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giovedì 17 novembre 2011

Ecco la fusione fredda di: Raymond Zreick


Il 28 ottobre scorso Andrea Rossi ha mantenuto la prima delle sue promesse. In un container alla periferia di Bologna l'ingegnere inventore della nuova fusione fredda italiana ha presentato una mini centrale termica da un megawatt, apparentemente funzionante e già venduta. È composta da 107 E-Cat, sigla che sta per "Energy Catalyzer", cioè catalizzatore di energia, il misterioso apparato che è il cuore della sua macchina e che consente di produrre, secondo Rossi, fino a 27 kW termici attraverso una reazione di fusione nucleare (diversa quindi dalla fissione delle tradizionali centrali nucleari) tra nichel e idrogeno, senza radiazioni e senza scorie.

È la soluzione dei tanti problemi energetici del pianeta, come qualcuno pensa? Le prove non sono ancora sufficienti. Anche se la cosiddetta LENR, sigla che sta per reazioni nucleari a debole energia, il fenomeno su cui è basata, ha ormai molti riscontri: in fenomeni come la cavitazione, ad esempio, il plasma elettrolitico o la sonoluminescenza.
<strong>1 MW Energy Catalyzer</strong>: la mini centrale ha operato senza nessun input energetico (il cosiddetto autosostentamento) dalle 12:30 alle 18:00, rendendo disponibili in quest'arco di tempo 2.635 kWh, ossia circa 479 kWh/h. L'impianto è stato fatto funzionare a mezza potenza. (Dati: Andrea Rossi.)
1 MW Energy Catalyzer: la mini centrale ha operato senza nessun input energetico (il cosiddetto autosostentamento) dalle 12:30 alle 18:00, rendendo disponibili in quest'arco di tempo 2.635 kWh, ossia circa 479 kWh/h. L'impianto è stato fatto funzionare a mezza potenza. (Dati: Andrea Rossi.)

BOLOGNA, ITALIA

La dimostrazione era organizzata a beneficio di un non meglio identificato "customer", un cliente, per l'occasione rappresentato daDomenico Fioravanti, ingegnere e colonnello del Genio in pensione. Alla fine della giornata di test, Rossi ha affermato che il cliente si è dichiarato soddisfatto dei risultati e di avere concluso l'accordo per la vendita dell'impianto. E ha ipotizzato che il prezzo di mercato per un impianto di quel genere potrebbe essere di 2.000 dollari al kW (2.000.000 di dollari per 1 MW), «in attesa che economie di scala e ottimizzazione della produzione lo facciano scendere a qualche centinaio di dollari per chilowatt».

Se l'accordo venisse confermato Rossi potrebbe avere le risorse per sbloccare il contratto col Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, che per avviare lo studio di ciò che avviene a livello atomico all'interno dell'E-Cat aveva chiesto 500.000 euro. Sarebbe anche una boccata di ossigeno per l'inventore, che, dopo la rottura del sodalizio con la società greca Defkalion per la commercializzazione dell'E-Cat nei Balcani, non aveva nascosto di trovarsi in difficoltà.

Lo sviluppo della tecnologia e la ricerca sulla fisica dell'E-Cat potrebbero dunque restare in Italia e beneficiare anche di una collaborazione scientifica con l'Università di Uppsala (Svezia), mentre «la produzione sarà negli Usa», dichiara Rossi, «dove la Leonardo Corporation [la società di Rossi, n.d.r.] farà da capofila anche alla struttura commerciale.»

ALLORA... FUNZIONA?

Non c'è indizio di trucchi, ma il fatto che ciò non sia evidente non è sufficiente a escludere errori di interpretazione.
«La cosa veramente straordinaria», confida un fisico invitato al test in rappresentanza di una società interessata ma che per questo chiede l'anonimato, «è che dopo tanti test, compreso quello di oggi, ancora nessuno possa dire con certezza come funziona l'apparecchio di Rossi.» A nessuno però (con motivazioni legate alla brevettazione) è stato permesso di ispezionare la macchina o visionare direttamente l'andamento delle operazioni: il protocollo della prova e i risultati sono stati semplicemente "comunicati".

«Dal poco che ho visto oggi», prosegue il fisico, «non c'è indizio di trucchi, ma il fatto che ciò non sia evidente non è sufficiente a escludere quanto meno un errore di interpretazione su quello che realmente fa l'E-Cat. Dopo tutto parliamo di fenomeni dei quali la scienza sa poco.»

La prova del 28 ottobre, insomma, non ha provato nulla di nuovo rispetto alle precedenti. Se i risultati esposti a fine giornata non sono frutto di errori o di errate interpretazioni dei fenomeni fisici... allora l'E-Cat funziona e noi siamo testimoni di una nuova rivoluzione scientifica. Ma per adesso è ancora solo una questione di fiducia.