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martedì 10 dicembre 2013

La deflazione avanza in Grecia

di - 10/12/2013 - Capitombolo dei prezzi dell'economia ellenica nel mese di novembre

  


La deflazione esplode in Grecia. La caduta dei prezzi ha subito un’ulteriore accelerazione nel mese di novembre, ennesimo segnale inquietante per un’economia al collasso da ormai molti anni. La continua contrazione del costo dei beni rende ancora meno sostenibile il grande problema della Grecia, il suo debito sovrano.


DEFLAZIONE AVANZA - Il mese di novembre ha confermato la pericolosa scivolata della Grecia verso la deflazione. Nel mese scorso i prezzi di beni e servizi sono calati del 2,9% su base annua, il dato più negativo dal 1960 ad oggi. Ad ottobre la flessione si era assestata su un già molto negativo -1,9%. Le previsioni per il breve futuro non inducono inoltre all’ottimismo, visto che il Pil del terzo trimestre è sceso del 3% su base annua non destagionalizzata, con una decelerazione continua dal -4% del primo trimestre ed il 3,7% del secondo. Una contrazione che evidenzia la flessione del Pil nominale, che rende di conseguenza sempre più difficile la sostenibilità di un debito pubblico ormai esploso al 170%. Un quadro molto negativo, che rende la supposta ripresa della Grecia ancora molto lontana dal manifestarsi, come dimostrano praticamente tutti gli indicatori economici. Una situazione che rende sempre più nervosa la Troika, l’organismo che raccoglie i creditori della Grecia, ovvero Bce, i paesi europei rappresentati dalla Commissione ed il Fondo monetario internazionale.

PROBLEMA RECESSIONE - Come rimarca il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, una delle conseguenze della drammatica recessione che ha travolto l’economia ellenica sono stati i tagli alle retribuzioni. Da una parte sono stati imposti dalla Troika al governo di Atene nel settore pubblico, dall’altra le imprese sono state costrette a contenere il loro costo del lavoro per ritrovare la competitività perduta. Il tasso di disoccupazione rimane assestato su un altissimo 27%, un esercito di senza lavoro che contrae in modo molto forte i consumi. Di conseguenza, le imprese in un simile contesto sono state costrette a ridurre i prezzi dei loro beni o dei servizi erogati per riuscire a stare sul mercato. Una concatenazione di scelte economiche che porta la Grecia verso la deflazione. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale la discesa dei prezzi dell’economia ellenica proseguirà ancora a lungo, raggiungendo un livello ancora più alto rispetto all’eurozona, dove si manifesta una simile tendenza.

PRESSIONE DELLATROIKA - Le previsioni per l’anno prossimo sono più incoraggianti, visto che il Pil dovrebbe crescere dello 0,6%, confermando i timidi segnali del 2013. La contrazione della ricchezza nazionale è stata la più contenuta dallo scoppio della crisi, e dopo sei anni di recessione l’economia potrebbe tornare a crescere. La storia dell’eurocrisi insegna però che le previsioni dei governi e delle autorità comunitaria vanno prese con particolare scetticismo, alla luce della pressione scatenata da una flessione che colpisce vari paesi di un’area economica molto integrata. Il Parlamento di Atene ha appena approvato l’ennesima manovra di bilancio che contiene tagli alla spesa, ma la Troika chiede maggior impegno nel raggiungimento degli obiettivi concordati. I creditori internazionali hanno bloccato un prestito da un miliardo di euro, di cui il governo ha bisogno per pagare i propri dipendenti. I soldi in cassa dovrebbero bastare a finanziare le attività solo fino alla fine di febbraio.

DRAMMA SOCIALE - La drammatica situazione dell’economia greca ha purtroppo una forte, ed ovvia, pesante ricaduta sociale.  Secondo i dati forniti dall’associazione Medici del Mondo è salito a tre milioni il numero degli ellenici che non sono in grado di pagarsi un’assicurazione sanitaria. Il 27,2% della popolazione, quasi un terzo, non riesce più a saldare con regolarità i propri contributi per avere la tutela della salute. Secondo l’organizzazione questa mancanza di copertura sanitaria sta causando gravi conseguenze, prima di tutto per donne incinte e bambini. La percentuale dei bambini nati morti tra il 2008 ed il 2011 è salita del 20%, mentre molti piccoli non vengono più vaccinati e sono maggiormente esposti a malattie pericolose. La vaccinazione costa nei primi sei anni di vita una somma compresa tra i 1900 ed i 2500 euro. Tra i 10600 bambini curati da Medici del Mondo negli ultimi nove mesi ben 6580 sono stati vaccinati visto che i genitori non erano riusciti a pagare queste operazioni.

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