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lunedì 28 novembre 2011

Anche nel Mediterraneo si può sfruttare l'energia marina

L'energia marina può essere una concreta fonte di approvvigionamento per le aree costiere del Mediterraneo. Secondo quanto affermato da Gianmaria Sannino dell'Enea nel corso di un recente convegno, «teoricamente sarebbe possibile ricavare energia dall'escursione termica fra i vari strati dell'acqua e dall'elevazione delle maree, ma i nostri mari sono fonti precluse per la loro debolezza e per le loro caratteristiche».

Per quanto riguarda le onde, ha spiegato invece Sannino, «se è vero che in termini potenziali contengono minor energia di quelle degli oceani, questo è anche un vantaggio perché molta dell'energia ondosa che abbiamo nell'Atlantico o nel Pacifico è distruttiva, mentre nel Mediterraneo, anche se c'è meno energia media, è quasi tutta sfruttabile». Altro punto forte sono le correnti di marea, per cui uno dei luoghi più interessanti è, assieme allo stretto di Gibilterra, quello di Messina. «Queste correnti - ha illustrato il ricercatore dell'Enea - sono generate dalla morfologia dei fondali: ogni volta che esiste uno stretto, si formano correnti intense».
 
Un progetto che prevede la produzione di energia pulita e rinnovabile dal moto ondoso della Laguna, è stato avviato a Venezia. Più nel dettaglio, sono stati realizzati tre prototipi: due che saranno installati in mare aperto entro la prossima primavera, e un altro che è già posizionato in laguna, nel Canale della Giudecca, dallo scorso agosto. La tecnologia è costituita da un galleggiante e da un generatore, che sfruttano il principio di Archimede: nel tempo che intercorre tra due picchi dell'onda, il galleggiante si muove dalla massima altezza al livello zero del mare, per poi risalire al punto più alto. L'energia così prodotta, ad esempio, potrebbe innanzitutto essere impiegata sul posto, per l'illuminazione delle briccole in laguna e degli imbarcaderi Actv della città, ma si stima che la produzione possa contribuire al consumo energetico di scuole ed edifici pubblici. La fase di sperimentazione durerà circa un anno, durante il quale saranno perfezionati i dispositivi in modo da renderli più efficienti possibile e saranno raccolti i dati. Una volta ultimata la sperimentazione, sarà possibile calcolare la quantità di energia generata e quindi impiegarla nel modo più adeguato.


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