Il premier Mario Draghi, in piena campagna quirinalizia, se ne lava le mani sulla decisione di prorogare o no lo stato di emergenza. Il capo dell'esecutivo sembra aver smarrito il piglio decisionista e rimette ai partiti la scelta di prorogare lo stato di emergenza dopo il 31 dicembre 2021.
Una mossa che potrebbe spianargli la strada verso il Colle. Il ragionamento di Draghi è semplice: sa bene che i partiti, Lega in primis, sono contrari a una nuova proroga. E dunque la decisione sullo stop allo stato di emergenza, che libererebbe il premier per l'elezione del presidente della Repubblica, sarà affidata ai leader politici. Palazzo Chigi conferma che «la decisione sarà valutata e presa dalla cabina di regia che si terrà tra la fine e l'inizio della prossima settimana». In extremis. A meno di 20 giorni dalla fine dello stato di emergenza il governo non sembra ancor avere le idee chiare. Il sospetto, che ora diventa quasi certezza, è che Draghi non voglia prorogare lo stato di emergenza, per tuffarsi poi anima e corpo, dal primo gennaio 2022, alla corsa per il Quirinale. Ma lavora per scaricare la responsabilità della scelta sui partiti. In caso contrario, proroga dello stato di emergenza, il premier avrebbe qualche difficoltà a mollare la guida del Paese con una situazione emergenziale.
Ecco che allora, per la prima volta, l'ex numero uno della Bce non si affida alla scienza ma alla politica: saranno i capidelegazione a dare l'indirizzo. Antonio Tajani coglie il cuore del problema e provoca: «Noi ci rimettiamo alla scienza, Dobbiamo ascoltare gli esperti».
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