Da Torino a Kyoto a bordo di una Vespa 125 datata 1979. Giuseppe Percivati, 25 anni, ha tentato l’impresa, frutto di tre passioni: l’amore per la sua ragazza, che vive in Giappone; la Vespa, acquistata per una cifra simbolica dal fratello maggiore, che ora vive in Australia; e l’avventura. Durante i quattro mesi di viaggio, dal 1 agosto al 6 dicembre, Beppe ha tenuto aggiornati amici, famiglia e fidanzata attraverso le pagine del suo blog (http://www.percitour.com/), dove ha postato video e immagini dei sedici Stati attraversati: Italia, Slovenia,Croazia,Bosnia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Iran, Pakistan, India, Nepal,Thailandia, Malesia, Laos, Vietnam e Giappone.
Giuseppe Percivati
Perché questo viaggio?
Principalmente per la mia ragazza giapponese. Ci siamo conosciuti nel settembre 2008, quando è venuta a Torino con una borsa di studio per imparare l’italiano. La Vespa era un buon modo per raggiungerla, una volta tornata a casa. E poi da tempo sognavo di fare un viaggio simile e quello era il momento perfetto: sono riuscito a raccattare un po’ di soldi e volevo partire d’estate per arrivare a Natale. Era destino.
Quanto sono durati i preparativi per la partenza?
La preparazione del viaggio è stata la fase più complicata ed è durata sei mesi. Tenuto conto che vivo da solo da quando ho diciotto anni e mi devo mantenere, dedicavo tutto il tempo libero, dopo il lavoro, a questo scopo. Il peggio è stato con la burocrazia tra visti, passaporti, documenti per la moto.
Quanti soldi hai speso?
Non avevo molti soldi a disposizione. Tutto quello che avevo erano 5000 euro e me li sono fatti bastare. Anzi, ne ho avanzati 400. Nei Paesi che ho attraversato la vita costa molto meno che in Italia, anche la benzina. Mangiavo dove capitava e dormivo anche per strada (mi sono portato dietro tenda e sacco a pelo). La spesa più grossa è stata imbarcare la moto in Vietnam: una scelta obbligata dato che il Giappone è un’isola.
Vespa 125 datata 1979
Hai ricevuto qualche sponsorizzazione che ha finanziato il tuo viaggio?
Avevo degli sponsor, mi hanno regalato i vestiti o prestato il motore. Nessuno mi ha dato denaro, anzi ho rifiutato delle offerte in contanti: andavo a fare un viaggio per vedere la mia ragazza, non mi sembrava corretto chiedere dei soldi. Ho preferito che facessero beneficenza e li donassero alla CESVI, una onlus di Bergamo che si occupa di cooperazione e sviluppo: durante il viaggio sono andato a vedere alcuni dei loro progetti a Srebrenica e Sarajevo, dove sono stato anche ospitato per la notte.
Giuseppe Percivati
Cosa sapevi di moto e di Vespa quando hai preso la decisione di fare questo viaggio? Hai modificato la tua moto?
Prima di partire, di moto non sapevo praticamente nulla. La mia fortuna è stata conoscere Eddy, un meccanico appassionato di Vespa: mi ha insegnato tutto. Io lo seguivo in officina, facevo lezioni “sul campo. Per quanto riguarda le modifiche, la mia Vespa andava benissimo: è stata smontata pezzo per pezzo e le è stata fatta una revisione completa. Solo il motore era completamente nuovo e un poco più potente di quello originale. Ma si tratta di un prestito di un altro meccanico di Torino: diceva che avrebbe funzionato meglio. Devo ancora restituirglielo, peccato che la moto stazioni da mesi in Giappone, nel cortile di casa della nonna della mia ragazza.
Quali consigli ti sentiresti di dare per chi volesse intraprendere un viaggio come quello che hai fatto tu?
La cosa più importante è avere tanto tempo a disposizione, perché ti permette di risolvere un sacco di problemi e di spendere di meno. E poi ci vuole una buona motivazione per farlo. Io ho avuto qualche difficoltà durante il viaggio, e credo sia normale, ma non è mai stato niente di irrisolvibile. Certo, ci vuole fortuna: se buchi a 50 km dalla partenza il tuo viaggio è già terminato. Non mi sono mai trovato in situazioni di pericolo, giravo con poca roba,. Hanno anche provato a fregarmi, chiedendomi soldi extra per visto, passaporti o anche solo per un timbro alla frontiera: l’importante è fingere di non capire, dire che si è turisti e pazientare. Dopo un paio di giorni ti prendono davvero per stupido e lasciano perdere.
Giuseppe Percivati
Quali sono stati gli ostacoli maggiori? Mai avuto problemi meccanici?
Il problema più grosso nell’attraversare sedicistati differenti è stata la burocrazia: ore e ore alla frontiera, perché semplicemente sbagliavano a scrivere il nome sulla pratica. Problemi meccanici, fortunatamente ne ho avuti pochi: qualcosa ai freni e alle luci, ma ho risolto tutto nel giro di un’ora. L’unico inconveniente di rilievo è stato l’incidente che ho fatto in India, dove tra l’altro portavo dietro anche un’altra persona: mi è esplosa la ruota posteriore e in pochi secondi ci siamo trovati a terra. Ma anche in quel caso sono stato fortunato, perché in strada non passava nessuno e la caduta è avvenuta davanti a una scuola coranica: studenti e insegnati sono stati gentilissimi, ci hanno aiutato, dato un primo soccorso e accompagnato all’ospedale. Comunque non ci siamo fatti nulla».
Quali sono stati i Paesi che ti hanno emozionato di più e quali quelli più ospitali?
In assoluto l’Iran e il Nepal per i loro paesaggi favolosi. In fin dei conti ero anch’io un turista e mi sono goduto gli spettacolari panorami. Durante il viaggio ho conosciuto molte persone, mi sono fatto amici praticamente ovunque. Tantissimi italiani emigrati per qualsivoglia motivo (tanti mi hanno anche ospitato a dormire) anche se i più ospitali in assoluto, sono i musulmani: persone gentili ed educate. E poi tanti curiosi e appassionati di Vespa, specie nei Balcani.
In futuro?
In futuro c’è il Giappone. Vorrei trasferirmi dalla mia ragazza, la prossima estate, e imparare bene la lingua: dato che ho fatto l’Accademia delle belle arti, mi piacerebbe andare là per disegnare e fare il madonnaro. E poi chissà, potrei tornare in Italia. In Vespa, ovviamente.