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giovedì 6 giugno 2013

Via libera al disegno di legge sulla Tav

Il 6 giugno il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che ratifica l’accordo tra il governo italiano e quello francese, stipulato a Roma il 30 gennaio del 2012, per le realizzazione della Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità in costruzione tra Torino e Lione.
La conferma arriva dal ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato. “Sono soddisfatto dell’accelerazione che stiamo dando a quest’opera strategica mantenendo tutti gli impegni che ci siamo assunti con i rappresentanti degli enti locali, con la Francia e con l’Unione europea”, ha commentato il ministro dei trasporti Maurizio Lupi dopo l’approvazione del disegno di legge.
L’accordo per la costruzione della Torino-Lione è stato firmato per la prima volta il 30 gennaio 2012. Quel piano, firmato dal presidente del consiglio dell’epoca Mario Monti, basato su un progetto ideato vent’anni fa, prevedeva l’edificazione di un tunnel di 57 chilometri tra Susa e Saint-Jean de Maurienne. Questo corridoio dovrebbe collegare Lione e Torino in meno di due ore rispetto alle quattro attuali.
Le ragioni del governo e quelle dei No Tav. Secondo il governo la Tav permetterà di dimezzare i tempi di percorrenza dei treni passeggeri e aumenterà l’efficienza nel trasporto merci, riducendo il trasporto su ruota e le emissioni di gas serra.
Secondo gli attivisti del movimento No Tav, invece, l’opera provocherà danni gravissimi all’ambiente, in particolare alle riserve idriche delle valli e alla salute degli abitanti. E per migliorare il trasporto passeggeri basterebbe potenziare l’attuale rete ferroviaria. Secondo i manifestanti inoltre gli scambi commerciali tra Italia e Francia in quel tratto non sono così frequenti da giustificare la costruzione del tunnel.
Un’altra contestazione riguarda i costi del progetto: il governo ha fatto una stima delle spese attorno agli 8,5 miliardi di euro (per la sola costruzione del tunnel), di cui 2,8 a carico dell’Italia. Secondo i comitati No Tav la cifra sarebbe molto superiore, sopra i venti miliardi di euro per l’intero progetto. E sarebbe una spesa eccessiva per le casse dello stato rispetto ai benefici economici che porterebbe, soprattutto in un periodo di crisi economica.
“Il movimento No Tav non è mai stato così vicino alla vittoria. C’è un problema: l’avversario non può ammetterlo. La megamacchina degli appalti, degli stanziamenti, dell’indebitamento e delle carriere e reputazioni in gioco non può frenare di colpo. Troppa gente sbatterebbe il muso sul parabrezza”, hanno scritto i Wu Ming nel loro reportage sulla Val Clarea, pubblicato da Internazionale il 29 marzo 2013.
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