A dispetto delle scatolette che troviamo in grande abbondanza tra gli scaffali dei supermercati, il tonno, in particolare quello rosso, è un animale a rischio di estinzione il cui consumo su larga scala ha numerose ripercussioni negative a catena: ci sono perciò vari motivi validi per scegliere di non metterlo in tavola.
- 1) Innanzitutto, si sa che la quasi totalità della fauna ittica assorbe mercurio, ma questo è maggiormente preoccupante nel caso di pesci di grossa taglia e più longevi, per il semplice fatto che hanno più tempo per accumulare la sostanza nel proprio corpo. Ora, il mercurio è notoriamente tossico e negli uomini questo può causare disturbi neurologici di vario genere: dalla perdita di memoria, ai danni cerebrali, agli aborti spontanei e chi più ne ha più ne metta. Certamente un consumo ridotto non si traduce automaticamente in problemi di questo tipo, ma disturbi quali l’affaticamento e la perdita di memoria legati al consumo di pesce sono così comuni che esiste addirittura un termine medico specifico per indicarli: si parla infatti di “fish fog”, di “annebbiamento”.
- 2) La pesca intensiva del tonno impoverisce anche la fauna circostante: molto spesso nelle reti incappano accidentalmente anche balene e delfini, il cui destino non è quello di essere rimessi in libertà, bensì quello ben più triste di venire massacrati in quanto specie predatrici di tonni.
- 3) Nella stragrande maggioranza dei casi, il tonno non viene consumato nel luogo in cui viene catturato: il pescato viene dapprima congelato, poi venduto, trattato e poi spedito in ogni angolo del mondo. A causa di tutti questi passaggi il consumo di tonno accresce a dismisura la nostra impronta ecologica ogni volta che decidiamo di consumarlo: per metterci in pari - in termini meramente economici - dovremmo pagare non solo per la nostra piccola scatoletta, ma anche per tutta l’energia sprecata, per l’inquinamento prodotto, per i trasporti, per il depauperamento della fauna marina, nonché per l’indiscutibile preziosità biologica del prodotto.
- 4) In Italia la pesca del tonno rosso (bluefin) è diffusa soprattutto al largo di Sicilia, Sardegna, Calabria e Liguria. Buona parte del tonno consumato a livello mondiale viene però pescato molto lontano dal nostro Mediterraneo e commercializzato a prezzi concorrenziali dall’Australia o dal Giappone (dove viene utilizzato in quantità enormi per la preparazione del sushi). L’impatto della pesca “legale” – comunque troppo intensiva – è inoltre aggravato da quella illegale: è pratica diffusa infatti allungare la stagione di pesca fino a 4 mesi rispetto ai tempi naturali di cattura (in Maggio e Giugno), un’abitudine che stravolge i tempi di crescita e riproduzione dei pesci.
- 5) Nella sua campagna a tutela degli oceani, Greenpeace ha dedicato un intero capitolo al tonno: rispetto agli anni ’70 questa specie si è ridotta del 90% a causa della pesca intensiva e della crescente domanda da parte dei consumatori. “Sai che cosa c’è nella tua scatoletta?” è la domanda che ci martella in questo breve video: apri una lattina e scopri non solo che spesso al suo interno ci sono tracce di animali che non dovrebbero esserci, ma anche che un tuo piccolo gesto si ripercuote a catena su equilibri fragili, sulla sopravvivenza di interi ecosistemi, sulla tua salute e su quella del nostro mondo. Come fa notare l'associazione, il tonno rappresenta la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale, ma l'industria del tonno, ad oggi non può essere considerata sostenibile.
- 6) ll WWF già nel 2008 – in occasione dell’incontro ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico) - aveva avanzato la richiesta di sospendere per un periodo le autorizzazioni alla pesca del tonno rosso – questo per evitare un disastroso collasso biologico ed economico (non dimentichiamo che intorno al tonno ruotano anche molte economie locali e di qualità): il parere del WWF era comunque a favore di un utilizzo sostenibile delle risorse ittiche in appoggio dei pescatori che agivano correttamente entro i limiti delle leggi.
L’Italia ha poi effettivamente promosso una moratoria alla pesca del tonno rosso e l’Europa ne ha proposto il bando totale per tutelare questa specie. Bisogna però sottolineare che un’iniziativa del genere avrebbe ripercussioni purtroppo devastanti anche sulle economie locali di qualità e sulle comunità di pescatori, già gravemente provate dalle restrizioni e alla ricerca di nuove possibilità.
Rimane la convinzione che come sempre – non per niente si dice “in media stat virtus” – nella valutazione di rischi e benefici sia opportuno adottare un approccio equilibrato e ponderato. Lodevoli sono in questo senso alcune iniziative di sensibilizzazione promosse a vari livelli. Il consumo di un prodotto, e a maggior ragione di un prodotto così delicato, richiede dunque consapevolezza e informazione: le sole armi che abbiamo per garantire la sostenibilitàe la qualità delle nostre scelte. Così, se proprio non ce la facciamo a rinunciare ad una scatoletta di tonno, cerchiamo di acquistare marche che stanno cercando di rendere maggiormente sostenibile la loro produzione
Sandra Zoglia