TRADOTTO DA ELENA INTRA | |
La carenza di acqua al confine tra il Kenya e l'Etiopia sta contribuendo all'aumento di scontri tribali, in particolare tra i Turkana del Kenya e le tribù etiopi Dassanech, Nyangatom e Mursi. Il cosiddetto Corno d'Africa è un punto caldo del cambiamento climatico, soggetto a inondazioni, siccità e carestia. Un numero sempre più crescente di precipitazioni, la deforestazione e l'erosione del suolo si stanno verificando in contemporanea al rapido aumento della popolazione e alla limitatezza di risorse di terra e acqua. Il cambiamento climatico risulta evidente dall'aumento delle temperature regionali di 2 gradi Fahrenheit dal 1960, e si prevede un ulteriore aumento di altri 2-5 gradi entro il 2060. Questa è la desertificazione del Corno d'Africa. Inoltre, è stato riconosciuto che in Africa orientale (in particolare Etiopia, Kenya e Somalia) è in atto una vera e propria crisi alimentare. Situazione ulteriormente aggravata dalla nuova diga "Gilgel Gibe III" in costruzione in Etiopia lungo il fiume Omo. Una volta completata, la diga sarà il più grande progetto idroelettrico a sud del Sahara. Se da una parte tale costruzione fornirà energia elettrica in Egitto, Sudan, Gibuti, Kenya, Uganda, e persino Yemen, allo stesso tempo ridurrà il flusso del fiume Omo, minacciando la sopravvivenza di 800.000 membri delle tribù locali.Otto milioni di persone semi-nomadi nel sud dell'Etiopia e nel Kenya settentrionale dipendono dalle acque del lago Turkana per il proprio sostentamento. Il lago Turkana ottiene il 90% delle sue acque dal fiume Omo, ma negli ultimi anni, il lago si sta praticamente ritirando in Kenya. La causa sta nella decisione dell'Etiopia di costruire dighe a monte, deviando a nord l'acqua del fiume Omo, lontano dal confine Etiopia-Kenya. Le consistenti deviazioni di acqua per l'irrigazione e l'evaporazione sono fattori determinanti per la diminuzione del flusso del fiume Omo. Coloro che seguono stili di vita pastorali dipendono dalla localizzazione delle sorgenti di acqua e la scarsità accende il conflitto. Di conseguenza, le tribù semi-nomadi etiopi come i Dassanech, i Nyangtom e i Mursi stanno seguendo il corso d'acqua e quindi si trovano in conflitto con le tribù pastorali del Kenya. In Etiopia: Per le tribù dell'Omo, il fiume rappresenta una via di comunicazione con gli dei. Anche la tribùNyangatom dipende dal fiume Omo per il proprio sostentamento. Se espandono le proprie coltivazioni agricole, rischiano di entrare in conflitto con i Turkana. I Nyangatom, allevatori di bestiame, si sono armati per proteggere le proprie risorse di terra e acqua. Dall'altra parte del confine etiope, gli sfollati contano sull'assistenza del governo e sugli aiuti esteri, pur rimanendo nella povertà ed essendo colpiti dall'espropriazione. Una donna ha affermato che le armi che il governo etiope ha fornito loro sono inutili senza proiettili, e che lei e molti altri sono rimasti vulnerabili agli attacchi. La consistenti deviazioni di acqua per l'irrigazione e l'evaporazione sono fattori determinanti per la diminuzione del flusso del fiume Omo. Coloro che seguono stili di vita pastorali dipendono dalla localizzazione delle sorgenti di acqua e la scarsità accende il conflitto. Di conseguenza, le tribù semi-nomadi etiopi come i Dassanech, i Nyangtom e i Mursi stanno seguendo il corso d'acqua e quindi si trovano in conflitto con le tribù pastorali del Kenya. In Kenya: Nella prima settimana di maggio, i combattimenti al confine tra Kenya ed Etiopia hanno provocato 34 morti. Dopo che decine di membri di tribù etiopi hanno aggredito e ucciso il capo della polizia di frontiera del Kenya, John Nunyes, un parlamentare del Kenya, ha visitato la comunità dei Turkana. Ha parlato per conto dei Merille, che sono stati sfollati a causa dei Turkana, i quali si sono trasferiti di quindici chilometri. Tra gli effetti di questa migrazione, ha citato la perdita di pascoli e di accesso all'acqua, a scapito di contadini e pescatori. "Non possiamo avere una situazione in cui i keniani vengono sfollati e diventano rifugiati all'interno del loro stesso Paese". La risposta della comunità internazionale alla siccità in Africa orientale è stata quella di inviare alimenti come il mais, che però non possono essere consumati crudi e richiedono grandi quantità di acqua per essere cucinati. Inoltre, non si è considerata adeguatamente la situazione a lungo termine di dipendenza dagli aiuti, la mancanza di infrastrutture, ecc. Jan Egeland ha definito la risposta umanitaria alla siccità "salvare la vita della gente oggi in modo che possano morire domani." L'incapacità di affrontare i problemi dell'uso non sostenibile dell'acqua attraverso l'irrigazione e la costruzione di dighe a monte è un altro fattore che ha portato all'aumento del numero di conflitti causati dalla scarsità d'acqua. La sfida è quella di creare e attuare politiche sensibili atte a favorire e incentivare l'uso sostenibile delle acque del fiume Omo e del lago Turkana. Purtroppo però, le soluzioni non sono per niente semplici. L'interazione tra i conflitti tribali e le esigenze mutevoli delle tribù pastorali nel contesto della desertificazione dell'Africa orientale aggiungono un ulteriore livello di complessità alla situazione. --------------------- http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/vociglobali/grubrica.asp?ID_blog=286&ID_articolo=328&ID_sezione=654&sezione= |