo idrosolubili, portano poi alle piogge acide (contenenti acido nitrico e nitroso). Per avere un’idea del problema, si pensi che in Germania, nel corso del 2009, i livelli di ossidi dell’azoto registrati nelle maggiori città tedesche hanno superato i limiti permessi nel 55 per cento.

[…] La seconda si basa sempre sulle stesse caratteristiche della prima ed è stata sviluppata da Italcementi. In una grande citta’ come Milano l’inquinamento da ossido d’azoto potrebbe essere abbattuto di un terzo, ogni anno, rivestendo le grandi superfici urbane, ad esempio le strade, con uno speciale cemento ecologico che, attivandosi con la luce del sole, emette sostanze in grado di abbattere gli Nox e anche altri inquinanti.

In definitiva, non sembra esserci una sola risposta. Sempre di più si delinea un futuro in cui le soluzioni dovranno essere studiate in relazione ai luoghi, all’ambiente, sfruttando un mix di fonti, senza tentare di applicare dappertutto le medesime soluzioni.

Tag correlate: inquinamento, urbanizzazione, smog, autostrade,

domenica 19 settembre 2010

Assemblea Nazionale dei Movimenti per l’Acqua

Oggi sabato 18 e domani domenica 19 settembre 2010 a Firenze si terrà l’Assemblea Nazionale dei Movimenti per l’Acqua.

Anche Verona, insieme ad altri rappresentanti dei comitati Acqua Bene Comune del Veneto, è presente alla due giorni di lavoro.

Ci sarà la possibilità di seguire i lavori in diretta streaming dal sito su www.acquabenecomune.org
e su www.globalproject.info.

Qui il programma dei lavori:

  • Sabato 18 settembre
    • 11.30-13.00 – Assemblea plenaria: Saluti, accoglienza, relazione introduttiva, intervento O. Oliveira (Bolivia-Cochabamba) e di un rappresentante kurdo della lotta contro la costruzione delle dighe sul fiume Tigri per salvare Hasankeyf
    • 13.00-14.00 – Pausa pranzo
    • 14.00-20.00 – Sessioni di lavoro :
      1. Il futuro dell’acqua e’ nelle nostre mani - proposta di linee guida per la discussione nel gruppo di lavoro “vertenze territoriali, proposte e mobilitazioni nazionali”  leggi tutto ;
      2. Verso il referendum, costruiamo il quorum - Sessione I ore 14:00-16:30 – Campagna di autofinanziamento e formalizzazione comitato promotore. Sessione II ore 17:00-19:30 Campagna di comunicazione impostazione della campagna leggi tutto ;
      3. Il governo e la gestione pubblica partecipata come nuovo modello per il servizio idrico -Sessione I ore 14:00-16:30 – Mercato o democrazia: la nuova via del pubblico partecipativo contro la privatizzazione e oltre il pubblico statalista, per l’affermazione della legalità e della giustizia sociale contro tutte le mafie. Sessione II ore 17:00-19:30 – Finanziamento del Servizio Idrico: ma da dove escono le risorse? leggi tutto ;
      4. Pianeta acqua - In tutto il pianeta è stata dichiarata una vera e propria guerra all’acqua, elemento fondamentale per la vita leggi tutto.
    • Cena
  • Domenica 19 settembre
    • 09.30-13.00 – Assemblea plenaria
    • 13.00-14.00 – Pausa pranzo

sabato 18 settembre 2010

Cosa implica realizzare il ponte sullo Stretto di Messina?

Non si è ANCORA capito quanto costerà a noi , questa opera.
Alla fine un  grande debito , che pagheremo NOI !
Qui mi sembra ben spiegato: buona visione.

mercoledì 15 settembre 2010

Tor des Géants

Una gara unica

Il Tor des Géants è la prima ed unica gara che unisce la lunga distanza all'individualità del corridore, non sono imposte dall'organizzazione tappe forzate, vincerà chi metterà meno tempo gestendosi i riposi e le fermate ai ristori.

Il Tor des Géants è la prima gara di questo genere che coinvolge una regione intera, lungo i suoi bellissimi sentieri ai piedi dei più importanti 4000 delle Alpi ed attraverso il Parco Nazionale del Gran Paradiso e quello Regionale del Mont Avic.

Tutte queste peculiarità fanno di questa corsa una gara unica ed inimitabile.

Questo trail non è solo una manifestazione sportiva agonistica, ma anche un mezzo di promozione turistica per il territorio valdostano ed i comuni coinvolti.

Data

Il Tor des Géants si svolgerà dal 12 al 19 settembre 2010 con partenza da Courmayeur alle ore 10:00 di domenica 12 settembre e tempo massimo fino alle ore 16:00 di sabato 18 settembre. La premiazione si terrà domenica 19 settembre 2010.

Il tempo massimo per concludere la prova è di 150 ore.

Percorso

Il percorso si snoda lungo le due Alte Vie della Valle d'Aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur per un totale di circa 330km (200 miglia) e 24000 metri di dislivello positivo, seguendo per prima l'Alta Via n°2 verso la bassa Valle e ritornando per l'Alta Via n°1. Il passaggio ai piedi dei 4000 valdostani rende il percorso di una bellezza unica.

Lungo il tracciato sono previsti diversi punti di ristoro, riposo e soccorso, oltre che sette basi d'accoglienza di maggior dimensione (basi vita) che divideranno il percorso in sette settori: 

Courmayeur – Valgrisenche 49 km 3996 D+
Valgrisenche – Cogne 56 km 4141 D+
Cogne – Donnas 44 km 3348 D+
Donnas – Gressoney St Jean 53 km 4107 D+
Gressoney St Jean – Valtournenche 39 km 2601 D+
Valtournenche – Ollomont 44 km 2702 D+
Ollomont – Courmayeur 48 km 2880 D+

Mitica PRISCILLA !

 

lunedì 13 settembre 2010

CERCHI LAVORO ?

Il programma di Dialogo Diretto ha l'obiettivo di raccogliere fondi per Greenpeace attraverso il contatto con il pubblico e la richiesta di un sostegno con addebito diretto su conto corrente bancario (domiciliazione bancaria o R.I.D.). Al momento, le città aperte sono ROMA, MILANO, TORINO, BOLOGNA, NAPOLI e PADOVA.

venerdì 10 settembre 2010

Conto Energia 2011: cosa cambia a livello definitorio, gli obiettivi e le procedure per l’accesso alle tariffe incentivanti (parte seconda)

Nella prima puntata dedicata al nuovo conto energia (“Nuovo conto energia: ecco come funziona – parte prima”) vi ho cominciato a parlare del nuovo conto energia 2011, sottolineando, in particolare, la spinta verso una maggiore innovazione tecnologica ad esso sottesa: una scelta importante, volta a premiare, all’interno delle fonte rinnovabili, quelle più virtuose, vuoi perché più performanti, vuoi perché abbinate ad un uso efficiente dell’energia.

Che cos’è il conto energia e, soprattutto, come funziona il nuovo conto energia?

Il Conto Energia, è bene ricordarlo, sia pure sinteticamente, è una forma di incentivo con il quale lo Stato, a partire dal 2005, ha deciso di premiare, con un corrispettivo in denaro, l'energia prodotta da impianti solari fotovoltaici senza limiti di potenza.

Del settembre del 2005 è entrato in vigore il primo Conto Energia (DM 28 luglio 2005 e DM 6 febbraio 2006), che è stato sostituito a causa dei numerosi problemi cui i meccanismi ad esso sottesi avevano creato: in particolare, la corsa all’ammissione alle tariffe incentivanti, la vendita di autorizzazioni per impianti sulla carta e i numerosi tentativi di rilocalizzare impianti autorizzati avevano ingessato il sistema, conferendo ai titolari di progetti ammessi delle rendite del tutto ingiustificate.

Nel 2007 è entrato in vigore il secondo conto energia (DM 19 febbraio 2007), con il quale:

  • sono stati aboliti la fase istruttoria preliminare all’ammissione alle tariffe incentivanti, il limite annuo di potenza incentivabile, il limite di 1000 Kw quale potenza massima incentivabile per singolo impianto, i limiti all’utilizzo della tecnologia fotovoltaica a film sottile;
  • è stata rimodulata l’articolazione delle tariffe, con lo scopo principale di favorire applicazioni di piccola taglia integrate dal punto di vista architettonico in strutture o edifici

Fra le disposizioni generali del terzo conto energia, l’art. 1 stabilisce che, per gli impianti attivati entro il 31 dicembre del 2010, continua ad applicarsi il DM 19 febbraio 2007, come modificato dallo stesso nuovo conto energia (artt. 19 e 20): in sostanza, il nuovo conto energia

  • fornisce, in relazione al DM 19 febbraio 2007, alcune interpretazioni di aspetti di dettaglio,e 
  • sostituisce alcuni commi dell’art. 7 (quello relativo al premio per gli impianti fotovoltaici abbinati ad un uso efficiente dell’energia), specificando che

Per gli impianti solari fotovoltaici, “semplici”, integrati con caratteristiche innovative o a concentrazione che siano, che entrano in esercizio in seguito al 1 gennaio 2011, invece, si applicano le norme di cui al nuovo conto energia.

Fra le definizioni, di cui all’articolo 2, occorre sottolineare che non è più presente, nel nuovo conto energia, la distinzione fra impianto fotovoltaico non integrato, parzialmente integrato e con integrazione architettonica parziale, fulcro della precedente disciplina.

Come vedremo nel prosieguo, la tabella A del nuovo conto energia (decreto 6 agosto 2010) (relativa agli impianti solari fotovoltaici) distingue fra impianti realizzati sugli edifici dagli altri impianti fotovoltaici, mentre le tabelle B e C (relative, rispettivamente, agli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e a quelli a concentrazione) fanno riferimento esclusivamente agli intervalli di potenza, senza distinguere fra le diverse tipologie di integrazione architettonica.

In relazione alla definizione di energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico, il nuovo conto energia effettua una distinzione fra impianti connessi a reti elettriche in bassa tensione (la definizione corrisponde con quella del conto energia 2007) e quelli connessi a reti elettriche in media o alta tensione (definizione non presente nel precedente conto energia, in base alla quale è “l’energia elettrica misurata all’uscita del gruppo di conversione della corrente continua in corrente alternata in bassa tensione, prima che essa sia resa disponibile alle eventuali utenze elettriche del soggetto responsabile, e prima che sia effettuata la trasformazione in media o alta tensione per l’immissione nella rete elettirca”).

La novità più rilevante, tuttavia, in campo definitorio, è stata introdotta dall’art. 2, comma 1, lett. q), che definisce il sistema con profilo di scambio prevedibile, elencando le caratteristiche che il sistema deve avere (un unico soggetto responsabile; più punti di prelievo; dei sistemi di accumulo di energia; una potenza nominale complessiva compresa fra i 200 kW e i 10 MW,; un profilo complessivo di scambio con la rete elettrica che rispetta un programma orario): per accedere alla tariffe incentivanti di cui all’art. 8 (previste per gli impianti solari fotovoltaici tout court), aumentate del 20% in relazione all'energia prodotta in ciascun giorno in cui sono verificate le predette condizioni il soggetto responsabile deve dimostrare di poter accumulare temporaneamente l’energia fotovoltaica prodotta per poter prevedere per il giorno successivo, quantomeno per 300 giorni all’anno, con una percentuale di errore del 10 per cento, la quantità immessa in rete su base oraria tra le 8 e le 20 e comunicarla al GSE.

Quattro sono gli “scaglioni” di obiettivi da raggiungere:

  1. 8000 MW rappresentano l’obiettivo nazionale di potenza nominale fotovoltaica da installare entro il 2020;
  2. 3000 MW rappresentano, invece, la disponibilità di potenza elettrica cumulativa degli impianti solari fotovoltaici (tout court) che possono ottenere le tariffe incentivanti;
  3. 300 MW rappresentano, invece, la disponibilità di potenza elettrica cumulativa degli impianti solari fotovoltaici integrati con tecnologie innovative che possono ottenere le tariffe incentivanti;
  4. 200 MW rappresentano, invece, la disponibilità di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici a concentrazione che possono ottenere le tariffe incentivanti.

Per accedere alle tariffe incentivanti, quello delineato di seguito è l’iter classico:

  1. dopo l’entrata in esercizio dell’impianto fotovoltaico, il soggetto responsabile ha 90 giorni di tempo per chiedere laconcessione della tariffa incentivante relativa all’impianto fotovoltaico realizzato, pena l’inammissibilità alle tariffe incentivanti per tutto il periodo intercorrente fra la data di entrata in esercizio e quella della comunicazione al soggetto attuatore;
  2. dopo le opportune verifiche di rito, il soggetto attuatore, nei successivi 120 giorni, determina ed assicura la tariffa incentivante;
  3. lo spostamento spostamento di un impianto fotovoltaico in un sito diverso da quello di prima installazione comporta la decadenza dal diritto alla tariffa incentivante;
  4. la cessione dell'impianto fotovoltaico, ovvero dell'edificio o unità immobiliare su cui è ubicato l'impianto fotovoltaico congiuntamente all'impianto stesso, deve essere comunicata al soggetto attuatore entro 30 giorni dalla data di registrazione dell'atto di cessione.

Infine, le tariffe incentivanti del conto energia 2011 sono cumulabili solo con i benefici e contributi pubblici tassativamente indicati nel decreto 6 agosto 2010:

  • in genere, si tratta di contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per una serie di tipologie di impianti fotovoltaici (quelli realizzati su edifici aventi potenza nominale non superiore a 3kW; quelli realizzati su edifici di proprietà di organizzazioni riconosciute non lucrative di utilità sociale che provvedono alla prestazione di servizi sociali affidati da enti locali, ed il cui il soggetto responsabile sia l'ente pubblico o l'organizzazione non lucrativa di utilità sociale, o su aree oggetto di interventi di bonifica, ubicate all'interno di siti contaminati; ancora, gli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e quelli a concentrazione;
  • è prevista anche la cumulabilità con contributi in conto capitale fino al 60% del costo di investimento per impianti fotovoltaici che siano realizzati su scuole pubbliche o paritarie di qualunque ordine e grado il cui il soggetto responsabile sia la scuola ovvero il soggetto proprietario dell'edificio scolastico, nonché su strutture sanitarie pubbliche, ovvero su edifici che siano sedi amministrative di proprietà di Enti locali o di Regioni e Province autonome;

Rif. http://naturagiuridica.blogspot.com/

giovedì 9 settembre 2010

INFORMATICA IN PILLOLE: Minicorsi di Informatica a Pescantina e Valpolicella ( verona )

Questo programma di mini corsi vuole venire incontro a coloro che si ritrovano dall’oggi al domani per necessità professionali, scolastiche o famigliari a dover usare il computer ed incontrano grosse difficoltà iniziali.

Computer ed Internet nella nostra quotidianità sono come l’uso del prezzemolo nella nostra cucina. Il programma “Informatica in pillole” vuole dunque sminuzzare in piccoli argomenti molto utili e molto pratici l’uso del computer, dando l’ABC delle nozioni necessarie per essere immediatamente operativi.

I corsi sono aperti a tutti. La distribuzione dei corsi verrà organizzata in piccoli gruppi di iscritti in modo da dare la massima attenzione alle esigenze individuali.

Saremo inoltre molto attenti ai vostri suggerimenti per arricchire il programma dei corsi dimodocché possa aderire sempre meglio alle esigenze formative territoriali in perfetta sintonia con la missione di PescantinaOnline.

I corsi saranno organizzati e svolti a partire da ottobre 2010 a Pescantina presso la struttura del Tirtha. Tutti i corsi saranno tenuti da personale tecnico certificato.

Per le iscrizioni o informazioni manda un SMS al numero 348 1508941 oppure fax 0454850214, oppure scrivi a:corsi@pescantinaonline.it , ti ricontatteremo al più presto.

Informatica in pillole è una iniziativa di AGSI e ComputerOkay!

Per il dettaglio sui contenuti dei seguenti mini corsi, clicca su CATALOGO INFORMATICA IN PILLOLE A PESCANTINA.pdf

Per il modulo di iscrizione clicca su MODULO ISCRIZIONE AGSI PESCANTINA.pdf

Corso (1): Introduzione all’uso del Computer

Destinatari: Principianti; Durata: 6 ore: Costo: 130 € iva inclusa

Corso (2): Internet: funzionalità e ricerca

Destinatari: tutti; Durata: 4 ore: Costo: 90 € iva inclusa

Corso (3): Uso della posta elettronica

Destinatari: tutti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (4): Internet in casa

Destinatari: Principianti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (5): Home banking: sicurezza e servizi

Destinatari: Principianti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (6) Gli strumenti “ Google Apps “

Destinatari: Principianti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (7): Documenti amministrativi: la chiave digitale

Destinatari: tutti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (8): Network locali e privati: comunicazione e condivisione di informazione

Destinatari: tutti; Durata: 3 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (9): Uso di Facebook e degli altri Social Network

Destinatari: tutti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (10): Video comunicazione a distanza

Destinatari: tutti; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (11): Presentazione della propria attività professionale su Internet

Destinatari: professionisti, aziende e associazioni; Durata: 6 ore: Costo: 130 € iva inclusa

Corso (12): Come proteggere i nostri figli sulla navigazione su Internet

Destinatari: genitori; Durata: 2 ore: Costo: 45 € iva inclusa

Corso (13): Uso del pacchetto MS Office (Word, Excel, PowerPoint)

Destinatari: Principianti; Durata: 6 ore: Costo: 130 € iva inclusa

Corso (14): Uso di gestionari di Progetti

Destinatari : professionisti con progetti da gestire; Durata: 6 ore;Costo: 130 € iva inclusa

Corso (15): Stampa di foto e libri online

Destinatari: tutti; Durata: 4 ore: Costo: 90 € iva inclusa

Corso (16): Strumenti per la navigazione e la comunicazione via Internet

Destinatari: tutti; Durata: 4 ore: Costo: 90 € iva inclusa

Corso (17): Macchina Virtuale: VMWARE

Destinatari : esperti; Durata: 6 ore; Costo: 230 € iva inclusa

I corsi sono aperti a tutti. La distribuzione dei corsi verrà organizzata in piccoli gruppi di iscritti in modo da dare la massima attenzione alle esigenze individuali. Saremo inoltre molto attenti ai vostri suggerimenti per arricchire il programma dei corsi dimodocché possa aderire sempre meglio alle esigenze formative territoriali in perfetta sintonia con la missione di PescantinaOnline.I corsi saranno organizzati e svolti a partire da ottobre 2010 a Pescantina presso la struttura del Tirtha. Tutti i corsi saranno tenuti da personale tecnico certificato.

r. Andrea Belvedere

mercoledì 8 settembre 2010

Triumph Scrambler advertising video … “ la grande fuga ! “ .

 

( container ) Le case container: costo massimo 8000 euro

La storia si ripete per le lande del Nuovo Messico: Ora un gruppo di imprenditori ha presentato un business plan per dar vita ad un'impresa di 'edilizia globale' basata sul riutilizzo dei containers da spedizione: l'obiettivo? Dare una casa anche ai senza tetto o alle famiglie in condizioni di disagio.
Il prototipo, un classico container riadattato, è stato ingegnosamente dotato di una saletta da pranzo con cucina, una stanza da letto, un ripostiglio e un bagno: è provvisto di finestre per ventilazione e luce, sistema idrico ed elettrico e predisposizione per l'aria condizionata.
Per meno di 8000 euro (l'obiettivo dichiarato è di scendere più in basso possibile) l'obiettivo sarà raggiunto: nel solo 2009 è prevista la produzione di 3000 unità.
Art. originale :

NEW LITTLE ICE AGE:9. PROFONDO MINIMO DI GLEISSBERG E RAFFREDDAMENTO NEL 2030 E 2200

Una ancor più difficile questione è se il futuro minimo di Gleissberg sarà di tipo regolare con una moderata diminuzione dell’ attività solare come avvenne intorno al 1895, oppure del tipo contraddistinto da debole attività solare come quello del minimo di Dalton occorso attorno al 1810, oppure un tipico grande minimo con attività solare vicina all’estinzione come all’apice dei minimi di Maunder attorno al 1670, di Spoerer attorno al 1490, di Wolf attorno al 1320 e di Norman attorno al 1010 (Stuiver e Quay, 1981). La fig.11 offre un’ euristica soluzione. Essa mostra la serie storica dei dati riferiti agli estremi (della funzione riferita alla derivata del momento torcente orbitale solare rispetto al tempo n.d.r.) dT/dt nell’intervallo 1000-2250. Attira l’attenzione una consistente regolarità. Ogni volta che l’ampiezza di un estremo negativo va sotto una soglia minima, indicata da una linea orizzontale continua, questo momento coincide con un periodo di attività solare eccezionalmente bassa .

Fig.11 Serie storica degli estremi (minimi e massimi relativi della funzione matematica del momento di rotazione orbitale solare n.d.r) relativi alle zone di cambio nel valore del momento torcente orbitale solare dT/dt per gli anni fra gli anni 1000 e 2250. Ogni volta che l’ampiezza di un minimo negativo va sotto una soglia minima, indicata da una linea continua orizzontale, è osservato un periodo di attività solare eccezionalmente bassa . Due consecutivi minimi negativi che oltrepassano la soglia indicano grandi minimi come quello di Maunder (attorno al 1670), quello di Spoerer (attorno al 1490), di Wolf (attorno al 1320), e il minimo di Norman (attorno al 1010), mentre un singolo minimo negativo sotto la soglia è correlato a eventi del tipo del minimo di Dalton (attorno al 1810 e 1170) non così severi come quelli tipici dei grandi minimi. Quindi i minimi di Gleissberg attorno al 2030 e 2200 dovrebbero essere del tipo del minimo di Maunder. Siccome il clima è strettamente legato alla’attività solare, le condizioni intorno al 2030 e al 2200 dovrebbero avvicinarsi a quelle relative all’apice della piccola era glaciale attorno al 1670. Come esposto in questo testo, le ipotesi di un global warming antropico dell’ IPCC, non costituiscono la strada intrapresa da questa previsione esclusivamente basata sulla attività eruttiva solare. Notevoli massimi positivi hanno una funzione simile nell’accompagnare periodi eccezionalmente caldi come l’ Optimum medioevale e il riscaldamento globale attuale.

Due minimi negativi consecutivi che oltrepassino la soglia indicano grandi minimi del tipo di quelli di Maunder, mentre un solo minimo sotto la soglia si accompagna a un evento del tipo dei minimi assimilabili a quello di Dalton. I grandi minimi nella Fig.11 sono indicati dai loro nomi. Il singolo minimo negativo (oltrepassante la soglia n.d.r.) attorno al 1170 e del tipo di quello Dalton. In questo periodo l’attività solare crollò, ma questa pausa non fu duratura. In accordo con Lamb, che osservò nei dati dell’ isotopo dell’ossigeno provenienti dal nord Groenlandia forniti da Dansgaard, un periodo di improvviso raffreddamento occorso alla fine del dodicesimo secolo. Quindi io chiamo questo profondo minimo di Gleissberg con il suo nome. La fig. 11 mostra che attività solari di notevole intensità e corrispondenti periodi caldi sulla Terra, sono anch’essi correlati agli estremi (questa volta massimi relativi n.d.r.) della funzione Dt/dt. Per esempio, l’optimum climatico medioevale è segnalato da una freccia. Si noterà che la notevole ampiezza positiva (della funzione Dt/dt) attorno al 1120 è maggiore di quella attorno agli anni fra il 1952 e il 1984 indicanti il massimo di Gleissberg moderno legato ad un riscaldamento non così forte come quello del 1120 (Schinwiese, 1979). Più dettagli di questa relazione saranno presentati altrove. Senza eccezioni, i minimi negativi notevoli coincidono con periodi di attività solare eccezionalmente bassa e viceversa. Quindi ci sono buone ragioni per aspettarsi che l’arrivo del minimo di Gleissberg attorno al 2030 sia uno di quelli profondi. Siccome ci sono tre minimi consecutivi sotto la soglia quantitativa, c’è un’alta probabilità che l’evento sia assimilabile a un minimo come quello di Maunder. Ciò sarà vero anche per il minimo del 2201, mentre il minimo attorno al 2122, sarà di tipo regolare, come si può vedere nella figura 11. E’ stato mostrato che c’è una stretta correlazione fra i minimi di Gleissberg profondi e i periodi di raffreddamento climatico. Quindi c’è un’alta probabilità che il notevole minimo di Gleissberg attorno al 2030 e al 2201 si accompagni con un periodo di raffreddamento climatico comparabile con quello all’apice della piccola era glaciale. Per quanto riguarda il minimo attorno al 2030, ci sono delle indicazioni ulteriori che ci si debba aspettare un raffreddamento globale invece che un riscaldamento. La Oscillazione Decadale Pacifica (PDO Pacific Decadal Oscillation n.d.r.) mostrerà valori negativi fino almeno al 2016 (Landscheidt 2001), e la Nina sarà più frequente e forte del nino fino al 2018 (Landscheidt 2000). I risultati euiristici derivati dal ciclo dei 166 anni non sono ancora corroborati da una dettagliata catena di causa ed effetto. Progressi su questo piano saranno difficili poiché le teorie sull’attività solare e i cambiamenti climatici sono ancora in un rudimentale stato di sviluppo, sebbene ci siano progressi per quanto riguarda la spiegazione fisica delle speciali relazioni terra-sole(Haigh, 1996; Tinsley and Yu, 2002). A tutt’oggi le dinamiche del sistema solare, la lunghezza dei dati che coprono millenni e le previsioni dell’ attività solare e degli eventi climatici fondati su queste basi non fanno altro che parlare dell’ affidabilità della previsione dell’avvento del minimo di Gleissberg e dei suoi impatti climatici.

Tratto da: New Little Ice Age di Theodor Landscheidt