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giovedì 19 novembre 2020

MA COSA VUOLE RISOLVERE SATOSHI NAKAMOTO ?

 Ma alla fine di tutto vi siete mai chiesti che cosa vuole risolvere Satoshi Nakamoto ?

In pratica, la domanda a cui Nakamoto vuol dare una risposta è: “si può costruire

un sistema per fare transazioni elettroniche che facciano a meno della necessità

di un intermediario (banca) su cui porre la fiducia e che coinvolga solo i diretti interessati ?”. Grazie a bitcoin, Nakamoto è riuscito a dare una risposta pienamente affermativa

a questa domanda, gettando le basi di quella che è diventata una vera e propria

rivoluzione economica e sociale.


Nakamoto continua: “c’è bisogno di un sistema di pagamento elettronico basato solo su prove crittografiche, permettendo di fatto ai diretti interessati di fare un pagamento senza aver bisogno di una terza parte fidata”. La prova crittografica in realtà è un artificio matematico, che serve per dimostrare che un dato non è stato manomesso e ha la particolarità

di essere facilmente verificabile ed essere praticamente impossibile da falsificare.

Ma la cosa importante dell’affermazione di Nakamoto è: i diretti interessati sono

autonomi nel fare questa verifica, non c’è bisogno cioè, di nessuno che garantisca alcunché.

Nessuno che garantisca per LORO, quindi non serve nemmeno una banca

affinché le transazioni tra individui possano essere applicate e validate.

Per iniziare: NON SERVE UNA BANCA ! Il bitcoin nasce nel 2009, mettendo

insieme varie idee già presenti a quel tempo. Già a metà degli anni ‘80

ci furono i primi esperimenti con i quali erano stati avviati test per creare le

prime valute digitali e per dare vita ad un vero e proprio processo di privacy del valore.

I PROGENITORI DI BITCOIN 

David Chaum, docente di Informatica all’università di Berkeley ed esperto di

crittografia, nel 1985 aveva pubblicato un paper – intitolato[2]

“Sicurezza senza identificazione: sistemi di transazione per rendere

il Grande Fratello obsoleto” – in cui discuteva la possibilità di creare una

forma di denaro digitale che proteggesse la privacy dei cittadini. Fu

eCash il primo esperimento di valuta crittografica concepita proprio da David

Chaum, che attraverso l'azienda che aveva fondato nel 1990, DigiCash,

aveva avviato un promettente sistema per micropagamenti, considerato un

vero e proprio astro nascente dagli imprenditori digitali dell’epoca. Ma nel

1999 tutto il progetto fallisce, così come la prima vera sperimentazione di

valuta digitale. Sebbene vi fu un fallimento del progetto per cause in parte

indipendenti da fattori tecnologici, è da sapere che se anche ogni singola

persona al mondo avesse usato eCash per le proprie transazioni, le

banche sarebbero comunque state sempre necessarie per confermare

ogni operazione, fossero avvenute su quella piattaforma.


Cio’ escluse a priori che eCash sarebbe stato il progetto decentralizzato e libero

che tutti stavano aspettando. Mentre eCash sprofonda verso un definitivo

fallimento, negli stessi anni un tizio di nome Adam Back, appassionato di

crittografia, stava perfezionando un nuovo sistema di pagamento

digitale, chiamato Hashcash[3]. Hashcash presentato nel 1997, sistemava

uno dei problemi alla base dei progetti di denaro digitale: l’apparente impossibilità

di creare un file digitale, che non potesse venir copiato senza sosta e per risolvere

questo problema, Back si affidò alla crittografia. Grazie all’utilizzo di

complicatissimi elaborazioni matematiche, che dovevano sfruttare il potere

di calcolo dei computer (la cosiddetta proof-of-work), si assicurò che il conio

della moneta avvenisse in un certo tempo, che avesse un costo (energetico)

e che fosse limitata. Sebbene Hashcash rappresento’ una vera e propria

innovazione nell’ambito delle prime valute digitali, uno dei problemi di cui il

progetto soffriva era che Hashcash poteva essere usata per una sola

transazione. I partecipanti erano obbligati a creare nuove monete ogni volta che

volevano fare transazioni e sebbene l'idea era notevole tutto ciò rese Hashcash

un progetto poco pratico. Furono tuttavia le intuizioni di Adam Back a dare il là per

la nascita di b-money, considerato uno dei più importanti progenitori di bitcoin,

elaborato dallo studente di Scienze Informatiche presso la Washington

University, l'intraprendente Dai Wei[4].


Nella soluzioni proposta da Dai Wei, tutti i partecipanti mantengono copie separate dello stesso libro mastro (in cui sono scritte le transazioni tra individui) e ogni volta che viene effettuata una nuova transazione, tutti aggiornano i propri record sul rispettivo libro, in questo modo è impedito a qualsiasi singola entità di bloccare le transazioni, offrendo in questo

modo un livello di privacy e disintermediazione, a tutti gli utenti. Concettualmente

b-money, non è dissimile al funzionamento della Blockchain, un registro

decentralizzato, totalmente disintermediato e non controllato da nessuna entità,

che rende possibile l’esistenza di bitcoin stesso. Tuttavia come Dai ebbe modo di

spiegare bene, b-money non risolve il problema della doppia spesa [7]: “Alice avrebbe

potuto inviare due unità b-money sia al B di Bob che al C di Carol

contemporaneamente, trasmettendo queste transazioni a parti diverse della rete e

sia Bob che Carol avrebbero potuto scoprire in seguito, che metà della rete non

avrebbe riconosciuto i loro equilibri”.


Davvero un bel problema ! Sebbene b-money fu ulteriormente sviluppato, con la versione b-money 2, questo progetto non venne mai realizzato, ma b-money, eCash e Hashcash, gettarono le basi per la realizzazione di successivi progetti, come RPOW (Reusable Proofs of Work) realizzato da Hal Finney che fù anche uno dei primi contributori di bitcoin, ricevendo

dallo stesso Satoshi la prima transazione della storia[10]. Hal Finney scienziato ed

attivista informatico, elaborò una importante novità tecnologica chiamata RpoW

capace di risolvere tra le altre cose, l’annoso problema della doppia spesa. Per

ultimo, ma non per ordine di importanza lo stesso progetto Bit gold [6] proposto da

Nick Szabo nel 1998, fu considerato uno dei primi tentativi di creare una valuta

digitale decentralizzata. In questo senso ci sono molte somiglianze tra l'architettura di

Bitcoin e la proposta di Bit gold, in particolare nei meccanismi tecnici utilizzati per elaborare

le transazioni e proteggere la rete decentralizzata. Proprio per questo motivo Bit gold spesso viene considerato il diretto precursore del protocollo Bitcoin di Satoshi Nakamoto. 


Bibliografia


 2 https://www.cs.ru.nl/~jhh/pub/secsem/chaum1985bigbrother.pdf [ SECURITY WITHOUT IDENTIFICATION: TRANSACTION SYSTEMS TO MAKE BIG BROTHER OBSOLETE]

 .3 https://it.wikipedia.org/wiki/Hashcash [Hascash]

.4 https://bitcoinmagazine.com/articles/genesis-files-if-bitcoin-had-first-draft-wei-dais-b-money-was-it [Se Bitcoin Avesse Una Prima Bozza, Sarebbe Stato Il B-Money Di Wei Dai ]

.5 https://coincentral.com/what-is-bit-gold-the-brainchild-of-blockchain-pioneer-nick-szabo/ [Cos'è Bit Gold?]

 .6 https://www.bitconio.net/satoshi-nakamoto/ [Paper di Satoshi in Italiano]

 .7 https://coinsutra.com/bitcoin-double-spending/ [la doppia spesa]


By Andrea Belvedere



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