«L'avventura e l'impresa»: in un libro con Alex Bellini e Paolo Costa la traiettoria economica e umana del fondatore di H-Farm. Che racconta i suoi sogni e dice: «Solo la fiducia ci può salvare. L'Italia ce la farà»
Una delle tante cose che colpisce i visitatori di H-Farm, quel fazzoletto di terra a ridosso della laguna che Riccardo Donadon sta trasformando in una Silicon Valley ad alto tasso di innovazione, è una barca arancione. Potrebbe sembrare semplicemente un richiamo alla laguna. E invece quella barca rappresenta il legame tra H-Farm e il concetto stesso di impresa. È su questa piccola imbarcazione infatti che Alex Bellini ha attraversato l’Atlantico in solitaria sfidando l’oscura immensità dell’Oceano e gli abissi interiori della solitudine. Una metafora perfetta per provare a spiegare cosa significa fare impresa oggi in Italia. Ora questo legame, questo dialogo continuo tra le storie di Donadon e Bellini, diventa un libro: L’avventura e l’impresa (Marsilio) è il frutto delle conversazioni a tre con Paolo Costa, fondatore di Spindox.
Un’intervista doppia che restituisce traiettorie passate e visioni future del «golden boy» dell’innovazione italiana, del fondatore di quella Human Farm che, nella tenuta di Ca’ Tron a Roncade, a pochi passi dal Sile, rappresenta una delle avanguardie della cultura digitale in Italia. Per l’Italia che guarda al futuro, non c’è bisogno di dirlo, la figura di Donadon corrisponde quasi a quella di Steve Jobs, compianto fondatore della Apple. Le sue «storie imprenditoriali» sono tre: nel 1995 dà vita al Mall Italy Lab, primo centro commerciale online realizzato nel nostro Paese; poi E-Tree, la prima no-sleeping company nel 1997; infine nel 2005 H-Farm, l’avventura che ancora deve giungere a termine. «Quando mi capita di parlare di H-Farm - racconta Donadon - esordisco sempre spiegando che si tratta di un sogno. Di più: H-Farm è una follia, l’idea di offrire una piattaforma per fare decollare decine di nuove imprese nell’ambito di Internet in un Paese che non crede a Internet».
D’altra parte, come per l’avventuriero alla Bellini, quella dell’imprenditore è un’attività che deve bilanciare coraggio e calcolo razionale. «Lucida follia», la definisce Donadon. Ma le parole con le quale descrive H-Farm, a dire al vero, richiamano di più il concetto di sogno. «H-Farm è costruita su spazi dilatati, aperti. Ricerca un equilibrio più profondo con il microcosmo circostante... Ci ho messo una cura quasi maniacale da giardino zen. L’ho concepita pensando ai miei figli, non a me. L’obiettivo di fondo è trasmettere loro l’amore e l’orgoglio per il nostro territorio. Perciò mi sto impegnando: perché voglio che questo territorio offra ai miei figli modelli positivi e di successo così come sono stati modelli per me gli imprenditori veneti di prima e seconda generazione».
Donadon cita Colomban, De’ Longhi, Benetton, Zoppas, Del Vecchio, Rosso, ma anche Raul Gardini. Ora, come quella di Bellini, la barca H-Farm è in mezzo all’Oceano. «Mentirei se dicessi che mi sento sicuro del risultato finale... Ma continuo a remare. A Ca’ Tron stiamo costruendo un piccolo ecosistema, pezzo dopo pezzo. La verità è che mi sono messo in testa di far nascere un vero e proprio distretto. Intorno a Ca’ Tron ci sono una quarantina di rustici abbandonati. Il mio sogno è quello di recuperarli uno dopo l’altro, colonizzando l’intero territorio. Fino ad arrivare a Burano, un’isola che si sta spopolando e che invece ha enormi potenzialità». Un’utopia forse. Ma è l’utopia l’unico orizzonte possibile in questi giorni tempestosi. Per l’imprenditore e l’avventuriero. Una sfida con il contesto e con sé stessi. Necessaria per placare i propri mostri personali e per dare un futuro all’Italia. Un Paese in cui «nessuno si fida più degli altri. Basta vedere quello che sta accadendo da un paio d’anni nel rapporto fra banche e imprese. Ma una società basata sulla sfiducia reciproca è destinata inevitabilmente a implodere. Solo la fiducia ci può salvare». Vale la pena provarci. «Non ha senso non riuscirci. L’Italia - è convinto Donadon - è il paese giusto».