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giovedì 22 maggio 2014

Il Fiscal compact? Non fa più paura, grazie alla MAFIA, MIGNOTTE ... !

da Milano Fianaza

Il Fiscal compact? Non fa più paura. La prospettiva di manovre da almeno 50 miliardi di euro l’anno per i prossimi vent’anni al fine di rispettarlo? Uscita dal radar. Il motivo è molto semplice: cambia il Sistema dei conti nazionali (Sec), l’impianto che definisce la metodologia armonizzata per la produzione di dati di contabilità nazionale all’interno dell’Unione europea. E il cambiamento è a tutto vantaggio dell’Italia. La novità più stupefacente riguarda le attività illegali come traffico di droga, prostituzione e contrabbando, che saranno inserite nel nuovo calcolo dei conti che sarà adottato da tutti i Paesi europei, compresa l’Italia dal 2014. Sembra uno scherzo ma non lo è. E grazie a questo ai cittadini italiani dovrebbero essere risparmiate nuove terribili stangate. E chissà, forse l’Italia diventerà la prima economia europea. Le ultime stime dedicate risalgono al 2008, e indicano come il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso sia compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell’economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del pil.
Il 2014, spiega l’Istat, “è un anno di importanti cambiamenti per il Sistema dei conti nazionali (Sec), l’impianto che definisce la metodologia armonizzata per la produzione di dati di contabilita’ nazionale all’interno dell’Unione europea”. L’introduzione del nuovo Sec prevede una misura di riferimento che riguarda un anno scelto come riferimento, nel caso specifico il 2011. Per tale anno i livelli di tutte le grandezze contenute nei conti vengono verificate e ridefinite e quetso vale, tra l’altro, per il valore del pil nominale, che viene quindi valutato ex novo.
Nella nuova versione dei conti, le spese in Ricerca e Sviluppo sono considerate come spese di investimento in quanto contribuiscono all’accumulazione, tramite capitale intangibile, di capacità produttiva; in precedenza esse erano una componente dei costi intermedi. Questo cambiamento del metodo di contabilizzazione determina un impatto positivo sulla domanda aggregata e, quindi, sul pil pari alla parte di spesa effettuata dalle imprese di mercato. Anche la componente relativa alla spesa delle Amministrazioni Pubbliche, benché già contabilizzata quale domanda finale in quanto parte dei consumi intermedi e quindi della produzione di servizi ad uso della collettività, avrà comunque un effetto positivo sul valore aggiunto, pari all’ammortamento dello stock di capitale di R&S che contribuisce, per definizione, a tale aggregato.
Anche nel caso delle spese per armamenti, si opera una riclassificazione da spese per consumi intermedi a spese per investimento. Ciò vale per le tipologie di beni che soddisfano la definizione generale di attività di investimento, ovvero che vengono utilizzati ripetutamente per oltre un anno (ad esempio veicoli e altri apparecchi quali navi da guerra, aerei militari, carri armati, lanciamissili). L’impatto di tale modifica sarà limitato, in quanto la spesa per armamenti era registrata nei consumi finali (collettivi) delle amministrazioni pubbliche e, pertanto, contribuiva già al Pil. Vi è però un effetto differenziale, dovuto al fatto che l’introduzione nei conti di un capitale fisico in armamenti implica la contabilizzazione dei relativi ammortamenti che, per il settore non market, genera un effetto positivo sul valore aggiunto.
La stima degli scambi con l’estero si modifica per il nuovo trattamento della componente dei beni sottoposti a lavorazione (“processing”). Il valore del servizio di lavorazione relativo alla merce spedita all’estero o ricevuta dall’estero per subire trasformazioni (senza che vi sia un cambio di proprietà) sarà contabilizzato in una apposita voce dello scambio di servizi. All’opposto, non sarà contabilizzato il valore dei beni sottostanti, che secondo la versione precedente del Sec era invece incluso nei relativi flussi di importazioni e esportazioni di beni. Questo cambiamento della metodologia non modifica il saldo netto dei flussi con l’estero, ma ha effetto sui livelli delle due componenti dell’interscambio