Un proverbio francese recita che il gioco è figlio dell’avarizia e il padre della disperazione. E si deve trattare di un figlio e padre di molti cittadini italiani, se si considerano i numeri dell’indotto dell’industria dell’azzardo in Italia, ricordati di recente nel corso del Noslot day, lo scorso 13 giugno. Le slot machines italiane, secondo i dati diffusi da 'Vita.it', il portale del non profit italiano, da sempre attivo contro le ludopatie e ogni altra forma di dipendenza con conseguenze sociali, sono distribuite secondo una modalità multicanale, atta ad ottimizzarne la diffusione: 209.000 si trovano nei bar, 65.000 nelle sale giochi, 38.000 nei negozi di tabaccai e nelle ricevitorie. Per non parlare delle videolottery, macchinari più complessi, distribuiti per legge all’interno di apposite sale da gioco: 45.000 apparecchiature diffuse in 4.500 sale, in cui trovano alloggio anche altre 19.000 slot machines. Insomma, una stima di Vita circa la diffusione di new slot e videolottery indica una spesa italiana pari quasi a 150 milioni di euro nel solo anno 2012. Per quanto riguarda la distribuzione interna al comparto di quote di giocatori, una recente indagine del CONAGGA, il coordinamento nazionale dei gruppi per i giocatori d’azzardo, ripresa anche dal 'Corriere della Sera', riporta che le slot machine rappresenterebbero il 55,6% del mercato dei giochi, a fonte del 16,3% dei giochi on line, dell’11,4% delle lotterie. Seguono il lotto (7,2%), le scommesse sportive (4.,2%) e altri più tradizionali giochi (tris, totocalcio, bingo). Ma chi si spartisce i ricavi di questo business, che nel 2012 è cresciuto del 13,5% rispetto all’anno precedente, segnalando una tendenza positiva nonostante la crisi economica? Sono 143 gli operatori che producono, vendono e affittano macchinari per il gioco in Italia.
A fronte dei grandi soggetti imprenditoriali internazionali come la statunitense Bally Technology e l’australiana Aristocrat, veri e propri giganti mondiali dei casino games, si evidenzia il ruolo di attori rilevanti nel mercato italiano quali la lecchese Zest Gaming, la bolognese Sogema, attiva dal 1980, e il gruppo leccese Palese Group. Queste imprese sono senza dubbio dotate di ricavi interessanti, grazie anche allo speciale regime di tassazione che prevede il versamento del 12,7%di prelievo erariale unico, oltre ad un contributo dello 0,80% all’ Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato e ad una percentuale variabile di tassa di concessione per l’utilizzo della Rete, ma sono anche caratterizzate da una certa facilitazione amministrativa, rispetto ad altri settori d’impresa.
Ai sensi della Legge 27 Dicembre 2002, n. 289, è stata infatti prevista la ridefinizione del regime di autorizzazione relativo alla produzione, delle slot machines attraverso il rilascio da parte di AAMS di due nulla osta e di un attestato di conformità ai produttori. Inoltre, nel 2004, AAMS ha affidato l’attivazione e la conduzione della rete telematica del gioco a soggetti individuati come concessionari grazie ad una procedura di selezione. Un numero limitato di soggetti imprenditoriali che producono macchinari e che gestiscono in via pressoché oligopolistica la rete informatica dedicata ai giochi, acquisendo ricavi tassati peraltro in maniera ridotta -specie se si fa il paragone con la percentuale di tassazione sul reddito da lavoro dipendente- facilmente si organizzano per agire come lobby e mantenere lo status quo favorevole del settore.
In questo senso è possibile segnalare che le principali imprese italiane che producono le new slot, regolamentate dall’articolo 110, comma 6 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, si sono riunite in una associazione di categorial’ ACMI, Associazione Nazionale Costruttori di Macchine da Intrattenimento. In grado di riunire l’80% delle realtà imprenditoriali del settore new slot, la realtà associativa, munita di apposito codice etico, si è dedicata ad una serie di confronti per la rappresentanza degli interessi dei produttori di slot machines verso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha il compito istituzionale di regolare il comparto del gioco pubblico in Italia attraverso una verifica costante dell’operato dei concessionari e una mirata azione di contrasto all’irregolarità e della SOGEI, la Società di Information & Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che gestisce soluzioni informatiche per il controllo dei giochi pubblici.
Ai sensi della Legge 27 Dicembre 2002, n. 289, è stata infatti prevista la ridefinizione del regime di autorizzazione relativo alla produzione, delle slot machines attraverso il rilascio da parte di AAMS di due nulla osta e di un attestato di conformità ai produttori. Inoltre, nel 2004, AAMS ha affidato l’attivazione e la conduzione della rete telematica del gioco a soggetti individuati come concessionari grazie ad una procedura di selezione. Un numero limitato di soggetti imprenditoriali che producono macchinari e che gestiscono in via pressoché oligopolistica la rete informatica dedicata ai giochi, acquisendo ricavi tassati peraltro in maniera ridotta -specie se si fa il paragone con la percentuale di tassazione sul reddito da lavoro dipendente- facilmente si organizzano per agire come lobby e mantenere lo status quo favorevole del settore.
In questo senso è possibile segnalare che le principali imprese italiane che producono le new slot, regolamentate dall’articolo 110, comma 6 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, si sono riunite in una associazione di categorial’ ACMI, Associazione Nazionale Costruttori di Macchine da Intrattenimento. In grado di riunire l’80% delle realtà imprenditoriali del settore new slot, la realtà associativa, munita di apposito codice etico, si è dedicata ad una serie di confronti per la rappresentanza degli interessi dei produttori di slot machines verso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha il compito istituzionale di regolare il comparto del gioco pubblico in Italia attraverso una verifica costante dell’operato dei concessionari e una mirata azione di contrasto all’irregolarità e della SOGEI, la Società di Information & Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che gestisce soluzioni informatiche per il controllo dei giochi pubblici.
Ma l’attività di lobbying non è stata rivolta da parte dei soggetti attivi nella impresa del gioco nei confronti delle autorità con compiti di natura amministrativa, regolativa e di vigilanza. La questione delle relazioni tra imprese del settore new slot e soggetti decisionali ha riguardato anche la sfera politica, che ha visto di recente la designazione a Sottosegretario di Stato con delega ai giochi di Alberto Giorgetti, parlamentare veneto del PDL, già nel medesimo ruolo durante il Governo Berlusconi dal 2008 al 2011. La contiguità di Giorgetti con alcuni importanti gruppi imprenditoriali del settore del slot è stata recentemente ricordata nel corso di un intervento di contestazione e dell’annuncio di una interrogazione parlamentare -svolto da Giovanni Endrizzi, Senatore del Movimento Cinque Stelle - circa la recente attribuzione della delega ai giochi al neo-sottosegretario all’Economia.
Del resto, le parole pronunciate da Giorgetti in occasione dell' Enada, la fiera internazionale sugli apparecchi da gioco svoltasi a Rimini dal 12 al 15 marzo scorso, non lasciavano molti dubbi sull’atteggiamento del Deputato nei confronti del comparto. Giorgetti, in una testimonianza riportata su youtube, ha affermato che: «non è immaginabile che un settore sostanzialmente in regime di monopolio debba affrontare una campagna complessiva di denigrazione senza precedenti… a causa di numeri della ludopatia palesemente sovradimensionati rispetto all'impatto reale». Altre dichiarazioni di Giorgetti all’ENADA avevano riguardato «la difesa in ogni sede del modello italiano di gioco lecito», così come esso era emerso nella configurazione del TULPS dal 2003 in poi, e la valutazione delle attività del settore imprenditoriale nei termini di «un lavoro straordinario da parte delle aziende per portare avanti un percorso di innovazione tecnologica». Sembra emergere con una certa evidenza dalle dichiarazioni rilasciate in quel contesto, che la concordia del neo-Sottosegretario con i principali stakeholders del settore imprenditoriale sembra davvero completa.
Del resto, le parole pronunciate da Giorgetti in occasione dell' Enada, la fiera internazionale sugli apparecchi da gioco svoltasi a Rimini dal 12 al 15 marzo scorso, non lasciavano molti dubbi sull’atteggiamento del Deputato nei confronti del comparto. Giorgetti, in una testimonianza riportata su youtube, ha affermato che: «non è immaginabile che un settore sostanzialmente in regime di monopolio debba affrontare una campagna complessiva di denigrazione senza precedenti… a causa di numeri della ludopatia palesemente sovradimensionati rispetto all'impatto reale». Altre dichiarazioni di Giorgetti all’ENADA avevano riguardato «la difesa in ogni sede del modello italiano di gioco lecito», così come esso era emerso nella configurazione del TULPS dal 2003 in poi, e la valutazione delle attività del settore imprenditoriale nei termini di «un lavoro straordinario da parte delle aziende per portare avanti un percorso di innovazione tecnologica». Sembra emergere con una certa evidenza dalle dichiarazioni rilasciate in quel contesto, che la concordia del neo-Sottosegretario con i principali stakeholders del settore imprenditoriale sembra davvero completa.
Cosa dunque, potrebbe arginare il potere delle lobby del gioco? La diffusione sempre più capillare delle ludopatie si pone come un problema sociale crescente e foriero di conseguenze non solo economiche, ma anche etiche e politiche. Tali forme di dipendenza dal gioco vengono chiamate in causa soprattutto quando emergono in cronaca casi gravi, come quello dei genitori romani che hanno lasciato in auto il figlio di due mesi per giocare alle slot lo scorso maggio. Sui numeri delle ludopatie è una recente analisi del CNR, principale ente di ricerca italiano, a fare luce e a fornire dati. Secondo quanto evidenziato dallo studio dell’ Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa, su 19 milioni di giocatori in Italia, tre milioni di soggetti sarebbero a rischio di ludo-dipendenza, con una punta di un milione di soggetti che registrano forme di attaccamento patologico all’azzardo. C’è da credere, tuttavia, che la battaglia per ottenere maggiori garanzie di consapevolezza e di tutela per i ludopatici, operata da gruppi di volontari del Terzo Settore, sarà lunga e piena di insidie e che il contestuale cammino delle lobby del gioco verso nuovi traguardi di mercato sarà intrapreso dai soggetti del settore con una sempre maggiore determinazione, in un contesto in cui l’impresa del gioco viene sempre più spesso dipinta come un settore importante e di traino dell’economia nazionale.
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