Quattro giovani e la loro passione per progettazione e manualità danno vita a un lavoratorio al Vega. Micelli: «Sviluppo orizzontale delle possibilità»
Visti così, uno accanto all'altro, con le loro stampanti 3d e i loro prodotti esposti in fila nel corridoio stretto non sembrano per niente dei marziani. Perché dovrebbero? Perché le stampanti che verranno usate nel Fablab attivato da Elia De Tomasi, Leonidas Paterakis, Andrea Boscolo ed Enrico Manganaro al VegaInCube daranno vita al primo laboratorio di fabbricazione digitale di Venezia. Tradotto (e semplificato): stampanti 3D in grado di «stampare» gli oggetti, dando loro forma reale e, di fatto, producendoli. Il processo è quello della stampa. In cui su un foglio viene (con metodi diversi) impressa l'immagine. Per le stampanti 3D è lo stesso. Solo che sfruttando tutte le dimensioni dello spazio. La differenza è piccola, nella teoria. Immensa, nella pratica. Gli oggetti stampati in 3D si possono utilizzare. Possono essere prodotti. Possono (eventualmente) essere commercializzati. Al solo costo dell'acquisto della stampante.
«L'idea è quella di una sorta di sviluppo orizzontale delle possibilità - spiega Stefano Micelli dell'Università Ca' Foscari di Venezia - non solo i professionisti dei corsi di architettura ma anche gli studenti delle superiori o gli artigiani. Potrà essere un mezzo tra gli altri del processo produttivo, ovviamente fatto a livelli diversi». «Nel corso del 2014 allestiremo il laboratorio con le macchine e le attrezzature per realizzare ogni progetto - continuano i FabLab - con un tesseramento si potrà accedere liberamente al laboratorio e utilizzare tutti gli strumenti e tutte le attrezzature a disposizione. Ci si potrà avvalere della consulenza di tutor, lavorare in gruppo e lasciare il proprio lavoro in sede. Saremo a disposizione di artigiani, aziende e professionisti per poterli aiutare a realizzare i prototipi e prodotti».
Non tutti, però, con macchinari così evoluti, si lasciano contagiare dall'entusiasmo. Specialmente nelle imprese gestite da imprenditori anziani. «Spesso le persone sentono minate le loro capacità creative - spiega Maurizio Costabeber general manager della Dws Systems - mi chiedono cose tipo: "ma se la macchina fa tutto, io che faccio?". Non si rendono conto che il prototipo rimane, che l'idea rimane loro, deve solo essere tradotta da un designer». La sua azienda, con sede nel vicentino, si occupa di stampanti iper precise, che utilizzano, uniche nel loro genere, la stereolitografia al laser. Un processo in grado di arrivare alla precisione di 10 micron, quando le normali stampanti «a filo» arrivano ad un massimo di 200micron. E così il gioco è presto fatto.
Con la stampante di Dws Systems si possono produrre gioielli (non è un caso se Costabeber, che ha l'azienda a Vicenza, ha deciso di occuparsi proprio di quelle) ma anche protesi dentali. Il costo? dai 10 ai 250mila euro per quelle industriali. «Ma se la impieghi nella produzione la ammortizzi in pochissimo» assicura. Poco lontano, nel corridoio espositivo, le stampanti più «classiche». E anche in quel caso, i prodotti. In questi casi la precisione è inferiore ma anche gli oggetti sono più grandi. Guanti, cestini e perfino tavoli. Tutto stampato in 3D.
Alice D'Este