Cinquanta mesi alla fine?
01/10/2012 - Gli impegni presi per tentare di contenere l'aumento della temperatura media globale entro il limite dei due gradi sono stati disattesi, le conseguenze potrebbero essere devastanti
C’è chi fa il conto alla rovescia e chi prova inutili appelli ai
governanti, l’impressione è che non resti che attendere e subire quel
che accadrà
TROPPO TARDI ORMAI? - Tutti i segni e i dati dicono
che il limite dell’aumento di due gradi della temperatura media globale
sarà raggiunto prima del previsto. La comunità internazionale prova da
anni a inventarsi qualcosa per evitarlo, ma la pressione di inquinatori e
corporation è riuscita ad affondare la buona volontà del manipolo di
politici e leader che si sono battuti per questo obiettivo.
MANCA POCO - Secondo una stima prudente il limite sarà raggiunto tra 50 mesi, poco più di quattro anni e c’è chi ha cominciato il conto alla rovescia
50 mesi fa cerca ora una mobilitazione all’ultimo minuto per provare a
fare l’impossibile. Il limite dei due gradi è importante perché oltre
quella soglia gli scienziati stimano che il l’aumento della temperatura
possa cominciare ad auto-alimentarsi, in un loop negativo che con
l’aumentare della temperatura aumenterà la liberazione di gas serra (in
particolare il metano, moto più dannoso della Co2) dalla sperficie
terrestre, in particolare dove lo scioglimento dei ghiacci libererà
metano dalle tundre e idrati dal fondo degli oceani
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E POI… - Il limite dei due gradi peraltro da alcuni è
considerato addirittura troppo generoso, ma è stato a difesa di quel
limite che l’UE e altri paesi hanno preso impegni nel quadro del
Protocollo di Kyoto, rispettandone solo alcuni. Che effetti abbia
l’aumento di temperatura che già è stato registrato lo dimostrano lo
scioglimento dei ghiacci, l’aumentare degli eventi meteorologici estremi
e molti segnali che giungono dalla biosfera. L’apparizione dei vibrioni
del colera nel Mar Baltico o la diminuzione delle dimensioni dei
merluzzi (fino a un quarto) sono effetti evidenti, ma tutta la flora e
la fauna dovrà fare i conti con il nuovo scenario.
COSA SUCCEDE - L’acqua degli oceani più calda invita
i pesci ad aumentare il loro metabolismo, che però trova limiti
invalicabili nella diminuzione dell’ossigeno provocata proprio dal
riscaldamento delle acque, di cui i pesci avrebbero bisogno per nutrire
il metabolismo più veloce. Così succede che i pesci restino più mobili e
più piccoli, perché con dimensioni maggiori non riuscirebbero a trarre
l’ossigeno loro necessario per sostenere il metabolismo accelerato. Se
poi si pensa che lo stock ittico si è già dimezzato rispetto agli ’90 a
causa della pesca sconsiderata, è facile concludere che molti paesi e
molti popoli che fondano la loro dieta sul consumo di pesce (quasi un
miliardo di persone) se la vedranno brutta “solo” per l’evoluzione dello
stock e del mercato ittico.
UN DISASTRO – “Siamo sorpresi, non pensavamo che gli effetti sarebbero stati tanto diffusi e rilevanti”, ha dichiarato a The Guardian
il professor William Cheung della University of British Columbia in
Canada al Guardian, su oltre 600 specie di pesci analizzate, tutte hanno
mostrato questo trend preoccupante.
QUELLI CHE CI PROVANO LO STESSO - Il gruppo riunito
attorno al conto alla rovesciA è impegnato a cercare soluzioni e a far
pressione sui politici britannici per sensibilizzarli, ma c’è chi
come James Gustave Speth, ex capo dell’United Nations Development
Programme, chiama semplicementa proteste di massa, visto che fino a qui
gli sforzi di sensibilizzazione dei politici con mezzi più discreti sono
falliti miseramente. Altri chiamano direttamente i cittadini a fare
quanto possibile per ridurre in proprio le emissioni, anche se la grande
maggioranza non dipendono dai comportamenti individuali, ma
dall’organizzazione di un sistema economico nel quale troppi guadagnano
dalle emissioni senza essere chiamati a pagarne le conseguenze.
NON C’È NIENTE DA FARE - Difficile che questi
appelli all’ultimo minuto riescano a spostare qualcosa, nonostante gli
stessi governi abbiano riconosciuto ormai tutti l’origine antropica
dell’aumento della temperatura, sono anni che i provvedimenti concreti
segnalano il totale disinteresse per il tema e ci sono persino paesi
(come gli USA) che oltre a non aderire al Protocollo di Kyoto negli
ultimi anni hanno concesso generosi sgravi fiscali alle industrie
petrolifere.