Shrem, l’enfant terrible dei Bitcoin “Faranno parte della vita quotidiana”
IL COFONDATORE DELLA “FOUNDATION” CHE GOVERNA LA CRIPTOMONETA, UNO DEI PRIMI STARTUPPER DEL SETTORE, STA PER LANCIARE UN FONDO D’INVESTIMENTO INTERNAZIONALE BASATO SUL CONTANTE ELETTRONICO PEER-TO-PEER
Rosita Rijitano
Rosita Rijitano
S i racconta che abbia hackerato l’università del Ghana e la sicurezza di un aeroporto tedesco. Enfant terrible. Ma lui ha smesso di vantarsene, pesa le parole, evita commenti azzardati. Charlie Shrem, classe ‘89, non è più un ragazzo. Ha abbandonato gli abiti dello startupper per indossare quelli da uomo d’affari. Sobrio, rassicurante, occhialuto.
Come se la sua vita seguisse le sorti della criptomoneta di cui si è innamorato sei anni fa. È cofondatore della Bitcoin Foundation, organizzazione no-profit nata per promuovere i Bitcoin, di cui è stato vice presidente. E di BitInstant, un servizio di scambio che permetteva di comprare soldi digitali in modo facile e veloce, poi chiuso. Nel 2013 Bloomberg l’ha inserito nella lista dei milionari in Bitcoin. «Gran parte dei soldi li spendo in avvocati: sono molto costosi», dice. Un anno di prigione non l’ha evitato. L’onda lunga del maremoto che ha sommerso Silk Road, il bazaar della droga online, ha travolto anche lui, accusato di aver riciclato in Bitcoin l’equivalente di un milione di dollari: «Abbiamo fatto degli errori, abbiamo pagato. Ero giovane, stupido e spericolato». Ora, saldati i conti con la giustizia e soprattutto con la testa rimessa a posto, è pronto a rientrare in carreggiata: «Chi considera i Bitcoin solo un gioco, sbaglia. Presto faranno parte della vita quotidiana». Ha annunciato un nuovo progetto. Di che si tratta? «Mainstreet.ky, un fondo d’investimentoche permette agli investitori internazionali di acquistare quote di alcune compagnie statunitensi. Adesso non è così facile e trasparente, ma cambierà grazie ai Bitcoin». Com’è nato l’amore per la criptomoneta? «La tecnologia mi ha sempre appassionato, ho iniziato riparando computer. Dovevo diventare rabbino, invece ho lasciato la scuola ebraica per studiare informatica. Ho saputo dei Bitcoin in un forum online. Subito ho pensato: stupidaggini. Ma è durata poco: li ho comprati, ho cominciato a provarli per divertimento, e mi sono innamorato del progetto. Nel 2011 ho incontrato Gareth Nelson, il programmatore con cui ho fondato BitInstant. Perché è stato chiuso? Troppe zone grigie nei regolamenti statunitensi, non voglio più guai». L’aspetto dei Bitcoin che la affascina di più. «Toglie il potere monetario dalle mani dei governi e lo mette nelle mani dei cittadini». Come? «Bisogna considerare i Bitcoin come una sorta di “contante con le ali”. È allo stesso tempo una moneta e un sistema di pagamento decentralizzato, in cui migliaia di persone tengono indipendentemente traccia degli scambi in criptomoneta compiuti, per poi trasmettere queste informazioni pubblicamente in tempo reale. Il tutto finisce sulla Blockchain, la tecnologia alla base dei Bitcoin: il libro mastro di tutte le transazioni in Bitcoin mai effettuate che chiunque può consultare». Che cosa non va nell’attuale sistema finanziario? «È lento, corrotto, e controllato da pochi. Inoltre, molti Stati limitano gli spostamenti di denaro all’estero, hanno tassazioni elevate che privilegiano i più ricchi a discapito dei poveri. Penso, per esempio, alla Cina o alla Corea del Nord. Bitcoin rappresenta una rivoluzione. Il Bitcoin non ha frontiere né fa discriminazioni: chiunque può comprarne e utilizzarli per fare ciò che meglio crede. Per me è anche una forma di resistenza, non a caso il prezzo dei Bitcoin di solito sale quando un paese cerca di restringere la libertà delle persone». Molti bitcoiner sono dei “ferventi libertari”. Si riconosce nella definizione? «Non mi piacciono le etichette. Ma credo nella libertà». Governi e banche in tutto il mondo stanno pensando di regolare la moneta elettronica. È necessario? «Credo che norme a favore dei consumatori siano importanti. E servono leggi per la tutela della privacy. Abbiamo bisogno di proteggere i diritti dei cittadini». Fin dove arriverà la criptomoneta nel 2017 e qual è il suo futuro? «Sulla Luna. Il valore totale dei Bitcoin in circolazione raggiungerà i 15 miliardi di dollari. Chi li considera solo un gioco, sbaglia. Ma presto quest’attitudine cambierà, le persone cominceranno a usarli, senza nemmeno accorgersene: saranno parte della nostra vita quotidiana». La volatilità, il continuo su e giù del prezzo, spaventa ancora. «Non è più volatile come un tempo e lo diventerà ancora meno. Certo, un po’ lo rimarrà sempre perché è il modo in cui è costruito il sistema: senza il controllo di un’autorità centrale, il tasso di cambio fluttua liberamente. Non consiglio investimenti a chi non conosce la tecnologia, ma suggerisco di comprare 100 dollari di Bitcoin e vedere che succede. Se il prezzo crolla, perdi solo cento dollari. Ma se i 100 dollari diventano mille è un affare». La reale identità di Satoshi Nakamoto, pseudonimo del creatore dei Bitcoin, è ancora un mistero. Lo rimarrà? «Non capisco perché tanto interesse. Potrebbe persino non essere una persona vera». 1 2 Charlie Shrem (1) e Gavin Andresen (2) che con lui fondò la Bitcoin Foundation nel settembre 2012
(16 gennaio 2017)