Introduzione: sfatare il mito dell’oracolo digitale
Nell’ultimo mese di luglio, ho avuto l’opportunità di formare un numero considerevole di dipendenti aziendali curiosi di comprendere cosa fosse realmente l’intelligenza artificiale (IA).
Molti di loro sono arrivati con l’idea che l’IA fosse una sorta di oracolo digitale, un factotum capace di fare qualsiasi cosa autonomamente, quasi senza bisogno di istruzioni.
“Fammi questo! Fammi quello!” era l’approccio iniziale. Ma la realtà dell’IA è ben diversa e, per molti, sorprendentemente più affascinante .
L’IA non è magia, è un Software Potente
Il primo passo del nostro viaggio nell’IA è stato scardinare la convinzione che fosse una entità onnisciente. L’intelligenza artificiale, nella sua essenza, è un software. Un software estremamente potente, certo, ma pur sempre un programma che esegue istruzioni.
La differenza cruciale? Per la prima volta nella storia dell’informatica, ci troviamo di fronte a un software che può essere “programmato” attraverso la conversazione.
La rivoluzione della programmazione conversazionale
Immaginate di poter creare applicazioni complesse, analizzare dati o generare contenuti semplicemente conversando con un computer. Questa è la vera rivoluzione dell’IA: la capacità di istruire macchine potenti utilizzando il linguaggio naturale. Non c’è più bisogno di conoscere linguaggi di programmazione complessi o di navigare interfacce software intricate.
Basta comunicare in modo chiaro e dettagliato ciò che si vuole ottenere.