Negli anni ’70 il petrolio era “l’oro nero”.
Oggi, quell’oro sta cambiando colore. Diventa rosso rame.
Nel 2021 Goldman Sachs lo ha detto chiaramente: “il rame è il nuovo petrolio”.
Non per moda, ma per necessità.
Perché senza rame, la transizione energetica semplicemente non funziona.
Ogni cavo, ogni motore elettrico, ogni pannello solare o turbina eolica ne ha bisogno.
E un’auto elettrica? Contiene fino a quattro volte più rame di un’auto a benzina.
Il Fondo Monetario Internazionale conferma la tendenza:
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Domanda di rame: da 25,9 a 39,1 milioni di tonnellate entro il 2040.
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Consumo di petrolio: da 101,9 a 66 milioni di barili al giorno nello stesso periodo.
Due curve che si incrociano: una sale, l’altra scende.
E in quell’incrocio c’è la storia del prossimo ventennio.
Ma questa corsa al rame non è senza conseguenze.
Per ogni nuova miniera servono energia, acqua, investimenti e — soprattutto — tempo.
E se la domanda cresce più velocemente dell’offerta, il rischio è chiaro:
il “collo di bottiglia” della transizione verde potrebbe essere… il rame stesso.
Il mondo si sta spostando da un’economia basata sul petrolio a una basata sui metalli.
Cambiano le fonti, ma la dipendenza resta.
La domanda da farsi non è più “quanto petrolio ci serve?”,
ma “abbiamo abbastanza rame per sostenere la transizione?”