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giovedì 24 ottobre 2013

Più cemento per far cosa?

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
 (Inferno XXXIV, 139)
Ieri in Aula il Governo e la maggioranza PDL PD-L che lo sostiene hanno bocciato la nostraMozione con la quale chiedevamo una moratoria alla combustione dei rifiuti nei cementifici.
Il decreto Clini del marzo 2013 prevede infatti che alcune tipologie di rifiuti, in particolare urbani e speciali non pericolosi, perdano la qualifica di rifiuti per diventare veri e propri prodotti utilizzabili in co-combustione nei cementifici.
A supporto di questa scelta scellerata vengono citati dati, perlopiù correlati a studi finanziati dagli stessi cementieri, che mostrerebbero come la combustione nei cementifici porterebbe ad una diminuzione delle emissioni di questi impianti. L’operazione in realtà aiuterebbe l’industria del cemento e potrebbe anche risolvere parte del problema di dove/come smaltire i rifiuti indifferenziati.
Insomma 3 piccioni con una fava! Purtroppo è un’illusione e come spesso accade a pagarne il prezzo finale sono la salute dei cittadini e dell’Ambiente!
E’ bene essere molto chiari: la nostra posizione assolutamente contraria a questa soluzione non è il frutto di una proiezione ideologica, ma deriva direttamente dall’analisi di dati reperiti nella letteratura scientifica in materia. I nostri interventi in Aula hanno dimostrato, dati alla mano e analizzando anche gli stessi articoli scientifici citati dalla maggioranza come, in realtà, seguendo la prassi del decreto Clini, i problemi per l’ambiente e per la salute umana sarebbero di gran lunga superiori ai benefici.
Ma andiamo per ordine.
Per prima cosa la supposta riduzione delle emissioni di CO2.
Questo dato, citato nelle fonti della maggioranza, deriva non da una reale riduzione al camino, ma da un artificio di calcolo che trascura le emissioni dei materiali organici (carta, cartone, legno, etc.) considerandole neutrali per le emissioni di CO2. Il presupposto teorico di questa scelta è che nuove biomasse, nella loro crescita, assorbiranno il carbonio oggi emesso. Tuttavia al momento attuale questo artificio è oggetto di dibattito scientifico.
Le emissioni devono essere ridotte oggi, non domani, per evitare il raggiungimento e il superamento di concentrazioni di CO2 in atmosfera così elevate (il cosiddetto tipping point forse già recentemente raggiunto) da far partire un processo di riscaldamento globale irreversibile. Seguendo questo ragionamento, diventa prioritario non bruciare i rifiuti oggi, emettendo la CO2 in atmosfera, ma mantenerla nei materiali di cui sono costituiti i rifiuti tramite riuso e riciclo (mantenendo il “sequestro” della CO2).
Nella pratica, quindi, le emissioni di CO2 nette al camino non sono dunque affatto ridotte, ma anzi aumentate. Per due ragioni: la prima è che ci vuole più rifiuto (circa il 60% in più) per sostituire il combustibile fossile tradizionale che ha un potere calorifico maggiore. La seconda è che questa misura è sostanzialmente pensata per rilanciare l’industria cementiera. Una semplice equazione: più produzione = più emissioni.
Ma la CO2 non è l’unico problema dei CSS, anzi!
I problemi maggiori si registrano quando parliamo di metalli pesanti e di diossine. Nell’articolo citato dal Governo (Genon e Brizio, 2008) vengono evidenziati peggioramenti del quadro emissivo con particolare riferimento a metalli pesanti come mercurio, piombo, cadmio e micro inquinanti come diossine (di cui si preavvisa un potenziale raddoppio del totale emesso in Italia) e furani.
Ricordiamo che queste sostanze inquinanti sono non solo emesse in atmosfera ma anche imprigionate nel cemento andando quindi a contaminare i materiali da costruzione. Anche in questo caso articoli scientifici dimostrano che piccoli quantitativi di sostanze inquinanti sono rilasciati nelle abitazioni realizzate con questi materiali, pregiudicando la salute di chi vi vive e venendo comunque ri-emesse in grande quantità all’atto della loro demolizione.
Inoltre l’entità e la natura delle sostanze emesse dipende dalla composizione dei rifiuti bruciati, per loro natura piuttosto eterogenea, e ciò rende difficile determinarne le emissioni, in particolare riguardo alle emissioni di metalli pesanti. La norma UNI EN 15359 che determina le caratteristiche necessarie per perdere la qualifica di rifiuto e diventare il prodotto CSS, infatti, valuta solamente la composizione di Mercurio e Cloro del rifiuto, tralasciando quindi concentrazioni di altri metalli pesanti poi trasferiti in atmosfera e nel cemento.
C’è poi da dire che questo quadro emissivo, già di per se peggiorativo, non tiene conto di eventuali illeciti compiuti. Non sottovaluterei infatti il dato che secondo quanto disposto dal decreto Clini la cessazione della qualifica di rifiuto e conseguente immissione del materiale nel ciclo cementiero sarebbe autocertificata dallo stesso produttore. In un paese come il nostro dove l’assenza di controlli efficaci sulle emissioni è cosa ben nota – specie in alcune regioni italiane – è facile immaginare cosa potrà accadere.
E veniamo infine agli aspetti più sistemici del problema. Innanzitutto denotiamo una costante miopia nelle decisioni prese da questo governo: aprire 59 nuovi camini, dove vengono inceneriti (in co-combustione) i rifiuti, porta, come detto prima, ad un ulteriore peggioramento di una qualità dell’aria che già presenta evidenti criticità. Pensiamo alla pianura padana, che il recente rapporto sulla qualità dell’aria Europeo dimostra essere già oggi l’area peggiore per la presenza di particolato fine (PM10 e PM2.5) e ozono.
Questo potrà comportare un aumento delle patologie cardio-respiratorie e oncologiche con inevitabili ripercussioni sociali e aumento della spesa sanitaria. Più malattie e più tasse per i cittadini.
E per fare cosa? Per aiutare un settore in grave difficoltà, quello dei cementieri, che negli ultimi anni ha visto un consistente calo di produzione sicuramente causato della crisi economica ma certamente dovuto anche all’eccesso produttivo cronico degli anni passati (l’Italia ha avuto per molti anni il record di consumo pro-capite di cemento). Con i CSS i cementifici vedono trasformato un costo da sostenere per acquistare il combustibile in una fonte di guadagno, dato che vengono compensati per lo smaltimento dei rifiuti.
I CSS nei cementifici rappresentano inoltre una distorsione del mercato che andrebbe a privilegiare il recupero energetico (ossia il riutilizzo del rifiuti in termini energetici classificato come penultima opzione nella gerarchia europea dei rifiuti appena sopra lo smaltimento) portandoci ancora più lontano da un uso efficiente delle risorse, impendo il miglioramento delle politiche di riciclaggio e peggiorando in ultima analisi la salute dei cittadini e dell’Ambiente.
Più cemento per fare cosa? Per procedere nella cementificazione selvaggia del territorio italiano? Per nuove grandi opere inutili per perpetrare la devastazione del territorio?
Sembra proprio che l’Italia sia guidata da due nocchieri ciechi (PDL/PD-L) i quali non possono che condannare il paese al buio.
Ma noi del Movimento siamo qui, affinché accanto ai cittadini possiamo far risplendere la luce delle Stelle sul nostro futuro!
Cittadino Mirko Busto – Portavoce M5S e Ingegnere ambientale