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venerdì 1 aprile 2011

Dislessia: svelato il segreto di chi migliora più in fretta


MILANO - Le lettere sul libro si confondono, leggere a voce alta è una tortura, scrivere senza fare errori di ortografia quasi un miraggio: è la dislessia. Alcuni ricercatori giapponesi hanno da poco scoperto che è possibile individuare chi è destinato a recuperare meglio le capacità di lettura: i dati, pubblicati sui Proceedings of the National Academy of Sciences, indicano che attraverso la risonanza magnetica funzionale si può capire se il bambino farà più o meno progressi. I piccoli con una maggiore attività e un ampio numero di connessioni nervose nell'emisfero destro del cervello sarebbero i più favoriti: risultati da confermare, che aprono però uno spiraglio di ottimismo.
DIAGNOSI PRECOCE - «Individuare chi ha maggiori potenzialità di compensare la dislessia sarebbe molto utile, soprattutto se riuscissimo a distinguere chi recupera spontaneamente da chi invece ha bisogno di una riabilitazione - commenta Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile all'ospedale Bambino Gesù di Roma -. A oggi non esistono strumenti efficaci per prevedere come evolverà un dislessico, ma se li avessimo potremmo "mirare" meglio gli interventi rendendoli più efficaci». Il trattamento della dislessia è una riabilitazione cognitiva e logopedica che dura da alcuni mesi ad anni, a seconda della gravità del caso; funziona meglio sui bambini piccoli, per cui la diagnosi precoce è fondamentale per un recupero veloce e completo della capacità di lettura. «In realtà l'obiettivo principale è sostenere il bambino per contenere la sua frustrazione - precisa Vicari -. Se un dislessico viene
trattato come un bambino svogliato o incapace, costruisce un'immagine di sé perdente: pensa di essere "sbagliato", perde l'autostima, innesca una spirale di emozioni negative che possono condizionargli la vita. Dobbiamo invece far capire ai bimbi che la dislessia non è segno di minore intelligenza, ma una difficoltà superabile. Purtroppo ci sono ragazzi delle superiori a cui non è mai stata fatta la diagnosi, che hanno alle spalle anni di sconfitte e frustrazioni: con loro il trattamento serve più che altro per imparare a convivere serenamente con la dislessia». Che cosa possono fare i genitori per aiutare un figlio dislessico? «Non sgridarlo - raccomanda Vicari - ed evitargli la frustrazione della lettura ad alta voce, trovando vie alternative per studiare, con l'aiuto di cd, video o computer».



Alice Vigna
http://www.corriere.it/salute/disabilita/11_febbraio_27/dislessia-cervello-vigna_813b5008-40e6-11e0-a0e9-e3433e14003f.shtml