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venerdì 21 ottobre 2011

Un rinascimento del Pianeta verde


“Vivere per coltivare fisico e cervello, comunicare a distanza senza apparecchi, rifiutare di nutrirsi di un altro essere vivente, amare ed essere amati senza che niente venga chiesto in cambio, governare tutti assieme il pianeta e in realtà lasciare che si governi da solo, con le leggi della natura. È possibile tutto questo?”


“Ho fatto un sogno... il cambiamento che vorremmo”, così titola un video presente su YouTube con ben 81134 visualizzazioni nel momento in cui scrivo. Il video è la scena iniziale di un film che racconta il mondo come lo vorremmo ma soprattutto come non lo vogliamo. Il titolo di questo film è Il Pianeta verde ed è uscito nel 1996 per la regia di Coline Serreau.
Nella scena iniziale c'è molto del messaggio del film. La regista francese ci mostra, infatti, un mondo all'apparenza antico, povero, arretrato, diremmo noi con i nostri canoni, in cui i rappresentanti del pianeta parlano dei terrestri proprio nei termini in cui noi abbiamo appena definito l'apparenza degli abitanti del pianeta verde: arretrati.
Giocando in maniera divertente su questo fraintendimento e su questa continua domanda - chi è l'arretrato? - il film narra quindi il viaggio di una donna, Mia, che sospettando di essere figlia dell'unione di suo padre con una terrestre vuole andare a conoscere il suo pianeta di origine. Sarà un viaggio soprattutto nella futilità e ottusità umana, dove ciò che salta subito all'occhio è come il problema principale è una scala di valori del tutto sfalsata, una scala di valori che ai primi posti pone i soldi, l'autorità, se stessi e dove anche l'amore non è altro che merce o moneta di scambio.
Chi ha ragione quindi? Chi è arretrato? Il pianeta azzurro o il pianeta verde?
Nel pianeta verde non c'è la moneta, perché è inconcepibile che serva la moneta per qualsiasi cosa ma soprattutto per il cibo, “se non si mangia si muore” esclama scandalizzato un giovane 'extra-terrestre'. Nel pianeta verde l'età industriale è finita da più di 3000 anni ed evoca solo “la competizione, la contabilità, la produzione in massa di oggetti inutili, la guerra, il nucleare, la distruzione della natura, malattie senza rimedio... la preistoria”. Quale descrizione migliore per il nostro tempo?
Il film e il discorso che facciamo possono sembrare un'utopia un po' estremista, “è un bel sogno, ma solo un sogno” potrebbe dire qualcuno. Vivere per coltivare fisico e cervello, comunicare a distanza senza apparecchi, rifiutare di nutrirsi di un altro essere vivente, amare ed essere amati senza che niente venga chiesto in cambio, governare tutti assieme il pianeta e in realtà lasciare che si governi da solo, con le leggi della natura. È possibile tutto questo?
pianeta verde
Nel pianeta verde non c'è la moneta, perché è inconcepibile che serva la moneta per qualsiasi cosa ma soprattutto per il cibo
Noi vogliamo credere di sì o almeno vogliamo credere che un risveglio delle coscienzesia possibile, e a dire la verità lo percepiamo un po' ovunque. Quanti di voi sognano di lasciare la città per una vita più a contatto con la natura, una vita da vivere non seduti otto ore al giorno davanti ad un computer ma all'aria aperta in compagnia dei propri bambini, dei propri amici? Sono sicuro che siete in tanti.
Il cambiamento, il nostro Pianeta verde, sta crescendo sotto i nostri occhi, sta a noi decidere come guidarlo, come deve avvenire e a che velocità. Nel film i figli di Mia raccontano ad uno stupefatto parigino la storia del pianeta verde e gli raccontano come da loro all'età industriale è seguito un periodo di grandi processi, la guerra civile e infine il cosiddetto 'caos pre-rinascimento' un periodo in cui “tutto ciò che era stato nocivo per la salute non si comprava più, o si buttava. Senza vendite, niente potere. L'esercito e la polizia erano impotenti”.
Sarà questo anche il percorso evolutivo del nostro pianeta? Io di sicuro non lo so, quello che so è che sogno sempre più spesso ilrinascimento del pianeta verde.
http://www.ilcambiamento.it/riflessioni_pianeta_verde/rinascimento_pianeta_verde.html