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martedì 29 dicembre 2015

Il circolo di M. Benassuti



Anche nel caso di banca Etruria e affini ancora una volta di quella coltre marcescente che tocca politica e affari che potremmo ben definire “relazioni politiche all’italiana” si tratta!
Una situazione patologica sul piano sociale, politico ed economico che era sta messa bene in luce più che autorevolmente e non implicitamente, J. LaPalombara già negli anni sessanta, a seguire gli annotamenti giuridici e politologici sulla corruzione di Donatella Della Porta (1992, 2007) e poi di Bernardo Mattarella (2011), ancora le cronache giornalistiche di Gatti-Sansa (2012), infine il recente pamphlet di Lannutti sulle banche, tutto ciò per comprendere molto chiaramente, che qui le c.d. “relazioni politiche e istituzionali”, siano essere locali o nazionali, sono ben altro da quelle formalizzate (anche se spesso non meno problematiche) che si svolgono nei paesi anglo-sassoni.

Gli interessi tipicamente messi in gioco tra le due parti del rapporto costituiscono il più delle volte un caso di rilevo penale, ma con una magistratura molto spesso distratta e timorosa se non “politicamente acquisita”, tutto passa inosservato e quasi sempre impunito.
Eccoci qui: il connubio para-lobbistico all'italiana oggi nel caso Renzi-Boschi – Boschi mostra il suo volto, il suo vero volto.
In altre parole in questo Paese nel sistema politico e industriale/finanziario non ci sono relazioni "istituzionali", ci sono invece, cordate, relazioni personali (anche molto personali), reti familiari e amicali, punto !

E quanto queste relazioni personali siano profonde, complici, interessate ed anomale rispetto ad un quadro di regole sia etiche che giuridico-formali per il governo della cosa pubblica lo si coglie proprio da un caso come quello di attualità e di nuovo scandalo, e viene evidenziato dai cordiali e premurosi interessamenti pubblici del premier, per il tramite dei soliti noti lacchè/portavoce, verso la sua ministra.
Questa sarebbe stata un’altra buona occasione per far luce e per dire una volta per tutte che succede nei palazzi quando affari e politica, o meglio, quando politici, alti dirigenti e "uomini d'affari" (eufemismo) si incontrano. E ciò non per vuota retorica come è nel tipico costume della comunicazione di regime, ma per farla finita una volta per tutte con un certo sistema, pagando il prezzo politico che c'é da pagare, quale che fosse.
Per far fare al Paese un vero, significativo, passo avanti.
Ovviamente per un partito configurato come il PD nella versione “Partito della Nazione ..per le larghe, storiche, complicità  .. e perpetue intese…" non è stato possibile, crollerebbe d’acchito tutta l’architettura renziana sulle rovine dei due corpi fondanti, quello comunista e quello democristiano.
Perché, lo sappiamo, ci sono da sempre dentro tutti, almeno tutti quelli di un certo tipo e livello, bianchi e rossi, di destra ed di sinistra, sotto questi profili categorie irrilevanti. E queste sono le "profonde intese" che rinsaldano il potere, le trasversalità che distaccano, in modo ancora più forte di un tempo, il predatorio sistema politico e finanziario dalla società reale e dalla nazione.

Quanto alla differenza tra responsabilità penale e politica.
Vale la pena ripeterlo: non c'è alcun bisogno delle condanne penali che tutti si attendono (e che non arriveranno !) perché sussistano ragioni pesanti di imputabilità politica per un fatto compiuto nel corso del mandato e quindi di responsabilità politica, tanto in un ministero, quanto in una regione o in un ente locale.
I contorni istituzionali ed etici dell'azione politica e di presenza dell'eletto nel contesto pubblico sono chiarissimi; sono insiti nel mandato in termini costituzionali, nella funzione politica di indirizzo e controllo  (sottolineo controllo), nonché codificati nell'ampia catalogazione dei conflitti di interessi, attuali e potenziali.
Quindi, tanto per cominciare: niente familismi, niente clientele, niente porte girevoli, niente collateralità, ecc. e chi se ne rende protagonista, o anche semplicemente muto sostenitore, fuori subito dalle istituzioni !
Al contrario sembra, anzi ne siamo certi, che queste elementari regole democratiche non vengano insegnate nei corsi di avviamento alla carriera politica del partito di governo, e questo non si può imputare ai vari “porcella” che costituiscono i preferiti canali di accesso alla dimensione istituzionale, si tratta di una precisa dinamica di socializzazione tutta interna e molto tipica del modello organizzativo, oggi renziano.
La rottamazione vede come atto iniziatico l’insegnamento ai “nuovi” della regola del silenzio: prima di tutto si sta nel sistema senza colpi di testa, si tiene la bocca chiusa, si esegue e si tace.
Si tratta al contempo di tenere accuratamente fuori dal sistema politico (ad ogni livello, anche ai più bassi) chi a diversi parametri etici nelle vita politica intendesse fare riferimento, gente che lavora e bada a sbarcare il lunario con una cetra fatica, e sicuramente non frequenta “leopolde”.
La rete politica familistica, clientelare ed autoreferenziale, la trasversalità nella cura partigiana di alcuni interessi privilegiati (ad esempio quello delle caste aristocratiche pubbliche travasate negli organi di controllo e nelle magistrature) esigono l'estraneità ai contesti partitici e politici di chiunque abbia chiaro che cosa si dovrebbe fare per rompere questa piaga che ha portato il Paese all'annientamento etico, politico ed economico.
Oggi in termini generali, e non solo parlamentari, si ripropone la sfiducia generale verso la elegante ministra per le riforme e l’aggregato cui appartiene, ciò a dire che in un Paese civile e realmente democratico l’intera società civile in questi giorni dovrebbe chiedere senza esitazione le dimissioni dell’intero Governo, a prescindere dal singolo fatto e dalla rilevanza penale degli accadimenti in oggetto.
Ancora una volta si vede e si parla di un ministro che ha dimostrato come in quegli ambiti si sia perso complessivamente il senso non solo dello Stato e del diritto, ma anche della più minima coerenza costituzionale ed etica pubblica.
Attraverso l’ennesimo incidente di percorso dovuto a superficialità ed esaltazione di potere, si sono in realtà lapidariamente mostrate le "relazioni politiche ed istituzionali all'italiana" come matrice originaria e scopo ultimo dell’azione di governo e si è pure detto e fatto capire, non tanto implicitamente, che, fosse anche dimissionata la ministra, tutto continuerebbe come prima, .. e che non venga in mente a qualcuno di regolamentare seriamente queste faccende, che questo non è posto per certe sciocchezze etiche e normative da paese protestante.