venerdì 26 giugno 2015
lunedì 22 giugno 2015
"Addio, mia pessima Italia. Porto l'azienda in Austria"
L'imprenditore Francesco Biasion, ex fabbro, ora ha 6 stabilimenti. Costretto a dirottare altrove il maglio più grande del mondo: "In Carinzia mi hanno accolto con banda e majorettes. Il Belpaese è perduto"
Ce l'aveva messa tutta, l'imprenditore
veneto Francesco Biasion, 76 anni, per farsi piacere l'Italia. Bastonalo
oggi, bastonalo domani, alla fine s'è stufato e ha preferito traslocare
in Austria. Prima, però, ha reagito con un micidiale colpo di maglio,
che ha spiaccicato Stato, Regione, Provincia di Vicenza, Comune di
Mussolente e, discendendo per li rami, un po' tutte le autorità e le
burocrazie costituite: magistratura, Agenzia delle entrate, Asl,
carabinieri, vigili urbani, Confindustria, sindacati.
Francesco Biasion ha 1.000 dipendenti e fattura 246 milioni di euro fra Ue e Usa (Maurizio Don)
Immagine per nulla figurata, giacché per mandare in mona -
come usa dire da queste parti - tanta bella gente, il Biasion, ex fabbro
con la quinta elementare che oggi stipendia 1.000 dipendenti («ma ero
arrivato a mantenerne 1.200») e fattura ogni anno 157 milioni di euro in
Europa e 100 milioni di dollari negli Stati Uniti, ha usato per davvero
un maglio. Il più grande esistente al mondo. Un mostro del peso di
1.500 tonnellate che, quando cala sul pezzo di metallo incandescente,
esercita una pressione pari a 55 milioni di chili. «Dovevo installarlo
qui a Mussolente, invece l'ho dirottato alla Boltex di Houston, uno dei
due stabilimenti che ho nel Texas. Risultato: persi 500 posti di lavoro
che il maglio poteva creare in Veneto, più un migliaio nell'indotto. I
politici? Non hanno fatto una piega. Manco una telefonata per dirmi: “Ma
Biasion, cosa fa? È impazzito?”».
Francesco Biasion ha 1.000 dipendenti e fattura 246 milioni di euro fra Ue e Usa (Maurizio Don)
venerdì 19 giugno 2015
giovedì 18 giugno 2015
Dietro l’enciclica ecologica del Papa c’è Jeff Sachs Ritratto del tecnocrate che vuole raddrizzare il legno storto dell’umanità e che cerca una cornice etica dalle parti di Francesco
New York. Fra gli economisti italiani più attenti alle
questioni climatiche e alla sostenibilità corre voce che nella prossima
enciclica di Papa Francesco, che ruoterà attorno al tema dell’ecologia,
si noterà distintamente il tocco dell’economista americano Jeffrey
Sachs, direttore dell’Earth Institute alla Columbia University. Alcune
fonti ben connesse negli ambienti internazionali confermano al Foglio il
ruolo di Sachs nella concezione del testo. L’interessato non ha
risposto alla richiesta del Foglio di confermare la sua collaborazione
alla stesura dell’enciclica, che dovrebbe vedere la luce in estate o al
più tardi in autunno, ma la notizia appare tutt’altro che inverosimile:
lo scorso anno Sachs ha partecipato a un convegno sullo sviluppo
sostenibile organizzato dalla Pontifica accademia delle scienze, mentre
l’anno precedente è stata l’Accademia internazionale per lo sviluppo
economico e sociale a invitarlo in Vaticano a un incontro su “Povertà,
beni pubblici e sviluppo sostenibile”, organizzato in collaborazione con
l’associazione Greenaccord. Sachs, nato in una famiglia ebrea di
Detroit, non si definisce religioso, ma sostiene che “la dottrina
sociale della chiesa offre una cruciale via verso un’etica globale dello
sviluppo sostenibile”.
George Soros: Wanna Buy Ukraine, No Price Matters
We, Cyber Berkut, keep on our presence in the
computer networks of Kiev junta. This time we have hacked Ukrainian
President's Administration servers. We found confidential documents of
Soros Fund among the files downloaded. They contain the strategy for
Ukraine and fragments of correspondence between Petro Poroshenko and
George Soros.
We have already warned of the inadmissibility of
the US interference into the affairs of our country. We also repeatedly
announced the unacceptability of anti-popular policy of Kiev, which
turned Ukraine into the vassal of the USA.
The possessed materials urge that Soros needs
Ukraine only to battle Russia. That's why he insists on delivering
up-today lethal weapons by the USA and training Ukrainian soldiers
abroad.
Honored and ex-high ranking military leaders –
American General Wesley Clark and his Polish colleague Valdemar
Skrzypczak – will advise Poroshenko how to restore the fighting capacity
of Ukraine.
Soros advises to create the mirage of struggle
against corruption and financial instability for Ukrainian people.
Although he agrees Ukraine to be on the edge of catastrophe, its
financial system is crippled, reserves are exhausted and Hryvnia is
backed by nothing.
For the purpose of struggle against Russia Soros
insists on €1 billion annually aid for Kiev junta delivered by European
countries despite their own interests. What would European tax-payers
say about such expenditures on Kiev junta?
Soros Fund Strategy for New Ukraine
Military Aid for Kiev Document
Soros's Letter to Poroshenko
Besides according to Ukrainian Foreign Policy
Research Institute which documents were also in Poroshenko's network,
Soros is one of top-10 Ukraine lobbyists. So you can see the musters of
the current Ukrainian regime.
http://cyber-berkut.org/en/
lunedì 15 giugno 2015
venerdì 12 giugno 2015
Satoshi Nakamoto, sarebbe stato in realtà proprio John Nash ?
BITCOIN – NewMoney.it: «Il Foglio è tornato a parlare di Bitcoin, la valuta digitale che rappresenta il futuro dei soldi nelle transazioni che non prevedono scambio di denaro fisico e
che prima o poi saranno in grado di soppiantare il monopolio della
produzione della moneta da parte delle Banche centrali e dei
governi. È una visione romantica, enfatizzata dai media, che
attinge alla matrice anarchica e libertaria del movimento cyberpunk,
nato negli anni Novanta con la diffusione del World wide web,
che ha l’ambizione di spingere a un cambiamento sociale e politico
globale attraverso l’uso massiccio della crittografia informatica, la
trasmissione nascosta di informazioni. I Bitcoin più rodati e popolari, rappresentano l’80 per cento della capitalizzazione di mercato, ovvero 7,7 miliardi di dollari in circolazione, ma sono usati solo per 69.000 transazioni nel mondo ogni giorno, contro un totale di 274 milioni nella sola Unione Europea. Sulla
moneta ideale ha provato a rifletterci anche John Nash, il matematico e
premio Nobel per l’Economia scomparso pochi giorni fa insieme alla
moglie in un incidente stradale… Più recentemente il matematico aveva iniziato a occuparsi del mezzo di interazione economica per eccellenza, il denaro: “in
un gioco cooperativo qual è quello degli scambi economici, il ruolo
principale della moneta è di permettere trasferimenti di utilità, quindi
assolve a questo compito in maniera tanto più efficiente quanto più
mantiene un valore costante“. La riflessione di Nash è
tutta rivolta a limitare la dipendenza dalle sabbie mobili delle
decisioni politiche e dalle azioni arbitrarie di una burocrazia di
funzionari, la stessa che in un certo senso è alla base delle monete digitali decentralizzate come Bitcoin, al
punto che nei forum di libertari e appassionati c’è chi sostiene che il
misterioso Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo che ha inventato il
protocollo Bitcoin, sia in realtà proprio John Nash».
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