I rifiuti e le apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee)
andrebbero smaltiti nei Centri di raccolta comunali. Il problema, però, è
la cannibalizzazione che da anni alimenta il mercato dei commercianti
di rottame e l’export illegale. Un vero problema ecologico, spesso
sottovalutato.
La sottrazione di alcune componenti pregiate da rifiuti e
apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee) produce una sfilza di
perdite economiche, disastri ambientali e danni irreversibili per la
salute umana che i più non si aspettano. Eppure, la pratica della
cannibalizzazione dell’hi-tech da anni alimenta il mercato dei
commercianti di rottame, con relativo export illegale. Di chi è la
colpa?
La gravità del fenomeno è chiaramente palesata nell’indagine sulla qualità dei raee,
promossa dall’Anci e dal Centro di coordinamento raee, dove oltre il 50
per cento del campione, fra gli operatori del settore, considera
preoccupante la pratica dell’asportazione di componenti nobili dagli
apparecchi elettrici ed elettronici.
La filiera per un corretto smaltimento è teoricamente lineare.
Il consumatore può portare i propri raee presso i Centri di raccolta
comunali, oppure, se ne acquista di nuovi, ha la possibilità di lasciare
gratuitamente il vecchio apparecchio al punto vendita (uno contro uno).
Di fatto la raccolta è a tre velocità, visto che una buona percentuale
di raee sono abbandonati ovunque, un’altra è cannibalizzata e solo la
restante arriva a essere smaltita secondo norma di legge.
«È fuori dubbio che la gestione dei nostri scarti hi-tech sia
andata migliorando nel corso degli ultimi anni», afferma Vittoria
Polidori, responsabile Campagna inquinamento, di Greenpeace. I dati che
emergono dal Rapporto raee 2011 registrano un 6% in più rispetto allo
scorso anno, ovvero oltre 260 milioni di chilogrammi raee, 4,3 per
persona. Ma c’è ancora molta strada da fare. Il fatto di continuare a
trovare tanti rifiuti tecnologici, abbandonati lungo le strade, ne è una
testimonianza. «Perché questo accade? Perché la gente non è informata a
dovere? O piuttosto perché i Centri di raccolta dei rifiuti urbani, che
dovrebbero accogliere anche i rifiuti tecnologici – si domanda la
Polidori - non funzionano come dovrebbero? Greenpeace nel 2009 ha
realizzato un’indagine a campione con risultati piuttosto disarmanti.
L’80% dei centri di raccolta visitati non aveva i requisiti previsti a
livello normativo».
Se il servizio è gestito male oppure inesistente il fenomeno dei reee cannibalizzati
può trarne solo intuitivi vantaggi. «L’asportazione di componenti
pregiate dalle apparecchiature dismesse si verifica essenzialmente
durante la raccolta, che è affidata per legge alla responsabilità dei
Comuni o dei Gestori delle isole ecologiche. Ecodom e gli altri Sistemi
collettivi istituiti dai produttori di raee non hanno alcuna possibilità
di intervenire direttamente su questa fase», sottolinea Marco Sala,
operation manager del consorzio di recupero e riciclaggio Ecodom. Su un
campione di 211 Centri di raccolta sul territorio nazionale, è emerso
che il 70% ha subito effrazioni nei primi nove mesi del 2010. I
compressori dei frigoriferi, in particolare, sono tra i più gettonati
per il traffico illecito. A questo proposito Sala puntualizza: «Nel 2011
il Sistema raee ha raccolto oltre 68 mila tonnellate del raggruppamento
R1 (frigoriferi e congelatori), pari a circa 1.600.000 pezzi di cui
circa il 15% è giunto agli impianti di trattamento privo di compressore,
per una perdita economica complessiva stimabile in oltre 1.500.000
euro».