Il ciclo quadriennale di Bitcoin è stato per anni una scorciatoia interpretativa. Halving, scarsità programmata, liquidità globale: una sequenza apparentemente stabile.
Arthur Hayes sostiene che questo schema non sia più valido. Non per un’anomalia di mercato, ma per un cambiamento strutturale nella politica monetaria statunitense.
Il punto non è Bitcoin.
È la liquidità.
Questo articolo chiarisce perché il nuovo Reserve Management Purchase (RMP) della Federal Reserve rende obsoleto il modello ciclico e quali implicazioni sistemiche ne derivano.
Il RMP non è neutrale
Arthur Hayes parte da un presupposto semplice: se una banca centrale acquista titoli, sta creando liquidità. La durata dei titoli è un dettaglio operativo, non macroeconomico.
Il RMP, annunciato dalla Federal Reserve al FOMC di dicembre, consente l’acquisto di Treasury a breve termine per mantenere “ampie” riserve bancarie. Formalmente non è quantitative easing. Sostanzialmente lo è.
La distinzione serve a un solo scopo: evitare il termine QE, ormai politicamente tossico perché associato all’inflazione.
Ma nei bilanci il risultato è identico. Riserve aumentano. Capacità di spesa cresce.
Chiamarla misura “tecnica” non ne cambia l’effetto.
Contabilità prima della narrativa
Hayes utilizza un’analisi contabile, non una previsione di prezzo.
Il meccanismo è lineare:
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La Fed acquista Treasury a breve termine tramite RMP.
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Il Tesoro può emettere nuovo debito senza stressare il mercato.
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La spesa pubblica immette inflazione nell’economia reale.
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I fondi monetari reinvestono la liquidità nel mercato repo.
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La domanda di asset finanziari, anche a lunga scadenza, aumenta.
Risultato: inflazione duale.
Reale, via spesa.
Finanziaria, via asset.
Questo non è un ciclo. È una condizione permanente finché lo strumento resta attivo.
QT finito, contesto cambiato
Il quantitative tightening iniziato nel 2022 è terminato a dicembre dopo una riduzione di circa 2,4 trilioni di dollari. Non per scelta ideologica, ma per tensioni nel mercato monetario.
Quando il QT si fermò nel 2019, Bitcoin reagì con ritardo, poi salì. Ma il parallelismo regge solo in superficie. Oggi il contesto è diverso:
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debito pubblico più alto
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mercati più sensibili alla liquidità
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strumenti più flessibili e senza scadenza
Il RMP non ha limiti mensili né una data di fine. Può espandersi finché la Fed di New York considera le riserve “sufficienti”. È un QE senza nome e senza vincoli temporali.
Perché il ciclo quadriennale perde senso
Il modello quadriennale presupponeva un’alternanza: stretta e allentamento.
Oggi la liquidità non viene ritirata, viene riformulata.
In questo scenario, Bitcoin non segue più il ritmo dell’halving ma quello della politica monetaria globale. Hayes ipotizza una fase di lateralizzazione iniziale, seguita da una rivalutazione quando il mercato riconoscerà l’equivalenza RMP–QE.
Non è una previsione “bullish”. È una lettura di flussi.
Bitcoin diventa un indicatore di svalutazione sistemica, non un asset ciclico.
Effetti globali a catena
Il quadro si completa fuori dagli Stati Uniti.
La Banca del Giappone ha iniziato ad alzare i tassi dopo trent’anni. Un evento storico, ma graduale. Se il dollaro si indebolisce, altre banche centrali saranno costrette a immettere liquidità per evitare un eccessivo apprezzamento valutario.
Non per stimolare crescita.
Per difesa.
Questo accelera il deprezzamento coordinato delle valute fiat. Bitcoin intercetta questo processo non perché “rischioso”, ma perché monetariamente rigido.
Conclusione
Il ciclo quadriennale era una semplificazione utile.
Oggi è un residuo concettuale.
La variabile dominante non è più l’offerta programmata di Bitcoin, ma la gestione politica della liquidità globale. Il RMP rende questa gestione meno visibile, non meno reale.
La domanda aperta non è se Bitcoin salirà.
È se il mercato accetterà di analizzarlo senza più rifugiarsi nei cicli.
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