Acustica in aula: un progetto di bonifica
Giacomo Bartolucci (1993), Tommaso Diotalevi (1993), Andrea Droghini (1993)
Liceo scientifico statale “Guglielmo Marconi”, Pesaro
V i è mai capitato, alla fine di una lezione, di non aver capito nulla di quello che ha spiegato
il professore (soprattutto se l’argomento trattato era fisica, matematica, scienze o chimica)? Sicuramente molti risponderebbero di sì, ma in pochi si chiederebbero il perché. E un numero ancora inferiore attribuirebbe la responsabilità alle caratteristiche acustiche della propria aula. Il fattore principale che influisce sulla comprensione del parlato in un’aula, in termini fisici, è dato dal tempo di riverbero, ovvero il periodo che un suono impiega, in un ambiente chiuso, per non essere più sentito. Da cosa è causato tale fase del riverbero? La pressione sonora della voce, una vera e propria onda che “solca” l’aria, quando incontra una qualsiasi superficie viene, in parte e a seconda delle caratteristiche di tale superficie, riflessa di nuovo all’interno dell’aula. Dopo aver studiato il fenomeno dal punto di vista fisico, Andrea, Giacomo e Tommaso decidono di testare un’aula della loro scuola, per verificare se il tempo di riverbero effettivo risulti o meno contenuto a livelli accettabili. Avendo ottenuto valori troppo elevati, ritengono doveroso iniziare un progetto di bonifica acustica tramite l’impiego di pannelli fonoassorbenti, in grado di ridurre le riflessioni e abbassare quindi il tempo di riverbero. La qual cosa, purtroppo, non è detto risolva la comprensione delle lezioni di matematica…