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lunedì 28 febbraio 2011

Il Veneto affonda nel fango a causa di anni di saccheggio del territorio e cementificazione ad oltranza, e la Regione approva la cementificazione del Parco del fiume Sile.

Fonte: PAESEAMBIENTE, Gruppo ambientalista di Paese, provincia di Treviso,http://www.paeseambiente.org
Il 26 ottobre scorso la Seconda Commissione del Consiglio Regionale ha approvato una variante del Piano Ambientale del Parco regionale del fiume Sile, con lo scopo di trasformare 95.000 metri quadri di terreno agricolo di Parco in area residenziale per poi farvi costruire fino a 90.000 metri cubi di palazzine.


Il terreno in questione si trova a Morgano (TV), a soli 200 metri dal fiume Sile, per buona parte è coltivato a radicchio rosso di Treviso, poi c’è un boschetto con piante anche secolari ed è confinante con un corso d’acqua naturale, il Rio, abitato da gallinelle d’acqua dolce, ballerine bianche e martin pescatori.
Si tratta di un piccolo angolo di paradiso che andrebbe difeso con le unghie ma che qualcuno vuole cementificare per l’ennesima speculazione edilizia; e così il Veneto, giorno dopo giorno, perde un pezzo del suo ambiente con i conseguenti danni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Hanno approvato la variante i rappresentanti della Lega Nord e del PDL, contrari IDV, PD, VN ed FS. Il Consigliere Pipitone ha ottenuto che la Commissione vada in sopralluogo sull’area da cementificare prima della data  di approvazione finale della variante da parte dell’aula del Consiglio Regionale del Veneto.
La cementificazione selvaggia, barbara e galoppante del Veneto degli ultimi decenni ha comportato la copertura di milioni di metri quadri di terreno impedendone di conseguenza l’assorbimento naturale dell’acqua delle piogge.
Quest’acqua, che deve ovviamente finire da qualche parte, viene convogliata negli scoli e poi nelle tubature e canali di raccolta i quali vanno a confluire nei nostri fiumi che, come si è visto, in casi di piogge eccezionali come quelle di questi giorni, non riescono a sopportare questi ulteriori carichi d’acqua che un tempo invece veniva assorbita naturalmente dai terreni.
Quindi più si cementifica il territorio più i nostri fiumi ricevono carichi d’acqua e più i nostri paesi e le loro popolazioni diventano a rischio inondazioni.
Dopo l’alluvione ora Zaia chiede a Berlusconi  lo stato di emergenza; visto quello che fa la regione in tema di cementificazione del territorio e prevenzione da rischio idrogeologico direi che in Veneto siamo anche in uno stato di incoscienza, oltre che di emergenza, dove tutti parlano di tragica fatalità senza individuare le vere responsabilità.
Come può la regione approvare la cementificazione di un angolo di paradiso, con due corsi d’acqua nel giro di duecento metri, considerati i gravi danni che può creare in aree come queste?
Cementificazione che ottiene addirittura il benestare del direttore del Parco che ha raccontato alla Commissione regionale che si tratta di un’area degradata e di una zona agricola non coltivata.
Stiamo vivendo in un mondo alla rovescia dove il Parco invece di difendere il territorio stende il tappeto rosso ai palazzinari, ciò non mi sorprende ormai più perché recentemente è stato proprio il Parco a dare l’ok addirittura  ai piloni alti sessanta metri dell’elettrodotto Terna Scorze’-Volpago.
A pochi metri da quest’area ci sono già 15.000 metri quadri di terreno residenziale, con strade e servizi già pronti, che nessuno ancora ha edificato, perché non si utilizza quell’area già predisposta invece di fare man bassa di altro ambiente?
Mi auguro che i giornalisti indaghino per scoprire chi sono quei personaggi locali che ricaverebbero ingenti guadagni da questa cementificazione, comprendendone anche le appartenenze politiche.
Tornando alla regione sott’acqua c’è da evidenziare che non sono ancora stati realizzati i PAI Piani di Assetto Idrogeologico, strumenti  che dovevano introdurre dei vincoli urbanistici allo sviluppo delle zone a rischio, evidentemente c’è stata la volontà politica di non realizzarli perché forse avrebbero bloccato decine di speculazioni edilizie come quella del Parco del Sile.
Ora dobbiamo chiederci quanto costa alle tasche dei cittadini questa politica di permissivismo e complicità nei confronti di chi utilizza il territorio per soli fini di speculazione edilizia.
I cittadini del Veneto riusciranno prima o poi ad uscire da questo torpore e a capire come stanno le cose individuandone finalmente i responsabili?
Andrea Zanoni – presidente di Paeseambiente