Come spiegato in un recente articolo del giornalista americanoScott Rosenberg, l’obiettivo del Blockchain è proprio quello di sostituire i server che oggi “sostengono” il mondo online fornendo il potere di calcolo e di stoccaggio. Chi si fa da garante dell’identità online e dell’integrità dei contenuti scambiati e in cambio di cosa? Ad oggi, le aziende e i governi sono le autorità che accertano le transazioni, gli intermediari imprescindibili che garantiscono la veridicità e l’affidabilità di ciò che si scambia online.
Stiamo parlando di Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft, Netflix, Twitter, Yahoo! — per citarne alcune — che si fanno garanti delle nostre identità digitali a patto di ottenere i nostri dati. Con la Blockchain, la legittimità delle transazioni (di moneta, informazioni, identità, servizi) è garantita collettivamente. La nostra intera esistenza online potrebbe essere disintermediata da progetti che si basano su una tecnologia di questo tipo, che permette di verificare l’identità di chi vi collabora senza per questo obbligarci a cedere la proprietà dei dati che trasmettiamo (alcuni pionieri sono ad esempio Twister e Trsst).
Gli entusiasti si aspettano che questa innovazione detonerà un Big Bang di nuovi mercati, più sicuri e decentralizzati. Ad esempio? Oltre ad immaginare la disintermediazione del sistema finanziario e bancario , la decentralizzazione del mercato azionario o i processi di quotazione in borsa, i fautori del Blockchain dipingono un mondo in cui entità autonome si sostituiscono a governi ed aziende. Nuovi servizi di cloud storage, governance o gestione di servizi affidati oggi ai governi (come la registrazione di terre, vedi Amin Rafiee) fino a database di nuova generazione o nuovi marketplaces, come suggerisce il venture capitalist Fred Wilson.
Nonostante alcune di queste possibili applicazioni costituiscano ad oggi solo un mero "sistema concettuale" in fermento, su cui centinaia di programmatori trascorrono giornate di lavoro, la “killer app” del Blockchain, i Bitcoin, è realtà ormai da diversi anni. Ed è una realtà da 23 miliardi di dollari.
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