Alcuni websites quali Coindesk, VentureSource, VentureScanner e CrunchBase monitorano, sulla base delle informazioni pubbliche, gli investimenti che sono stati fatti nelle imprese operanti nell’ecosistema bitcoin.
I risultati sono interessanti (in milioni di Usd):
Anno 2015 $468,65 (primi nove mesi)
Anno 2014 $361,53
Anno 2013 $ 95,05
Anno 2012 $ 2,13
L’aspetto che lascia perplessi che in Italia non è presente alcuna azienda e alcun investimento. La ragione può essere individuata in un sistema che deprime la creazione di impresa e che è dominato dall’immobilismo, dalla demonizzazione e diffidenza (talvolta conformista). Da sottolineare la presenza di Assob.it e Blockchainlab (oltre la BitcoinFoundationItalia) che stanno cercando di aprire la discussione istituzionale, per creare un ambiente propenso alla creazione di impresa ed invertire la tendenza.
Analizzando i dati disponibili (probabilmente gli investimenti sono superiori per quelli non pubblicizzati e “undisclosed”) emerge che anche l’Europa nel suo complesso è risultata poco attrattiva nel 2015 (solo 56,60 Mil Usd) e rischia di rimanere indietro.
Detti dati devono far riflettere sull’incapacità europea (ed italiana) di attrarre investimenti in start-up innovative, in un settore estremamente competitivo, innovativo e con possibilità di generazione esponenziale di attività.
Certo le uscite di politici e opinionisti sugli organi di stampa, talvolta anche in maniera scomposta, oltre che sui bitcoin anche su attività decentralizzate quali Uber, Airbnb, GuideMeRight e HomeRestaurant non aiuta a rendere attrattiva l’Italia, anzi viene percepita ostile e inospitale, anche per un sistema legislativo ipertrofico.
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