L’idroelettrico rappresenta dalla fine del 1800 una voce fondamentale nella produzione energetica elettrica
italiana. basti ricordare che fino agli anni ’60 circa l’80% dei fabbisogni elettrici italiani era soddisfatto attraverso questi impianti – basta vedere il grafico - diffusi dalle Alpi all’Appennino fino alla Sicilia. Ancora oggi grazie all’idroelettrico una parte fondamentale, pari al 18% della produzione elettrica nazionale
è rinnovabile. Nella elaborazione delle tabelle in questo capitolo sono stati presi in considerazione solo gli
impianti con potenza fino a 3 MW, ossia quelli che vengono definiti impianti mini-idroelettrici (micro idro
sono quelli sotto i 100 kW). Il motivo sta nel fatto che in questo ambito vi sono le vere opportunità di aumento della potenza installata e diffusione di nuovi interventi anche grazie a nuove tecnologie competitive. Per quanto riguarda invece le oltre 300 grandi centrali esistenti nel nostro Paese sarà fondamentale nei prossimi anni realizzare interventi di revamping e adeguamento tecnologico, di manutenzione e pulizia delle dighe, di inserimento di sistemi di pompaggio per garantire e aumentare la produzione anche in una prospettiva di difficoltà per la risorsa acqua come quella che progressivamente si sta verificando a seguito dei cambiamenti climatici e per i diversi usi idrici nei territori.
Sono 946 i Comuni che presentano sul proprio territorio almeno un impianto idroelettrico con potenza fino a 3 MW, per una potenza complessiva di 988 MW. Complessivamente gli impianti mini idroelettrici sono in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di circa 1,5 milioni di famiglie, evitando l’immissione in atmosfera di 2,3 milioni di tonnellate l’anno di anidride carbonica. Anche per questa tecnologia è significativa la crescita avvenuta in questi anni, sia in termini di potenza installata che di numero di Comuni. Dal 2006 si è passati dai 17,5 MW ai 988 censiti nel 2010. Come si può vedere dalla cartina i Comuni in cui sono installati impianti mini-idroelettrici sono localizzati soprattutto lungo l’arco alpino e l’Appennino centrale, ma sono presenti impianti anche in Puglia, Sicilia e Sardegna. I risultati del Rapporto sono ottenuti incrociando i dati dei que stionari inviati ai Comuni, con quelli dal GSE e delle informazioni ottenute dalle aziende del settore.
Il Comune con il più alto numero di MW installati è Marebbe (bZ) con 13 piccoli impianti per complessivi
22 MW. Al secondo posto troviamo il Comune di Villandro (bZ) con 6 impianti per complessivi 18 MW di
mini idroelettrico, seguito dal Comune di Olevano sul tusciano, in provincia di Salerno, con 9,54 MW di
installazioni. Sono 481 i Comuni che grazie a questi impianti producono più energia elettrica di quella necessaria a soddisfare il fabbisogno delle famiglie residenti. Molti sono i Comuni che
si avvicinano a questa soglia: 155 i Comuni che grazie al mini idroelettrico soddisfano dal 99 al 50% dei fabbisogni energetici elettrici delle famiglie residenti, 76 quelli con una percentuale tra il 49 e il 30% e 127 i Comuni che teoricamente soddisfano dal 29 al 10% del fabbisogno elettrico. La valorizzazione delle risorse idriche da un punto di vista energetico è un tema molto delicato per l’impatto che può avere sui bacini idrici. Per questo occorrono regole capaci di tutelare le aree più delicate e di valutare la fattibilità e gli effetti di impianti che hanno significative potenzialità di sviluppo in molte parti del territorio italiano, perché è oggi possibile utilizzare piccoli salti d’acqua, acquedotti, condotte laterali, con un limitato impatto ambientale.