Nei giorni scorsi numerosi giornali e siti (Repubblica, Virgilio Notizie, Il Mattino,Sydney Morning Herald, Der Spiegel, 20 minuten) hanno annunciato la scoperta, da parte di ricercatori dell'Università di Birmingham e del Massachusetts Institute of Technology, di un cristallo che rende invisibili gli oggetti. È piccolino: misura un paio di centimetri e rende invisibili per ora solo oggetti altrettanto piccoli, per esempio un fermaglio, ma promette di crescere, anche perché si tratta di calcite, i cui cristalli arrivano fino a sei metri e mezzo di lunghezza. C'è chi pensa già di usarlo per rendere invisibili i veicoli militari.
Titoli come "Realizzato il mantello dell'invisibilità" o "Scienziati a un passo dalla creazione del mantello invisibile", tuttavia, sono leggermente prematuri e sensazionalisti. La notizia, infatti, proviene dal Daily Telegraph e spettacolarizza una scoperta interessante ma non così militarmente promettente come potrebbe sembrare dai titoli della stampa generalista.
Andando a leggere l'annuncio originale dei ricercatori, disponibile sul sito dell'Università, si scopre infatti che l'articolo, intitolato “Macroscopic Invisibility Cloak of Visible Light”, pubblicato su Nature Communications e scaricabile gratuitamente da Arxiv.org, dice una cosa ben più modesta.
Disponendo opportunamente due cristalli di calcite si può ottenere una riflessione che nasconde la presenza di un oggetto, ma non si tratta di vera trasparenza (non si può vedere attraverso l'oggetto "invisibile" in condizioni normali) e l'effetto funziona soltanto con luce polarizzata (video) o di uno specifico colore e solo se la fonte di luce è diretta specificamente contro l'oggetto. Inoltre il trucco è rivelato dal fatto che intorno all'oggetto si vede chiaramente un cristallo molto più grande dell'oggetto stesso. Difficile, e quasi comico, pensare di rendere invisibile un carro armato piazzandogli sopra dei cristalli di calcite alti qualche metro.
Uno dei ricercatori, il fisico Shuang Zhang, è anzi il primo a dire chiaro e tondo che"Non si tratta di un mantello alla Harry Potter" in un'intervista per Science News. Lo scopo di queste ricerche non è l'invisibilità classica, ma l'uso di particolari proprietà dei materiali per ottenere per esempio dispositivi ottici (sensori o microscopi) più sensibili e potenti. Ma detto così non fa scoop.
Articolo di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Fonti aggiuntive: Physical Review Letters.
http://retetre.rtsi.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=3462&Itemid=62
Titoli come "Realizzato il mantello dell'invisibilità" o "Scienziati a un passo dalla creazione del mantello invisibile", tuttavia, sono leggermente prematuri e sensazionalisti. La notizia, infatti, proviene dal Daily Telegraph e spettacolarizza una scoperta interessante ma non così militarmente promettente come potrebbe sembrare dai titoli della stampa generalista.
Andando a leggere l'annuncio originale dei ricercatori, disponibile sul sito dell'Università, si scopre infatti che l'articolo, intitolato “Macroscopic Invisibility Cloak of Visible Light”, pubblicato su Nature Communications e scaricabile gratuitamente da Arxiv.org, dice una cosa ben più modesta.
Disponendo opportunamente due cristalli di calcite si può ottenere una riflessione che nasconde la presenza di un oggetto, ma non si tratta di vera trasparenza (non si può vedere attraverso l'oggetto "invisibile" in condizioni normali) e l'effetto funziona soltanto con luce polarizzata (video) o di uno specifico colore e solo se la fonte di luce è diretta specificamente contro l'oggetto. Inoltre il trucco è rivelato dal fatto che intorno all'oggetto si vede chiaramente un cristallo molto più grande dell'oggetto stesso. Difficile, e quasi comico, pensare di rendere invisibile un carro armato piazzandogli sopra dei cristalli di calcite alti qualche metro.
Uno dei ricercatori, il fisico Shuang Zhang, è anzi il primo a dire chiaro e tondo che"Non si tratta di un mantello alla Harry Potter" in un'intervista per Science News. Lo scopo di queste ricerche non è l'invisibilità classica, ma l'uso di particolari proprietà dei materiali per ottenere per esempio dispositivi ottici (sensori o microscopi) più sensibili e potenti. Ma detto così non fa scoop.
Articolo di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Fonti aggiuntive: Physical Review Letters.
http://retetre.rtsi.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=3462&Itemid=62