Il 6 giugno il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di
legge che ratifica l’accordo tra il governo italiano e quello francese,
stipulato a Roma il 30 gennaio del 2012, per le realizzazione della Tav,
la linea ferroviaria ad alta velocità in costruzione tra Torino e
Lione.
La conferma arriva dal ministro per lo sviluppo economico Flavio
Zanonato. “Sono soddisfatto dell’accelerazione che stiamo dando a
quest’opera strategica mantenendo tutti gli impegni che ci siamo assunti
con i rappresentanti degli enti locali, con la Francia e con l’Unione
europea”, ha commentato il ministro dei trasporti Maurizio Lupi dopo
l’approvazione del disegno di legge.
L’accordo per la costruzione della Torino-Lione è stato firmato per
la prima volta il 30 gennaio 2012. Quel piano, firmato dal presidente
del consiglio dell’epoca Mario Monti, basato su un progetto ideato
vent’anni fa, prevedeva l’edificazione di un tunnel di 57 chilometri tra
Susa e Saint-Jean de Maurienne. Questo corridoio dovrebbe collegare
Lione e Torino in meno di due ore rispetto alle quattro attuali.
Le ragioni del governo e quelle dei No Tav.
Secondo il governo la Tav permetterà di dimezzare i tempi di
percorrenza dei treni passeggeri e aumenterà l’efficienza nel trasporto
merci, riducendo il trasporto su ruota e le emissioni di gas serra.
Secondo gli attivisti del movimento No Tav, invece, l’opera
provocherà danni gravissimi all’ambiente, in particolare alle riserve
idriche delle valli e alla salute degli abitanti. E per migliorare il
trasporto passeggeri basterebbe potenziare l’attuale rete ferroviaria.
Secondo i manifestanti inoltre gli scambi commerciali tra Italia e
Francia in quel tratto non sono così frequenti da giustificare la
costruzione del tunnel.
Un’altra contestazione riguarda i costi del progetto: il governo ha
fatto una stima delle spese attorno agli 8,5 miliardi di euro (per la
sola costruzione del tunnel), di cui 2,8 a carico dell’Italia. Secondo i
comitati No Tav la cifra sarebbe molto superiore, sopra i venti
miliardi di euro per l’intero progetto. E sarebbe una spesa eccessiva
per le casse dello stato rispetto ai benefici economici che porterebbe,
soprattutto in un periodo di crisi economica.
“Il movimento No Tav non è mai stato così vicino
alla vittoria. C’è un problema: l’avversario non può ammetterlo. La
megamacchina degli appalti, degli stanziamenti, dell’indebitamento e
delle carriere e reputazioni in gioco non può frenare di colpo. Troppa
gente sbatterebbe il muso sul parabrezza”, hanno scritto i Wu Ming nel loro reportage sulla Val Clarea, pubblicato da Internazionale il 29 marzo 2013.
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