Passa ai contenuti principali

Post in evidenza

Il collasso dell’AMOC diventa un rischio reale

  Il collasso dell’AMOC diventa un rischio reale Quando un governo considera una corrente oceanica un problema di sicurezza nazionale, significa che qualcosa è cambiato davvero. L’Islanda ha ufficialmente classificato il possibile collasso dell’AMOC — la grande circolazione che porta calore dall’Atlantico ai mari del Nord — come minaccia esistenziale. Una decisione rara. E un segnale forte per l’Europa. Perché l’AMOC è così importante L’AMOC funziona come un gigantesco nastro trasportatore: acqua calda dai tropici sale verso nord, si raffredda, affonda e torna indietro in profondità. È questo flusso a rendere gli inverni europei sorprendentemente miti per la latitudine. Il problema è la velocità del cambiamento. L’acqua dolce proveniente dallo scioglimento della Groenlandia sta “diluendo” l’Atlantico del Nord, disturbando il meccanismo che permette all’acqua salata di affondare. Se l’affondamento rallenta, l’intero circuito si indebolisce. Se si ferma, collassa. Gli scienzia...

GREENPEACE SCALA IL COLOSSEO: FATE LA STORIA A COPENHAGEN!
Ciao -,
Questa notte abbiamo “conquistato” il Colosseo. Otto attivisti sono saliti sul monumento simbolo di Roma e hanno aperto uno striscione di 300 metri quadrati: "COPENHAGEN, ACCORDO STORICO ADESSO. Make history NOW!". Ai piedi del Colosseo cinquanta volontari hanno composto con i loro corpi la scritta umana "Act now".
A Copenhagen qualsiasi accordo genericamente politico – e non legalmente vincolante – o che voglia dilazionare nel tempo gli impegni è un modo per sprecare un'occasione storica.
A incontrare gli attivisti in azione al Colosseo è arrivato anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha appoggiato la protesta, chiedendo al Governo italiano di essere forza trainante per l’accordo sul clima. Ci auguriamo che un simile appello, in arrivo da un esponente della stessa maggioranza, sia di stimolo perché Berlusconi abbandoni l’atteggiamento di retroguardia sia in sede europea che a Copenhagen.
Non è troppo tardi! Ma è necessario che i Paesi industrializzati siano i primi a fare il primo passo impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% al 2020, e garantendo risorse finanziarie pari a 110 miliardi di euro all'anno per fronteggiare i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo.
Il nostro rapporto Energy [R]evolution mostra che ce la possiamo fare. Anche se qualcuno prova a intimidirci. Oggi, infatti, il Financial Times ha pubblicato in esclusiva la notizia che Enel ha chiesto a Greenpeace 1.600.000 euro di danni per le azioni di protesta dei nostri attivisti presso le centrali a carbone.
Se Enel pensa di imbavagliarci, otterrà il risultato opposto.

Continua a seguirci. Saluti e a presto!

Francesco Tedesco
Responsabile campagna Energia e Clima