Semplificando al massimo, il bitcoin ė una valuta digitale che esiste e funziona senza l’intervento (e soprattutto il controllo) di banche e governi. Una moneta libera e rivoluzionaria che restituisce al singolo il totale controllo su ciò che possiede e che ogni giorno viene scambiata ovunque del mondo da una moltitudine crescente di persone.
Leggenda vuole che sia nata nel 2009 per mano di un programmatore noto solo con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Funziona grazie a un sistema completamente distribuito, dove ciascun utente (o meglio il suo computer) è un nodo della rete attraverso cui i bitcoin vengono scambiati, usati per acquistare, oppure accumulati. E dove tutto è rigorosamente crittografato, e quindi anonimo.
«Il valore dei bitcoin risiede soprattutto nel fatto che ci restituisce la privacy finanziaria che stiamo perdendo, che banche e governi cercano in ogni modo di toglierci. Con i bitcoin, l’utente ha finalmente il potere di decidere se essere trasparente oppure mantenere i propri affari privati».
Jon Matonis parla lentamente: scandisce le parole senza mai smettere di sorridere e senza neanche provare a nascondere il proprio entusiasmo. Di certo non parla per sentito dire visto che, prima di diventare Executive Director per la bitcoin Foundation, era stato Chief Forex Trader per VISA. Incontrato a margine del Festival of Media Global 2014 di Roma, Matonis va diritto al punto: «Quello che le persone devono comprendere è che non abbiamo più bisogno di affidarci a un re che si prenda il disturbo di coniare la nostra moneta. Il successo dei bitcoin ha dimostrato a tutti, al mondo intero, che possiamo avere una valuta completamente decentralizzata».
Come funziona esattamente?
«E’ semplice: quello che si possiede viene registrato su una specie di gigantesco libro contabile residente online. Quando si effettua un pagamento, non si fa altro che aggiornare quel libro contabile con un solo click, senza bisogno di spostare fisicamente alcuna valuta e senza passaggi intermedi. Per l'utente, tutto questo si traduce nella possibilità di effettuare pagamenti 24 ore su 24, sette giorni su sette, superando qualsiasi confine nazionale per pagare chiunque in qualsiasi paese».
Perché bitcoin dovrebbe interessare l'uomo della strada?
«I modi in cui possono rivelarsi utili alle persone sono diversi e variano da contesto a contesto, da paese a paese. In regioni del mondo più avanzate come Stati Uniti e Europa, nonostante la pessima gestione delle rispettive banche centrali, i vantaggi derivanti dall'uso di Bitcoin non sono immediatamente percepibili, e richiedono più tempo per essere apprezzati. Nel resto del mondo, invece, ci sono paesi dove una gestione della valuta molto peggiore di quella che vediamo qui da noi ha generato enormi problemi, e dove una moneta digitale libera del controllo centrale si rivela preziosa».
Può farci qualche esempio?
«Prendiamo l'Argentina, dove la gente vorrebbe uscire dal Pesos: in una valuta come bitcoin trovano ciò di cui hanno bisogno, perché dà loro la possibilità di proteggere ciò che possiedono ed evitare che venga spazzato via dall’inflazione. Un altro esempio viene da Cipro: come è noto, nel passato recente all’improvviso qualcuno si è fatto venire l’idea di tassare i conti correnti perché servivano soldi. A prescindere da come sia andata a finire, da quel momento Cipro è diventato un posto dove i bitcoin vanno molto bene, probabilmente proprio perché non richiedono la presenza delle banche. I soldi li gestisce l’utente, che così si riprende il controllo di ciò che gli appartiene. E si mette al sicuro da scherzi come quello appena descritto».
Ci sono benefici anche per le imprese?
«Grazie ai bitcoin, oggi sia le aziende sia i semplici commercianti possono accettare o effettuare pagamenti da e in tutto il mondo. E possono farlo senza dover dipendere da Visa, Mastercard e Paypal, che peraltro lasciano fuori dal loro circuito 60 paesi nel mondo. Parliamo di 60 economie che restano tagliate fuori dal mercato globale, i cui abitanti non possono nemmeno comprare beni via Internet. In più, si abbassano i costi di transazione e diventa impossibile che qualcuno blocchi il tuo conto (come a volte fa Paypal anche per sei mesi)».
Transazioni anonime e impossibili da controllare. Non c’è il rischio che questa valuta diventi una manna per chi svolge attività illegali?
«La verità è che c’è già un’enorme quantità di dollari ed euro che circolano finanziando ogni genere di attività criminali, incluso il terrorismo. I soldi non hanno morale, ed è ovvio che qualsiasi valuta possa potenzialmente essere usata per compiere atti illegali, anche i bitcoin. Questo però non significa che sia giusto disfarsene rinunciando ai molti benefici che sono in grado di portare».
http://espresso.repubblica.it/affari/2014/04/10/news/i-bitcoin-restituiscono-ai-cittadini-la-privacy-negata-dalle-banche-1.160629
Leggenda vuole che sia nata nel 2009 per mano di un programmatore noto solo con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Funziona grazie a un sistema completamente distribuito, dove ciascun utente (o meglio il suo computer) è un nodo della rete attraverso cui i bitcoin vengono scambiati, usati per acquistare, oppure accumulati. E dove tutto è rigorosamente crittografato, e quindi anonimo.
«Il valore dei bitcoin risiede soprattutto nel fatto che ci restituisce la privacy finanziaria che stiamo perdendo, che banche e governi cercano in ogni modo di toglierci. Con i bitcoin, l’utente ha finalmente il potere di decidere se essere trasparente oppure mantenere i propri affari privati».
Jon Matonis parla lentamente: scandisce le parole senza mai smettere di sorridere e senza neanche provare a nascondere il proprio entusiasmo. Di certo non parla per sentito dire visto che, prima di diventare Executive Director per la bitcoin Foundation, era stato Chief Forex Trader per VISA. Incontrato a margine del Festival of Media Global 2014 di Roma, Matonis va diritto al punto: «Quello che le persone devono comprendere è che non abbiamo più bisogno di affidarci a un re che si prenda il disturbo di coniare la nostra moneta. Il successo dei bitcoin ha dimostrato a tutti, al mondo intero, che possiamo avere una valuta completamente decentralizzata».
Come funziona esattamente?
«E’ semplice: quello che si possiede viene registrato su una specie di gigantesco libro contabile residente online. Quando si effettua un pagamento, non si fa altro che aggiornare quel libro contabile con un solo click, senza bisogno di spostare fisicamente alcuna valuta e senza passaggi intermedi. Per l'utente, tutto questo si traduce nella possibilità di effettuare pagamenti 24 ore su 24, sette giorni su sette, superando qualsiasi confine nazionale per pagare chiunque in qualsiasi paese».
Perché bitcoin dovrebbe interessare l'uomo della strada?
«I modi in cui possono rivelarsi utili alle persone sono diversi e variano da contesto a contesto, da paese a paese. In regioni del mondo più avanzate come Stati Uniti e Europa, nonostante la pessima gestione delle rispettive banche centrali, i vantaggi derivanti dall'uso di Bitcoin non sono immediatamente percepibili, e richiedono più tempo per essere apprezzati. Nel resto del mondo, invece, ci sono paesi dove una gestione della valuta molto peggiore di quella che vediamo qui da noi ha generato enormi problemi, e dove una moneta digitale libera del controllo centrale si rivela preziosa».
Può farci qualche esempio?
«Prendiamo l'Argentina, dove la gente vorrebbe uscire dal Pesos: in una valuta come bitcoin trovano ciò di cui hanno bisogno, perché dà loro la possibilità di proteggere ciò che possiedono ed evitare che venga spazzato via dall’inflazione. Un altro esempio viene da Cipro: come è noto, nel passato recente all’improvviso qualcuno si è fatto venire l’idea di tassare i conti correnti perché servivano soldi. A prescindere da come sia andata a finire, da quel momento Cipro è diventato un posto dove i bitcoin vanno molto bene, probabilmente proprio perché non richiedono la presenza delle banche. I soldi li gestisce l’utente, che così si riprende il controllo di ciò che gli appartiene. E si mette al sicuro da scherzi come quello appena descritto».
Ci sono benefici anche per le imprese?
«Grazie ai bitcoin, oggi sia le aziende sia i semplici commercianti possono accettare o effettuare pagamenti da e in tutto il mondo. E possono farlo senza dover dipendere da Visa, Mastercard e Paypal, che peraltro lasciano fuori dal loro circuito 60 paesi nel mondo. Parliamo di 60 economie che restano tagliate fuori dal mercato globale, i cui abitanti non possono nemmeno comprare beni via Internet. In più, si abbassano i costi di transazione e diventa impossibile che qualcuno blocchi il tuo conto (come a volte fa Paypal anche per sei mesi)».
Transazioni anonime e impossibili da controllare. Non c’è il rischio che questa valuta diventi una manna per chi svolge attività illegali?
«La verità è che c’è già un’enorme quantità di dollari ed euro che circolano finanziando ogni genere di attività criminali, incluso il terrorismo. I soldi non hanno morale, ed è ovvio che qualsiasi valuta possa potenzialmente essere usata per compiere atti illegali, anche i bitcoin. Questo però non significa che sia giusto disfarsene rinunciando ai molti benefici che sono in grado di portare».
http://espresso.repubblica.it/affari/2014/04/10/news/i-bitcoin-restituiscono-ai-cittadini-la-privacy-negata-dalle-banche-1.160629