L’utilizzo del canneto da parte dell’uomo è notevolmente mutato dal passato ad oggi. Nella prima metà del ‘900 le canne (i canèt) venivano tagliate durante l’inverno e poi i loro fusti migliori erano utilizzati per la realizzazione dei soffitti (i plafun da canèt).Il taglio veniva eseguito manualmente usando una piccola falce (la meula). Una parte delle canne erano utilizzate anche per ottenere coperture di protezione per ortaggi e piante ornamentali.
A Fondotoce sino alla fine degli anni cinquanta, si praticava nella tarda estate anche il taglio delle parti sommitali delle canne, completamente fiorite (i piumit). Riunite a mazzetti servivano per fabbricare piumini e scope.
Nello stesso periodo venivano tagliate anche le carici (la lisca) destinandole a diversi usi. Le migliori dopo un’apposita essicatura venivano ritirate dal cadregat per impagliare sedie e sgabelli, le altre erano utilizzate come strame nelle stalle e più di rado come foraggio.
Diverse persone ricordano che sino alla fine degli anni cinquanta, sia a Fondotoce che a Dormelletto, i canneti erano abitualmente pascolati dal bestiame (di solito bovini) che poi si abbeverava nel lago.
Sempre a Fondotoce negli anni sessanta i fusti delle canne che si ottenevano dal taglio invernale venivano ritirati da una ditta di Saluggia che produceva coperture utilizzate dai floricoltori liguri. L’utilizzo delle canne per realizzare i soffitti era ormai cessato da tempo.
Il taglio invernale del canneto cessò definitivamente nei primi anni settanta. Oggi la cannuccia di palude è utilizzata in interventi di ingegneria naturalistica e per la realizzazione di impianti di fitodepurazione.
I canneti gestiti dall’Ente Parchi, tranne una piccola eccezione, da anni non subiscono sfalci e pascolamenti e sono pertanto lasciati alla libera evoluzione naturale. Non si escludono in futuro tagli finalizzati al mantenimento ottimale di questi preziosi ambienti che purtroppo, ogni anno, subiscono ricorrenti depositi di rifiuti portati dalle piene del lago a cui l’Ente Parchi cerca di porre rimedio con successive campagne di raccolta e smaltimento.
Edoardo Villa
Pero' ...
Uno dei suoi impieghi più significativi consiste nella lavorazione dei trucioli per la produzione di pellets di biocombustibile di alta qualità. La canna comune infatti è un biocombustibile ad alto rendimento (8000 BTU/libbra) che produce metanolo come residuo di lavorazione della cellulosa. L'uso di moderne ed efficienti tecniche di gassificazione consente di convertire la materia organica della pianta in molte diverse fonti di energia, quali syngas, etanolo e biodiesel. Studi approfonditi sull'utilizzo della canna domestica come biocombustibile sono in corso in Florida, dove il Biomass Investment Group (BIG) porta avanti un progetto per la realizzazione di una centrale elettrica che utilizzi come combustibile la canna domestica. Questo progetto rappresenta la prima operazione di grande portata nello sfruttamento della combustione di una pianta per la produzione di energia elettrica. Tra i vantaggi arrecati dal punto di vista ambientale troviamo: la natura rinnovabile della fonte energetica, l'assorbimento da parte della pianta nel corso della ua vita di una quantità di CO2 equivalente a quella emessa durante la sua combustione, il carattere essenzialmente rispettoso del suolo dei metodi di coltivazione di questa specie e infine le ridotte emissioni di gas inquinanti conseguenti la combustione. La biomassa verrà convertita in combustibile liquido che alimenterà delle turbine collegate a degli alternatori.