di Andrea Mollica - 10/12/2013 - Capitombolo dei prezzi dell'economia ellenica nel mese di novembre
La deflazione esplode in Grecia. La caduta dei prezzi ha subito
un’ulteriore accelerazione nel mese di novembre, ennesimo segnale
inquietante per un’economia al collasso da ormai molti anni. La continua
contrazione del costo dei beni rende ancora meno sostenibile il grande
problema della Grecia, il suo debito sovrano.
DEFLAZIONE AVANZA - Il mese di novembre ha confermato
la pericolosa scivolata della Grecia verso la deflazione. Nel mese
scorso i prezzi di beni e servizi sono calati del 2,9% su base annua, il
dato più negativo dal 1960 ad oggi. Ad ottobre la flessione si era
assestata su un già molto negativo -1,9%. Le previsioni per il breve
futuro non inducono inoltre all’ottimismo, visto che il Pil del terzo
trimestre è sceso del 3% su base annua non destagionalizzata, con una
decelerazione continua dal -4% del primo trimestre ed il 3,7% del
secondo. Una contrazione che evidenzia la flessione del Pil nominale,
che rende di conseguenza sempre più difficile la sostenibilità di un
debito pubblico ormai esploso al 170%. Un quadro molto negativo, che
rende la supposta ripresa della Grecia ancora molto lontana dal
manifestarsi, come dimostrano praticamente tutti gli indicatori
economici. Una situazione che rende sempre più nervosa la Troika,
l’organismo che raccoglie i creditori della Grecia, ovvero Bce, i paesi
europei rappresentati dalla Commissione ed il Fondo monetario
internazionale.
PROBLEMA RECESSIONE - Come rimarca il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung,
una delle conseguenze della drammatica recessione che ha travolto
l’economia ellenica sono stati i tagli alle retribuzioni. Da una parte
sono stati imposti dalla Troika al governo di Atene nel settore
pubblico, dall’altra le imprese sono state costrette a contenere il loro
costo del lavoro per ritrovare la competitività perduta. Il tasso di
disoccupazione rimane assestato su un altissimo 27%, un esercito di
senza lavoro che contrae in modo molto forte i consumi. Di conseguenza,
le imprese in un simile contesto sono state costrette a ridurre i prezzi
dei loro beni o dei servizi erogati per riuscire a stare sul mercato.
Una concatenazione di scelte economiche che porta la Grecia verso la
deflazione. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale la
discesa dei prezzi dell’economia ellenica proseguirà ancora a lungo,
raggiungendo un livello ancora più alto rispetto all’eurozona, dove si
manifesta una simile tendenza.
PRESSIONE DELLATROIKA - Le previsioni per l’anno
prossimo sono più incoraggianti, visto che il Pil dovrebbe crescere
dello 0,6%, confermando i timidi segnali del 2013. La contrazione della
ricchezza nazionale è stata la più contenuta dallo scoppio della crisi, e
dopo sei anni di recessione l’economia potrebbe tornare a crescere. La
storia dell’eurocrisi insegna però che le previsioni dei governi e delle
autorità comunitaria vanno prese con particolare scetticismo, alla luce
della pressione scatenata da una flessione che colpisce vari paesi di
un’area economica molto integrata. Il Parlamento di Atene ha appena
approvato l’ennesima manovra di bilancio che contiene tagli alla spesa,
ma la Troika chiede maggior impegno nel raggiungimento degli obiettivi
concordati. I creditori internazionali hanno bloccato un prestito da un
miliardo di euro, di cui il governo ha bisogno per pagare i propri
dipendenti. I soldi in cassa dovrebbero bastare a finanziare le attività
solo fino alla fine di febbraio.
DRAMMA SOCIALE - La drammatica situazione dell’economia greca ha purtroppo una forte, ed ovvia, pesante ricaduta sociale. Secondo i dati forniti dall’associazione
Medici del Mondo è salito a tre milioni il numero degli ellenici che
non sono in grado di pagarsi un’assicurazione sanitaria. Il 27,2% della
popolazione, quasi un terzo, non riesce più a saldare con regolarità i
propri contributi per avere la tutela della salute. Secondo
l’organizzazione questa mancanza di copertura sanitaria sta causando
gravi conseguenze, prima di tutto per donne incinte e bambini. La
percentuale dei bambini nati morti tra il 2008 ed il 2011 è salita del
20%, mentre molti piccoli non vengono più vaccinati e sono maggiormente
esposti a malattie pericolose. La vaccinazione costa nei primi sei anni
di vita una somma compresa tra i 1900 ed i 2500 euro. Tra i 10600
bambini curati da Medici del Mondo negli ultimi nove mesi ben 6580 sono
stati vaccinati visto che i genitori non erano riusciti a pagare queste
operazioni.
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