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martedì 10 dicembre 2013

Cos’è il Bitcoin – prima parte - Di Marco Polci - da rischiocalcolato.it

Quando FunnyKing mi ha chiesto di scrivere qualcosa di più tecnico sul Bitcoin ne sono stato ben felice. Io in realtà ho iniziato a interessarmi all’argomento da non molto tempo ma, vista la mia formazione, mi sono addentrato subito negli aspetti tecnici di come è realizzato, trovandomi davanti un mondo in grande fermento, che sto ancora esplorando, e di cui Bitcoin rappresenta solo il capostipite.
Inizio una serie di articoli sul Bitcoin dove parlerò di cos’è e come funziona, farò emergere quelli che sono i punti critici e le risposte che sono state date con altre criptovalute; vedremo che il Bitcoin ha un costo reale e che analizzandolo in relazione al valore di scambio si può fare qualche deduzione sul suo stato di salute.

Ci saranno delle parti volutamente molto tecniche, anche se banalizzerò e in alcuni casi stravolgerò i concetti perché il mio obiettivo è semplicemente quello di far capire che il tutto poggia su solidi principi matematici. Alla fine quello che deve essere chiaro è che nel passaggio dal sistema informatico delle banche che gestisce le odierne transazioni elettroniche al Bitcoin, non c’è un banale cambio di software, ma un cambio completo di paradigma che porta all’abbandono totale della necessità di una qualsiasi figura di intermediazione che faccia da garante. Quindi non preoccupatevi se non comprendete tutti i passaggi strettamente informatici e matematici.
Tutto ha inizio nel 2009 quando un tale, conosciuto solo tramite lo pseudonimo Satoshi Nakamoto, pubblica il paper[1] dove illustra i concetti che implementerà nei mesi successivi nel codice dei server di Bitcoin. Il codice di Bitcoin è totalmente open source, è stato ampiamente analizzato, sviscerato e in alcune parti riutilizzato per altre criptovalute nate successivamente. L’aspetto open source è importante perché altrimenti si sarebbe introdotta una nuova forma di fiducia in un garante che sarebbe stato colui che ha scritto il software. Un concetto importante per chi si occupa di sicurezza informatica è che la vera sicurezza è tale anche alla luce del sole e non se si basa sul nascondimento. Quindi chi ha sospetti del tipo “i programmatori lasciano delle backdoor nei loro software”, se li tolga dalla testa e indirizzi le proprie energie verso quelli che sono i veri punti critici del Bitcoin.
Consiglio a tutti la lettura dell’abstract e dell’introduzione del suddetto paper, una paginetta di facile lettura dove sostanzialmente si osserva che il modo attuale di gestire le transazioni elettroniche, basato sulla fiducia verso un intermediario che fa da garante e gestisce le dispute, è inefficiente e costoso, scoraggiando di conseguenza le transazioni occasionali o per piccoli importi. Avete mai provato a pagare un gelato con la carta di credito? Io sì, sono stato quasi insultato dal gelataio.
La domanda a cui Nakamoto vuol dare una risposta è “si può costruire un sistema per fare transazioni elettroniche che faccia a meno della necessità di un intermediario su cui porre la fiducia e che coinvolga solo i diretti interessati?” Con il suo Bitcoin Nakamoto è riuscito a dare una risposta pienamente affermativa gettando le basi di quella che è una vera e propria rivoluzione.
Fissatevi bene in mente tale domanda e che Bitcoin è la sua risposta, è questo l’obbiettivo che ci si è posti nel progettare Bitcoin. Tutte le altre considerazioni, ad esempio di chi dice che Bitcoin  sarà la moneta del futuro, sono di chi ha colto qualche potenzialità ma non tutti i limiti e problemi che Bitcoin presenta. Mi sento di affermare ciò perché è evidente che la cura posta per gli aspetti di sicurezza non è stata messa su altri aspetti diciamo “meno urgenti”. Per esempio, abbiamo osservato che l’attuale sistema basato sulla fiducia è inefficiente e costoso, ma non è detto che Bitcoin riesca ad avere queste caratteristiche sul lungo termine. Questi aspetti invece sono stati affrontati dalle nuove generazioni di criptovalute e ne riparleremo in seguito. È sicuramente vero invece che i futuri sistemi di pagamento elettronico si baseranno sull’esperienza delle attuali criptovalute.  
Ho detto all’inizio che il passaggio a Bitcoin comporta l’abbandono del paradigma basato sulla fiducia, ma su cosa ci si basa? Nakamoto dice: “c’è bisogno di un sistema di pagamento elettronico basato su prove crittografiche invece che la fiducia, permettendo ai diretti interessati di fare un pagamento senza aver bisogno di una terza parte fidata”.  La prova crittografica è un artificio matematico che serve per dimostrare che un dato non è stato manomesso, ha la particolarità di essere facilmente verificabile e di essere praticamente impossibile da falsificare. Ma la cosa importante dell’affermazione di Nakamoto è che i diretti interessati sono autonomi nel fare questa verifica, non c’è bisogno di nessuno che garantisca alcunché.
L’utilizzo di sistemi crittografici non implica l’assenza di un terzo che faccia da garante, infatti ancora non abbiamo visto dove sta la novità dell’opera di Nakamoto, ne parlerò nel prossimo articolo.