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giovedì 2 febbraio 2012

ARCO DEI GAVI- VERONA

Cari amici,

comprendo la vostra amarezza e il senso di totale impotenza provato nel vedere il taglio degli alberi all’arco dei Gavi. E’ lo stesso anche per me. Ho quasi sessant’anni e da oltre quaranta combatto contro la delusione e la frustrazione causate dal fallimento degli sforzi per tutelare un albero, un bosco, un corso d’acqua, un edificio storico, un borgo antico, un terreno ancora verde, un prato. Sono anni che mi avvilisco per l’arroganza volgare di coloro che speculano e guadagnano a scapito della salute dell’acqua, dell’aria e della terra. Però, di fronte alla vista dei tronchi recisi, dopo la tristezza, deve scoppiare la rabbia contro i responsabili di questo ennesimo sfregio alla città. Va denunciata la pusillanimità degli enti preposti alla tutela del nostro patrimonio naturale e culturale e la loro sudditanza al potere economico e politico. Va denunciato il ruolo della cosiddetta intellighenzia locale, impersonata dalla direttrice del museo di Castelvecchio, che ha difeso un progetto assurdo, inutile e costoso. Va denunciata la fame di pubblicità dell’assessore preposto che, in un momento di grave crisi economica, sperpera il denaro pubblico per la voglia di lasciare un ‘impronta’. Vanno denunciati i vari esperti e studiosi che, per riuscire a procurarsi un po’ di materiale per le loro pubblicazioni accademiche, non esitano a distruggere gli alberi e, in un secondo tempo, a ricoprire i frammenti archeologi ritrovati. Infine va denunciato il dannoso rapporto tra il mondo politico e quello degli affari, che in questi ultimi anni ha devastato il nostro patrimonio arboreo e che ha in progetto di distruggere il già molto precario equilibrio territoriale e ambientale della nostra città. Concludo con l’esortazione a non abbatterci, a non darci colpe che non abbiamo, a non sentirci inutili e soprattutto a reagire. In fondo siamo la sola voce critica e disinteressata che si si oppone a chi ci sta amministrando e che, purtroppo, tranne un miracolo, ci amministrerà.

Un abbraccio.

Giorgio Massignan